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Autore: meiousetsuna    27/12/2013    5 recensioni
Partecipante al "Design a Life!Contest" Di Kirame amvs
1839
L'Inghilterra è in guerra con l'Afghanistan ed un valoroso Capitano dagli occhi blu come il fondo dei mari ed i capelli neri come la notte è al comando di un incrociatore che deve oltrepassare le linee nemiche.
La sua unica preoccupazione è tornare dalla ragazza che ama...
Dal testo: Certo le sue, di labbra, non avevano fatto la muffa da quando aveva dodici anni, poco ma sicuro! Ma adesso era solo su quelle profumate e dolci come lo zucchero caramellato della sua sposa che voleva posarle.
Sei mesi a casa.
Calcolando di impiegarne uno per tornare indietro, avrebbe avuto tutto il tempo per vedere nascere il suo primo bambino, concepito nell’unica notte passata insieme.
Se ripensava a quei momenti un fremito di desiderio si impossessava di lui; ricordava ogni singolo istante e minuto contenuto in quelle poche ore di felicità.

Baci e ancora auguri!
vostra, Setsuna
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon, Salvatore, Giuseppe, Salvatore, Mrs, Salvatore, Nuovo, personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rating: Arancione
Genere: Drammatico, Romantico, Storico
Avvertimenti: Angst, Character! Death, What if? Missing moment

Partecipante al "Design a Life!Contest" Di Kirame amvs

farewella-nd-adieu

 

Farewell and adieu to you, Spanish Ladies,
Farewell and adieu to you, ladies of Spain;
For we've received orders for to sail for old England
And we may never see you fair ladies again.

Il vento in mare aperto non si poteva mai definire una tranquilla brezza, se persino il suo tocco maggiormente delicato scompigliava i capelli dei marinai, pur stretti in fazzoletti che richiamavano quelli dei corsari, con i loro colori sgargianti.
Anche la disciplina non era la più ferrea che si potesse sperare nella flotta di Sua Maestà Britannica, ma a bordo della ‘Warrior’ vigeva comunque un altro tipo di ordine, più desiderabile; quello di un gruppo di uomini che avrebbero volentieri dato la vita per il loro Capitano.
Lo stesso vento impertinente si sollevò a gonfiare le vele, spingendo l’incrociatore nella giusta direzione, coadiuvando così il lavoro delle caldaie a vapore, come se il Cielo fosse dalla giusta parte, la loro parte.
Uno sbuffo più disordinato si intrufolò tra i fiocchi e controfiocchi, incanalandosi, fino a portare via il cappello del Primo Ufficiale di bordo che per un momento tentò di riacciuffarlo, ma quando lo vide galleggiare sul pelo di un’onda - come una minuscola riproduzione della sua nave, col suo alto reverse di velluto blu, seguendo la corrente favorevole - si lasciò andare in uno di quei sorrisi silenziosi, ma non per questo meno capaci di comunicare la sua divertita malizia.

La bocca di taglio morbido, il naso nobile, gli zigomi alti rivelavano senza dubbio dei tratti di buona razza, impreziositi da occhi di un indaco così incredibile da renderlo semplicemente nato per trascorrere la sua esistenza sul mare, l’unico elemento della natura che con le sue burrasche o bonacce, i repentini cambi d’umore, la varietà inenarrabile delle sfumature che le sue acque potevano assumere, potesse fungere degnamente da specchio alle emozioni che accendevano quelle iridi di ogni tonalità d’azzurro presente sulla tavolozza di un pittore.
Damon si buttò indietro il ciuffo di soffici capelli ribelli, neri come quelle notti in cui la Stella Polare si nega ai suoi spasimanti, che non aveva più tagliato dopo essere partito in un freddo giorno dell’ottobre del 1839 per la missione di conquista dello stretto del Bosforo; finché procedevano senza intoppi o addirittura vincendo delle scaramucce – perché di questo si trattava, se le imbarcazioni tecnicamente arretrate degli alleati delle forze Afgane andavano praticamente a infrangersi da sole contro il ferro delle loro fiancate possenti – di sicuro nei rapporti non sarebbe stato menzionato il dettaglio della sua chioma troppo lunga o la cravatta candida portata un po’ allentata.
Quelle formalità lo avevano sempre irritato: gli ricordavano la disciplina paterna impartita a lui e suo fratello, prevalentemente a suon di scudiscio, finché, visto che sarebbe stato inevitabile calcare le sue orme nel glorioso esercito, come il suo genitore lo definiva, aveva optato per la Marina.
Non era stata accolta con eccessivo entusiasmo, la sua scelta, ma neppure osteggiata: le forze di terra sarebbero state più gradite, ma erano anni interessanti nello sviluppo dell’ingegneria navale quindi le prospettive di una brillante carriera erano buone.

