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Autore: Kaeru    26/07/2003    3 recensioni
Una ragazza e un ragazzo che si conoscono da una vita. Amici da sempre. Ma è solo questo il sentimento che li unisce?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Sendoh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SLAM DUNK

Disclaimers: i personaggi appartengono a Takehiko Inoue, eccetto la famiglia Otonashi.

 

SOLO AMICI D’INFANZIA?!

 

Akira Sendo era seduto sul divano di casa sua, intento a guardarsi una partita di basket dell’N.B.A. registrata il giorno precedente.

La madre si affacciò all’entrata del salotto.

“Tesoro, mi faresti una cortesia?”

“Cosa, mamma?”

“Puoi andare da Yukari a portarle indietro il suo piatto?”

“Posso andare finita la partita?”

“La partita è registrata, puoi riprendere a guardarla quando torni. E poi non è la stessa partita che volevano vedere anche Kurumi e Kazuma?”

“Ho capito. Siccome tuo figlio ti da fastidio, vado a vederla da loro.”

“Sciocco. Lo sai che non mi dai fastidio.”

Il ragazzo sorrise e, preso il piatto e la videocassetta, uscì dalla villetta, per suonare al campanello di quella a fianco.

Gli aprì una donna sulla quarantina.

“Ciao Akira.” Disse la donna facendolo accomodare.

“Ciao Yukari. Mia madre mi ha chiesto di riportarti il piatto.”

“Poteva anche ridarmelo con calma.”

“La conosci. Il suo motto è: chi ha tempo non aspetti tempo.” Disse il ragazzo sorridendo. “Kurumi e Kazuma sono in casa?”

“Sì, sono di sopra. Vai pure.”

Il ragazzo ringraziò e salì al piano superiore. Bussò alla porta della camera di Kazuma, ma non rispose nessuno. Provò, allora, con quella di Kurumi.

“Avanti.”

“Ciao Kurumi. Ciao Kazuma.” Disse notando entrambi i fratelli.

“Ciao Akira. Come va?” disse Kazuma.

“Tutto bene. Se non avete altro da fare ho portato la videocassetta con la partita dell’N.B.A..”

“Nessun programma. A proposito complimenti per la vittoria di oggi. Kazuma mi ha detto che avete stracciato i vostri avversari.” Disse Kurumi.

“In effetti, siamo stati grandi.”

“Ecco che ha parlato Mr. Modestia.” Rise Kazuma, subito seguito da Kurumi.

Akira si finse offeso, ma poco dopo scoppiò a ridere anche lui. Nel frattempo, mise la videocassetta nel videoregistratore.

I tre si sedettero sul letto uno di fianco all’altro e iniziarono a guardare la partita.

Ad ogni azione, seguiva un loro commento.

Poco dopo l’inizio della partita, Kazuma fu chiamato dalla madre.

“Kazuma, c’è al telefono Yoko.”

Il ragazzo corse come un fulmine a rispondere.

“Chi è questa Yoko?” domandò Akira.

“La sua nuova ragazza.” Rispose Kurumi con tono asciutto.

“Sbaglio o non ti sta troppo simpatica?”

“Non sbagli. Lo tratta come un cagnolino. Non mi piace per niente. È carina, O.K., ma è veramente una stupida.”

“La tua sembra gelosia.”

“Forse. Però, non intendo lasciare mio fratello ad una sciacquetta qualunque.” Disse mettendo il muso.

Akira rise e arruffò i capelli di Kurumi.

“Andiamo non fare così. Io credo che la tua gelosia finirà quando ti troverai anche tu una fidanzata.”

“Forse. Ma…” Kurumi s’interruppe e rifletté su ciò che aveva appena detto Akira. Fidanzata? “Brutto deficiente, cretino, ignorante.” Lo insultò. “Ti pare che io possa trovare una fidanzata?” chiese in preda alla rabbia.

“Beh! Che c’è di male? Non vorrai passare la vita in solitudine?”

“Certo che no! Ma ti ricordo che sono una ragazza! Casomai troverò un fidanzato!”

Akira scoppiò a ridere.

