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Autore: wwwww    27/12/2013    1 recensioni
Rei non torna a casa da agosto e non se la sta cavando molto bene. Il Natale e la neve grigiarstra al bordo delle strade peggiorano la situazione. Per sua fortuna, Nagisa è pronto a portargli tutto il suo spirito natalizio.
*** One-shot senza troppe pretese, scritta per il mio mero bisogno di zucchero a palate.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I cumuli di poltiglia grigiastra che una volta erano stati neve ai bordi di tutte le strade erano quanto di più antiestetico potesse esistere.
La neve gli era sempre piaciuta: rendeva tutto calmo e luminoso, in qualche modo in ordine. Da piccolo era rimasto stregato quando suo padre gli aveva detto che ogni fiocco di neve è diverso dall’altro, e aveva passato interi pomeriggi in giardino sotto la neve per scoprire se era vero, come catturare i fiocchi senza farli sciogliere e inventarsi un modo di guardarli senza microscopio. Alla fine suo padre, intenerito, gli aveva regalato un libro enorme sull’argomento, pieno zeppo di foto. Aveva amato quel regalo, ma aveva anche sempre desiderato verificare con i suoi occhi.
La neve era bella e basta. Quello che ne rimaneva ai bordi della strada era doppiamente inguardabile proprio per questo. Rei non riusciva a pensare ad altro nel tragitto verso il suo appartamento, anche se era in ritardo sulla sua tabella di studi e probabilmente avrebbe fatto meglio a ripassare. La verità è che era stanco morto. Era lì da aprile e non aveva davvero fatto amicizia con nessuno. Non tornava a casa da agosto, e da allora non aveva più rivisto nessuno dei suoi amici. Per la tristezza iniziava a condividere i gusti musicali da adolescente incazzato di Rin, e si sentiva un po’ idiota. Nagisa aveva provato ad andare a trovarlo per il suo compleanno, ma erano entrambi impegnati con gli esami.
A Capodanno sarebbe finalmente tornato, però, e mancavano solo pochi giorni. Ce la poteva fare. Si sistemò gli occhiali, sospirando, e lanciò un’occhiataccia al kitschissimo Babbo Natale cantante fuori da un bar. L’inverno e la neve gli piacevano, ma il Natale lo detestava. Stupida festa occidentale. Tutto si riempiva di vecchietti vestiti di rosso e luminarie di dubbio gusto e i negozi erano perennemente stipati. Fortunatamente era la Vigilia, quindi il giorno dopo sarebbe tutto finito.
Dietro l’angolo c’era il gruppo di case dove abitava. Era una zona piuttosto triste, tutto cemento e parcheggi con pochi alberelli rachitici lungo la strada e, al momento, enormi cumuli della suddetta poltiglia grigiastra, ma era poco lontano dall’Università e costava poco.
Ormai era arrivato. Iniziò a frugare nella borsa alla ricerca delle chiavi. Quella mattina era in ritardo e le aveva buttate a caso nello zaino. Erano incastrate tra un quaderno degli appunti, un manuale di fisica e le cuffie del cellulare. Imprecò sottovoce, districandole a fatica.
Una palla di neve lo colpì in pieno. Ma cosa cavolo…? Non c’erano bambini in quella zona. Chi accidenti…
«Rei-chan!»
Nagisa era lì, nel mezzo del parcheggio, e ridacchiava. Aveva le guance rosse come mele, un cappello da Babbo Natale in testa e portava a tracolla un borsone azzurro e rosa a stelline e sul punto di esplodere, e altre due borse in mano.
«Nagisa!» esclamò Rei, sbalordito, mentre la neve che aveva nei capelli gli colava nel colletto. Ci fece a malapena caso. Voleva dirgli una marea di cose, tra cui chiedergli come avesse fatto a trovare casa sua, tanto per cominciare, ma lasciò perdere. Come se in quel momento gli importasse sul serio della logistica.
L’altro continuò a ridere e buttò a terra le borse per gettargli le braccia al collo. Gli stampò un bacio sulla bocca. Aveva le labbra tutte screpolate, come al solito si era scordato il burro cacao.
«Nagisa!» ripeté, sentendosi un po’ scemo «cosa ci fai qui?
«Sorpresa!» sorrise ancora di più. Rei avrebbe giurato che splendesse. «Buon Natale, Rei-chan!
«Anche a te» gli rispose, più per educazione che per altro, ancora confuso. Non gli sembrava vero che Nagisa fosse davvero lì. Non si vedevano da mesi, e la lontananza era sempre più dura. Ultimamente, la sera si sentiva così solo che faceva sempre più fatica a non piangere.
«Rei-chan, va tutto bene? Sembri distrutto» l’aveva scrutato un po’ e ora aveva un’espressione preoccupata.
«Ho avuto molto da fare in questo periodo, non è nulla.»
Nagisa lo guardò poco convinto, poi riprese a sorridere e lo abbracciò di nuovo. Tirò su col naso in modo piuttosto rumoroso.
«Possiamo entrare? Sto congelando.»
Era cresciuto da quando erano in prima superiore. Gli sembrava anche più alto dell’ultima volta che si erano visti, ma nonostante le spalle larghe, i muscoli e tutto quanto, rimaneva sempreinumanamente carino. Rei arrossì un pelo e fece strada.
«Non dovevi venire, sarei tornato a casa tra pochi giorni» gli disse mentre salivano le scale.
«Volevo vederti! E poi qui abbiamo una casa tutta per noi, no?» la sua espressione passò da candidamente innocente a Male incarnato nel giro di mezzo secondo.
