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Autore: biberon    30/12/2013    3 recensioni
Beatrix Withes ha tredici anni e due problemi.
E il suoi problemi si chiamano Harry Potter e Draco Malfoy.
Infatti lei, piccola Serpeverde con un talento innato per la Cura delle Creature Magiche e le Pozioni, Purosangue dalla nascita e figlia di un’importante e prestigiosa dinastia di maghi, è innamorata di uno dei suoi compagni, Draco.
E non potrebbe mai rinunciare al suo migliore amico, Harry.
L’unico problema è l’odio che provano questi ragazzi l’uno per l’altro.
Beatrix è in mezzo tra loro due ed è costantemente in ansia per la scelta che sa che un giorno dovrà compiere.
Chi sceglierà?
Amore o amicizia?
Harry o Draco?
Nel frattempo un pericoloso criminale é alla ricerca di Harry, sempre più fatti oscuri vengono alla luce e Bex sarà costretta a fare un grande sacrificio per salvarlo.
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Dalprimo capitolo:
E mi balenò nella mente quella domanda, quella domanda che mi affliggeva sin dal primo anno a Hogwarts: quando sarebbe venuto il momento di scegliere tra loro due, chi avrei scelto? A chi avrei voltato le spalle? Chi avrei perso, e chi, invece, sarebbe rimasto con me sapendo che lo avevo scelto?
Perché era questo il punto.
Prima o poi avrei dovuto scegliere.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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“L’hai davvero chiamata “sporca mezzosangue”?” gli chiesi.
“Sì, tel’ho già detto un milione di volte.”
Adoravo il suono della sua voce.
Ogni volta che apriva bocca, era come se una cascata di brividi discendesse improvvisamente e a velocità spaventosa lungo la mia spina dorsale.
“E lei come ha reagito?”
“Avresti dovuto vederla! Aveva un faccino da cane bastonato … sembrava che stesse per piangere.”
Avvertii una fitta allo stomaco, a sentir parlare in questo modo di Hermione.
“Beh, naturalmente, poi, tutta la scuola sa dell’incantesimo malriuscito di Weasley.” Continuò. “Voleva difenderla, ma che carini! A proposito, tu ce li vedi come coppietta? Oddio, ora che ci penso sì … la mezzosangue e il poveraccio!”
Rise.
La sua risata risuonò in tutta la Sala Comune.
Quando rideva, gli si illuminava il viso in quello sguardo malvagio che amavo .
Oh, se lo amavo.
Cioè, no. Non è che lo amassi. È che … sì, beh.
Insomma.
Si è capito, no?
“Comunque è successo due anni fa. Come mai te lo ricordi ancora?”
“Non dimentico tanto facilmente le cose che fai tu” mi sfuggì.
“In che senso?” chiese lui.
Eravamo seduti sul divanetto della nostra Sala Comune, abbastanza lontani da sembrare solo amici ma abbastanza vicini perché le nostre dita si sfiorassero.
Mi guardò qualche secondo.
“Comunque quest’anno con la storia dei Dissennatori credo che mi divertirò un sacco a prendere in giro Potter. Dio, solo il suo nome  m’innervosisce. Non esiste nessuna persona peggiore di lui.”
“Beh, a parte Silente.” Sussurrai, ma non lo pensavo veramente.
Lui si alzò dal divano e mi passò davanti. Nel farlo prese per qualche secondo la mia treccia tra le dita e ci passò sopra il pollice.
“Buona questa.” Disse.
La porta si aprì con un cigolio assordante, distruggendo l’atmosfera romantica creatasi in quel momento tra di noi.
Sbuffai e salutai Tiger alzando una mano.
“Ciao Draco! Oh, ciao bella.”
“Io e Beatrix stavamo giusto parlando male di Potter” esclamò soddisfatto Malfoy sorridendo beffardamente.
“Bhe, non venite a cena?” chiese l’altro, come se non avesse sentito Draco parlare.
“Ora arriviamo. Ci aspetti lì?”
“Ok.”
Il ‘sacco di patate’, come lo chiamavo affettuosamente io, girò sui tacchi e se ne andò goffamente. La Sala Comune dei Serpeverde era di nuovo vuota, a parte noi due.
“Siamo quasi in ritardo. Credi che il vecchio barbuto se la prenderà? Mi chiese il biondo sorridendomi, più con dolcezza che con ari adi sfida coem suo solito.
Si appoggiò ad uno scaffalino ed esaminò una scatoletta che aveva trovato sul divano.
Mi alzai.
