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Autore: Daisy Ross    28/12/2013    7 recensioni
"Si chiamava Lily Evans ed era la cosa più bella che James avesse mai visto."
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{James Potter/Lily Evans}
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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QUELLA DOMENICA DI DICEMBRE

E' ridicolo, dice l'orgoglio
E' avventato, dice la prudenza
E' impossibile, dice l'esperienza
E' quel che è, dice l'amore. -"

[Was es ist - Erich Fried]
 


Quella domenica di Dicembre, giorno in cui agli studenti di Hogwarts sarebbe stato permesso di visitare, per l’ennesima volta, la graziosa, piccola e innevata Hogsmeade, qualcuno avrebbe affermato che James Potter era impazzito.

Se ne stava appollaiato dietro un cespuglio di foglie secche e rami aggrovigliati assieme ai suoi tre amici, e pareva così concentrato a fissare la strada vuota, che probabilmente se fosse scoppiato un incendio o la terra avesse tremato sotto di lui, non se ne sarebbe nemmeno accorto.

«Dannazione, Prongs, siamo qui da ore
James sferrò una gomitata nelle costole del suo migliore amico con una certa forza, intimandoli per la sedicesima volta (Peter le aveva contate tutte per lui) di fare silenzio.
Questi lo ignorò.
«Cosa ti aspetti che succeda? Che lei caschi dal cielo nelle tue braccia?» Sirius Black sbuffò sonoramente. «Andiamo, amico, torniamo al Castello…qui si congela. E quest’ora dovrebbe già pronta la cena, io ho una fame da lupi! Senza offesa, Moony» aggiunse, inclinando la testa.
Remus, accanto a lui, accovacciato dietro al cspuglio dove erano nascosti, fece un gesto sbrigativo con la mano come a dire che non importava.
«Abbiamo girato tutta Hogsmeade, ormai» continuò Sirius, imperterrito, «e non c’è. Sarà rimasta al castello, no?»
«L’ho vista uscire stamattina, però» replicò James con tranquillità.
«Stalker psicopatico» borbottò Sirius in tutta risposta. «Quando accetterai mai il fatto che a lei tu non interessi? Perché sai, può succed-»
«Shhhh!» James gli coprì la bocca con la mano e lo tirò giù dietro il cespuglio con irruenza, mentre Peter scattava sull’attenti e Remus roteava placidamente gli occhi al cielo. «Ci siamo.» sussurrò James.
Lasciò la presa sull’amico e si sedette sulle ginocchia, i pantaloni a grattare il terreno umido e brinoso, sbucando appena con la testa dal cespuglio e sbirciando al si là della strada.
Lei stava passeggiando per High Street a braccetto con un’amica, un sorriso sereno e luminoso le balenava sulle labbra; i capelli rossi erano sistemati in due lunghe trecce che le ricadevano sul cappotto, portava un cappellino di lana grigia sulla testa e le sue guance erano arrossate dal freddo, così come le sue dita da esso intorpidite. Il suo volto pareva spiccare tra tutto quel bianco nevoso che ricopriva l’intero paesino, tra i festoni, le luci natalizie, gli addobbi colorati e il profumo invitante di cioccolata calda che aleggiava per le strade; non era particolarmente vistosa, né elegante e né stravagante, eppure come una calamita catturava la sua attenzione più di ogni altra cosa.
Si chiamava Lily Evans ed era la cosa più bella che James avesse mai visto.

