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Autore: bambi88    20/05/2008    25 recensioni
Sai viene incaricato da Naruto di dipingere un ritratto a Gaara e i suoi due fratelli.
Peccato che in quel dipinto si nasconda più di quel che appare.
Anche la redenzione.
Che non è solo quella di Gaara.
Gaara tossicchiò piano, Temari stese un braccio e Kankuro sbadigliò annoiato.
- vi ho chiesto gentilmente di stare immobili –
Il giovane pittore sorrise, facendo capolino da dietro la grossa tela.
- scusaci, Sai – sibilò Gaara, stringendo gli occhi a fessura.
L’altro ondeggiò il pennello, immergendosi nuovamente nel suo lavoro.
Non prima, però, di aver scoccato verso di loro un altro dei suoi irritantissimi sorrisi. Almeno a giudizio di Gaara.
E di Temari, che sibilò una frase poco elegante.
E di Kankuro, che lo mandò sottovoce a quel paese.

Prima Classificata al Contest sui Team indetto da Lady Vampire94
Spero di avervi incuriosito!
Roberta
Genere: Commedia, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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family portrait
Family portrait

Gaara tossicchiò piano, Temari stese un braccio e Kankuro sbadigliò annoiato.
-    vi ho chiesto gentilmente di stare immobili
Il giovane pittore sorrise, facendo capolino da dietro la grossa tela.
-    scusaci, Sai – sibilò Gaara, stringendo gli occhi a fessura.
L’altro ondeggiò il pennello, immergendosi nuovamente nel suo lavoro. Non prima, però, di aver scoccato verso di loro un altro dei suoi irritantissimi sorrisi. Almeno a giudizio di Gaara.
E di Temari, che sibilò una frase poco elegante.
E di Kankuro, che lo mandò sottovoce a quel paese.
Gaara roteò gli occhi, imbarazzato.
-    Dannato Naruto -  pensò, concentrandosi nel mantenere un’espressione distesa ( un’impresa quasi disperata, dopo due ore di posa ininterrotta ).
E tutto per cosa poi?
Uno stupido regalo di compleanno. Ma come era venuto in mente a quel “testa di ramen” ( gentile espressione inventata da Kankuro e Kiba, durante una loro rimpatriata) di regalargli un…dipinto di famiglia?
Diamine, era davvero un baka.
-    tu che ne hai una…approfittane! – gli aveva detto con quel maledetto sorriso contagioso e Gaara, esasperato, non aveva trovato il modo di dirgli di no.
Temari si sistemò un codino, agitandosi freneticamente accanto a Kankuro, finendo per urtarlo con un gomito.
-    sei un elefante – commentò il moro, accigliandosi
-    sei tu che sei ingombrante – replicò la sorella, scrutandolo severa.
Il Kazekage portò gli occhi al soffitto sabbioso del suo studio, esausto – tra quanto possiamo smetterla?- chiese, irritato, al giovane pittore.
Sai si sollevò sopra la tela, allontanandosi di un passo.
-    se continuate a muovervi…direi, con un stima certo non molto precisa ma efficace… parecchio –
E di nuovo quel sorriso.
Ah, quanto rimpiangeva di non aver voluto la sua cara giara nel dipinto. Ora gli sarebbe servita.