Rei avvampò. Estrasse le chiavi dallo zaino e aprì la porta, lasciandolo entrare per primo.
«È anche più piccolo di come lo descrivi! Ma, Rei-chan, non hai appeso nulla per Natale? Per forza sei così musone!»
«Hey!»
«Meno male che ci ho pensato io a portarti lo spirito natalizio!»
«Che cosa?! Nagisa, non siamo in uno stupido film americano!»
Il biondo lo ignorò totalmente ed estrasse dal borsone più grande un alberello in miniatura e varie palline rotolarono per tutto il pavimento, infilandosi sotto i mobili. Lo piazzò sul tavolo, incurante dei fogli che la sera prima Rei aveva lasciato sparpagliati lì sopra, troppo stanco per mettere in ordine.
Era in casa sua da neanche due minuti e già sembrava fosse passato un ciclone carico di brillantini. Gli era mancato il caos di Nagisa. Gli era mancato Nagisa e basta. Non per questo avrebbe lasciato correre, però.
«Nagisa» sospirò, «il Natale è una festa occidentale totalmente estranea alla nostra cultura importata per fini puramente commerciali, peraltro svuotandola del suo contesto originario e trasformandola in una trovata per coppiette.»
Nagisa gli infilò in testa un cerchietto con le corna da renna.
«Noi siamo una coppietta!»
Rei avrebbe dovuto imbarazzarsi e rispondere fintamente irritato, ma non ne aveva proprio voglia. Si avvicinò a Nagisa e lo strinse forte, nascondendo il viso contro il suo collo.
«Mi sei mancato da morire» gli sussurrò, tentando inutilmente di non fare tremare la voce.
«Anche tu, Rei-chan» Nagisa lo strinse di rimando.
Rei affondò il viso contro di lui ancora di più, sentendosi un enorme, enorme stupido. Gli veniva da piangere, respirava male per il groppo che aveva in gola. Più cercava di tirarsi su, più gli si inumidivano gli occhi.
«Rei-chan?» chiese Nagisa, dubbioso, staccandosi per guardarlo meglio. Rei provò a ritrarsi e ritrovare un po’ di contegno, fallendo miseramente. L’altro gli sorrise ancora, intenerito. Gli accarezzò la guancia e lo baciò. Rei gli si aggrappò disperato e non lo lasciò andare finché non rimasero senza fiato.
«Hai le labbra tutte screpolate» commentò, cercando di recuperare un minimo di amor proprio.
«Tu hai gli occhi screpolati, Rei-chan» gli rispose ridacchiando.
Rei arrossì come lo stupido che era.
«Non piangere, su!» gli accarezzò di nuovo il viso «Ti ho preso un regalo bellissimo!»
«Non sei tu il mio regalo?» gli chiese, sincero e imbarazzatissimo, mentre tirava su col naso.
Nagisa lo guardò stranito e scoppiò a ridere.
«Questa è troppo sdolcinata, Rei-chan!» sghignazzò, battendosi la mano sulla coscia.
Ora si sentiva vagamente umiliato.
«Io non ti ho preso nulla…» gli confessò distogliendo lo sguardo, cercando di cambiare argomento.
«Non importa, basta che domani usciamo insieme. Voglio vedere tuuuuuutto!» Nagisa gli passò di nuovo le braccia attorno al collo.
Rei lasciò perdere le sue paturnie e lo abbracciò di rimando, felice.
«Ti amo» gli sussurrò all’orecchio.
Gli occhi di Nagisa brillarono. Il suo sorriso divenne più piccolo e più vero.
«Ti amo anch’io, Rei-chan» gli disse, prima di baciarlo con foga. Si staccarono brevemente quando Nagisa si liberò della borsa, poi Rei gli prese il viso tra le mani e ripresero con più energia di prima. Nagisa si levò anche il cappotto, buttandolo per terra con malagrazia.
«Nagisa… ma… c-cosa?» esclamò Rei, fissando stranito.
«È l’arretrato per il tuo compleanno, Rei-chan.»
«Ma ma ma… non hai fatto il viaggio in treno così, vero?»
«Certo che no, sciocchino, mi sono cambiato nel primo bagno che ho trovato.»
«Oh santo cielo…»
«E aspetta che mi tolga i pantaloni! Prima però fammi finire di decorare, mi sono portato anche gli adesivi per le finestre e la neve finta!»
«Assolutamente no. Non riempirai questo posto con quella roba.»
«Impediscimelo!» esclamò, facendogli una linguaccia e piazzando una palla di vetro con la neve dentro accanto all’albero.
Rei lo prese in braccio senza troppi complimenti e se lo portò in camera.
Il suo odio per il Natale era sparito in uno sbuffo di brillantini del suo caotico fidanzato.






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Perdonate le mie goffe descrizioni quando si parla di contatto fisico, non ce la posso proprio fare. Il finale fa un po' pena, me ne rendo conto. Oltre a questo... lo so che sarebbe più corretto che Rei chiamasse Nagisa "Nagisa-kun", ma non mi piace molto. Così, a pelle. E dopo quattro anni insieme credo che lo possa anche mollare l'onorifico, dai. Per il resto, non è riuscita esattamente come volevo, ma sono molto felice di averla finita. È un bel traguardo, almeno per me!
Bhé... spero di avervi fatto venire almeno un po' di diabete, era il mio scopo principale. Buone feste e tutte quelle cose là.
  
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