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Autore: anqis    29/12/2013    8 recensioni
E forse a furia di pensare di non meritarsi l’amore dell’altro, si meritano come per nessun altro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Perrie Edwards, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Come per nessun altro.'
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Come per nessun altro.
 
 
 
Cause I can’t love you more than this.
 
Perrie sa di non meritarsi l’amore di Zayn.
Lo sa da quella volta che un Zayn poco più alto di lei, le si era avvicinato con passo timido e l’armadio – un tempo – pieno di pantaloni larghi e beige, cardigan rossi e felpe da college. C’erano state le risate delle ragazze poco più lontano, le sue sopracciglia inarcate dalla lusinga - perché alla fine, era di Zayn Malik di cui si stava parlando, degli One Direction, boyband emergente (e lei adorava le boyband sin da bambina) ormai in vetta a tutte le classifiche – e gli scuri occhi del ragazzo che la scrutavano in silenzio.
«No» aveva risposto e «Mi dispiace, sei un ragazzo davvero-» davvero cosa? Non gli aveva neanche permesso di legarsi a lei. «Ma..» gli impegni, il nuovo album, le possibili fans accanite dell’altro capaci di distruggerle la carriera per una semplice foto o ancora peggio: la possibilità che qualcuno potesse pensare che ci uscisse solo per la fama, «Ma no, scusa.»
Zayn aveva semplicemente annuito, forse aveva capito o forse no, e con un sorrise lieve e poco convincente nonostante tutte le interviste e i servizi, se n’era andato, la delusione negli occhi nascosta dalle spalle ancora minute e appena ricurve. Forse per sempre – se ci pensa, ora, Perrie rabbrividisce – ma a quei tempi non le importava.
Il loro album era ancora in progettazione, avevano appena ascoltato alcune delle canzoni che sarebbero andate presto a registrare, quando ad una delle solite premiazioni televisive di MTV, nel backstage a cui non avrebbero avuto in teoria accesso – “se ci scoprono, ti uccido, Leigh-Anne”, “Jade, se continui a bisbigliare come canti, comincia a tirare fuori al pistola” – lo aveva rivisto.
Si trovava appoggiato ad una colonna: i jeans neri che gli fasciavano le gambe magre e che lei ricordava un tempo più piene, una maglietta dai colori vivaci ed una giacca di pelle nera con una manica rossa. I capelli non più semplicemente tirati su con quantità industriali di lacca o gel, erano appena stati rasati di lato e il viso di Zayn appariva ancora più maturo di quanto non lo fosse già diventato.
Se non fosse stato per quel «Pex, non è Zayn Malik, quello?» lei probabilmente non lo avrebbe riconosciuto. E probabilmente se Leigh-Anne non si fosse messa a gridare «È quello il figo che hai rifiutato qualche tempo fa?» indicandolo spudoratamente, lui non l’avrebbe neanche notata in quella confusione di tecnici, costumi e artisti annoiati. Invece, gli occhi scuri del ragazzo si erano sollevati dalle punte delle scarpe sportive su cui erano concentrati ed avevano subito trovato i suoi.
Perrie, con la mano che stringeva quella di Leigh-Anne con il principio di un’idea su come amputargliela, aveva tentato di abbozzare ad un sorriso imbarazzato e di scuse nella sua direzione. A cui lui non aveva risposto: aveva continuato a fissarla negli occhi per qualche istante – sempre più scuri – e poi aveva distolto lo sguardo dirottandolo altrove. Le dita di Perrie avevano allentato la presa e lei si era sentita così goffa nel vestito pomposo che aveva indossato per l’occasione e soprattutto stupida e un po’ patetica. Ma le sue amiche non le avevano dato il tempo materiale per dispiacersi, che l’avevano trascinata verso i camerini per scegliere quello che un giorno avrebbero occupato loro prima di un’esibizione.
Perrie aveva riso mentre Leigh-Anne cercava di attaccare bottone con Jay-Z, che poi si era scoperto un porco dei peggiori, o nel vedere Jesy inciampare nei tacchi alti per finire quasi addosso a Jade e così anche a – quel figo di – Justin Timberlake che stava attraversando casualmente il piccolo corridoio in cui si erano perse (“Scusate, babs” aveva detto e per poco non erano svenute). Tuttavia, non era riuscita a godersi a pieno neanche un momento, troppo impegnata ad elaborare ciò che era accaduto prima. E se inizialmente aveva provato delusione e dispiacere, in poco tempo e tanti pensieri, questi sentimenti aveva dato posto all’offesa e un po’ di rabbia. Per questo aveva cercato di convincere le ragazze a lasciarla tornare in albergo, inutilmente perché «Pex, un after-party con Rihanna e Katy Perry sullo stesso divanetto che spettegolano, non provare neanche a sfilarti un tacco!»
A quella festa, ovviamente, c’erano pure loro. Con vestiti meno appariscenti e english avevano monopolizzato in poco tempo l’attenzione di tutti, nonostante fossero semplicemente seduti su dei divanetti a ridere di cose stupide, come quanti marshmallows era in grado di infilare in bocca Harry Styles. Zayn, seduto su una poltrona, con la nuca appoggiata allo schienale e un sorriso tranquillo dipinto sulle labbra piene, ascoltava e di tanto borbottava qualche commento.
Perrie, a quella vista, non aveva potuto trattenere un gemito di invidia, perché loro erano lì e lei in piedi sui tacchi vertiginosi alla ricerca di un posto dove sedersi e deprimersi nascosta dalle altre, già scomparse nel locale. Con un sospiro di sollievo aveva adocchiato uno sgabello e un tavolo alto libero. Ci si era seduta con l’intenzione di ordinare qualcosa di forte, ma prima che potesse attirare l’attenzione di un cameriere, un bicchiere si era appoggiato al suo tavolino e due spalle non più minute, ma sempre magre, al muro dietro di lei.
«Ciao.»
«Ehi.»
E lei lo sa, che quel saluto non se lo sarebbe meritato, così come quel bacio sulla guancia a fine serata e quel «questo è il mio numero» sussurrato all’orecchio mentre un tovagliolo macchiato di inchiostro e dieci cifre finiva nella sua borsetta, un po’ come nei vecchi film d’amore.
E ancora, dopo quasi due anni, sa di non meritarlo quando per caso sono a casa gli stessi giorni e lei si ricorda solo quando seduti a tavola e lui comincia dall’insalata di tonno, che Zayn non mangia carne e lei sa quasi cucinare solo quella.
«Scusa, Zayn, io-» le posate che si scontrano e lei che già stringe i bordi dei patti come per nasconderli. «Dimmi cosa vuoi e te lo cucino seduta ista-»
Le stringe un polso con le mani sporche di graffite dopo un pomeriggio di pioggia contro le finestre e briciole di gomma sul pavimento, e allora lei si ferma. Zayn le carezza il dorso della mano pallida con il pollice e «Ehi» le dice piano, esattamente come quella volta, «Ordino una pizza, okay?»
Non si merita quei sorrisi che vengono immortalati quando nessuno dei due se lo aspetta e che nota davvero solo quando seduta sul divano di casa da sola o sul bus con le ragazze, mentre scorre le foto dei paparazzi. Quanto amore ci sia negli occhi di Zayn in quel sorriso, in quella risata che lui gelosamente conserva e rivolge solo a lei.
Perrie non può che stare male – è stare male sentire il cuore stringersi e le mani sudare come se avesse la febbre? – perché lei un amore così non se lo merita e si arrabbia da morire, da «basta, Zayn, vattene» che è più un «lasciami, perché non riesco ad amarti più di così». E quel così non è sufficiente, non quando si tratta di Zayn. Zayn che è il «ha un cuore grande, ma non lo ammetterà mai» di Louis che degli altri dice (quasi) sempre cose brutte. È lo sguardo serio con cui dice «smettetela» ai ragazzi che giocano con un pesce di un ristorante giapponese perché gli ricorda esattamente lui che nei fili districati della rete si dibatte smanioso di liberarsi, ma non ci riesce. Sono i disegni che scarabocchia su quel quadernetto nero che si porta sempre con sé, da cui una volta ha staccato un foglio con il suo ritratto e lei si è messa piangere nonostante la giornata calda di primavera e il trucco appena finito di sistemare. Lo stesso quaderno su cui ha disegnato quel tatuaggio di lei con cui è tornato a casa, ma questa volta dipinto sul braccio. È quel «ho fatto una cazzata: mi mancherai lo stesso anche con questo sul braccio» e quella risata acuta, ma bassa che l’ha fatta ridere con le lacrime agli occhi.
Perrie non se lo merita davvero l’amore di Zayn, il svegliarsi la mattina e trovare il braccio caldo di lui che le sfiora una spalla e che le impedisce di guardarlo in viso. Allora si accontenta della rondine tatuata sulla mano, che è uno dei suoi tanti preferiti.
Così come non si merita quell’anello in argento rinchiuso in un cofanetto blu nel secondo cassetto del comodino vicino al letto, con cui un giorno Zayn si inginocchierà e «Ehi», come la prima volta, sorriderà come solo con lei fa, «Accettalo e ti dimostrerò di meritarti» perché per Zayn è la stessa cosa: non è abbastanza per quei capelli violetta e un giorno quasi bianchi, la risata squillante e gli occhi lucidi.
E forse a furia di pensare di non meritarsi l’amore dell’altro, si meritano come per nessun altro.