“Scusa. A volte tendo a dimenticare che sei una femmina.”

“E questo cosa vorrebbe dire?”

“Che assomigli troppo a tuo fratello, e ti comporti come un vero maschiaccio. Inoltre giochi a basket bene quanto me e Kazuma. Voi due siete i miei migliori amici fin dall’infanzia.”

“Ti ricordo che io e Kazuma siamo gemelli, quindi una certa somiglianza è più che normale. Inoltre, so benissimo di non essere molto femminile, però, ti sarei grata se non ti scordassi che in realtà sono una femmina.” L’ultima frase l’aveva detta con tono ferito.

Akira smise di ridere.

“Andiamo, Kurumi. Non ti sarai offesa? Ho sempre fatto battute del genere. Sai che non devi prendertela.”

Kurumi si stampò in faccia un sorriso e gli disse. “Lo so che non volevi offendermi. Scusami. Sono solo un po’ nervosa. Domani abbiamo una partita importante.”

Akira sembrò credere alle sue parole. In quel momento ritornò Kazuma e poterono riprendere a vedere la partita.

Un paio d’ore dopo, Akira tornò a casa sua.

Kazuma si decise a parlare con la sorella.

“Tutto bene?”

“Perché me lo chiedi?”

“Quando sono tornato dalla telefonata, mi è sembrato che ci fosse un’aria tesa.”

“Non era niente. Abbiamo solo parlato della mia partita di domani. Lo sai che è importante. Sono solo un po’ preoccupata.”

“Devi stare tranquilla. Sei la migliore. “ disse il fratello. Dopodiché andò nella sua camera.

Kurumi, nel frattempo si era sdraiata sul suo letto. Rimase alcuni istanti a guardare il soffitto. Poi si volse verso il comodino di fianco al letto e aprì il cassetto da cui estrasse una foto.

Era una foto che ritraeva, in primo piano, lei ed Akira abbracciati davanti alla ruota panoramica di un luna park.

Con la mano destra accarezzò il viso di Akira.

‘Lo so che non mi consideri una ragazza, ma i tuoi commenti mi fanno male.’ Pensò mentre una lacrima solitaria le solcava la guancia.

Con la mente tornò a quando si era accorta di provare per Akira qualcosa di più forte dell’amicizia.

 

FLASHBACK

 

Due anni prima. Estate.

Come era d’abitudine, la famiglia Sendo e la famiglia dei gemelli Otonashi erano andate per un week-end al mare.

Quando erano arrivati in spiaggia, avevano iniziato a spogliarsi. Tutti indossavano i costumi sotto i vestiti.

Kurumi si era girata verso Akira. In quel momento il ragazzo stava togliendosi la maglietta. Lei non riuscì a distogliere lo sguardo e arrossì. Al momento non ci aveva, però, fatto troppo caso.

Poco dopo i tre ragazzi erano in acqua.

Akira per farle uno scherzo le era arrivato alle spalle e l’aveva abbracciata. Lei si era spaventata e lo aveva spinto sottacqua. Lui per vendicarsi l’aveva trascinata con sé. Solo che, per la sorpresa, Kurumi aveva bevuto troppa acqua e non riusciva a risalire. Akira se n’era accorto e abbracciandola, l’aveva riportata a galla. Lei si era ritrovata quindi, stretta al petto del ragazzo e con il viso vicino al suo. In quel momento, aveva incolpato la paura appena provata, per quel forte batticuore che l’aveva colta.

Quando poi si era fatto buio, avevano deciso di fare i fuochi d’artificio e lei si era resa conto di guardare in continuazione Akira. Questo aveva iniziato a farla riflettere.

Poco dopo, mentre tutti erano a letto a dormire, lei non riusciva a addormentarsi. Perciò era andata in veranda. Lì aveva trovato Akira.

“Non riesci a dormire nemmeno tu?” gli aveva chiesto appoggiandosi alla ringhiera di fianco a lui.

“No.”

“Come mai?”

“Stavo pensando.”

“A cosa?”

“A che scuola frequentare alle superiori.”

“Sei indeciso?”

“Già.”

“Tra quali?”

