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Autore: Morthien    29/12/2013    1 recensioni
Una storia dagli occhi del "cattivo", un mistero da risolvere tutto nuovo. Riario: un continuo scavare a fondo in una personalità, in un mistero, in un viaggio, in un amore. E Leonardo, intelligente e spavaldo, non può farsi sfuggire qualcosa di così interessante, qualcosa che i due vogliono allo stesso modo ma per scopi divergenti: il sapere.
Dal Capitolo 1-
...La leggenda narra che solo una piccola, minuscola parte sia rimasta del semi-dio: ciò che gli permetteva di conoscere il fato e che ancora oggi mantiene il sottile equilibrio dell'oscuro avvenire.
Si dice che quella scaglia sia stata ulteriormente imprigionata dal Dio d'Egitto nel punto dove tutto è stato sacro e limpido, un luogo che solo Ra stesso conosce...
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricatti e impiastrugli

-Maestro! MAESTRO! - Leonardo alzò lo sguardo lentamente, ancora assorto nei suoi pensieri ritrovandosi faccia a faccia con un Nico preoccupato.
-Cosa? Cosa c'è?!- rispose seccato scostando bruscamente il volto grassoccio dell'allievo.
-Il signor De Medici vi vuole parlare...- si lamentò massaggiando la guancia arrossata -e dovreste cominciare ad alzare meno il gomito quando vi trovate alla locanda- borbottò tra sé e sé facendosi da parte.
-Vedo che voi non rinunciate mai a lasciarvi andare ai vizi e ai peccati della carne- cominciò sarcastico Giuliano. Il rinomato e intelligente artista riuscì a rispondere con un solo, distaccato, grugnito. L'altro accennò una smorfia di disgusto, poi continuò -Come darvi torto, dopotutto...- Attese una risposta, si aspettava una battuta tagliente, ma il pittore sembrava essere indifferente a tutto ciò che lo circondava. Giuliano era però convinto che lo sentisse, perciò continuò -Avanti, confessatemi. Chi... Chi è la vostra preferita al momento- era in evidente disagio, e i suoi tentativi di mascherarlo sotto un'aria spavalda rendevano la situazione ridicola. Il ragazzo aveva improvvisamente capito che l'idea geniale balenatagli in mente qualche attimo prima era la cosa più stupida a cui avesse potuto pensare. Avrebbe voluto cancellare tutto ciò che aveva detto e tornare al tavolo da dove si era alzato poco prima, ma non era possibile, così si preparò alla scarica di risate e scherni. Ma nulla. Non lo stava ascoltando per niente, era l'unica spiegazione. Sentì le orecchie in fiamme e sbatté con foga un pugno sul tavolo. Gonfiò il petto e si preparò a sbraitare contro l'ingrato ma fu interrotto dalla risata di una giovane. All'improvviso una cascata di mossi capelli ramati coprì le spalle di Leonardo, cinte dalle mani di Vanessa.
-Leonardo! - schioccò un bacio. -ancora a scribacchiare su quel pezzo di carta? -
-Faccio mai altro? - sorrise, ma Giuliano notò che la mano di lui fece scivolare nella tasca del pantalone il foglietto.
-E tu, Nico? Al suo seguito come sempre? Scommetto che ti ha cacciato in qualche guaio o usato come cavia. - strinse tra le mani le sue rosee gote e le baciò entrambe, lasciandolo paonazzo e imbarazzato. -Ah ci siete anche voi. Buonasera signor De Medici- si guardarono un momento poi lei fece un profondo inchino a cui lui rispose con un leggero cenno del capo. L'ira che stava per scatenare in precedenza era scemata non appena sentita la voce della ragazza. Cominciarono a tremargli le mani, tuttavia, quando notò con quale naturalezza parlava e scherzava con Leonardo Da Vinci. Gli dava profondamente fastidio e, infine, esplose: -Ah, è così artista, avete ritrovato la voce, adesso. Non tollero questa mancanza di rispetto nei miei confronti, me ne vado- si avviò a grandi passi verso la porta, e quando si trovò sulla soglia, udì gridare: -Tranquillo, comunque. È tutta tua- Aveva sentito tutto allora, il bastardo...
Mentre Giuliano si allontanava, nella calda locanda Da Vinci tornò nel suo silenzio.
 