«Per tutti i Gargoy-»
«Padfoot, diamine, sta’ zitto o ti lancio una maledizione» gli intimò Prongs per la diciassettesima volta.
«Che paura» commentò Sirius in tono piatto.
James aspettò che Lily superasse il loro cespuglio senza vederli; dopo si alzò in un baleno, si pulì in fretta i pantaloni dalla neve sporca di terra e guizzò fuori dal nascondiglio per lanciarsi letteralmente sulla strada scivolosa. Controllò bene che la tasca interna della giaccia fosse ancora piena, sistemò sbrigativamente i capelli –o meglio, li spettinò volontariamente rendendoli ancora più in disordine di quanto non fossero già-, aggiustò la camicia bianca, i cui lembi pendevano fuori dai pantaloni color cachi, e si diresse finalmente in direzione della ragazza con il sorriso più rilassato e distaccato che era riuscito a metter su.
Sirius, all’ombra del cespuglio aggrovigliato, scommise cinquanta zellini con Peter che il suo migliore amico si sarebbe beccato uno schiaffo in faccia anche quella volta.
«Ehy, Evans!»
Lily si voltò al richiamo e si guardò intorno confusa. Quando intercettò la provenienza del grido, le sue sopracciglia si inclinarono pericolosamente e sfoggiò un’espressione infastidita. Sussurrò qualcosa all’amica e si girò di nuovo, continuando a camminare come se non fosse successo nulla.
Il sorriso morì sulle labbra di James. Determinato a concludere qualcosa, almeno quella volta, come suo regalo di Natale personale –così si era detto-, la rincorse per un breve tratto e la richiamò una seconda volta.
«Evans, andiamo! Devo darti una cosa!»
Lily si girò di nuovo, mentre la sua amica, che James ora riconobbe essere Mary McDonald, ridacchiava senza controllo alle sue spalle.
«Che cosa vuoi?» lo aggredì Lily.
«Un po’ di tempo» James si avvicinò cautamente. «Un po’ di tempo e ti prometto che poi sparirò.»
Lily parve pensarci su per qualche secondo. Alla fine, sorprendentemente, disse: «Okay. Ma…ti do due minuti, Potter, e poi mi devi lasciare in pace. Che cosa vuoi?» ripeté, osservandolo di sottecchi.
James le rivolse di nuovo il più sghembo dei sorrisi, scuotendo i capelli neri, e portò una mano alla tasca della giacca. Poi guardò oltre lei, verso Mary, che li stava fissando con gli occhi spalancati. James riuscì ad immaginarsela con un rivolo di bava che le scendeva dalla bocca. Lily seguì il suo sguardo e si accorse dell’espressione della sua amica, e arrossì improvvisamente. «Ehm» mugugnò, «Mary, potresti…lasciarci…soli, per due minuti?»
La ragazza spostò lo sguardo ipnotizzato da lei a James più volte, annuendo automaticamente, mentre Lily iniziava a sentirsi pesantemente a disagio e lui, invece, a divertirsi. Alla fine, Mary McDonald parve riscuotersi, raddrizzò le spalle e, agitando freneticamente la mano in segno di saluto, sgattaiolò via biascicando qualcosa che suonava tanto come “fate con comodo, piccioncini”, ma che Lily si forzò con tutta se stessa di ignorare.
«Bene» proruppe quindi quest’ultima, cercando di mostrare una tranquillità che non sentiva. «Allora, vuoi spiegarmi cosa c’è?»
James la osservò per un attimo sistemarsi una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio. Sorrise, ed estrasse finalmente la rosa che aveva conservato con tanta diligenza nella tasca della giacca: gliela mise sotto il naso, e carezzò delicatamente uno dei petali rossi, rossi come i capelli di lei, e questo sprigionò qualche scintilla. L’incantesimo glielo aveva insegnato Remus, e c’era voluta una settimana intera per far sì che la rosa brillasse e non si incenerisse a quel tocco, ma alla fine c’era riuscito. E anche piuttosto bene.
Gli occhi di Lily brillarono di una luce diversa, e la ragazza sorrise in un modo così dolce che James si sentì le gambe molleggiare, prima di darsi mentalmente dell’idiota e chiedersi se tutta quella situazione fosse normale.
Probabilmente, visto che lei non l’aveva ancora né picchiato, né schiantato e né allontanato in alcun modo, la risposta era che non era normale proprio per niente.
«E' bellissima» sussurrò Lily. Inclinò il viso, poi gli si rivolse ancora in tono vagamente divertito: «aspetta, questa è per farti perdonare dello scherzo della settimana scorsa? Se mi dovessi dare una rosa per tutte le bravate che combini, finirei per essere sommersa dai tuoi fiori, sai…»
Lui rise. «Era per augurarti buon Natale.»
Lily alzò lo sguardo su di lui e sorrise di nuovo. James pensò che avrebbe potuto guardarla sorridere per sempre, che gli sarebbe bastato anche solo quello per tutta la vita. Poi si diete, per la seconda volta, dell’idiota.
«Be’...allora grazie, anche a te» Lily si dondolò un poco sulle gambe, e nascose le mani nelle tasche, volgendo lo sguardo dall’altra parte mentre arrossiva di nuovo, suo malgrado. Parve esitare per qualche istante e poi, proprio quando lui stava perdarsela a gambe per quell’insopportabile silenzio carico d’imbarazzo che si era instaurato tra di loro, Lily si issò sulle punte e gli stampò un piccolo, dolce bacio sulla guancia destra.
«Ci vediamo a scuola» disse, e poi guizzò via prima che lui ebbe il tempo di realizzare ciò che era accaduto.
James si portò una mano alla guancia con un sorriso da ebete stampato sulla faccia e la mente lontana chilometri da quella strada, da Hogwarts e dalla guerra, in un sogno ad occhi aperti dove c’erano solo lui e Lily e nient’altro al mondo che potesse scalfirli, e si stavano baciando, sulle labbra, più e più volte, ed era la sensazione più bella che lui avesse mai…
«Cavoli, Prongs, ma proprio questa volta dovevi fare il romanticone?» la voce di Sirius gli arrivò lontana e sbiadita all’orecchio, ma fu abbastanza forte da riscuoterlo dalle sue fantasie. E fu la terza volta in meno di un’ora in cui James Potter si diede dell’idiota. Un idiota patentato.
Vide Sirius sbucare fuori dal cespuglio con aria annoiata, e piazzare a malincuore degli spiccioli in mano a Peter, che pareva indeciso se mettersi a ridere o essere dispiaciuto per aver vinto la scommessa con il suo amico, mentre Remus li osservava entrambi con evidente disapprovazione.
James, ignorandoli tutti, iniziò a camminare, facendosi guidare dalle sue gambe, senza pensare, fischiettando un motivetto natalizio e salutando con allegria ogni passante che incontrava per il suo cammino.