Presto avrebbe fatto ritorno a casa, per giunta coronato d’alloro, magari dalle mani delle regina Vittoria stessa, ricevendo onorificenze, benefici ed in caso di completa resa dei nemici forse il grado di Contrammiraglio, a soli ventisei anni.
Il denaro non gli interessava che marginalmente, ma la soddisfazione di vedere suo padre doverlo salutare con la mano tesa e perfettamente diagonale sul lato destro della fronte, battendo i tacchi al suono di un vigoroso “Sissignore!” – almeno una volta, fa che ci sia un’occasione – era qualcosa che gli faceva venire l’acquolina alla bocca.
Il meglio però, era un’altra cosa.

Per chi si distingueva per il valore in una battaglia strategica, c’erano sei mesi di licenza.
Damon si portò a poppa, sotto l’Union Jack che sventolava fiera e maestosa; posò una mano sul parapetto riccamente decorato con elementi coperti di foglia d’oro, il posto di ogni capitano; ma in realtà voleva soltanto appartarsi un momento, per non dividerlo con nessuno.
In un astuccio di cuoio incerato, che portava sempre sul cuore, era conservato un dagherrotipo inciso su una lastra d’argento finissimo.
Da quel ritratto, uno splendido volto di fanciulla lo osservava dritto negli occhi, giungendo a toccare la sua anima con una facilità che conservava ogni volta il potere di stupirlo.
I lunghi boccoli setosi e scuri incorniciavano un ovale perfetto, adornato da piccoli orecchini realizzati con le perle che lui stesso aveva riportato da Singapore, durante un viaggio di scorta alla flotta della Compagnia delle Indie britanniche.
Alcuni riccioli più sbarazzini erano sfuggiti sulla fronte, come in perenne attesa che Damon passasse le dita affusolate sull’acconciatura per sistemarli, non prima di averli baciati uno ad uno.
Lo sguardo era profondo e insieme acceso, bramoso di sperimentare tutta la vita che aveva ancora davanti.
Lui accarezzò con un dito il contorno della boccuccia a cuore che gli sorrideva con amore, malgrado cercasse di sembrare seria, come si richiede a ogni buona promessa moglie che posa per un ricordo che quello che diventerà suo marito porterà con sé in guerra.

‘Quando tornerò da te e mi correrai incontro sul porto, ti bacerò tanto da toglierti il respiro, non mi interessa se ci faremo arrestare per atti contro la morale pubblica’.
Sorrise, ripensando ad una delle canzoni più in voga tra i suoi uomini, quando la sera ricevevano la loro razione di gin che scioglieva le lingue e i sospiri.

when I was a little boy my mother she told me
(way haul away well for rosie oh)
if I didnt kiss the girls my lips would get all moldy
(way haul away well for rosie oh)

Certo le sue, di labbra, non avevano fatto la muffa da quando aveva dodici anni, poco ma sicuro! Ma adesso era solo su quelle profumate e dolci come lo zucchero caramellato della sua sposa che voleva posarle.
Sei mesi a casa.
Calcolando di impiegarne uno per tornare indietro, avrebbe avuto tutto il tempo per vedere nascere il suo primo bambino, concepito nell’unica notte passata insieme.
Se ripensava a quei momenti un fremito di desiderio si impossessava di lui; ricordava ogni singolo istante e minuto contenuto in quelle poche ore di felicità.
Contrariamente a ogni sua oscura previsione, quando un anno prima, in occasione della sua rapidissima ascesa al grado di Capitano suo padre lo aveva informato che quella sera a cena avrebbe conosciuto la sua futura consorte, l’odio e la rabbia che provava durante l’ingresso nel salone - dove si era presentato per fare non sapeva neanche lui cosa - si erano trasformati in un amore improvviso e bruciante come un fulmine in mare aperto.
Era così bella, giovane e spaventata, molto più sofferente di lui: se non si fossero affatto attratti il destino più duro, come donna, sarebbe stato il suo.
Ma nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono restarono tutti e due senza parole, finché Damon non si fece avanti e tra la soddisfazione delle loro famiglie si inchinò fino a posare un ginocchio sul pavimento, baciandole la mano, poi teatralmente come lui amava fare, anche l’orlo dell’abito.
La madre della fanciulla aveva avuto un piccolo sobbalzo per tanta sconvenienza, ma era affezionata alla figlia e il suo istinto non sbagliava; si erano piaciuti davvero, una straordinaria fortuna!
Così, pochissimi mesi dopo, era una radiosa sposina di neppure diciassette anni quella che alla fine del ricevimento nuziale aveva condotto nella loro stanza, licenziando la cameriera dal compito di spogliare la sua padrona per aiutarla a indossare un’assurda camicia da notte abbottonata fino al collo.
La domestica era uscita blaterando tiritere sulla sua condotta priva di ogni rispetto, parecchio ammorbidita, per la verità, da tre monete da uno scellino che si era trovata in mano, per andare a brindare nella locanda in fondo alla strada con i suoi compari.

