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Autore: KikiShadow93    27/12/2013    15 recensioni
Durante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura.
Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli delle complicazioni che questa scelta porterà, in particolar modo per l'arrogante Fenice.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'allegra combriccola di mostri.'
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Sulla Moby Dick l’intero equipaggio freme sporgendosi dal parapetto dell’imbarcazione, impaziente di vedere il naufrago che ha fatto rallentare la nave. Dal proprio seggio Barbabianca torreggia il ponte della nave, osservando divertito l’interesse dei figli che sgomitano per avere una visuale migliore.
Per lui, così come per gli altri, è stata una vera sorpresa quell'avvistamento così insolito. In effetti, non è da tutti i giorni trovare una cesta incatramata in mare aperto, al cui interno piange disperato un bambino.
Da una parte gli uomini più fidati del capitano osservano la scena in silenzio, nascondendo la loro crescente curiosità.
«Che ne pensate?» chiede Ace, senza neanche voltarsi verso i fratelli.
«Non saprei…» risponde vago Vista, lisciandosi uno dei baffi con aria pensosa.
«Non avevamo mai raccolto un naufrago prima.» afferma con tono duro Jaws, lanciando una fugace occhiata al capitano.
Non appena il piccolo cesto viene posato sul ponte della nave, le urla preoccupate e piene di stupore delle infermiere riecheggiano per tutta la nave mentre si guardano commosse.
«Santo cielo...» una di loro, Ran, la più “anziana”, afferra con delicatezza il fagottino avvolto in un telo bianco e lo stringe con delicatezza tra le braccia, osservandolo con amore e compassione.
I vari uomini presenti le fanno spazio per farle raggiungere il capitano, allungando il collo per poter scorgere il viso dell'infante che ha smesso finalmente di piangere.
Barbabianca, spinto dalla curiosità come tutti gli altri, si china leggermente in avanti per poter vedere il piccolo miracolato che ha appena salvato, non riuscendo a scorgere altro che qualche ciocca nera che spunta dal tessuto candido in cui è avvolto.
«Allora?» tuona, impaziente, rimettendosi comodo e aspettando impaziente che l'infermiera glielo mostri.
«Sembrerebbe star bene, capitano. A occhio non ha niente.» risponde quella con tono fermo, sfiorando con la punta delle dita la pelle diafana della creaturina che tanto gelosamente tiene stretta tra le braccia.
Alza poi il viso sull'uomo, sostenendo il suo sguardo, finché non decide di mollare la presa e allunga il piccolo fagotto scalpitante verso di lui.
L'uomo lo prende in una sola mano, portandoselo davanti al viso, impietrendosi di fronte a quei grandi e luminosi occhi color ghiaccio.
Non aveva mai avuto per le mani una cosina così piccola e fragile in vita sua, e l'idea di fare una mossa falsa e romperla gli fa salire un brivido lungo la schiena.
Istintivamente, quindi, si adagia il piccolo fagotto nell'incavo del braccio, proteggendolo anche con l'altra mano, senza mai staccargli gli occhi di dosso.
Il resto dell'equipaggio non riesce a trattenere un'espressione estremamente sorpresa di fronte a quel gesto, nel vederlo così affettuoso e delicato, e la loro curiosità cresce a dismisura.
«Capitano, penso che sia il caso di portar-»
«Si.» l'uomo, seppur a malincuore, allunga di nuovo il piccolo fagotto a Ran, che lo guarda con aria scocciata per essere stata interrotta, ma un forte vagito si leva in aria non appena le mani forti dell'uomo si staccano.
Barbabianca sgrana gli occhi di fronte a quella reazione, e dopo pochi istanti la coperta chiara si apre, rivelando a tutti quanti il prezioso contenuto.
Una bambina dalla pelle bianca come la neve sbraccia convulsamente verso l'enorme uomo che sorride divertito e riallunga il braccio in sua direzione, afferrandola delicatamente e portandosela su una gamba, dove la piccola si mette a sedere e comincia a guardare i vari pirati con aria incuriosita.
I capelli neri e lucenti come le ali di un corvo le ricadono sul visetto magro e pallido, il vestito giallo che indossa è decisamente troppo largo per il suo esile corpo, gli occhi, grandi e vivaci, guizzano da un uomo all'altro velocemente; un sorriso allegro si apre sulle labbra sottili e rosee, mostrando qualche dentino da poco spuntato.
«Quanto pensi che abbia?» domanda Barbabianca all'infermiera, senza però perdere di vista la piccola che continua a guardarsi intorno con aria meravigliata.
«Poco più di un anno. Dubito fortemente che arrivi ai due.» risponde pacata mentre continua ad osservare la creaturina che sorride raggiante all'imponente uomo, come se fosse la cosa più bella che abbia mai visto.
«Babbo, con tutto rispetto, dubito fortemente che una nave pirata sia il posto più adatto ad un bambino piccolo.» afferma Satch con tono dubbioso, continuando ad osservare la piccola che a sua volta ha cominciato a fissarlo.
Di colpo, poi, la piccola tende le braccia verso il pirata, cominciando ad emettere dei piccoli gridolini per attirarne l'attenzione.
«Vuole che la prendiate in braccio.» una delle infermiere, l'ultima ad essere entrata nella ciurma, da una leggera pacca sul braccio del comandante della quarta flotta, per intimargli di farsi avanti e di accettare quell'invito.
