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Autore: Alexandra_ph    30/12/2013    4 recensioni
"... Il fatto è che non so spiegarti cos’è successo. Non razionalmente, almeno.”
“Spiegamelo, allora, alla tua maniera irrazionale.”.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers   : Il marchio Jag e tutti i suoi personaggi appartengono alla Bellisarius Production.   In questo racconto sono stati usati senza alcuno scopo di lucro.

 

 

Nota dell’autore:

 Tempo fa lessi il romanzo che, in seguito, ha ispirato questo racconto.
Come questa, anche la vicenda narrata nel libro sembrava assurda e irreale. Anzi, a dire il vero, lo era. Lo sono entrambe.

Ma al di là della storia raccontata, in quel libro c’erano diversi messaggi interessanti e altrettanto interessanti spunti di riflessione, che hanno smosso la mia fantasia, ma non solo… ho cominciato a pensare che anche a me sarebbe piaciuto dire la mia e  stimolare alcune riflessioni su certi argomenti: sul concetto di empatia, sull’amore in genere e sul rapporto di coppia in particolare; sui sentimenti e sulla razionalità, sull’uomo e la donna come esseri unici e distinti, ma al tempo stesso simili e complementari… e forse qualcos’altro ancora.

La tentazione di sfidare me stessa e farlo in maniera più o meno simile è stata tanta.
E così ho provato. Ho provato a costruire una storia altrettanto “assurda”, tentando di renderla altrettanto plausibile. Ma, soprattutto, ho cercato di fare il possibile per riuscire a trasmettere le mie riflessioni, così come l’autore del libro, a mio avviso, è riuscito a fare con le proprie tramite il suo romanzo.

Sono consapevole che la pretesa è tanta, ma se non ci si pone davanti ad obiettivi elevati, difficilmente si arriva a conquistare anche i minimi.
Che poi io ci sia riuscita… questo starà a voi giudicarlo.

Mi auguro almeno che il racconto, nonostante “l’irrealtà” della vicenda, vi possa comunque piacere.

Buona lettura!

 
 

Ringrazio Frédéric Lasaygues per l’ispirazione e Audrey Hepburn, nel ruolo di Jo Stockton in “Funny Face“ (Cenerentola a Parigi), per avermi fatto scoprire, quando ancora ero ragazzina, il concetto di empatia e di averlo spiegato così bene, meglio di come avrebbe fatto la mia prof di filosofia diversi anni dopo.

Ringrazio anche il mio carissimo amico Nick per avermi spesso fatto riflettere sull’imperscrutabile universo maschile, e gli uomini della mia vita  - mio marito, mio figlio e mio padre -   che ogni giorno mi fanno sperimentare quell’universo, permettendo alla mia empatia di essere sempre ben allenata.

Infine un grazie ad Harm, forse il più degno rappresentante di quel contraddittorio, a volte imperscrutabile, ma anche affascinante universo.

                           

Alexandra   (3 marzo-2 novembre 2006)


30 dicembre 2013 - Pubblicando finalmente questa mia ff scritta nel lontano 2006, colgo l'occasione di augurare a tutti voi  BUON ANNO!      Alexandra      

 

 

 

-1-

 (presentare il caso)

 

 

Lenzuola lisce, quasi impalpabili.
Un vago sentore di fiori.
Silenzio.
Non sono nel mio letto e neanche in camera mia. Ma nemmeno sulla Seahawk.
Non ci sarebbe silenzio. Né questo profumo vagamente familiare. E neppure queste lenzuola morbide.
C’è una sola spiegazione: sono nel letto di una donna.
Eppure non ricordo d’essere stato con una donna, ieri sera.
Se per questo, non ricordo d’essere stato con una donna da chissà quanto tempo: c’è solo lei, nei miei sogni, ultimamente. I suoi occhi, le sue labbra, il suo corpo… Sta diventando estenuante desiderarla tanto e dovermi continuamente trattenere dallo sfiorarla.
Apro gli occhi e mi muovo lentamente, cercando di far chiarezza nei pensieri. Mi accorgo subito che c’è qualcosa di strano.
Dove sono?
Mi guardo attorno, sconcertato.
Mac?
Cosa ci faccio nella camera… no, mi correggo… nel letto di Mac?
Non posso credere che…
No.
Impossibile.
Me ne ricorderei.
Se avessi fatto l’amore con lei, non potrei scordarlo la mattina dopo.
Eppure… Eppure questa è la sua stanza, ne sono certo. L’ho vista una sola volta, ma non l’ho mai dimenticata. E io mi trovo nel suo letto.
Perché?
Provo a tornare con la mente agli avvenimenti di ieri, per capire.
Cosa mi sfugge?
Calma… un momento: ricordo perfettamente dov’ero e cosa ho fatto ieri sera.
Mi hanno sbarcato dall’elicottero sulla Seahawk nel tardo pomeriggio; ho sbrigato le solite faccende di routine in previsione della missione di oggi e dopo una cena e quattro chiacchiere con gli altri piloti, sono uscito sul ponte.
Erano settimane che ai notiziari preannunciavano l’eclissi di luna… quale miglior posto per godersela al meglio che non essere sul ponte di una portaerei in mare aperto?
E così ho assistito, dall’inizio alla fine, allo spettacolo della luna che lentamente scompariva e riappariva, attorniato solamente dal mare e dal buio della notte, con un indicibile senso di vuoto, senza averla accanto. Avrei dato qualunque cosa perché fosse lì con me; per vedere quello spettacolo naturale abbracciato a lei, mentre aspiravo la sua fragranza e percepivo il calore del suo corpo premuto contro il mio…
Dopo l’eclissi me ne sono andato a dormire.
Solo.
Che cosa ci faccio, ora, nella camera di Mac? E, soprattutto, nel suo letto?
Che stia ancora sognando, da ieri notte?
Quante volte l’ho fatto, immaginando di risvegliarmi tra le sue braccia, mentre accarezzo le sue curve invitanti?
E lei dov’è?
Se deve tormentare così i miei sogni, che almeno possa godere di quel contatto anche solo immaginato!
Sorrido dell’assurdità della cosa. In fondo molto è dipeso da me: se fosse stato per lei, è dai tempi dell’Australia che avrei potuto averla tra le braccia al mio risveglio. Anche se poi ha cambiato idea.
Mi muovo lento, per stirare i muscoli rilassati dal sonno. Spostandomi su un fianco, all’altezza del petto mi sorprende una strana sensazione… un peso insolito, che non capisco.
Che sia il cuore?
All’improvviso sento un impellente desiderio di una tazza di caffè.
Nero. Forte. Bollente.
Caffè?
Da quando mai?
C’è qualcosa che non va.
Devo essere ancora nel dormiveglia, perché tutto questo sembra così strano. Percepisco un cambiamento in me che non riesco a focalizzare… Perché indosso una maglietta? Di solito dormo solo in boxer.
Che cosa mi sta succedendo?
Sposto le coperte per alzarmi e butto giù dal letto una gamba…
WOW… che gamba!
Lunga, affusolata, la pelle liscia e morbida al tatto… Per un attimo mi fermo ad osservarla, affascinato. La sfioro con la mano: le sue gambe mi sono sempre piaciute da morire. Poi riporto l’attenzione alla realtà dei fatti e fisso allibito la mano che ha toccato la gamba… il braccio, dal polso delicato… risalgo con lo sguardo al corpo in cui mi trovo… Ora sono perfettamente sveglio, lo capisco dal cuore che sta per esplodermi nel petto.
Prima ancora di guardarmi allo specchio, so che si tratta di quel corpo che da tempo non faccio altro che sognare di avere tra le braccia…
Mi guardo di nuovo attorno, sconcertato: i suoi abiti, appoggiati sulla sedia, i suoi accessori, posati sopra il piccolo tavolino accanto alla finestra…
Come diavolo sono finito nel corpo di Mac?

