Anime & Manga > L'uomo tigre
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Autore: edera 74    29/12/2013    5 recensioni
A volte la vita ci spinge a credere fortemente che chi ci ama o ci ha amato guidi i nostri passi ovunque si trovi, anche se il nostro cuore è assopito. Un Tommy ormai lontano dal ring capirà che l'amore non ha limite.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L'ANGELO NARRATORE

 

Rieccomi, cari amici, con una nuova fan fiction su “L'uomo tigre 2”. Protagonisti sempre loro, Tommy e Midory. Il tono è un po' malinconico certo, ma comunque ricco di amore ed in fondo questa è l'unica cosa che conta. Buona lettura.

 

Un giovane uomo, con solo qualche capello bianco ai lati del capo ed un'ombra nello sguardo, cammina al sole di mezzogiorno su di uno splendido giardino, sotto un cielo che affonda le proprie radici nel blu del mare lì vicino. In braccio porta il suo bambino. Un fanciullo di pochi anni che si stringe forte a lui e che con le sue risatine copre a stento l'invito del genitore a stare buono, ma che a guardare bene, sembra incatenato agli occhi profondi del padre. Insieme si avvicinano ad un promontorio che da su quel mare tanto affascinante quanto misterioso e si trovano davanti ad una piccola lapide, quasi modesta, sospesa tra gli elementi della natura: aria, acqua e terra. L'uomo vi si inginocchia difronte e reggendo il pargolo, permette a quest'ultimo di accarezzare le lettere che vi sono incise “Collocazione momentanea”. L'uomo resta allora in silenzio, le palpebre serrate per trattenere il pianto. La voce del figlio, in quel momento, giunge come un canto di sirena che lo restituisce alla realtà. Quando apre gli occhi vede che il bambino sta indicando qualcosa, ma lì per lì non mette a fuoco ed allora si passa il dorso della mano sul volto ed è in quel preciso istante che la vede. Sulla tomba c'è una piccola figura....chi l'abbia messa lì non lo sa proprio.. da dove venga è un mistero....solo poche persone conoscono quel luogo di pace e luce. Lui ha voluto così, lui ha voluto che lei fosse tranquilla e solo sua. La figura è un angelo, un piccolo angelo di marmo. E' talmente piccolino da stare tutto nel suo pugno. Lo stringe facendo attenzione a non romperlo ed allora i ricordi e le memorie che credeva lontani anni luce tornano alla ribalta e sanguinano come fanno le ferite importanti.

“Se un giorno, inginocchiato davanti alla mia tomba, sentirai il fuoco della rabbia che si impossessa di te e ti pervade come il veleno, ricorda che nella mia storia, nella tua storia, nella nostra storia c'è sempre stato un angelo che ha custodito gelosamente le domande e le risposte”. Le parole di lei avevano scavalcato il recinto del passato. A quanti di noi succede o è mai accaduto di non voler ricordare, di aver paura. Gli antichi, a cui spesso si da più valore del dovuto a mio modesto parere, dicevano che l'amore è per i forti di spirito, per i valorosi, in sostanza per i vincenti. Ma chi lo è oggi?. Questo si domandava il giovane. Lui sapeva cos'era la vittoria, conosceva l'ebbrezza del trionfo, degli applausi provenienti da una folla che inebriata acclama a gran voce il tuo nome. Ma questo non faceva di lui necessariamente un uomo migliore di altri né uno degno di riceve amore da un altro essere umano.

