Serie TV > How I Met Your Mother
Ricorda la storia  |      
Autore: Maiwe    30/12/2013    4 recensioni
*Spoiler nona stagione!*
E se Ted fosse ormai troppo stanco e disilluso per continuare a cercare? E se tutti gli indizi che fino ad ora ci sono stati dati sulla 'Futura Signora Mosby' altro non fossero se non una mera immaginazione di Ted stesso, al punto di svolta decisivo della propria vita?
Una piccola e non pretenziosa 'What if?' basata però su un dubbio che, alla fine, mi ha davvero assalita, e partecipante al I Contest delle Muse.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ted Mosby, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quante possibilità esistevano di sposarsi? Di sposarsi davvero?

Quante possibilità esistevano, all'atto pratico, di riuscire nell'intento?

Non ne avevo idea. Sapevo solo che avevo passato gli ultimi otto anni della mia vita a domandarmelo. No, forse sette.

Forse sei.

In ogni caso, era certo che, negli ultimi quasi-otto anni, avevo speso ogni giorno possibile a preoccuparmi del mio futuro: con devozione, ogni giorno all'università; con rigore – ogni sera, al pub. Con malinconia, non dimenticando né sganciandomi mai da quel passato che continuava a incalzarmi, a suonarmi il clacson con sfrontatezza per poi superarmi in corsa.

Ero un architetto in divenire, con un presente indefinito, e la persona più fortunata di tutta New York. Non che ci fosse un particolare motivo; solo, per qualche strana ragione, ero felice.

Nonostante tutto.

Avevo accanto a me i migliori amici che un tanto affascinante quanto giovane architetto di Manhattan potesse desiderare.

E avevo la vita davanti.

Ma c'era comunque qualcosa che mi attanagliava. Una sensazione di malinconia, un senso di indefinita ricerca che continuava a starmi addosso come un vecchio cappotto, di quelli lasciati anni negli armadi e che poi tornano improvvisamente di moda. Solo che, a quel punto, l'odore di naftalina arriva a rovinare il piacere. Pensi di aver trovato il cappotto giusto, ed ecco che storci il naso, ecco che le maniche cominciano a essere improvvisamente troppo corte, ecco che spela troppo e - sì, decisamente il taglio resta comunque fuori moda.

Così mi sentivo, ormai da troppo tempo, nella mia vita sentimentale.

Non solo ogni conquista che portavo a termine finiva per starmi stretta per un motivo o per l'altro, ma soprattutto il vecchio cappotto bagnato di odori altrettanto vecchi ero io. Finivo sempre nel dimenticatoio, nell'armadio intriso di naftalina di ogni donna che avessi mai amato o anche solo adocchiato.

E volevo smetterla di finirci, prima di ingrigirmi e ritrovarmi sul banco di una rivendita dell'usato.

Ma, come avevo ormai appurato da qualche tempo, non era facile sbarazzarsi dal proprio bagaglio di esperienze. Continuiamo a portarcelo sulle spalle, insieme a tutti quelli che vanno formandosi giorno dopo giorno.

Morale della favola, per farla breve, io che credevo nell'amore impossibile, io che da sempre avevo millantato amore e gioia sulla terra, o meglio, una moglie esattamente dopo i trenta, e che credevo avrei trovato la mia anima gemella in quella ragazza – in ognuna di quelle, a dire il vero – che ricambiava languida il mio sguardo e si lasciava offrire volentieri una birra al McLaren's per poi sparire, ecco, proprio io ero rimasto l'unico della compagnia ad avere solamente accumulato bagagli e non aver ancora concluso niente di concreto.

Era l'ultimo week-end prima del matrimonio di Barney e Robin, e io languivo sulla veranda dell'hotel in compagnia soltanto dei cocci rotti di una bottiglia di liquore pagata seicento dollari, dei cocci ancora più rotti del mio morale, di una sedia di vimini bianca, di un foglio di carta e di una penna che forse stava pure per finire l'inchiostro e mi guardava con aria svogliata.

