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Autore: mellapumpkin    29/12/2013    1 recensioni
[Manic Street Preachers]
Nicky non ha mai capito Richey, per questo preferisce far dire al suo corpo ciò che la sua bocca non avrebbe mai detto.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Perchè sono le 1:36 di notte e non dormi? Perchè hai deciso di dedicare questa sera della tua vita a scrivere una dolorosissima storia su due esseri ultraterreni? Perchè stai ascoltando Rio dei Duran Duran?
Boh. Non lo so. E' tardi, e in questi giorni sto scrivendo come non mai: le vacanze mi fanno bene.
Tutto ciò che leggerete (chi cazzo lo leggerà non lo so, ma nel dubbio) è stato scritto per la mia soulmate Delia, che ormai vive nel mio cuore.
Intanto, domanda opportuna: voi conoscete i Manic Street Preachers? Se la risposta è no, vi consiglio di farvi un giro su Wiki, sul Tubo (questo video mi causa problemi al petto, not even kidding), e su questi due tag del blog di Delia, che è tipo La fangirl con la L maiuscola. I protagonisti sono Nicky Wire (x) e Richey Edwards (x), e secondo me (secondo tutti) si amavano. C'è anche un piccolo problema di tragitto, nel senso che nessuno sa dove cazzo sia finito Richey, e insomma, il mondo sta un po' in ansia dal 1995 per questa faccenda.
Ma andando avanti, sarà il caso che voi leggiate, no? Sennò che ci state a fare?







 

Marble House







Carry your world,

I'll carry your world.

(Atlas – Coldplay)

 

 

 

L'odore dei concerti era sempre lo stesso: plastica bruciata, fumo di sigarette e di canne, alcol e vomito, pelle e sapone, saliva.

A Nicky piaceva suonare: si sentiva ancora piu' importante di quanto non si considerasse già, aveva un pretesto (come se gliene servissero) per fare tutto il casino che voleva, cibo e alcol erano gratis. In piu', si divertiva. Questo era l'unico obbiettivo di Nicky. Lo era sempre stato: le notti in bianco passate a suonare sul terrazzo di casa sua, le partite infinite di calcio nel fango, il vestirsi da donna e presentarsi agli appuntamenti al buio come Nicole, guardando le facce incredule degli uomini dall'altra parte del tavolo, e poi correre, sentire i polmoni salire in gola, per non farsi ammazzare di botte.

La vita, Nicky, non l'aveva mai presa seriamente. Non aveva mai preso una decisione con totale serietà, dopo un'attenta analisi: semplicemente faceva tutto per divertirsi, per avere un passatempo, per poter mangiare tutto ciò che voleva e per poter comprare alla propria ragazza i migliori vestiti (che poi indossava anche lui). Tutto questo fino al giorno in cui ha conosciuto Richey Edwards.

 

 

You close my eyes and soothe my ears,

you heal my wounds and dry my tears.

(Marble House – The Knife)

 

 

Seduto su quel divanetto di pelle nera, consumato e poco piacevole alla vista, Richey sta fumando. Ha le gambe allargate e si tiene la mano su una pancia, mentre l'altra gioca con la sigaretta.

Nicky è in piedi con la chitarra in mano. Indossa dei pantaloni scuri, aderenti, che risaltano le sue gambe lunghe, sproporzionate, bellissime.

Con il plettro che prima teneva in bocca comincia a suonare le corde, dopo aver collegato la chitarra all'amplificatore.

Da fuori si sentono urla, ragazzine che saltano con i loro anfibi pesanti, uomini e ragazzi che si spingono e gridano con voci quasi animalesche, i baristi che richiamano l'attenzione dei clienti.

Nicky è febbricitante: adora suonare sul palco, adora mettersi in mostra, adora farsi acclamare. Adora farsi aspettare, ma sopratutto adora provocare: per questo si avvicina a Richey, che sembra piu' assente di prima, e comincia a suonare l'intro di Sweet Child O'Mine dei Guns 'n' Roses.

La reazione è immediata: gli occhi di Richey prendono vita, si aprono di scatto, mostrando un grosso strato di matita nera a circondargli. Il suo sguardo penetrante dovrebbe bastare a far smettere Nicky, che con il suo sorriso bastardo stampato in faccia sta addirittura cantando, ma ad altro non serve che a farlo sedere accanto a Richey, che ha ormai finito la sigaretta.

“Per favore, smettila” chiede a voce ciò che gli occhi non sono riusciti ad ottenere.

Nicky, ormai arrivato al ritornello, continua a cantare e risponde, intonando: “Se lo chiedi per favore vuol dire che non ne hai davvero bisogno”.

A quel punto si sveglia: il suo corpo prende la scossa, si anima di vita propria, i muscoli si tendono visibilmente, la bocca si apre velocemente.

Ed è proprio quella bocca a far impazzire Nicky. Quella bocca, rossa, bagnata, quasi oscena, è a pochi centimetri dalla sua, perchè Richey è seduto a cavalcioni su Nicky. Perchè Richey non vuole parlare. Preferisce evitare di dire ciò che può lasciar intendere dal corpo, dai gesti, dai fatti.

Per questo si è seduto su Nicky, con le gambe intorno ai suoi fianchi stretti e ossuti. Per questo allunga piano le mani intorno al suo collo, gli accarezza la pelle sensibile e morbida, sentendo un gemito, forse, provenire da quel collo, e poi stringe.