Oculus. 431 da poco scomparso chi? 431 aspetta mi suona familiare forse qualcosa a che fare con un uomo considerato giusto che potesse indicare a Firenze la retta via esattamente un uomo potente un uomo… di Chiesa certo sciocco sciocco me quell’uomo quel… bue castrato non mi ricordo il nome. Oculus. occhio. sole? gemma. perla. macchia. occhio di voluta. supponendo che un conte la cerca non sarà una macchia no signore e nemmeno una gemma di una pianta un occhio no troppo banale e se fosse occhio di chi troppi occhi al mondo impensabile impossibile… improbabile? una pietra preziosa. Una pietra preziosa o forse oculo come cerchio mentis oculis videre vedere con gli occhi della mente ciò che devi fare ora pensa uomo intelligente pensa mentis oculis videre una perla così preziosa da far ringalluzzire un depresso morto di sonno come quel damerino del Papa da quattro soldi e poi lo specchio quale specchio… Ho bisogno di quei libri diamine
 
Si alzò di scatto.
- Nico: vai alla biblioteca e prendimi… - scarabocchiò su un tovagliolo – questi tomi… Ancora qua?! Tu, Zoroastro: pulisci il laboratorio puzza ancora di morto. Io devo pensare… Sì, giusto, pensare… - e senza voltarsi si incamminò nelle strade buie e deserte di Firenze, lasciando i compagni stizziti e rassegnati.
 
Faceva freddo, l’atmosfera era tetra, quasi spettrale e alla fioca luce della luna si poteva scorgere una sola figura. Anch’essa tuttavia non faceva parte di quel mondo, era infatti assorta in una incessante valanga di pensieri, risuonavano solo i suoi passi sostenuti, il suo respiro caldo e profondo. Senza che se ne accorgesse cominciò a fare quel suo strano gesto con le dita, quasi come suonassero una musica frenetica su un pianoforte invisibile. Chiunque conoscesse un minimo Leonardo Da Vinci sapeva che significava una cosa sola: stava architettando. Teneva gli occhi chiusi ma le sue palpebre vibravano al movimento isterico dei sui bulbi.
- Oh! Ma… - seguì un rumore di lama estratta dal fodero.
– Chi siete! Non dovreste essere qui, è passata l’ora del coprifuoco – esordì una seconda voce.
Leonardo non si curò minimamente di loro e proseguì sgusciando con nonchalance tra le sagome non identificate.
- Ehi, dico a voi, pezzente – a quel punto una mano gli afferrò la spalla riportandolo su quella strada. Una mano possente, ferma, callosa, da cui era sicuramente passata più di una spada. Prima ancora che si fosse girato intuì che si dovesse trattare di un soldato, più probabilmente di una delle guardie notturne.
- Dragonetti, lasciatelo a me. Ci penso io a lui… - Leonardo associò immediatamente quella voce ad un volto.
- Buonasera Uomo del Papa, qual buon vento la porta in questo buio e sudicio angolo di Firenze? – esordì con un sorriso malizioso.
- Artista! Ero sicuro che foste voi. Chi altro potrebbe gironzolare ubriaco a quest’or… Ops, temo che la risposta esatta qui a Firenze sia: tutti – Riario sogghignò e cercò appoggio in Dragonetti che subito cominciò a ridere sguaiatamente. Poi il Conte lo liquidò con un’espressione seria e la guardia si fece da parte con un inchino accennato; pochi passi dopo il buio lo aveva inghiottito.
- Per inciso, non che l’appellativo artista mi dispiaccia, ma il mio nome è Leonardo Di Ser Piero Da Vinci, come le ho già detto… Lei invece non mi ha ancora onorat… -
- Il mio nome è Girolamo Riario da Roma, nipote di Papa Sisto IV, Signore di Imola e di Forlì e Capitano Generale della Santa Chiesa di… -
- È tutto molto molto interessante… ma sarebbe bastato solo il nome, grazie per l’impegno comunque –
Le dita affusolate del Conte avvolsero l’elsa della spada rendendo le nocche più chiare di quanto fossero in realtà.
- Vi avverto, potreste pentirvene…-
- E per cosa, di grazia? – lo sfrontato cominciò a descrivere una circonferenza attorno alla sua preda, il Conte.
 