-    …venti elefanti si dondolavano, sopra il filo di un ragnatela… – Kankuro scandiva il ritmo con un piede, sussurrando le parole senza un fondo di musicalità.
Gaara, cercando un qualsiasi modo per convincere degli scienziati a smentire il fatto che avesse dei geni in comune con quel mentecatto col cappuccio, strinse gli occhi a fessura, irritato.
- ventuno elefanti si dondo…-
-    dobe, smettila – sibilò Temari, rossa in volto – cavolo, sono due ore che vai avanti così! – sbottò, sul limite dell’umana sopportazione.
E Temari era davvero sicura che il suo limite fosse molto alto di quello del resto del mondo.
Mentre il resto del mondo pensava, giustamente, che quello di Temari fosse molto più basso di quello di chiunque sulla faccia della terra.
Compresa quello di una bertuccia isterica.
Compreso quello di suo fratello Gaara. Impresa ritenuta dai più impossibile.
-    cattiva – Kankuro si accigliò – mi sto annoiando – aggiunse, interrompendo il suo ritmico sbattere di piedi.
-    Prova a pensare a qualcosa – suggerì la sorella, spostando gli occhi chiari su di lui – ah, vero… –  sbottò poi - …tu non sai pensare
Kankuro la fissò furente, incrociando le braccia al petto.
-    gradirei che non cambiaste posa mentre sono al lavoro – interruppe il battibecco Sai, trafiggendoli con le iridi scurissime.
Temari gli scoccò un’occhiata tra l’irritato e il mortificato, mordicchiandosi un labbro.
Per colpa della stramba idea di Naruto era stato inviato quel pittore da quattro soldi, come ambasciatore.
Al diavolo i suoi sogni di torturare un po’ quel Nara almeno per un altro mese. E la cosa le bruciava più di quanto volesse ammettere.
-    i miei fratelli resteranno immobili da ora in poi – decretò Gaara, fissando dritto davanti a sé.
Temari deglutì a vuoto, avvampando – scusaci, Sai – aggiunse, nervosa.
-    non mi hanno chiesto mai scusa così tante volte!- sbottò il pittore, divertito - …ma è pur vero che non ho mai incontrato modelli peggiori di voi – aggiunse, pensieroso, facendo spallucce.
Kankuro avvertì, almeno per la trentesima volta in quelle ore, un disperato bisogno di spaccargli la faccia e strinse le mani sulle ginocchia.
-    finocchio di un artista – mugolò, attirando l’attenzione di sua sorella.
-    Sei geloso perché è fidanzato con la Yamanaka!- lo derise lei, ridacchiando
Gaara sollevò un occhio sui due, stanco.
Avrebbero mai smesso di litigare? Meno male che lui era un tipo tranquillo…o, almeno, che lo era diventato.
-    tu sta attenta sorellina. Perché, se si lasciano, la bionda torna sul mercato… – ghignò Kankuro – …anche su quello del ragazzo col codino che ti fa impazzire tanto –
-    bastardo –
-    vacca –
Gaara storse le labbra in una sorta di sorriso teso. Difficile, ascoltando quelle parole, descrivere quello che davvero si respirava ultimamente in quella… famiglia.
Già famiglia…perché Gaara ora riusciva a chiamare così quella bionda squinternata e quel gatto con due zampe, finalmente.
Senza avvertire più strane sensazioni di disgusto.
-    volete smetterla o devo unirmi anche io alla disputa? – chiese poi, con tono gelido.
Temari ridacchiò divertita – non ti preoccupare Gaara, posso farcela da sola!-
- ehy, magari era d’accordo con me!-
Gaara sollevò gli occhi al soffitto ( non riuscendo a ricordare quante volte lo avesse già fatto in quella giornata) sospirando – mi state facendo venire il mal di testa – decretò, esalando un sospiro stanco.
-    Scusa, colpa sua-
-    Kankuro non fare il bambino!-
Il moro sorrise, mostrandole la lingua – così?-
-    ma che posso fare io con te?- sospirò Temari, risistemandosi nuovamente sullo sgabellino.
-    Scusami, mammina –
-    credo che possiate anche andare…- Sai si piantò di fronte ai tre, sorridendo amabilmente.
-    Il più è fatto, vi farò avere il quadro entro domani – aggiunse, mentre tre bocche si schiudevano in sospiri di sollievo.
-    Mi stava facendo male il culo!- sbottò Kankuro, alzandosi con un balzo felino dalla sedia.
-    Kankuro, modera il linguaggio – sibilò Temari, mollandogli una manata dietro la nuca – sei sempre così rozzo!-
Gaara sollevò un sopracciglio, a metà tra il sorpreso e il raccapricciato, osservando la stravagante scenetta.
-    Grazie ancora per il tuo lavoro – disse poi, voltandosi lentamente verso il pittore, ben piantato sulle gambe allenate.
-    Dovresti ringraziare Naruto. Non sai cosa mi ha promesso per convincermi a venire in questo buco sabbioso e inospitale – rispose l’altro, gli occhi socchiusi e le labbra piegate in quella smorfia allegra.
Gaara inasprì lo sguardo.
Fortunatamente Naruto lo aveva avvertito del carattere a dir poco particolare di quello pseudo-artista.
Anche perché stava diventando incredibilmente difficile contenere il desiderio di ridurlo in granuli sottili.
 Sottili. Sottili. Sottili.
Cavolo, era pur sempre Sabaku no Gaara.
-    comunque grazie – si limitò invece a commentare, togliendosi il cappello da Kage dalla testa e facendo ricadere i ciuffi rossi sulle spalle strette.
Temari si avvicinò al minore, sorridendo all’ospite – vuoi che ti accompagni nelle tue stanze?- chiese gentilmente, rientrando nelle sue ufficiali vesti di Scorta degli ambasciatori di Suna.
Sai mugugnò pensieroso – allora Ino ha ragione!- disse poi – dice sempre che tu sei una grande conoscitrice di quelle stanze…- aggiunse, senza ombra di malizia.
Ma forse, quelle stesse parole, dette da Ino…
Temari spalancò gli occhi, mentre Kankuro scoppiava in una risata fragorosa – le piacerebbe!-
-    andiamo – ringhiò Temari, voltandosi rapida verso la porta, seguita a ruota da Sai.
Kankuro si asciugò una lacrima, ancora esilarato – le stanze degli ambasciatori…quelle di quel coso col codino! – rise ancora – come se lei davvero…-
Si accigliò, notando l’espressione glaciale di Gaara – credi che…- sibilò, raggelando
- si. Nostra sorella, molto probabilmente, ce la sta facendo sotto al naso. Divertente no?! -