“Tra la Musashino e il Ryonan.”

“La Musashino è un’ottima scuola.”

“Sì, ma la squadra di basket non è delle migliori. Il Ryonan, invece, ha delle buone risorse.”

“Devi decidere in base a ciò che è più importante per te. L’istruzione o il basket?”

“L’istruzione è importante, però… senza basket non potrei vivere.”

“Direi che hai deciso, allora. Ryonan?”

“Sì. Ryonan.” Disse lui sorridendo. “E tu? Come mai non riuscivi a dormire?”

“Nessun motivo particolare. Stavo solo riflettendo su alcune cose.”

“Quali?”

“Niente di che. Cosa fare domani e cose del genere.”

“Meglio così. A me è venuto sonno. Vado a dormire.” Disse. Poi, come se niente fosse, le mise una mano dietro la nuca e le diede un bacio sulla fronte. “Non pensare troppo e vai a dormire anche tu.” Subito dopo tornò nella sua stanza.

Lei rimase inebetita a guardare nella direzione in cui lui si era allontanato.

Nell’istante in cui l’aveva baciata sulla fronte, Kurumi aveva capito di essere innamorata di Akira.

 

FINE FLASHBACK

 

Con il passare del tempo, però, si era accorta che per lui era solo un’amica. Anzi, forse era più corretto dire un amico. Perché, certo ci scherzava sopra, ma Kurumi sapeva che per Akira lei non era una ragazza. E questo le faceva male.

Con questi tristi pensieri si addormentò. Tra le mani la foto di Akira.

 

Il giorno seguente, Kurumi si svegliò di buon ora. Quella mattina si sarebbero tenuti gli ultimi allenamenti in vista della partita. Come il fratello ed Akira adorava il basket. Perciò si era iscritta al club femminile di basket della scuola.

Si fece una rapida doccia. Tornata in camera si vestì, e si fece lo zaino. Spalancò le finestre per fare cambiare aria, mentre rifaceva il letto.

“Buongiorno Kurumi. Hai gli allenamenti?” sentì chiedere da una voce familiare.

Si affacciò alla finestra. Di fronte alla sua finestra c’era quella della camera di Akira.

“Sì, infatti. Tu come mai sei già sveglio? Se non sbaglio non avete gli allenamenti.”

“No, infatti. Però, ho promesso a Koshino che ci saremmo visti prima delle lezioni. Sembrava preoccupato quando me lo ha chiesto.”

“Qualcosa di grave?”

“Non saprei. Tu sei già pronta?”

“Sì. Tu?”

“Devo solo finire di fare lo zaino. Facciamo colazione insieme?”

“O.K. raggiungimi quando sei pronto.”

“Agli ordini.”

Meno di dieci minuti dopo Akira e Kurumi stavano facendo colazione.

“Come va? Ti senti pronta per la partita?”

“Direi di sì.”

“Meglio. Ieri mi hai fatto preoccupare. Non è da te essere tanto nervosa per una partita.”

“Ti ricordo che questo incontro vale per l’accesso al campionato estivo.”

“Ho capito. Non ti scaldare.”

Poco dopo stavano dirigendosi verso la scuola.

Nonostante fosse presto, la metropolitana era stracolma di gente.

Riuscirono a malapena ad entrare in un vagone. Per il sovraffollamento si ritrovarono schiacciati uno addosso all’altra.

Kurumi aveva il cuore che batteva a mille e il viso arrossato.

Akira lo notò.

“Tutto bene? Sei così rossa in faccia.”

‘ Intuito zero. ’ Pensò. “Non è nulla. È che stare così stipati fa venire caldo.” Disse.

Lui annuì. Rimasero in silenzio per tutto il resto del tragitto.

L’arrivo alla loro fermata, per Kurumi fu una liberazione. Adorava stare tanto vicina ad Akira, ma allo stesso tempo le era difficile trattenersi dall’abbracciarlo o anche solo dal poggiare la testa contro il suo petto.

Koshino era all’entrata della scuola che attendeva Akira.

Si salutarono, dopodiché Kurumi li lasciò soli per andare agli allenamenti.