Le aveva sfilato il velo di merletto dai capelli, che ricaddero come onde morbide fino alla vita, poi senza dire una parola si era occupato di togliere l’ingombrante abito ricamato, crinoline e busto compresi; alla fine, rimasta soltanto con la sottoveste di seta bianca, la giovane non aveva trattenuto un singhiozzo.
“Non avere paura di me, non potrei mai farti male, ti amo troppo. So cosa raccontano alle ragazze le loro madri: che è un dovere coniugale, una cosa da sopportare per avere figli, ma non deve essere questo. Sarà la notte più bella della nostra vita, te lo giuro e tu mi credi, vero?”
Per tutta risposta lei si era avvicinata, baciandolo con calore, cominciando ad aiutarlo a spogliarsi, anche se nel tempo in cui gli sbottonava la camicia con le dita che non volevano saperne di smettere di tremare lui si era liberato di tutti gli altri vestiti.
Quando fu completamente nudo lo guardò, arrossendo fino alla cima dei capelli, ma senza poter distogliere gli occhi.
“Ho un marito bellissimo”.
Damon si aprì in un sorriso che illuminò la stanza molto più delle candele ancora accese sul tavolino, sollevandola in braccio, per sdraiarla delicatamente nel centro del grande letto a baldacchino, stendendosi con lei per accarezzarla e baciarla finché non la sentì rilasciata e cedevole nelle sue mani.

Solo in quel momento aveva cominciato ad amarla, con dolcezza e tenerezza, lasciandole prendere fiato nell’unico istante che le causò un inevitabile piccolo dolore, fino a portarla a conoscere il piacere.
Il mattino dopo non aveva voluto che lo accompagnasse fino alla nave.
Davanti alle sue proteste, non aveva potuto che dirle la verità.
“Mio tesoro… ti prenderai gioco di me, ma non importa. I marinai sono molto superstiziosi, si dice che l’addio che dai alla tua donna a bordo di una nave sarà l’ultimo. Mi perdoni?”
“Ti adoro”.

Quelle erano state le ultime parole che aveva sentito dalla sua voce, seguite da baci caldi, insaziabili, disperati, finché davvero si era fatto tardissimo e Damon poté solo correre via verso il calesse che lo attendeva per condurlo al molo.
Alcune settimane più tardi avevano incontrato un bastimento amico, che issava bandiera greca e che aveva consegnato pacchi di viveri freschi, barili d’acqua dolce e persino della posta, avvenimento molto raro in quelle circostanze.
Quando Damon aveva strappato di mano la lettera destinata a lui, apprendendo che avrebbero avuto presto un figlio era impazzito di felicità: sarebbe stato completamente differente da suo padre, sia se fosse stato un maschietto che una femminuccia.
L’avrebbe amato e ascoltato, insegnandoli a credere in se stesso ed essere generoso con le persone intorno a lui; quella sera si ubriacò insieme ai suoi marinai, lasciando il comando nelle mani del suo valido timoniere, per riprenderlo fresco come una rosa il mattino seguente, nell’ammirato rispetto dei suoi uomini, ben più rudi, ma che accusavano i postumi del festino.
Era con questo stato d’animo pieno di speranza, che ripose l’astuccio nell’attillata giacca blu con le mostrine d’oro, impugnando il cannocchiale, per trovarsi ad avvistare qualcosa che lo fece insospettire immediatamente.
Salito dal cassero fino all’albero di mezzana, diede una voce al marinaio di vedetta sulla coffa.
“Hey tu! Non c’è qualcosa di luccicante, a circa due miglia e mezza?”
“Deve essere un branco di pesci, Capitano, li ho avvistati già da qualche minuto, è una grande macchia argentata, non vi preoccupate!”
‘Forse non avrei dovuto lasciar bere anche un ragazzo di sedici anni’ – fu il pensiero che attraversò la mente di Damon, ma un momento in ritardo.
Dalla foschia del primo mattino, insidiosa come era sopraggiunta, una piccola flotta di galee turche, di dimensioni dimezzate rispetto a quelle normali, spuntò come dal nulla; erano state dipinte in azzurro e argento, per mimetizzarsi con i riflessi della luce chiara del mattino sulle acque ed erano vicine, troppo vicine.