“è tua questa?” mi chiese. Di solito faceva così       quando voleva rubare qualcosa.
“Ora sì” dissi sfilandogliela di mano.”
“Uh-oh, fregato anche stavolta. Non diventarmi troppo affascinante, Serpentessa, che se qualche Corvonero o Grifondoro ti porta via da me non so come fare …”
Sapevo che non faceva sul serio. Ero convinta di non interessargli.
Già, per lui ero solo “la Serpentessa”, la sua inseparabile migliore amica.
Ma io per lui provavo qualcosa di molto più forte.
Era come se quando stavamo insieme il mondo si fermasse, la terra smettesse di girare e gli unicorni smettessero di essere sacri, come se niente e nessuno avesse più importanza a parte lui e il suo viso perfetto.
Avevo solo tredici anni, è vero, ma ero sinceramente innamorata di quel ragazzo.
“Andiamo a cena, ladruncola?”
Gli sorrisi come meglio potevo, cercando di non arrossire e di mantenere il tipico atteggiamento altezzoso di noi Serpeverde.
“Tu va pure. Io ti raggiungo tra un minuto.”
“Non vorrai rovistare tra la mia roba!” scherzò lui.
Poi mi si avvicinò e mi sfiorò inavvertitamente il collo con le labbra, nel sussurrare “ti aspetto in fondo al tavolo.”
Io rabbrividii per l’ennesima volta e annuii.
Lo seguii con lo sguardo mentre si allontanava e usciva dalla stanza.
Controllai che non ci fosse veramente nessun altro e uscii anche io.
Non presi la direzione della mensa, bensì quella per le scale.
Ai piani superiori stavano Tassorosso e Grifondoro.
Salii una rampa evitando un paio di scolarette acqua e sapone, e poi la scala cominciò a muoversi e a virare.
“Cazzo” sussurrai tra me e me.
Odiavo quando succedeva, perché soffrivo di vertigini.
Cercai di non guardare giù e di afferrare il più saldamente possibile la ringhierà di marmo, mentre sentivo le gambe farsi sempre più molli e il cuore accelerare tantissimo.
Finalmente la scala si fermò davanti ad una porta scura.
Impiegai qualche secondo per riprendermi, poi cercai con lo sguardo l’ingresso della Sala Comune dei Grifondoro.
“Ehy tu!” gridai ad una ragazzina che stava camminando in fretta e furia nel corridoio. “Dov’è la Sala Comune dei Grifondoro?”
“Di solito di chiede per favore.”
“Come vuoi. Per favore, dov’è la Sala Comune dei Grifondoro?”
“Così va meglio. Vai nel corridoio a destra.”
“Dove c’è il ritratto della cicciona?”
“Se è così che lo chiamate voi …” disse arricciando le labbra.
“Noi?”
“Voi … serpe verde.” Borbottò girando sui tacchi.
Mi venne la tentazione di sputarle sui capelli castani. Ok, non era un mistero che tra Grifondoro e Serpeverde ci fosse un po’ di tensione, ma quell’atteggiamento da superiore se lo poteva risparmiare, anche perché l’unica superiore, lì, ero io.
Comunque ero lì per un motivo.
Perché io avevo un segreto.
Anzi, tre segreti. Si chiamavano …
“Harry! Ron! Hermione!” esclamai, vedendoli comparire in fondo al corridoio.
Loro mi corsero incontro e Harry mi gettò le braccia al collo.
Lo strinsi forte,  poi mi voltai verso Ron e gli stampai un bacione sulla guancia. Salutai Hermione   con un sorrisone.
“Mi sei mancata molto durante l’estate …” disse Harry.
“Già. Perché non sei venuta su prima?”
“Non ho avuto molto tempo … ma comunque, per una volta potreste anche scendere voi giù dai serpe verde …”
“per cosa, per farci insultare da Malfoy e dalla sua anda di idioti?” sibilò Hermione.
“Hey!” esclamai io, sulla difensiva.
“Non ho detto che Malfoy è un’idiota” aggiunse.
“Anche se è così” bisbigliò Ronald.
“Piantatela” intervenne Harry. “Non ci vediamo per parlare di Malfoy.”
“Appunto. Lasciate in pace Draco.”
“Beh, se lui non fosse …” iniziò Hermione, ma Harry la fermò.
“Basta, dai.”
“Detto ciò … mi siete mancati anche voi!” confessai abbracciandoli di nuovo tutti e tre insieme.
“Come va?” chiesi poi.
“Bene, Hermione ha degli ottimi voti in tutte le materie. E io, beh, se si esclude il pazzo che è evaso da Azckaban e vuole uccidermi …” iniziò Harry.