 

“Cosa devi dirmi di tanto importante. Ieri avevi una faccia talmente seria.”

“Non ci girerò troppo attorno. Tu conosci molto bene Kurumi, vero?”

“Sì, è un po’ come se fosse la mia sorellina. Perché?”

“Sai se ha il ragazzo?”

“Maschiaccio com’è, è più facile che abbia la ragazza.”

“Akira!” lo rimproverò. “Sto parlando sul serio.”

“O.K. scusa. No, non ce l’ha. Non che io sappia, almeno.”

“Sai se le piace qualcuno?”

“Non credo. Per lo meno, a me non ha detto niente.”

Koshino rimase in silenzio.

“Ma come mai mi fai tutte queste domande su Kurumi?”

“Perché mi sono accorto che mi piace. Molto.”

“Vuoi dirmi che hai una cotta per Kurumi?” chiese esterrefatto.

“Lo dici come se fosse una cosa assurda.”

“Beh, è che mi sembra strano. Tutto qui.”

“Perché?”

“Come, perché? Kurumi è un maschiaccio, non è per niente femminile, è simpatica sì, ma non riesco ad immaginarla con un ragazzo.”

“Guarda che tu sei l’unico che pensa queste cose di lei.”

“Prego?”

“Kurumi non passa tanto inosservata quanto credi tu. OK dice qualche parola colorita, ma almeno sul fatto che sia simpatica siamo d’accordo. Inoltre ti assicuro che ci sono molti ragazzi che la trovano bella e che vorrebbero mettersi con lei.”

“Kurumi, bella?”

“Ma dico sei cieco?”

“Non sono cieco!” disse offeso. “Però non mi sembra nemmeno Miss. Universo.”

“Tu vivi proprio con i paraocchi. Comunque sia, puoi cercare di sapere se c’è qualcuno che le piace ed eventualmente mettere una buona parola per me?”

Akira lo guardò per alcuni istanti, poi si decise ad annuire.

 

Era pomeriggio e la partita era ormai alla fine.

Mancava un minuto di gioco. Il Ryonan era sotto di due punti.

Kurumi era appena riuscita ad impossessarsi della palla su rimbalzo e si stava dirigendo verso il canestro avversario. Grazie ad un’ottima combinazione di passaggi tra lei ed il suo capitano, la difesa avversaria si trovò spiazzata. Kurumi riuscì quindi a segnare il canestro del pareggio.

Trenta secondi alla fine.

Ora il Ryonan era in difesa, la squadra avversaria era agguerrita e giocava al limite del fallo. Riuscì a segnare il canestro del vantaggio. Il Ryonan era ancora sotto di due punti a dieci secondi dalla fine.

Il capitano di Kurumi teneva la palla e cercava di arrivare nella metà campo avversaria. Era però marcata molto stretta. Subì fallo, ma l’arbitro lasciò correre per la regola del vantaggio in quanto Kurumi era riuscita a recuperare in extremis la palla. Mancava un secondo alla fine. Kurumi era alla linea dei tre punti. Provò il tiro a canestro. Il suo pensiero fu: ‘O la va, o la spacca.’

L’arbitro alzò intanto la mano, segnalando che il tiro era da tre punti.

La palla effettuò un’alta parabola, scese, toccò la parte del ferro più vicina al tabellone, rimbalzò sul lato opposto, rotolò in bilico sul ferro. Le giocatrici del Ryonan e i loro tifosi stavano pregando che entrasse. La palla decise il suo percorso. Scese ed entrò perfettamente nella reticella.

L’arbitro abbassò la mano.

Il Ryonan aveva vinto con un punto di distacco.

La palestra echeggiò delle esultanze dei tifosi e delle giocatrici del Ryonan.

Akira, Koshino e Kazuma scesero dalla platea, raggiungendo Kurumi. Abbracciandola le fecero i complimenti. Akira si ritrovò a fissare Koshino e Kurumi mentre si abbracciavano. Sul suo volto non c’era il suo solito sorriso. Nessuno, però, se n’accorse. Nemmeno lui stesso.

Dopo la partita decisero di andare tutti a festeggiare.