E di amore, invece, lui ne aveva ricevuto tanto. Da lei. L'amore arrivava tramite diverse forme, ma categoricamente ogni giorno, come se avesse avuto diritto a riceverlo tramite una carta prepagata dal budget illimitato. Il tutto esente da spese di gestione. L'amore di lei si manifestava con gesti, parole, carezze, cura, sostegno. E poi c'erano le notti e perchè no anche i giorni dove la passione li coglieva senza lasciar loro scampo. Farla sua era come prendere un autobus, in un orario di punta della città di Tokyo, messo a disposizione di un unico passeggero, dotato di ogni confort. Certo...non mancavano gli scontri, i battibecchi tipici degli innamorati, anche perchè quelli non erano mai venuti meno sin dall'inizio della loro conoscenza, quando ancora erano solo colleghi, ma che debbo dirvi....erano una pacchia, una stupenda ed esilarante pacchia. Lui era complicato, ma lei lo fregava in volata. Parliamoci chiaro, non era una che cedeva al primo assalto e quando era a casa sua e pensava che lui non la vedesse, parlava con il suo gatto. Cosa c'è di strano direte?. Nulla!. Tranne che il gatto in questione era morto quando lei aveva dodici anni. Inoltre, barava a scacchi in maniera vergognosa e questo lo faceva imbestialire, ma poi tutto finiva tra un bacio ed un altro ed un altro ancora.....

Quell'amore lui sentiva di non averlo meritato.

Tornando al presente, si accorse che il bambino cercava di prendere l'oggetto di marmo e così facendo lo fece cadere a terra. La statuina, sbattendo, si ruppe. Allora, il giovano vide qualcosa che lo lasciò a bocca aperta. All'interno dell'angelo, ora infranto, vi era un foglietto di carta arrotolato su se stesso ed una chiave. Mise giù il piccolo e raccolse il pezzo di carta per vedere se ci fosse scritto qualcosa. La carta era assai sottile ed umida, come se fosse rimasta lì da tanto tanto tempo. Quando la aprì riconobbe la scrittura: era della sua Midory.

Come c'era finito lì quel messaggio? Cosa apriva quella chiava?. Continuava a non trovare le risposte ed a sentire una strana sensazione. Tornato a casa, dopo aver fatto da mangiare per se e per il figlio ed aver messo, quest'ultimo, a dormire, andò in camera sua e si sedette sul letto. Deciso a venire a capo della storia ed a leggere il messaggio, fece un primo lungo respiro, a cui seguì quasi di immediato, un secondo. Il messaggio diceva “Tommy, amore mio, affido il mio cuore e le mie parole al nostro angelo, se lui ti troverà, allora la chiave che vedi di porterà di nuovo da me o, meglio, a quello di me che posso lasciarti. Ti amo. Tua Midory.” La chiave, si la chiave. Che cosa voleva intendere dicendo che l'avrebbe riportata da lui?. Alla chiave era appesa un'etichetta rossa; una di quelle di plastica con all'interno un campo dove riportare cosa apre o il nome del possessore. L'indicazione era la seguente “Appartemento 18 – Palazzina 1 - Quartiere di Kita – Zona sud est”. Fece mente locale ma giunse alla quasi certezza di non conoscere nessuno in quella parte di Tokyo e non ricordava che Midory gliene avesse mai parlato quando erano sposati. Cosa poteva mai esserci lì e cosa lo attendeva. Il mattino dopo lo avrebbe scoperto. Quella notte non riuscì a chiudere occhio, continuava a girarsi nel letto ed a guardare la foro di lei, posta sul comodino. Quella foto lei la odiava, aveva un pancione enorme e lui lì di fianco la stava prendendo in giro. Ma tant'è, lui amava tenerla lì accanto a se, perchè rappresentava un momento davvero felice.