 
Buon - bellissimo - giorno!
Prima one shot che pubblico in questa categoria e no, non so perchè non nella fandom dei One Direction, forse così perchè avevo voglia di cambiare.
Parlando della one shot, ho poco da dire (lo dico sempre, ma poi butto giù un angolo autore più lungo di ciò che ho scritto ahah), lei è Perrie Edwards di cui so poco e niente, ma di cui sono però innamorata perchè diciamolo, ha una voce fenomenale ed è un tale fig- bellezza! Mentre di Zayn Malik so decisamente troppo e li amo così tanto come coppia, che difficilmente riesco a vederci qualcun altro con lui che non sia Perrie. L'ho scritta questa mattina alle 6.20 a causa della sveglia di mio padre che nessuno a parta me ha sentito. Mi sono messa a pensare, ho sfornato questo e per paura di non ricordarmene, l'ho scritta di fretta sul cellulare. Dopo tre sveglie di mia madre, i miei genitori che faceva casino per uscire e i bimbi del vicino che gridavano, mi sono decisa ad alzarmi e l'ho ricopiata sul computer senza modificare molto. Spero ci siano pochi errori e che vi piaccia, soprattutto il modo in cui ho descritto Zayn perchè.. è così che lo immagino.

Grazie per chiunque si sia fermato per una lettura,
mi farebbe piacere sapere cosa ne pensiate e se.. posso farlo di nuovo, dico, di scrivere su loro due.
Alla prossima,

Anqi.
   
 
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