Un paio d’ore dopo, però, Kurumi decise di tornare a casa perché era stanca. Kazuma ed Akira andarono via con lei.

Verso ora di cena, Akira andò a casa dei gemelli. Scoprì che Kazuma era uscito con la sua ultima fiamma.

“Kurumi, invece, è in camera sua. Sali pure. Se sta dormendo, svegliala.” Disse la sig.ra Otonashi.

“O.K.”

Salì le scale e bussò alla porta di Kurumi. Nessuna risposta. Entrò.

La ragazza era sotto le coperte che dormiva. Le si avvicinò e la guardò. Quando dormiva aveva un viso angelico. Sorrise.

La scosse piano per svegliarla.

Lei, ancora intontita dal sonno, aprì gli occhi e lo vide. “Akira.” Mormorò sorridendo chiudendo gli occhi. Pensava di stare ancora sognando.

“Sveglia dormigliona.” Le disse il ragazzo.

La sua voce la riportò alla realtà. Lo guardò. “Akira? Che ci fai qui?”

“Tua madre mi ha detto che potevo salire. Mi ha chiesto di svegliarti se stavi dormendo.”

Lei annuì. Si mise a sedere e si passò una mano sulla faccia.

“Sei sveglia? Dovrei parlarti ma non vorrei che ti addormentassi a metà discorso.” Le disse sorridendo.

“Dammi il tempo di andarmi a lavare la faccia, così mi sveglio.” Disse uscendo dal letto.

Akira la osservò. Indossava soltanto una maglietta e le mutandine.

“Ma ti pare il caso di andare in giro in quel modo?”

Lei si guardò. “Ti ricordo che stavo dormendo. Fa troppo caldo per dormire in pigiama. Inoltre mi hai visto talmente tante volte, anche più svestita, al mare. Non pensavo fossi così pudico.” Gli disse prendendolo in giro mentre, presi un paio di pantaloni, si dirigeva in bagno. Nonostante il tono spensierato, come si chiuse la porta alle spalle arrossì per l’imbarazzo.

Poco dopo tornò in camera sua, vestita.

Si sedette sul letto. Akira era seduto sulla sedia della scrivania.

“Dimmi tutto. Di cosa volevi parlarmi?”

“Più che parlarti, in effetti, avrei alcune cose da chiederti.”

“Ah sì? Che cosa?”

“Tu non hai il ragazzo, vero?”

Lei arrossì a quella domanda.

“Perché vuoi saperlo?”

“Tu rispondi. Poi te lo dico.”

“No, non ho il ragazzo.”

“C’è qualcuno che ti piace?”

“Si può sapere perché mi fai questo terzo grado?”

“C’è una spiegazione, ma te la do solo quando avrai risposto alle mie domande. Allora? Ti piace qualcuno?”

Lei abbassò lo sguardo e, arrossendo ancora di più, annuì.

“Davvero? E chi è?”

“Questo te lo scordi che te lo dico.”

“Dammi almeno qualche indizio.”

“Akira, ma l’undicesimo comandamento che fine ha fatto?”

“Alle lezioni di religione mi sono fermato al decimo.” Rispose con un sorriso malizioso.

Lei gli fece una smorfia.

“Andiamo. Non ti ho chiesto nome e cognome. Voglio solo sapere qualcosa. Non so, ad esempio, è qualcuno della nostra scuola?”

Lei, dopo un attimo d’esitazione, annuì.

“Un tuo compagno di classe?”

Segno di diniego.

“Del nostro stesso anno?”

Segno affermativo.

“Lo conosci da molto?”

Altro segno affermativo.

“Fa parte di qualche club?”

Ancora segno affermativo.

“Sportivo?”

Quarto segno affermativo.

“Basket?”

“Adesso chiedi troppo.”

“Tanto anche se la risposta è sì, nel club ci sono 15 ragazzi di cui 10 del secondo anno. Non è che mi restringi molto il campo.”

“Non mi farai altre domande?”

“Giuro.”

Lei esitò un attimo poi disse che, sì, faceva parte del club di basket.

“Allora, forse, ha una speranza.” Mormorò Akira tra sé e sé. Kurumi, però, l’aveva sentito.