E le loro compagne, più grandi ed equipaggiate certamente con cannoni di nuova costruzione, a proiettili esplodenti, si erano fermate, attendendo di intervenire quando la Warrior fosse stata obbligata e girarsi per sfuggire all’attacco sui fianchi.
“Capitano! Cosa dobbiamo fare, le imbarcazioni nemiche sono troppo piccole, se spareremo i colpi finiranno per oltrepassarle!”
“Quant’è la nostra gittata massima, tenente?” Damon manteneva tutto il suo sangue freddo.
“Un miglio, uno e mezzo se il vento è a favore e il bersaglio perfettamente centrato”.
“Molto bene Signori. Andremo incontro a questi volgari predoni finché non entreranno nell’area di fuoco, sono fiducioso che i nostri cannoni li colpiranno per primi. In quanto agli ospiti  che tra poco ci abborderanno, saranno sufficienti queste!”
Damon estrasse la spada d’ordinanza, alzandola verso il cielo.
“Siamo Inglesi, un leone non teme un branco di iene! Per la Regina e per l’Inghilterra!”

We will rant and we'll roar like true British sailors,
We'll rant and we'll roar all on the salt seas


Fu quello che continuò a ripetersi e gridare ai suoi uomini mentre i pirati assoldati dall’Emirato Afgano piombavano sull’incrociatore come uno sciame d’api, numerosi come se fossero infiniti, finché sentì freddo proprio nel centro del cuore.
‘Allora è questo il bacio di una lama, non fa così male, è soltanto… che non vorrei andare via proprio adesso a dormire sul fondale di sabbia bianca, devo tornare…’
La mano coperta di sangue cercò con affanno di sfiorare il ritratto nascosto nella tasca interna, ma ricadde lasciando una sottile linea rossa.

We hove our ship to with the wind from sou'west, boys
We hove our ship to, deep soundings to take;
'Twas forty-five fathoms, with a white sandy bottom,
So we squared our main yard and up channel did steer

**********

 

Giuseppe Salvatore non era uomo da perdersi in vane romanticherie, ma giunto all’età di trentacinque anni e consolidata quella che poteva definire una piccola fortuna – una piantagione vastissima di cotone in Virginia ed un certo numero di lingotti d’oro depositati in una banca di Londra, nel caso di eventuali parziali rovesci di fortuna ai quali si esponeva con orgoglio per le attività dei Fondatori – doveva decidersi a prendere moglie.
Una giovane di buona famiglia, facoltosa, remissiva e possibilmente piacente avrebbe giovato al suo credito come uomo d’affari, ma difficilmente una tale ragazza l’avrebbe sposato di fretta, per trasferirsi in una cittadina pacifica e certo diversa dalla decadente atmosfera europea.
Oppure, poteva rivolgersi a degli amici influenti che gli dessero qualche consiglio.
Fu così che si trovò quel piovoso pomeriggio del Marzo del 1840 in un salotto nel quale si conversava a bassa voce, i cui specchi erano velati con crespo nero, lo stesso tessuto che vestiva da capo a piedi quella squisita bambola di porcellana che era seduta di fronte a lui.
No, era una creatura di carne e ossa, poteva affermarlo con certezza dal ventre rotondo che copriva pudicamente con uno scialle di velluto, ma non c’erano altri segni di vita in lei.
Il visino era pallido e smunto, i capelli legati severamente in una treccia arrotolata intorno al capo, le mani congiunte in grembo, gli occhi appena velati di lacrime.
‘Almeno non parla troppo ed è davvero attraente’.
‘Così, signora, il vostro compianto marito ha vinto la battaglia del Bosforo’.
Fu la madre di Anais a rispondere per lei.
“È stato un colpo ancora più terribile… le notizie che riuscivamo ad avere erano incerte e quando la nave è tornata a Londra, anche se in condizioni pietose stavamo scoppiando di felicità! Ma poi… al posto di dodici membri dell’equipaggio hanno portato giù delle bandiere ripiegate. Mio genero, riposi in pace, ha guidato i suoi decretando la vittoria, ma proprio negli ultimi momenti si è esposto, ha coperto col suo corpo un marinaio di sedici anni che stava per essere trafitto.”