Nemmeno lui sapeva cosa lo trattenesse dallo sgozzare quel sempliciotto su due piedi, la sua giornata era già stata un disastro: aveva perso la traduzione dell’indovinello e senza di essa la sua permanenza a Firenze sarebbe risultata inutile.
- Avete tutta l’aria di chi ha perso qualcosa, ser Riario –
Girolamo fu in un attimo sull’attenti, socchiuse gli occhi e serrò la mascella.
- Qualcosa come un foglietto – continuò a girare, restringendo sempre di più il cerchio.
- Ma come… -
- Non so forse intuito, o forse… - frugò nella tasca e tirò fuori il biglietto, tenendolo stretto tra pollice e indice. Si avvicinò all’uomo in nero e glielo sventolò sotto il naso.
Riario fece scattare la mano in avanti, ma senza risultati, dal momento che l’omuncolo distese il braccio portandolo fuori dalla sua portata. A quel punto il Conte non ci vide più, prese per il colletto Da Vinci, lo sbatté al muro e piazzò la lama del suo pugnale pericolosamente vicina alla giugulare dell’altro.
Leonardo strabuzzò gli occhi, ma sul suo volto tornò immediatamente un sorriso così… irritante. La mano dell’artista scivolò tra le vesti di Girolamo, si insinuò nella sua giacca e rimise il biglietto al suo posto. Il Conte guardò intensamente quegli occhi resi lucidi dall’alcool, riluttante. Per un istante pensò di scozzargli sul volto, ma decise che in quel modo sarebbe sceso al suo livello, perciò lasciò la presa e si limitò ad intimargli: - Non vi immischiate in faccende che non vi riguardano… Artista
Da Vinci, allontanandosi, esibì nuovamente il suo inchino teatrale e, ancor prima di voltarsi, era già in quell’universo tutto suo.
 
*
 
 Nico entrò nel laboratorio affannato e sormontato da una pila di libri dall’aria pesante ed antica, che si ritrovarono scaraventati sul tavolo da lavoro, alzando un polverone.
- Ehi! Ho appena pulito! Mica sono andato in piazza a fare pazze compere, come te: mi sono spaccato la schiena io.
- Non pensare che io mi sia divertito, solo uno di quei cosi – e indicò svogliatamente i tomi sparpagliati – pesa più di me e di te messi insieme! –
- Mi sembra un po’ difficile caro Nico, vista la tua ciccia… 1- Zoroastro lanciò uno straccio addosso al ragazzo intimandogli silenziosamente di dargli una mano.
- Ah sì?! Ora ti faccio vedere io! – Niccolò gli ritirò il panno e cominciò a rincorrere goffamente l’impertinente compagno. Proprio in quel momento il Maestro fece il suo ingresso nel laboratorio.
- Zoroastro è così che pulisci il mio laboratorio, rincorrendo il nostro Machiavelli? E tu portami quelle scartoffie ho del lavoro da svolgere… ho bisogno di sapere… l’Oculus… la pietra… uscite uscite, su! –
- Bel ringraziamento… lasciamo stare è già partito – infatti Leonardo aveva la testa china su quei pesanti libri che ora teneva tutti aperti in modo apparentemente disordinato, ma in cui lui si sentiva al sicuro, a casa. Così i due lo lasciarono ai sui pensieri e uscirono dalla stanza battibeccando.  
Nella mente di Da Vinci era vivida l’immagine dello stralcio di carta, lo ricordava alla perfezione. Mentre pensava e ripensava cercando di venire a capo di quell’indovinello, senza rendersene conto, aveva inciso quelle parole sul banco di legno con una moneta. Stava sfogliando il volume che trattava la successione vescovile di Firenze e cercò subito tra le prime pagine: l’editto di Costantino era stato emanato quasi un secolo prima, perciò il vescovo in questione non si sarebbe dovuto trovare in fondo alla lista, quindi appena lesse “San Zanobi” e subito vicino la data della sua morte “429” capì di aver trovato il suo uomo. Così salì sul tavolo e cominciò a danzare allegro battendo le mani.
Un piccolo tassello era stato posto su quell’ingarbugliata ragnatela, ma non aveva ancora nulla di concreto tra le mani, e quando lo realizzò smise di ballare e tornò ad afflosciarsi sulla sedia. Cominciò a focalizzare, allora, l’attenzione sul resto della filastrocca: anche se l’uomo è da poco scomparso, la pietra resta per l’eternità.
 La pietra, quale pietra rimane per sempre? Un diamante? Troppo scontato. Diamine, ogni pietra è “immortale” a modo suo, però l’uomo. Quand’è che un uomo può essere accostato ad una pietra? Un uomo scomparso da poco, morto da poco. E tutto fu chiaro.
- Una lapide ! A volte riesci proprio ad essere ingenuo, e poi ti definisci “inventore, ingegnere e bla bla bla”, ma fatti un giro – si guardò intorno circospetto e poi fece un giro su se stesso. Capì di aver passato il limite, si ricompose ridendo di sé e, ancora prima di aver toccato il suo giaciglio, si addormentò.
 