“Chi?”

“Cosa?” chiese colto in fallo.

“Chi, forse, ha una speranza?”

“Beh, Koshino. Ricordi che stamani doveva parlarmi?”

Lei annuì.

“Voleva chiedermi di te. A quanto pare ha una cotta per te.”

Kurumi parve riflettere alcuni istanti.

“Quindi le cose che mi hai chiesto, me le hai chieste solo per lui? Nessun altro motivo?” chiese senza guardarlo in faccia.

“Sì, perché? Che altri motivi avrei dovuto avere?”

“Già. Che domanda stupida la mia.” Disse cercando di mascherare la delusione ed il dolore.

“Che cosa devo dire a Koshino?”

“Riguardo a cosa?”

“Come, riguardo a cosa? Al fatto che ha una cotta per te. Ti va di uscirci insieme?”

Fece spallucce. Che gli dicesse ciò che gli pareva. In quel momento, non le importava molto. Poi ci rifletté sopra. Se non poteva avere Akira, nulla le impediva di uscire con un altro ragazzo, che, tra l’altro, trovava simpatico e che sicuramente l’avrebbe trattata meglio di Akira. Perciò, dopo aver fatto un profondo respiro disse: “Potrei farci un pensierino.”

 

Koshino aspettava Akira all’entrata della palestra. Quella mattina avevano gli allenamenti. Come lo vide arrivare in compagnia di Kazuma, lo chiamò da parte.

“Hai scoperto qualcosa?” gli chiese non appena furono soli.

“Sì.”

“Cosa? Non tenermi sulle spine!”

“C’è un ragazzo che le piace, è del secondo anno e fa parte del club di basket. Non ha voluto dirmi chi è. Quando le ho chiesto se poteva interessarle un’uscita con te ha risposto che avrebbe potuto farci un pensierino.”

“Fantastico! Grazie Akira, sei un amico.”

“Ma perché queste, chiamiamole indagini, le hai fatte fare a me e non hai chiesto a Kazuma?”

“Beh, non sapevo se mi avrebbe dato le informazioni chieste. I fratelli possono essere gelosi.” Disse allontanandosi.

“Anche gli amici.” Disse Akira, ma nessuno lo sentì. Si stupì lui stesso di quel suo pensiero.

Durante la pausa pranzo Akira stava facendo una passeggiata per il giardino della scuola. Vide Kurumi. Stava per raggiungerla, quando vide che Koshino le stava parlando. Si avvicinò un po’, restando al riparo dai loro sguardi grazie agli alberi.

“Ti passo a prendere alle otto, OK?”

“Va bene. A dopo.”

Subito dopo si allontanarono, ognuno in una direzione diversa.

Akira guardò in basso. Notò che i suoi pugni erano chiusi spasmodicamente. Rilassò le mani e si appoggiò al tronco.

“Che mi sta succedendo? Conosco Kurumi da una vita, è la mia migliore amica. Non posso essere geloso di lei. E poi, non è nemmeno il mio tipo. Non ha un minimo di fascino.”

 

Quella sera Kazuma, chiese ad Akira di andare da loro.

Quando gli aprì la porta gli chiese il motivo di quell’invito.

“I nostri genitori non ci sono. Sarei dovuto rimanere con Kurumi a casa, ma la mia ragazza mi ha chiesto di uscire e non ho saputo dirle di no.”

“Aspetta, fammi capire. Quindi vuoi che rimanga io con tua sorella?”

“Sì. Esattamente.”

“Ma è compito tuo!”

“Dai non dire così. Non è la prima volta che le fai da babysitter.”

“Sì, ma…”

“Diciamo che ti devo un favore, allora. Ora vado, sono in ritardo. Va pure in camera sua. Ciao.” Detto questo uscì di casa.

Akira rimase a guardare la porta per alcuni istanti, poi si decise ad andare in camera di Kurumi.

Bussò, ma nessuno rispose. Pensando che stesse dormendo, provò ad entrare. La stanza era vuota. Si guardò in giro e vide una foto di loro due sul comodino di fianco al letto. Stava avvicinandosi per guardarla meglio, quando la porta si aprì.