“Grazie, Nicholas” gli soffia sulle labbra, prima che James entri nella stanza e gli chiami sul palco.

 

 

Do you believe in reinvention,
Do you believe that life is holding the clue?
Any way to face the silence,
Any way to face the pain that kills you.

(Pride – Syntax)

 

 

C'era sempre stata questa sensazione di ansia, tensione, quasi agonia, che lo colpiva appena si avvicinava troppo a lui.

Richey si era costruito un muro alto, potente, spesso, difficile da demolire. Non impossibile, pensava Nicky, ma difficile.

Avrebbe voluto stringergli di piu' la mano, avrebbe voluto che quegli abbracci durassero un po' di piu', avrebbe voluto mettere piu' zucchero nel caffè che gli preparava la mattina, avrebbe voluto insistere di piu' sui vestiti leggeri che indossava in pieno Inverno. Avrebbe voluto baciarlo tutte le volte che ne aveva sentito il bisogno.

Sentiva che ogni giorno un pezzo di Richey scompariva: spazzato via, affogato, avvelenato, squartato, rapito.

Da quando aveva conosciuto Richey le priorità di Nicky erano cambiate: meno serate fuori, piu' Yorkshire Tea e maglioni di lana, perchè di notte faceva freddo, e Richey parlava solo con la luna alta nel cielo. Meno fumetti, piu' libri di poesie. Meno interviste, piu' scrittura. Meno vestiti, piu' gonne. Meno Nicky, piu' Richey.

Piano piano l'aveva fatto entrare in tutto ciò che lo rendeva vivo. Senza neanche accorgersene adesso Nicky mentre faceva la spesa pensava “chissà se Richey lo mangerebbe” o “come gli piaceranno le uova la mattina?”.

Nonostante l'entrata quasi violenta nella sua vita, Nicky considerava Richey poco piu' di un bambino, poco meno di un vecchio: la sua intelligenza, la sua attenzione, la sua grazia - che emanava semplicemente respirando - la sua delicatezza, il suo buon gusto, erano constrastati dall'incapacità di prendersi cura di se: si dimenticava i pasti, non si lavava, non si vestiva accordandosi con il tempo. Era un bambino con la saggezza di un vecchio, bloccato nel corpo di un uomo bellissimo.

Perchè se c'era un'altra cosa che tormentava Nicky, era il corpo di Richey.

La sua pelle bianca come il marmo che aveva sentito nominare solo nelle storie, tormentata dai mille tagli che la coprivano, qualche volta rossi, qualche volta bianchi, qualche volta troppo profondi, ma comunque cosi' belli che Nicky si sentiva quasi incolpa a pensarlo.

I suoi occhi erano castani e liquidi, profondi da far male. Ed era questo ciò che Nicky spesso sentiva, quando guardava Richey: dolore.

Tutto ciò che le sue espressioni da bambino sull'orlo delle lacrime gli davano due desideri contrastanti: uno era quello di circondarlo in un abbraccio e baciargli piano la fronte, magari parlandogli dolcemente. L'altro era quello di soffocarlo col cazzo, di dare a quegli occhi sofferenti un vero motivo per soffrire, vedergli bagnati e lacrimanti, mentre gli scavava in bocca e gli tirava i capelli corvini, morbidissimi.

Certe volte si spaventava dei propri pensieri, per questo cercava di stare lontano da Richey. Si sentiva però ancora peggio se non aveva intorno l'odore delle sue sigarette, il suono della sua voce, la sua presenza angosciante.

Nicky vuole solo amare Richey, non c'è nient'altro che abbia importanza nella sua vita. Vuole prendersi cura di quel cerbiatto che scalcia, di quel bambino troppo vecchio, di quella presenza.

 

 

Save me, save me,

before I drown.

(Drown – Limp Bizkit)

 

 

Cosi' quel giorno, dopo il concerto – andato a meraviglia, tra parentesi – si ritrovano ancora su quel divano nero e fastidioso. Richey è a torso nudo, sta bevendo da una bottiglia di birra e la pelle della sua schiena è appiccicata allo schienale scolorito.

Nicky non ha mai capito Richey, per questo preferisce far dire al suo corpo ciò che la sua bocca non avrebbe mai detto.

Allunga il braccio e gli tocca i capelli bagnati sulla nuca, vedendo come reazione involontaria i suoi occhi chiudersi e le labbra serrarsi. Comincia ad accarezzargli e a districargli i nodi. Richey, sempre ad occhi chiusi, posa la bottiglia in terra e si sdraia sulle gambe di Nicky.

Con quel gesto sembra stia implorando: “Prenditi cura di me, io non so come fare”, e Nicky sente le lacrime pronte a uscire, un po' perchè è ubriaco, un po' perchè Richey sta respirando sulle sue gambe, un po' perchè è cosi bello.

Si abbassa e lo bacia sulla guancia, per poi sorriderci sopra, rimanendo con le labbra a contatto con la pelle per qualche secondo, prima che Richey si volti di scatto e lo baci a sua volta, con le labbra schiuse, aperte e bollenti.

E Nicky piange davvero quando la mani di Richey va a perdersi nei suoi capelli, si aggrappano a loro e tirano ancora di piu', per avvicinarlo a lui, per sentirlo ancora di piu' nella sua bocca.

Sono bellissimi in quel momento, Nicky ne è sicuro.

Anche se non l'ha mai capito, l'ha amato come poche cose nella sua vita.

 

   
 
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