Quella domenica di Dicembre, giorno in cui agli studenti di Hogwarts sarebbe stato permesso di visitare, per l’ennesima volta, la piccola, graziosa e innevata Hogsmeade, qualcuno avrebbe detto che James Potter era impazzito.
Ma qualcun altro, forse, avrebbe semplicemente affermato che il motivo del suo comportamento tanto insolito non era dovuto alla pazzia – o meglio, non a nessun tipo di psicosi o psicopatia che comunemente viene associato a questa parola, ma ad una pazzia diversa, una pazzia comune, una pazzia che colpisce tutti, prima o poi, nell’arco della vita.
 
Sempre quel qualcuno avrebbe affermato che James Potter era affetto da un gravissimo caso di pazzia d’amore.
Avrebbe detto, forse nel giusto, che James Potter era perdutamente, drasticamente e irrimediabilmente innamorato.
Il peggior tipo di pazzia, forse.
Ma quello decisamente, decisamente più dolce.
 
 
 


 
Note:
Salve! Ho avuto l'ida per questa One Shot un po' così, dal nulla, ascoltando una canzone che mi ricorda tanto la Jily (i miei patatini ;___;). E niente, ho avuto quell'irrefrenabile impulso di metterla per iscritto, quindi...eccola qua. E' un po' stucchevole, a tratti da carie, una cosa molto zuccherosa insomma, ma ultimamente mi sento più vicina al fluff, quindi: okay!
Spero di avervi strappato un sorriso e spero vi sia piaciuta almeno un po'. Se vi va lasciate qualche commento!

Una bacione,
Daylise

 
  
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