“Akira!” disse Kurumi imbarazzata.

Lui si volse verso di lei. “Kurum…” si ritrovò senza fiato alla sua vista.

Aveva appena finito di fare la doccia ed indossava solo un asciugamano.

“Che ci fai in camera mia?”

“Tuo fratello mi ha detto che doveva uscire e mi ha chiesto di farti compagnia.”

“Oh. Mi dispiace, sei venuto per niente. Anch’io devo uscire.”

“Con chi?” si ritrovò a chiedere.

“Con Koshino.”

“Capisco.”

“Se mi dai il tempo di vestirmi, poi possiamo rimanere a chiacchierare finché non arriva.”

Lui annuì ed uscì dalla stanza.

Poco dopo lei gli disse che poteva rientrare.

Akira rimase stupito da quello che vide.

Kurumi indossava un top azzurro ed una minigonna bianca. I capelli lunghi erano stati raccolti in una coda alta e aveva messo dei pendenti alle orecchie. Era bellissima.

‘E lei non avrebbe fascino?’ s’insinuò una vocina nei pensieri di Akira.

In quel momento suonarono alla porta. Era Koshino.

“Ciao ragazzi. Kurumi, sei bellissima.”

“Grazie.”

“Vogliamo andare?”

“Fammi solo prendere la giacca dalla camera ed arrivo.”

I due ragazzi rimasero nell’atrio.

“Dove la porti?” gli chiese Akira.

“Prima in un pub, poi in discoteca e poi si vedrà.”

Akira gli chiese di aspettarlo un attimo e salì al piano superiore raggiungendo Kurumi.

“Esci davvero vestita così?”

Lei si guardò allo specchio.

“Sì, perché? C’è qualcosa che non va?”

“Qualcosa che non va? Ma ti sei guardata bene? Vestita così istigheresti tutti gli uomini del mondo a saltarti addosso. Cosa fai se Koshino cerca di approfittare della situazione? Se ti fa ubriacare e poi ti porta in un hotel e…”

“Akira, frena la fantasia. Non succederà niente del genere. E poi pensavo che Koshino fosse tuo amico. Come puoi pensare certe cose di lui?”

“E’ mio amico, ma è pur sempre un adolescente con gli ormoni impazziti e…”

“Sinceramente, mi sembra che l’unico impazzito qui sei tu. Ora scusa, ma devo andare.”

Lo superò e raggiunse Koshino.

Akira la seguì.

Cercava un modo per non farla andare via con Koshino, ma non gli veniva in mente niente.

Alla fine la vide allontanarsi con il suo migliore amico.

Akira entrò in casa sua e salì in camera. Si sedette alla scrivania, dalla quale poteva vedere perfettamente la finestra della camera di Kurumi, con la scusa di fare i compiti. Dopo due ore, però, non aveva scritto che poche righe.

Passò il tempo. Le due ore divennero tre, poi quattro, poi sei, ma le luci non si accendevano e non si notavano segni di vita all’interno. Le tende erano aperte, quindi avrebbe dovuto vedere lo stesso se c’era qualcuno all’interno.

Rimase sveglio fino alla mattina successiva. Alle sette, non era ancora tornata.

Fregandosene di poter svegliare Kazuma. Si diresse a casa dei gemelli e suonò il campanello.

Kazuma, andò ad aprire ancora mezzo addormentato.

“Akira, ma lo sai che ore sono?” disse facendolo entrare ed accomodare in salotto.

“Certo che lo so. Sono le sette. E tua sorella è rimasta fuori tutta la notte.”

“Mia sorella?”

“Sì. È rimasta fuori tutta la notte con un ragazzo. Chissà cosa gli ha fatto? E pensare che mi ha preso in giro quando ho detto che avrebbe potuto approfittare della situazione!”

“Veramente…” cercò di interromperlo Kazuma. Inutile.

“Se lo vedo lo ammazzo. Non m’interessa se è il mio migliore amico. Non doveva osare toccare Kurumi. Non lo perdonerò. Mai.” Akira era decisamente furente.