*
 
Giuliano era infastidito da tutto e da tutti quella sera: in quel momento persino Vanessa non sarebbe riuscita a farlo tornare in sé. Sembrava che qualsiasi persona sulla faccia della terra si impegnasse a rendergli la vita un inferno e non sopportava di essere considerato lo zimbello di Firenze, sebbene fosse un De Medici. Suo fratello era tra i primi a punzecchiarlo, a scaricargli addosso mansioni inutili e noiose, ma da poco si era aggiunto anche quello sfrontato di un artista. Percorrendo la città immerso nei suoi sproloqui contro il mondo, Giuliano quasi non si accorse di essere tornato a palazzo, rispose ai saluti delle guardie con un suono gutturale e si precipitò all'interno, puntando dritto ai suoi alloggi, convinto di non voler parlare con nessuno.
- Fratello, Giuliano! - Merda.
- Lorenzo. - il ragazzo si voltò cercando di mostrare il sorriso più falso che potesse trovare nel suo repertorio, sperando di liberarsi presto dell'uomo.
- Passata un piacevole nottata? –
- Ne ho avute di miglio... –
- Certo certo... Ascolta ho un compito molto importante per te. Come ben sai quest'oggi è arrivato a Firenze il Conte Girolamo Riario, e tu non hai fatto ancora la sua conoscenza, non è forse vero? Bene - continuò il Signore di Firenze senza lasciare tempo a Giuliano di replicare - Voglio che tu vada ad incontrarlo fratello e devi tenerlo d'occhio, non credo sia venuto solo per una visita di cortesia. Io starò via da Firenze fino, non voglio tornare ed avere brutte sorprese –
- Lorenzo, caro fratello, non sarebbe meglio assegnare questo compito ad uno dei nostri sottoposti? Voglio dire non desterei forse sospetti a rincorrere per le strade il Conte di Roma?- Giuliano teneva i pugni serrati, e sentiva una vena sul collo pulsare talmente che temette sarebbe esplosa, tuttavia il sorriso stirato era ostinato a non abbandonare il suo volto.
- Ti spiace? Oh scusami non pensavo... - ora anche Lorenzo sorrideva, ma era un'espressione sadica. - Devi forse andare in giro a rovinare il buon nome dei Medici sverginando fanciulle trovate per strada? - Basta. Non ne poteva davvero più: esplose.
- Io non rovino proprio niente e tu va al diavolo, stronzo approfittatore, andate tutti al diavolo - il sorriso era scomparso; si trattenne dal mollargli un pugno nello stomaco solamente perché c'erano sei o sette guardie ad osservarli, così si limitò a scostarlo con veemenza. Anche senza guardarlo capì che era caduto col culo per terra e godette al pensiero. - Tu sei pazzo, Giuliano! ... Pazzo! - c'era una nota di stupore nella voce di Lorenzo, che probabilmente non si aspettava una reazione tanto esagerata. - E domani passerai dei guai seri se non fai ciò che ti ho detto –
Se solo il De Medici avesse saputo cosa sarebbe accaduto di lì a poco, Giuliano avrebbe passato guai anche peggiori.
 