 

 

***

 

 

Mi riporta alla realtà il rumore tipico che si sente su una portaerei. Nella blanda incoscienza che precede il risveglio, un pensiero rapido, fulmineo, transita per pochi millesimi di secondo nella mia mente: perché mi trovo su una portaerei?
Non ricordo di esserci arrivata.
Poi il torpore del sonno mi cattura di nuovo.
E’ strano. Di solito sguscio fuori dal letto non appena riprendo contatto con il mondo. E subito il mio corpo reclama immediatamente un caffè.
Nero. Forte. Bollente.
Invece ora mi giro su un fianco e del caffè nessuna voglia.
C’è qualcosa di diverso.
Provo a stiracchiarmi e nel contempo porto le mani al volto, in un gesto che, tuttavia, non mi è abituale. Il cuore inizia a galopparmi furioso nel petto: quelle che ho portato al viso, non sono le mie mani!
Mi sollevo di scatto e osservo il corpo che ha preso il posto del mio…
Che cosa mi sta succedendo?
Sento il panico stringermi a poco a poco la gola…
Che fine ha fatto il mio corpo?
O meglio: in quale altro corpo è finito l’IO pensante di Sarah Mackenzie? Perché l’unica certezza che ho è che IO sono il tenente colonnello dei Marine Sarah Mackenzie, avvocato della procura militare.
Ma dove sono?
Mi guardo attorno e osservo che mi circondano le pareti di una cabina; l’angusto spazio in cui mi trovo, sebbene sembri essere tutto per me, non fa che confermare quello che ho capito non appena mi sono svegliata… eppure io dovrei trovarmi a Washington… proprio stamani dovrei interrogare un teste…
Di nuovo mi guardo attorno, spaventata.
Che ore sono?
Mi muovo ansiosa… com’è possibile che mi domandi l’ora? Perché non so che ore sono?
Che cosa mi sta succedendo?
Scosto le coperte e faccio per alzarmi… E finalmente osservo con attenzione le mani, le gambe, quello che indosso… Focalizzo il corpo in cui sembro essere rinchiusa: mani grandi, lunghe, dalle unghie squadrate, ma ben curate, come piacciono a me.
Mani maschili.
Sì, decisamente le mani di un uomo.
Mani maschili che ho la vaga impressione di conoscere.
Il corpo che è in questa cuccetta indossa solo un paio di boxer… “Un vero peccato”, mi sorprendo a dirmi: per quello che vedo in questo momento e che sento tra le gambe, sembra essere un gran bel fisico e, oserei dire, anche ben dotato! 
Oddio, ma che vado a pensare?
La situazione richiede un minimo di lucidità.
Ricapitoliamo: dove sono finita?
Uno specchio. Mi serve uno specchio. Almeno per capire meglio “chi” sono diventata…
Mi alzo, barcollando per un attimo… che piedi grandi, accidenti!
E che fastidio! La parte anatomica che prima ho apprezzato, adesso che sono in posizione verticale, si muove in maniera quasi ridicola tra le gambe. Come fanno gli uomini ad andarsene a spasso per tutto il giorno con… ehm… ‘sto coso che pare anche avere vita propria?
Raggiungo lo specchio con solo due passi di queste lunghe gambe che mi ritrovo, fisso il volto che mi osserva riflesso e…
Scoppio a ridere.
Sono consapevole che dopo la risata liberatoria, tornerà ad assalirmi l’ansia, ma in questo momento l’assurdità della situazione rasenta la comicità.
Come accidenti sono finita nel corpo di Harm?

 


  
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