“Perché?” Kazuma, faceva fatica a trattenersi dalle risate.

“Come, perché? Tu non sei arrabbiato? Qualcuno si è approfittato di tua sorella e tu sei tutto calmo. Come fai?”

“Non sono calmo, te lo assicuro. Però, il tuo comportamento mi sembra eccessivo.”

“Eccessivo? Ma sei impazzito Kazuma?”

“No. Però Kurumi è libera di fare quello che vuole. È grande e vaccinata e se sceglie di fare del sesso non vedo perché dovremmo intrometterci.”

“Ma tu sei malato? Come puoi dire certe cose? Kurumi è ancora piccola per fare certe cose.”

“Ha la nostra stessa età.”

“Non c’entra. Lei non può fare sesso con Koshino.”

“Se fosse qualcun altro ti andrebbe bene?”

“No! Lei non può fare sesso!”

“Ma perché ti da tanto fastidio?”

“Perché la amo, accidenti! E non posso sopportare l’idea di lei tra le braccia di un altro!”

“Tu cosa?” chiese una voce entrando in salotto.

“Kurumi?!”

“Io vado a preparare la colazione.” Disse Kazuma, lasciandoli soli.

I due si guardarono.

“Ho osservato tutta la notte la tua camera, ma tu non sei tornata.”

“Sono tornata. Ma ho dormito con mio fratello. Abbiamo chiacchierato sul suo letto e poi siamo crollati.”

“Quindi non hai passato la notte con Koshino?”

“No.” Disse sorridendo.

Akira sorrise. “Mi hai fatto perdere dieci anni di vita.”

“Veramente hai fatto tutto da solo. Ora vuoi rispondere alla mia domanda?”

“Quale?”

“Cosa hai detto poco fa? Tu…?”

Akira abbassò lo sguardo imbarazzato, fece un profondo respiro per farsi coraggio e tornando a guardarla disse: “Io ti amo Kurumi.”

Kurumi si buttò tra le sue braccia piangendo lacrime di gioia.

“Anch’io, Akira. Anch’io.”

“Davvero?” chiese stupito il ragazzo.

“Sì.”

“Ma non era Koshino a piacerti?”

“No.” Disse lei decisa.

“Ma allora il discorso dell’altra volta?”

“Ti riferisci al terzo grado?”

“Sì.”

“Ti ricordi cosa ti dissi del ragazzo di cui ero innamorata?”

“Che frequenta la nostra stessa scuola, che era del nostro stesso anno, che lo conosci da molto e che fa parte del club di basket.”

“Appunto. Chi ha tutte queste caratteristiche?”

“Koshino.”

“Deficiente, ho detto che non è lui. Riprova e vedi di ragionarci molto, molto, molto bene.”

“… Io?”

“Bingo! Sono ormai due anni che mi sono accorta di amarti Akira. Dalla nostra gita al mare.”

“Io… sono veramente un deficiente. Non mi sono accorto di nulla. Ti consideravo la mia migliore amica, davo per scontato che tu saresti sempre rimasta al mio fianco e pensavo che tutto ciò fosse solo amicizia. Ma quando ho temuto che Koshino ti potesse portare via da me, ho capito che mi sbagliavo.”

“Meglio tardi che mai.”

“Già.” Disse Akira. Dopodiché la baciò.

Poco dopo Akira disse: “Sai che non mi ero mai accorto che sul tuo comodino ci fosse una mia foto?”

“Quale foto?”

“Noi due abbracciati davanti ad una ruota panoramica.”

“Ci credo che non l’avevi mai vista. La tengo nel cassetto e la tiro fuori solo quando devo dormire.”

“Davvero? Perché?”

“Perché mi piace che tu sia l’ultima persona che vedo prima di addormentarmi e la prima quando mi sveglio.”

Akira sorrise e pensò: ‘Come ho potuto non accorgermi di quanto l’amassi?’

 

FINE

 

Se volete, mandatemi commenti o critiche. Sono sempre curiosa di sapere le opinioni sulle mie storie. Il mio indirizzo mail è kaeru@tele2.it ^_^

 

   
 
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