Kankuro afferrò la spugnetta umida, osservando critico la marionetta sdraiata sulla sua scrivania.
-    possibile che ti sporchi sempre?- sbottò, esasperato, riprendendo a spolverare una delle braccia.
Canticchiò sottovoce, anche se alla sua Hit “dieci elefanti” andò a sostituirsi un ritornello da ubriachi.
-    una bella marionetta come te deve essere sempre pulita e efficiente – disse poi, strofinando con enfasi il muso di legno.
-    Oddio, ma allora lo fai ancora
Si voltò, sorpreso, osservando Temari appoggiata con una spalla allo stupite della porta, braccia incrociate – se ti avesse scoperto Gaara a parlare con le tue bambole sarebbe stato molto meglio – commentò poi lei, asciutta.
-    e perché?-
Temari sorrise – perché avrebbe avuto la certezza di non essere l’unico matto in famiglia –
-    simpatica – la rimbrottò Kankuro, tirando via Karasu con un gesto brusco – che volevi dirmi?- chiese poi, osservandole l’espressione curiosa.
-    È pronto il dipinto!- sbottò la ragazza, sorridendo entusiasta – è nello studio di Gaara. Abbiamo deciso di vederlo tutti insieme –
Kankuro si passò una mano su una guancia, incredibilmente priva di trucco – non hai dato neanche una sbirciatina?- chiese, scettico, mentre l’altra incurvava le sopracciglia chiare.
-    per chi mi hai preso?- sbottò lei, mostrandogli un pugno minacciosa.
-    Per mia sorella…- rispose l’altro, allegro – …io l’avrei fatto –
Temari si raddolcì, sorridendo – bhe.. forse…- lasciò in sospeso, facendo spazio al fratello che l’aveva raggiunta a larghe falcate.
-    ma io scherzavo..impicciona!-



