Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Wren    20/05/2008    10 recensioni
*Spoilers - Capitolo 134*
Un momento di calma in cui curare le ferite e cercare conforto in quel che resta della loro strana famiglia.
[accenni KuroFay]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurogane, Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Dopo settimane di depressione perchè non mi riusciva di concludere nulla, ho scritto una fic tutta di fila, in una serata... io i miei bioritmi di scrittura non li capirò mai... XD
Bah, diamo la colpa al fatto che mi sono riguardata gli OAV di Tokyo Revelations!

Dedicata a Harriet, perchè a distanza di DUE MESI ancora non sono riuscita a finire il suo regalo di anniversario....... perdonami....ç___ç <3



Ambientata tra i capitoli 134 e 135, quindi ***SPOILERSSS***







La ragazzina con gli occhiali che li aveva medicati abbandonò la disastrata stanza adibita ad infermeria e sparì oltre il telo sgualcito che fungeva da porta.
Kurogane cercò di indossare la maglia nera a collo alto, identica a quella che tutti sembravano indossare il quel mondo devastato, che gli era stata offerta in cambio della camicia che indossava quando era arrivato, una volta bianca, mentre ora giaceva a terra intrisa di sangue ed a brandelli. Dovette rinunciare immediatamente. Le cure rudimentali che gli avevano offerto forse l’avevano salvato da un’infezione, ma avevano peggiorato il dolore delle ferite che gli percorrevano la schiena. Abbassò le braccia, abbandonando l’indumento sullo scomodo giaciglio sul quale avrebbe dovuto riposare, decidendo che avrebbe ritentato più tardi, per ora poteva aspettare a rivestirsi.
Sul letto accanto dormiva la principessina. Il sangue le era stato lavato via dal viso, rivelando un brutto segno bluastro sulla tempia, non del tutto nascosto dall’impacco che le avevano legato alla testa. Aveva parte della fronte così gonfia da gravarle sull’occhio. L’aspetto era ben peggiore di quel che era in realtà, Kurogane aveva visto ferite del genere e, per come l’aveva vista medicare, il gonfiore (almeno quello) sarebbe sparito entro la notte.
La gamba era, invece, in condizioni peggiori. Al momento la ragazzina era coperta da una coperta di lana, un po’ sfilacciata ai bordi, ma pur sempre un lusso per quella gente, ma anche se non poteva vedere in che stato fosse al momento, il guerriero aveva visto abbastanza battaglie per sapere che la gamba non sarebbe tornata a posto in una notte di riposo. Non dubitava che avessero fatto del loro meglio, ma anche in condizioni migliori aveva visto persone zoppicare per tutta la vita dopo una ferita del genere.
Sakura mormorò qualcosa, ma la sua voce era così fioca e tremula che era impossibile udire alcunché. Kurogane si alzò dal suo letto, al diavolo le raccomandazioni perché si riposasse, e si andò a sedere sul bordo del letto della ragazzina.
“Non ti ho sentito.”
“Grazie…” Sakura aprì un occhio solo, quello sotto la ferita era troppo gonfio e dolorante per funzionare al momento, e gli sorrise debolmente.
Kurogane la osservò senza perdere l’espressione tesa e severa di sempre.
“…mi hanno detto che non si è voluto far curare prima… l’ha fatto perché pensava che qualcosa del genere potesse accadere e temeva che non ci sarebbero stati abbastanza medicamenti per me…” Sakura si fermò per tirare un lungo respiro, parlare doveva costarle fatica.
“Non hai bisogno di ringraziare nessuno. Meno che mai me.”
Kurogane distolse lo sguardo dal sorriso della ragazzina. “L’hai detto tu stessa. Immaginavo che ti saresti potuta ridurre così.” le disse con un’ironia un po’ troppo asciutta. E ti ho lasciata andare lo stesso, avrebbe potuto aggiungere, ma pensò che non fosse necessario.
“Anche per questo… grazie… grazie di avermelo permesso… grazie di avermi dato la possibilità di pensarci io, per una volta…” Un altro sospirone, quasi le mancasse il fiato. “Se ne è pentito?”
“No.” ammise onestamente Kurogane.
Non era tipo da ripensamenti, lui. Aveva sempre agito come riteneva giusto e quella sua convinzione l’aveva sempre salvato dai sensi di colpa davanti anche alla peggiore delle conseguenze. Se una cosa andava fatta, andava fatta.
“Sei tornata indietro. Hai riportato il prezzo che la strega aveva chiesto.” riprese con tono serio, senza emozione.
“Hai dimostrato a te stessa di essere forte.” e questa volta un’increspatura d’orgoglio toccò la sua voce. Dopo tutto quello che era successo, la ragazzina doveva rendersi conto di essere forte per non crollare.
E quell’idiota doveva capire. Questo non lo disse. Per quanto non si facesse spesso scrupoli ad essere brutalmente sincero, quell’ultima parte del suo discorso gli parve un po’ troppo egoista.
L’aveva usata.
L’aveva usata per far capire all’idiota che non si poteva permettere di lasciarsi morire, che tenerlo in vita non era solo un suo capriccio, una sua fissazione.
“Sono contenta che Fay-san si sia reso conto…” sussurrò la principessa, come se gli avesse letto nella mente.
Lei sorrise ancor di più davanti al suo stupore. “Lei fa sempre quella faccia, quando sta pensando a Fay-san…” spiegò la ragazzina.