Il litigio con Barney mi aveva ancora di più demoralizzato. Svuotato, ferito.

Era davvero la fine di un'era.

Entro due giorni sarei volato a Chigago.

Lontano da Robin, lontano dal cuore.

Lontano dai cocci rotti di quei seicento dollari così finemente frantumati.

Presi in mano la penna e scarabocchiai qualcosa sul foglio di carta, senza neanche chiedermi perché fosse lì, su quel tavolino della terrazza dell'hotel. Scribacchiai qualcosa d'istinto.


Cari...


Ma non mi sentivo in vena di una lettera d'addio. Ero melodrammatico per carattere, ma sapevo anche tirarmi su il morale, spesso e volentieri, e non mi sarei fatto vedere in quel modo abbattuto, svuotato come un bicchiere troppo poco riempito, due giorni prima di partire per sempre.

No. Era una lettera a qualcuno che ancora non conoscevo. Qualcuno che forse avrei incontrato, finalmente, trasferendomi a Chicago, dove avrei iniziato la mia nuova vita.


Cari ragazzi...


Mia moglie avrebbe avuto i capelli castani e gli occhi grandi quanto il cuore. Dolce e troppo remissiva, come me, ma anche dannatamente folle, esattamente come me. Folle abbastanza da guidare con i guanti in pelle, per lo meno.

Le avrei chiesto di sposarmi in cima al faro a pochi passi dall'hotel. Mi sarei inginocchiato e lei avrebbe detto sì ancora prima che io avessi potuto dire una sola parola.

Ma... come ero arrivato a conoscerla?


La penna mi si bloccò a metà di una frase, lungo il foglio, e tutta l'idea che avevo in mente si convinse di essere troppo debole, uno scarabocchiare senza senso.


Conobbi mia moglie quando...


No: tutti la conoscevano già, nel gruppo; tutti, tranne me.

In quella piccola follia, in quella speranza che andavo concretamente a stendere velocemente sul foglio, era stata lei a far cambiare vita a Barney, a portarlo a dichiararsi definitivamente a Robin.

Era stata lei... ad aver regalato i biscotti a Lily in treno. E a cercare Marshall lungo la strada e caricarlo in macchina per portarlo finalmente all'hotel!

Una misteriosa ragazza che mi orbitava attorno da un pezzo, ma che ancora non avevo incontrato.

Un po' lo spettro, il negativo, della storia della Zucca.

Ma sì.

Sì, lei era nientemeno che la famosa bassista che avevo ingaggiato totalmente alla cieca, consigliatami da una mia ex incontrata per puro caso in metropolitana.

Lei stava per arrivare, e avrebbe suonato al matrimonio di Barney e Robin.

Sarebbe stato, ovviamente, amore a prima vista.

E avremmo avuto due bambini.

Un maschio e una femmina.

Anzi, no, una femmina e un maschio, come lei avrebbe certamente desiderato.

E avrei raccontato loro, seduti nel salotto della nostra bella e solida casa, tutta la storia della mia vita, arrivata finalmente al suo tanto agognato apice: avrei raccontato loro dei bagordi e delle belle giornate con Marshall, Lily, Robin e Barney, avrei raccontato loro delle mie storie sbagliate e dei miei errori; avrei raccontato loro della capra e dell'ananas. Del tatuaggio a farfalla, della splendida dottoressa che mi aveva lasciato all'altare, e di come un ombrello, alle volte, possa cambiarti la vita.

Avrei raccontato loro come ero arrivato a conoscere la loro mamma.


Il foglio era ormai pieno. Mi alzai e cercai un quaderno dove continuare a scrivere la mia idea.

Visto che non l'avevo ancora trovata, me la sarei inventata, la donna ideale.

Così come mi stavo inventando i miei figli.


Cari ragazzi, ecco come ho conosciuto vostra madre.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > How I Met Your Mother / Vai alla pagina dell'autore: Maiwe