Gaara sollevò lo sguardo sulla tela coperta dal drappo scuro, scuotendo la testa rossa.
Aveva deciso di aspettare i suoi fratelli, non poteva mica guardare prima.
O meglio…Temari aveva deciso che l’avrebbero guardata tutti assieme.
E disobbedire poteva comportare una sola cosa: avrebbe cucinato lei la cena.
Già, rabbrividì Gaara, detto così poteva sembrare innocuo.
Ma, dato il fatto che anche il nobile Kazekage avesse imparato a cucinare il minimo per la sopravvivenza, si poteva intuire quanto potesse essere deleterio mettere Temari ai fornelli.
Un vero incubo.
E Kankuro non glielo avrebbe mai perdonato.
Riprese a firmare l’ennesimo foglio, osservandolo scettico.
Possibile che fosse così noioso essere Kage? Avrebbe dovuto avvertire Naruto. Magari così si sarebbe levato quel chiodo di diventarlo, dato che Gaara aveva dei seri dubbi che quel baka riuscisse a leggere più di due righe senza addormentarsi.
Lui almeno, dopo aver avuto Shukaku per quindici anni, era allenato a rimanere sveglio con il peggior sonno.
Ma Naruto…
-    prima io!-
-    hai tre anni, non diciassette, Kankuro!-
Il rosso sollevò lo sguardo, osservando le due figure scalciare alla porta – si bussa, comunque – si ritrovò a mormorare, senza alcun successo.
Ma da quando quei due avevano smesso di ascoltarlo?...a volte preferiva quando lo temevano.
Temari sorrise, riuscendo a superare le grosse spalle del fratello e ad infilarsi nella stanza – prima!- sibilò all’orecchio del moro, divertita.
L’altro si imbronciò, osservando scettico la tela coperta – sarebbe questo il capolavoro?- chiese, mentre Gaara si sollevava dalla poltrona imbottita.
-    Sai l’ha lasciato prima di ripartire. – rispose, tono serio -…e ha aggiunto che non tornerà più in questo posto, dato che la sabbia è noiosa e gli si infila tra i colori, rovinandoli – aggiunse, le iridi chiare puntate sul drappo.
-    Non ho mai adorato tanto il deserto come in questo momento – commentò Kankuro, solare.
-    Anche io – fece coro Temari, sospirando di sollievo.
-    Umpft – mugugnò Gaara, in quello che espresso era un “avete ragione, a me quello stava sulle palle”.
O almeno questa era l’interpretazione che ne dava Kankuro.    
Per Temari quel “ umpft ” era più un “ non vedevo l’ora che se ne tornasse a Konoha”. Meno volgare, ugualmente efficace.
Interpretazione ufficiale? Bhe ecco… “granuli sottili, sottili, sottili”.
-    possiamo vederlo ora?-  chiese Kankuro, impaziente, sollevando un angolo del velo nero.
-    A cuccia, gattone!- ordinò la sorella, acchiappandolo per la collottola.
-    Sei troppo violenta, Tem!- sbottò il moro, divincolandosi inutilmente.
Gaara li superò, scrutandoli annoiato – vediamo questo dannato ritratto – sibilò, tirando via il drappo.
I tre si voltarono verso il dipinto, le bocche socchiuse.