“Che faccia?” indagò, vagamente indispettito, lui.
“Non saprei come spiegarle… Arrabbiata e triste e… qualcos’altro. Non so davvero come descriverla… E’ un’espressione unica!” gli rispose Sakura.
A Kurogane venne quasi da sorridere. L’aveva sempre pensato che quella ragazzina fosse molto più sveglia di quel che sembrasse.
“Almeno a te ha dato retta, l’imbecille…” disse, scuotendo la testa al solo ricordo di quanto idiota si fosse dimostrato il mago, quel giorno.
Idiota, cretino, stupido e testardo. Kurogane era arrivato a non sapere più che fare per mettergli in quella zuccaccia vuota che aveva al posto della testa che non si poteva più permettere di morire a quel modo. Non davanti a loro, non con quella scusa pazzesca sulla magia, gli occhi e tutte le altre stronzate che aveva avuto il coraggio di dire. Non si sarebbe dovuto permettere di dire che voleva morire per loro, specialmente non con quella faccia da bugiardo. Kurogane era arrivato a permettere alla principessina di accollarsi il pagamento del desiderio che aveva permesso al mago di restare in vita, così almeno Fay non avrebbe avuto solo lui con cui scontrarsi. Davanti alla ragazzina, l’idiota aveva pianto, si era pentito di aver ceduto all’idea della morte così facilmente. Alla buon’ora.
Eppure, con una specie di invidia, Kurogane pensò che per lei non c’era stato nessun gelido “Buongiorno signorina Sakura”…
“Io credo che Fay-san abbia capito anche il suo gesto…” cercò di rincuorarlo Sakura, intuendo ancora una volta la direzione dei suoi pensieri.
“Certo che l’ha capito, nessuno può essere così idiota!” ringhiò Kurogane, irritato. “E’ esattamente perché ha capito che adesso…” Strinse i denti fino a farli scricchiolare. Il nuovo atteggiamento del mago nei suoi confronti lo mandava in bestia, lo deludeva, lo feriva.
Una manina sottile e tremante si appoggiò sulla sua e strinse con quel poco di forza che le era rimasta. Kurogane si voltò per incontrare il sorriso stanco, eppure in qualche modo rassicurante di Sakura.
“Se ha capito lei, va bene. Prima o poi capirà anche se stesso.” Sakura si interruppe per fare una piccola, debole risata. “Lo sa che anche Fay-san ha un’espressione tutta particolare quando pensa a lei?”
Kurogane inarcò un sopracciglio, scettico, e Sakura rise ancora.
“Spaventata, triste e… qualcos’altro!”
“Mh.” Il guerriero distolse lo sguardo, perché forse una piccola punta di soddisfazione si sarebbe potuta far largo nella sua espressione monolitica.
“Lei non lo lasci andare…”
Kurogane incontrò ancora l’occhio della ragazzina, questa volta serio, la voce che aleggiava ancora sospesa tra loro, come una supplica.
“Non gli permetta di andare via…” disse ancora.
“Tsk… Non hai certo bisogno di ricordarmelo, questo!” rispose con aria stizzita lui, ma era esattamente la risposta Sakura voleva sentire, perché tornò a sorridere ancora.
“Ora dovrebbe riposarsi un poco anche lei, Kurogane-san! E’ ferito anche lei!” gli ricordò la ragazzina.
Con una delicatezza sorprendente da parte sua, Kurogane poggiò una mano sul sopra gli occhi della principessa, facendo attenzione a non procurare dolore a quello infortunato.
“La stessa cosa vale anche per te, ragazzina! Vedi di dormire, parli troppo per una ferita!” le rispose in modo brusco, ma a modo suo gentile.
Improvvisamente sentì qualcosa bagnargli il palmo della mano e si domandò se avesse maldestramente riaperto una ferita. Prima che potesse togliere la mano, Sakura gli aveva afferrato il polso, con la stessa energia che avrebbe potuto avere una formichina, come a chiedergli di lasciarla dov’era. Contemporaneamente singhiozzò.
Con un sospiro, Kurogane lasciò che la ragazzina piangesse contro la sua mano, mentre con le dita le accarezzava con fare confortante (almeno sperava, non era pratico di queste cose!) ciuffi di frangia che le ricadevano sulla fronte.
“Mi scusi!” mormorò con voce spezzata. “Io non intendevo… aveva detto che ero forte e… io non credevo di… è solo che…”
“Sh!” la zittì Kurogane, sempre brusco e gentile. “Piantala con queste fesserie!”
Anche se non cercava più di scusarsi, i singhiozzi della principessa continuavano a sembrargli trattenuti.
“Va bene… non c’è niente di male, adesso.” le disse, distogliendo gli occhi per riguardo, ma lasciando la mano al suo posto, dove la ragazzina poteva aggrapparvisi e nascondervi le lacrime.
Era accaduto così tanto, così in fretta, e tanto sarebbe dovuto ancora accadere, ma la principessa poteva preoccuparsene dopo essersi sfogata, non le avrebbe fatto altro che bene, per quanto bene potesse sentirsi chiunque di loro in quel momento.
Sakura passò presto dal pianto disperato al sonno e Kurogane si ritrovò ad asciugarle il volto con un lembo della coperta, una premura che, in un altro tempo (un’altra vita, quasi), avrebbe potuto stupirlo. Tornando al suo giaciglio, finalmente deciso a concedersi il riposo che gli era stato ordinato, pensò che si era ridotto veramente male, se continuava a sfruttare così una ragazzina.
Anche ora, era come se l’avesse lasciata piangere per tutti e due.






Owari




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