*
 
-Giuliano - una voce, preceduta da passi leggeri, quasi impercettibili, ruppe il silenzio, facendo sobbalzare un Giuliano ancora seccato dalla discussione, sdraiato sul letto comodo da decisamente troppo tempo. Si alzò e, dopo essersi ricomposto alla bell'e meglio, si avvicinò all'elegante donna, le prese la mano e sfiorò, con estrema delicatezza, la punta delle sue nocche.
- Madonna, cosa la porta da me? - chiese l'uomo, curioso di quell'insolita visita. Ella si sedette su quel letto, appena smosso e, accarezzando le morbide lenzuola, parlò.
- Si dice in giro che passiate le notti tra le lenzuola di una suora che... beh di suora ha solo l'appellativo - Giuliano, preso da un attacco d'ira, ringhiò e in poche falcate sovrastò l'esile corpo della donna, bloccandolo tra le sue possenti braccia e avvicinando, pericolosamente, il viso al suo.
- Cosa state insinuando Madonna? La mia vita privata non è affar vostro, soprattutto... in certe ore –
- Fate che lo diventi, allora - dita affusolate lasciavano le soffici coperte per sfiorare le guance del giovane De' Medici, sbigottito da cotanta audacia. -Fate che entri nella vostra vita privata, soprattutto in quelle ore - intanto delle labbra rosee varcavano prepotentemente un limite invisibile, spaventando, ora, Giuliano che con uno scatto repentino si era già allontanato.
- Non possiamo! Mio fratello potrebbe scoprirlo e voi sapete bene quanto sia irascibile... - fece un lungo respiro per riprendere il controllo, notando solo dopo che la donna, adesso di fronte a lui, si era avvicinata al suo lobo, leccandolo e sussurrando - Siamo solo voi... - lo prese tra i denti - ... e io in questa stanza... - con la punta della lingua tracciò una sottile linea fino all'incavo del collo - ... chi altro potrebbe vederci? ... Solo io e voi... - ora era cosparso di piccole scie di baci che, seppur delicati, bruciavano sulla pelle di Giuliano. - ...Inoltre Lorenzo... - un piccolo bacio scoccato sulla pronunciata mascella, un piccolo bottone saltato dall'asola - ... tornerà solo domani sera... - un altro bacio, un altro bottone saltato via - ... So che lo volete… - E lo voleva.
Pervaso da un impeto di passione afferrò le cosce vellutate e lei, in una danza improvvisata, lo assecondò, avvinghiandole al suo bacino. I movimenti dell’uomo erano talmente violenti da lasciarle la carne arrossata, e questo suscitò in lei maggiore eccitazione. Giuliano, allora, tentò di scansare la pomposa gonna gialla e di privarla della sua veste, decisamente di troppo in quella situazione. Quando capì che non vi era speranza di venire a capo del complicato corsetto, la scaraventò sul letto e i suoi seni chiari sobbalzarono. Lei sorrise languida, un momento di pausa e Giuliano gli fu sopra cavalcioni. Le mani di lei cercarono avidamente il bottone delle sue braghe e con un solo gesto repentino liberò il membro tumescente. Il De Medici sgranò gli occhi per un attimo, e mentre un sorriso gongolante dilagava sul suo volto, si piegò e prese a baciare le labbra della donna con più veemenza, per poi tornare eretto, portare la testa all’indietro e godere.
 
D’un tratto qualcuno bussò alla porta e la voce di Nazzareno Dragonetti, il Capo della Guardia, proruppe: -Signor De Medici! Urge il suo intervento in piazza: sembra che il Demonio sia arrivato a Firenze! –
Era un bell’impiastruglio.
- Sapevo che sarebbe stato un errore, Clarice- La donna tacque e si stirò con le mani la gonna, cercando di rallentare il respiro affannato. Giuliano, invece, raccolse i pantaloni da terra, imprecando tra se e sé rivolse ad ella un ultimo sguardo, accigliato, ma preoccupato per entrambi. Si avviò lesto alla porta e la aprì violentemente, adirato per aver ceduto alle tentazioni della moglie di suo fratello, chiudendola subito dietro di sé. Notò che il comandate incespicò, sbalordito dall’improvvisa comparsa.
- Stavate forse origliando, Ser Dragonetti? - domandò Giuliano cercando di sembrare disinvolto, mentre in realtà era seriamente preoccupato che avesse sentito qualcosa.
- No… Voglio dire, non mi permetterei mai… - balbettò e si schiarì la voce – Come vi dicevo, la piazza è in subbuglio, dovete venire immediatamente! –



L'angolo di Morthien
Sì... Sono in perfetto ritardo :3
Ma sapete tra impegni, scuola, etc... non ce l'ho 
fatta... You know...
MA OOOORA, eccoci qua, un nuovo capitolo
e nuovi svolgimenti: voi avete qualche idea su
cosa possa essere l'oculus?? A chi ci va più vicino
UNA CARAMELLA '^' tanto non indovinerete MAI *mwahahahahah*
Per chi patteggiate: Leo o Riario? 
Chi arriverà prima alla soluzione?
Ma soprattutto...
Riuscirà mai Giuliano a fornicare con Vanessa in santa pace?????
Lo scoprirete...? forse sì, forse no... Vedremo....... :)
SEE YOU SOON BANANAS    spero

p.s. "Impiastruglio" è una citazione a Stephen King (amore) 
         del libro "The Dome": se l'hai notato... Ti amo <3

NOTE:
1: ho deciso di seguire l'aspetto del Nico del telefilm,
     anche se è completamente diverso dal Machiavelli
     originale


 
 
  
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