Temari lasciò andare Kankuro, stringendo poi le mani davanti a sé.
La ragazza che la fissava dal quadro sorrideva mesta, forse un po’ triste.
Sedeva accanto i due fratelli, gli occhi verdi vivaci ma lucidi. Come chi ha appena vinto una gara difficile ed esulta stanca.
Distolse lo sguardo dal suo volto, avvertendo gli occhi gonfiarsi, ardenti.
-    sembro mamma – sussurrò, muovendo impercettibilmente le labbra riarse.
Cercò di contenere il dolore che avvertiva al petto, respirando piano.
Un buon ninjia non mostra mai le sue debolezze.
Mai.
E lei aveva insistito per avere il coprifronte sul quadro.
Lei non era solo una ragazza.
Si strinse nelle spalle, deglutendo l’amaro che gli era salito in bocca.
Dannazione, quanto avrebbe voluto esserlo.
Dipinse sul viso un’espressione ostentatamente distaccata, scrutando i volti dei fratelli.
Il Kankuro del ritratto sorrideva strafottente, i grossi segni sulle guance a mascherare quel volto che odiava tanto.
Perché nessuno avrebbe dovuto assomigliare al Kazekage.
Perché quel Kazekage non era mai stato loro padre.
Temari sorrise, sbattendo rapida le ciglia, quando l’attenzione si spostò sul cappuccio del fratello, dipinto un po’ storto, un orecchio piegato.
Tipico del vero Kankuro.
E infine…
I grandi occhi azzurri di Gaara fissavano eternamente il mondo spauriti.
Il cuore della ragazza ebbe un balzo nel petto.
Quel ragazzino impaurito, sepolto sotto al grosso cappello era davvero…suo fratello?
Spostò lo sguardo su Gaara, osservandolo fissare teso il dipinto.
Sai aveva capito tutto di loro.
Come quel particolare…le mani di Temari e Kankuro poggiate sulle spalle di Gaara.
Eppure non le sembrava di aver posato così.


Kankuro si liberò della presa di Temari, mugugnando a mezza bocca un insulto velato.
Si grattò la testa mora, concentrandosi poi sul dipinto.
Cavolo, che strani che erano.
Cromaticamente quella famiglia era un disastro.
Se ne era lamentato anche lo stesso Sai, durante la prima seduta di posa. E lui era l’unico a poterlo davvero capire…era un artista anche lui, dopotutto.
Temari era una macchia gialla e viola, colori alquanto discutibili da abbinare.
Gaara una specie di fiaccola piramidale, con quello strano cappello da Kage e i suoi assurdi capelli rossi.
Sghignazzò divertito, spostando poi l’attenzione sul robusto ragazzo moro del dipinto.
Bhe lui era, quanto meno, meno vistoso.
Se non fosse stato per quel completo da marionettista.
Certo le orecchie da micio non erano le più adatte per rimorchiare ( attività alla quale avrebbe dovuto dare più peso) ma nascondevano sicuramente molto bene. Quanto lo aveva desiderato da bambino.
Perché Kankuro, almeno una volta,  avrebbe fatto di tutto per nascondersi.
Per nascondersi in quella famiglia.
E ora quella tuta aveva un altro scopo: parlava di un passato triste, ma anche un futuro che lui aveva il diritto di costruire, ignorando che il suo volto assomigliasse tremendamente a quello dell’uomo che aveva condannato la sua famiglia.
Il kazekage.
Loro padre.
-    l’ho sempre detto che Sai ce l’aveva con me – commentò poi, irritato, notando l’orecchia storta – la mia tuta è sempre impeccabile – aggiunse, meritandosi le occhiate seccate dei fratelli.
-    Chiudi la bocca – fu il lapidario commento di Gaara.
Sorrise sghembo, lasciando morire la risposta che gli era salita alle labbra.
Riprese ad osservare il quadro, notando che forse avrebbe dovuto riprende ad allenarsi.
Forse Sai ce l’aveva con lui…ma in caso contrario stava cominciando a mettere su un po’ troppa pancetta.
Sbuffò, cogliendo però un particolare.
Le mani…non lo aveva notato prima.