La ragazza ebbe uno scatto improvviso, allungando la mano sulla medesima bandiera dalla quale non si era mai divisa da quando l’avevano portata via, svenuta, al funerale officiato per una bara vuota, fino a dormire stendendola sul suo letto.
Anais non pensava lontanamente di risposarsi, mai più, ma i suoi genitori erano molto anziani e quella creatura avrebbe avuto bisogno di un padre, non poteva negargli questa possibilità; se non fosse stato per lui o lei si sarebbe lasciata semplicemente morire.
Inoltre le Americhe, così lontane, come un sogno, erano preferibili all’idea di camminare nella strada dove aveva passeggiato con Damon, alzare gli occhi verso le stesso squarcio di cielo tra i palazzi.
“Io vi sposerò, signor Salvatore, ma ho una condizione”. La voce era spezzata dall’emozione ma molto piacevole, pensò l’uomo, guardando nel contempo il pianoforte a coda che certo apparteneva a lei.
“Se questo bambino sarà maschio il suo nome dovrà essere Damon, come suo padre e voi dovrete, in ogni caso, amarlo come un figlio o una figlia vostri”.
Giuseppe si alzò inchinandosi davanti al drappo ripiegato.

“Un eroe di guerra merita tutto il mio rispetto, signora. Ma credo che per evitare problemi nella nostra piccola comunità sarà preferibile dire a tutti che il nascituro è mio perché ci siamo sposati al mio arrivo in Inghilterra, il conto torna, per fortuna; siamo un gruppo davvero ristretto, capirete quando sarete lì. Nondimeno, vorrei imporre al bambino come secondo nome quello di mio padre, Francesco. Damon Francesco Salvatore.(1) Spero che mi darete anche un altro figlio, uno davvero mio, maschio naturalmente; quando vivevo ancora in Italia ho perso un fratello in età adolescenziale, a cui ero molto legato, Stefano. Sarà il nome del nostro secondogenito”.
Anais annuì stancamente, facendo una leggerissima carezza al piccolo che cresceva dentro di lei.
“Hai sentito, piccolo Damon? – Avrebbe amato ugualmente una femminuccia, ma sentiva che quello che portava era la copia esatta del suo vero amore – avrai anche un fratellino e si chiamerà… Stefan?”
Il minuscolo cuore che batteva all’unisono col suo, fece un piccolo salto sotto la sua mano.

Fine


( 1) WIKI: Damon's full name is Damon Francesco Salvatore


INFORMAZIONI STORICHE:

I dati riportati da Wikipedia sono giusti, ma trattati in modo molto superficiale: ho solo usato “una base” reale.
La circostanza della nave affondata è totalmente di mia invenzione.
Per i termini marinari, abbiate pietà: li ho cercati su troppe fonti diverse, e di sicuro non interessano nessuno!
Fra l'Afghanistan e l'Impero Britannico  si svolse una  guerra  fra il 1839 ed il 1842, una delle principali  del Grande gioco, la competizione fra Gran Bretagna e Russia per il dominio dell'Asia Centrale  e fu una delle peggiori disfatte subite dai britannici. La Royal Navy godeva di una decisa supremazia dovuta all'introduzione della propulsione a vapore e dei proiettili esplosivi.
L’incrociatore HMS Warrior, fu la prima nave corazzata con lo scafo interamente in ferro.
Il percorso in nave avrebbe previsto l’arrivo  in Turchia come tratto di mare più equidistante tra Inghilterra e Afghanistan e quindi ipotetico scenario di battaglia, solo ai fini della mia storia.
Il dagherrotipo, antenato della fotografia, immagine impressa su lastra d’argento, fu brevettato nel 1839

La madre di Damon e Stefan non ha un nome noto, ma in una precedente storia l’ho già chiamata Anais, essendo di sicuro francese, per cui…

Claim: il personaggio di  “Damon I” è un mio OC; quindi vi prego eventualmente di chiedere in caso vogliate utilizzarlo


Farewell and Adieu
Haul Away for Rosie
Note autrice seccante: so bene che non va chiesto, ma due righine di commento su questo esperimento mi farebbero veramente felice…

 

  
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