“Che cosa?!” esclmai.
“Niente” disse Hermione, fulminando il ragazzo con lo sguardo. “Harry scherzava.”
“Bello scherzo. Sicuro di non esserti drogato? Comunque, sentite, ora devo andare. Ma ci rivedremo prestissimo, me lo promettete?”
“Sì … la settimana prossima abbiamo cura delle creature magiche insieme …”
“Già, con Malfoy sarà un incubo” pensò ad alta voce Ron.
Lo ignorai.
“Hey, Bex, a proposito. Sai di domani, no?”
“No, veramente.”
“La McGranitt ha deciso, convincendo anche gli altri insegnanti, di fare una partita extra di Quiddich per vedere se l’estate ci ha rammolliti troppo.”
“Vuoi dire che non vi faranno neanche allenare?”
“No. Sono curiosi di vedere se durante l’estate ci siamo dimenticati tutto, credo.”
“Beh, sarà divertente. Domani, pomeriggio o mattina?”
“Mattina. Vuol dire che salteremo delle ore!”
“Ottimo! Contro chi giocate?”
“Contro … ehm … di voi.”
“Serpeverde contro Grifondoro! Sarà interessante. Magari QUESTA volta vinceremo noi.”
“Impossibile, Harry è il miglior cercatore del mondo!” esclamò Ron sorridendo.
“La vedremo. Ora vado, Draco mi aspetta. Lui non deve sapere che noi siamo …”
“Amici.” Completo seccamente la frase Harry.
Lo abbracciai di nuovo e scesi le scale.
“Voi non venite a cena?” chiesi, voltandomi.
“Sì, ma tu sarai vicino a Dracuccio” disse Hermione.
“Anche io vi voglio bene” scherzai, e scomparsi nel corridoio che portava alla Sala Grande.
 
 
“Ma dov’eri finita?” chiese Draco sfiorandomi il braccio quando mi sedetti accanto a lui, pochi minuti dopo.
“Ero … in bagno.”
“Diarreus Totalis” scherzò ridacchiando Tiger, seguito a ruota da Goyle.
“Scemi” dissi sorridendo.
“Ehy, Withes!” mi chiamo qualcuno da una parte imprecisata della tavolata.
“Sì, Flint?” risposi io guardando di sbieco il capitano della squadra di Quiddich di serpe verde.
Era del quinto anno.
Alto, capelli neri unti e appiccicosi, occhietti porcini e denti storti.
In quanto a classe, poi, avrebbe dovuto prendere lezioni da Draco.
C’era un piccolo dettaglio: aveva una cotta per la sottoscritta.
Era strano che uno come lui, presuntuoso, arrogante, irriverente, prepotente e scorretto come lui s’interessasse a una come me, altezzosa e misteriosa, e per giunta anche più piccola.
Non ero certo la più carina delle serpe verde, anche se battevo alla grande l’altra ammiratrice segreta di Draco, Parski Parkinson.
“Verrai alla partita, domani?” mi chiese Marcus.
“Ovvio” risposi scrollando la testa, in modo da far vedere bene la mia lunga treccia.
Lui sorrise, ma il suo sembrava più un ghigno malefico.
“Se vinciamo giuro che ti porto a Diagon Alley a bere qualcosa!”
“Certo, come no” risi io.
Lui mi fece l’occhiolino e si risedette.
“Che essere rozzo.” Commentò Draco a mezzavoce.
“Ma voi due non eravate amici?”
“Sì, ma ciò non toglie che sia incredibilmente rozzo.” Borbottò.
Perché si comportava così?
Era forse … no, impossibile.
Era forse geloso?
Mi balenò nella mente quella domanda, quella domanda che mi affliggeva sin dal primo anno a Hogwarts: quando sarebbe venuto il momento di scegliere tra loro due, chi avrei scelto? A chi avrei voltato le spalle? Chi avrei perso, e chi, invece, sarebbe rimasto con me sapendo che lo avevo scelto?
Perché era questo il punto.
Non avrei mai potuto continuare così per sempre.
Prima o poi avrei dovuto scegliere.
Amicizia o amore?
 “Serpentessa, quest'anno ti unirai a noi nell’umiliare Potterino e Lenticchia, vero?”
Prima che potessi rispondere, Albus Silente, il preside, batté tre colpi con la forchetta sul suo calice dorato, e tutti rivolsero la propria attenzione a lui.
Così io non risposi alla domanda di Draco, e fu un grande sollievo per me.

 
   
 
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