Arrivò dunque il giorno. Decise che, per il bene del suo piccolo, si sarebbe comportato con lui in maniera più possibile naturale e poi, una volta lasciato alla fidata vicina, sarebbe partito alla ricerca della verità. Così fece ed una volta salutato il figlio partì. Durante il tragitto continuava a ripetersi di stare calmo, di ragionare, ma quando si trattava di lei non ci riusciva, non c'era mai riuscito in realtà. Sapeva benissimo che era una battaglia persa alla partenza. Poi ecco l'arrivo. Orientarsi in un nuovo quartiere non fu facile, ma alla fine trovò lo stabile indicato. Era una palazzina alquanto moderna e bene curata, ma altrettanto anonima nella sostanza. Cosa c'entrava con Midory non riusciva proprio a capirlo. Al piano terra trovò l'usciere al quale chiese, con gentilezza, se poteva salire all'appartamento numero 18 e mostrò la chiave. In realtà si sentiva un perfetto idiota. Stava chiedendo il permesso di vedere un appartamento che non conosceva, ma di cui aveva le chiavi. Assurdo!. Fatto sta che alla vista di quello che il giovane aveva in mano, l'usciere lo guardò sorridendo e gli disse “Lei è Tommy vero?”. “La stavo aspettando da tempo, ormai pensavo che non sarebbe più venuto”. Quell'uomo lo stava aspettando e soprattutto lo conosceva?. Il vecchio notò la confusione sul suo viso ed allora, con fare quasi paterno aggiunse “Midory parlava sempre di suo marito, tanto che mi sembra di conoscerla da sempre. Sua moglie era una persona meravigliosa e le ha lasciato qualcosa in quell'appartamento. Io ho avuto solo l'onorevole compito di custodire, per tutto questo tempo, il silenzio ed il vuoto di quell'appartamento. Midory all'epoca era stata chiara in proposito ed ha fatto sì che la casa restasse sfitta.Vada e capirà”.

Il giovane ringraziò e voltandosi sentì il cuore in tumulto, ma nulla avrebbe potuto fermarlo. Doveva avere le sue risposte e null'altro contava. Eccolo, finalmente, il n. 18. Aprì la porta con la sua chiave e ciò che vide davanti a se fu un appartamentino molto curato, immerso nella penombra delle serrande abbassate, con al centro un divanetto chiaro e tutto l'occorrente per la proiezione di un film o qualcosa del genere.

Si tolse l'impermeabile, accantonandolo in un angolo del sofà e vi sedette accanto, anche se preda di un leggero tremore, fece partire il nastro.

 

 

“Ho sempre saputo che un giorno sarei tornato qui per raccontare la storia dell'uomo che perse l'anima e visse tra le ombre di quella Tokyo bagnata da un torbido sonno di un tempo di cenere e silenzio.”

 

 

 

Il sipario si alzò, il pubblico tacque e prima che le ombre che gravano sul palco si trasformassero in buio, entrò in scena una fanciulla dal volto gentile che desiderava raccontare non un mondo di spettri dalle bianche ed algide mani, ma una favola. La sua. Era sua moglie quella sullo schermo. Ancora più bella di come la ricordasse. A vedere la data in basso sul telone della proiezione, la malattia l'aveva già colpita ed il loro piccolo non era che un fagotto avvolto nella sua copertina color cielo accanto a lei. Midory parlava, rideva, gioiva. Tommy, vedendo il filmato e tutte le bobine ancora da vedere sistemate con ordine lungo uno scaffale, capì. Erano messaggi d'amore. Erano raccomandazioni. Erano altre premure. Era l'amore della sua vita che invece di dirgli addio, gli stava semplicemente dando la buona notte. Tommy non potè trattenere le lacrime, ma stavolta erano lacrime di gratitudine. Nei giorni a venire tornò in quell'appartamento fino a che non ebbe visionato tutti i nastri che Midory aveva registrato a sua insaputa. Alcuni di carattere più serio altri più divertenti, come quello in cui aveva cercato di spiegare al figlio neonato l'universo femminile ed il difficile rapporto con l'altro sesso o come quello con cui aveva bacchettato Tommy sulla sua disattenzione come redattore. Al termine decise di portare tutto il materiale a casa sua. Gli sarebbe servito. E come!. Specialmente per crescere il loro bambino ed un giorno, avrebbe mostrato a suo figlio, chi era la sua mamma. Tutto si era compiuto. L'angelo aveva dato seguito al suo mandato e riportato speranza nel profondo di un cuore dormiente.

 

 

FINE

  
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