-    chiudi la bocca –
Gaara si voltò verso Kankuro, fingendosi seccato.
Lamentarsi per un orecchio da gatto storto.
Lui indossava una tuta da gatto…e si lamentava perché un orecchio era storto?
La genetica appariva un enigma sempre più complicato per il Kazekage.
Riprese ad osservare il dipinto, stringendo i pugni alla veste bianca.
Temari e Kankuro.
Gli piaceva guardarli dipinti così.
Senza battute forzate sulle labbra, senza bisogno di mostrarsi per quello che avrebbero voluto essere.
Per una volta onesti. Anche con loro stessi.
Si accigliò appena, spostando l’attenzione sul dipinto della ragazza bionda.
Se non fosse stato per quei quattro ciuffi, che avevano un non so che di dannatamente buffo, l’immagine di Temari poteva sovrapporsi a quella di Karura, appesa all’ingresso.
Fottuto Sai.
Gaara sbirciò la sorella, osservando i suoi occhi lucidi e la sua espressione ostentatamente distaccata. .
Aveva colpito nel segno.
Spostò poi lo sguardo sul dipinto del fratello, osservando la punta di sottile ironia che traspariva dai suoi occhi.
L’ironia di essere il grosso fratello maggiore e passare la vita all’ombra di un potente fratello minore.
L’ironia di aver passato un’infanzia da dimenticare, nascosto sotto le gonnelle di una sorella che non sapeva se fingersi madre o scappare lontano.
Eppure...
Gaara osservò se stesso, dipinto con pennellate veloci e sfuggenti.
Come la sabbia che l’aveva ricoperto così a lungo.
Ma il Gaara che lo scrutava silenzioso era lo stesso che tremava la notte, lo stesso che aveva paura del buio, non il temuto Kazekage che intimoriva i villaggi nemici.
E quelle vesti bianche sembravano quasi troppo larghe, per quel suo corpo da bambino.
Sorrise, nel fissare quelle due mani sulle sue spalle.
Era tanto tempo che al buio non era più solo.


-    allora che ne pensate?- sbottò Kankuro, dopo aver tossicchiato nervosamente.
Temari inarcò le sopracciglia, fingendosi indifferente – bha, poteva fare di peggio –
-    in effetti…- rispose il moro, spostando l’attenzione sul fratello minore – e tu Gaara? Come ti sembra?-
Il ragazzo si voltò, scrollando le spalle – dove possiamo appenderlo? -
La sorella sorrise, cercando di mantenere un’aria seria e trattenendo l’espressione materna che il quadro le conferiva – io non ho problemi…-
Kankuro annuì, soffermandosi poi sull’immagine della bionda – non all’ingresso… lo dico per te Tem…- disse poi, una mano sotto al mento – …sai che sembri una balena?-
La ragazza socchiuse le palpebre, irritata – ripetilo e ti scanno –
-    balena –
La bionda si tirò su le maniche, combattiva, mentre Gaara li fissava in silenzio.
-    se lo devi scannare, fuori da questa stanza, l’ho appena fatta ritinteggiare – commentò secco, riprendendo ad osservare il quadro.
Labbra appena dischiuse, espressione incantata.
Temari lo fissò incuriosita, mollando la presa dal collo di Kankuro
-    credi anche tu che Kankuro, oltre a non essere fotogenico, venga malissimo anche nei quadri?- chiese, osservando con la coda dell’occhio il moro – ehy!- s’intromise lui, risentito
Gaara annuì piano – in effetti…-
-    ti ci metti pure tu, ora?- sbuffò Kankuro, esasperato.
Temari sorrise, incrociando lo sguardo del minore e avvicinandosi a lui
-    che pensi Gaara?- chiese, mentre anche il terzo fratello si accostava, ancora indispettito.
-    che credo l’appenderò qui nel mio studio – rispose, continuando a fissare il quadro – posso?-
Kankuro sorrise a sua volta, poggiandogli una mano sulla spalla – certo –
Temari socchiuse gli occhi umidi, una sensazione di calore nel petto – ne sono felice –
E anche la sua mano toccò la spalla fredda del fratello.
- Grazie, niichan – sussurrò poi, mentre il vento caldo del deserto entrava nella sala spoglia, accarezzando i tre volti.
Così diversi.
E così uguali.


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Questa è la shot vincitrice del contest sui Team indetto da Lady Vampire94
Ancora non ci credo…sono emozionantissima.
Ringrazio ancora la giudice ^_^.

Spero che questo momento della vita a casa Sabaku vi sia piaciuto.
Molto semplice, forse, ma ho provato a illustrare in una maniera originale ciò che i tre fratelli pensano di loro…

Aspetto i vostri commenti!

Un bacione!

Roberta
  
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