Satch, completamente estraneo al mondo dei bambini, si fa avanti incerto, allungando le mani dopo che il capitano gli ha fatto un chiaro gesto di prenderla. Afferra la piccola con decisione, tenendo le braccia belle tese e guardandola sorpreso. Osservandola più da vicino, non riesce a scorgere neanche una briciola di paura nei suoi occhi.
La piccola sorride felice all'uomo, sgambettando con forza e tenendo le braccia tese verso di lui per poterlo toccare, riuscendo finalmente nell'impresa quando questi l'avvicina a sé, stringendola con delicatezza al petto, non riuscendo a trattenere un sorriso commosso.
Lentamente anche gli altri gli si avvicinano per poter vedere meglio e, come colti da un raptus di idiozia collettiva, cominciano a farle dei versetti infantili per attirarne l'attenzione, sventolandole davanti agli occhi oggetti luccicanti e facendole la linguaccia.
Marco, Vista e Jaws sono gli unici ad astenersi, rimanendo a braccia conserte vicino al seggio del capitano, osservando infastiditi la scena. Sono pirati, loro, che diavolo gli salta in mente di comportarsi come un branco di idioti?
Barbabianca, dal canto suo, osserva la scena con un sorriso quasi commosso sulle labbra, gli occhi ricolmi di felicità e uno spasmodico desiderio di tenerla che gli trabocca nel cuore. Ha sempre voluto una famiglia ed è riuscito a crearsela con il suo equipaggio, ma l'idea di poter crescere lui quella bambina, di educarla e viziarla, lo alletta veramente troppo.
«Allora...» i vari pirati si voltano verso di lui, guardandolo incuriositi dal suo cambiamento d'umore così improvviso. Fino a pochi secondi prima, infatti, era sembrato loro pieno di felicità, mentre adesso sta con gli occhi chiusi e la testa bassa, con aria dura.
Per un attimo l'idea che la voglia ributtare in mare li sfiora, ma la accantonano immediatamente. È vero, Barbabianca è il pirata più forte del mondo, ha fatto un sacco di cose assai discutibili nella sua vita, ma mai una volta se l'è presa con un bambino, figuriamoci se ne butterebbe uno fuori dalla nave!
«Come la chiamiamo?»
Urla di gioia si levano in aria con forza, l'entusiasmo di poter avere una figlia li pervade quasi tutti. In fondo erano consapevoli che prendendo il mare si sarebbero per sempre preclusi una famiglia vera, dei figli con il loro sangue nelle vene da educare, quindi questo per loro è un modo per riscattarsi.
«Arisu!» «Mieko» «Chiyo!» «Kin!» «HANA!!» «Momoko!» «Emi»
Tutti si sbizzarriscono urlando i primi nomi che gli vengono in mente, ma nessuno di quelli pare convincere il capitano.
Izo, fin'ora silenzioso e a debita distanza dalla piccola, le si avvicina cauto, strappandola dalle braccia del fratello e poggiandosela su un fianco, osservandola attentamente: la pelle pare quasi risplendere tanto è chiara, gli occhi brillano di una luce propria, come se fossero due gemme preziose incastonate sul suo viso.
«*Akemi.» afferma con tono sicuro, fissando lo sguardo in quello del capitano, che gli sorride e annuisce un poco.
Izo torna poi ad osservare la piccola che adesso gli ha afferrato con decisione un ciuffo di capelli, studiandolo con attenzione e tirandolo un po' più forte del dovuto «Così me lo stacchi!» le afferra una manina e la sposta, per poi restituire la piccola a Satch, come se fosse una bomba pronta ad esplodere.
«Non ti mangia mica eh!» gli urla dietro il fratello, sollevando la piccola in aria mentre urla il suo nome, facendola ridere forte.
«Che ne dite se adesso andiamo a controllarla?!» sbotta Ran strappando la piccola dalle mani del pirata e dirigendosi con passo svelto verso l'infermeria, infastidita dal fatto che non glie l'abbiano permesso subito.
Lentamente sul ponte si ristabilisce la tranquillità e ognuno torna finalmente alle proprie mansioni. Tutti, tranne i cinque comandanti, che adesso stanno riuniti di fronte al capitano.
«Babbo, sei sicuro? Si tratta sempre di una bambina, è pericoloso per lei.» afferma con tono incerto Vista, sistemandosi con noncuranza il cilindro sulla testa.
«Ci siamo noi a proteggerla, no?» afferma un più sicuro Ace, afferrando per le spalle Satch e Marco, strattonandoli un poco, senza mai abbandonare il sorriso.
In fondo, a lui non sarebbe mai dispiaciuta una sorellina minore.
«Siamo pirati, Ace, non abbiamo tempo da perdere dietro ad una mocciosa che non sa neanche stare in piedi!» gli urla contro Marco, togliendosi il braccio dalle spalle e allontanandosi di un passo, guardandolo infastidito.
«Non preoccuparti, Marco.» tuona il capitano, attirando l'attenzione dei figli «La piccola Akemi non ci darà alcun problema.»
Sul volto della Fenice appare un'espressione contrariata, ma alla fine deve rassegnarsi. Quando il capitano si mette qualcosa in testa è quella, e c'è ben poco da fare o da discutere.
«Adesso tornate ai vostri compiti, scansafatiche!»



*Akemi: Bellezza lucente.

Angolo dell'autrice:
Ok, ammetto che sto cominciando a preoccuparmi. Possibile che mi vengano sempre in mente 298376481 nuove storie e che decido pure di provare a scriverle?! No, via... devo darmi una calmata!
Comunque, tornando seri per dieci secondi (?!), che ve ne pare di questo esperimento? Ovviamente questo è solo il prologo per introdurre Akemi, la vera storia inizierà con il prossimo capitolo, ma mi farebbe davvero molto piacere avere un vostro parere a riguardo, anche per capire se è il caso di continuare o meno! :P
Quindi... nulla. Vedrò di aggiornare il prima possibile! Ciao a tutti e tanti auguri per il nuovo anno nel caso non aggiorni prima! :)
Baci!

  
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