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Autore: P h o e    31/12/2013    6 recensioni
THE BIG FOUR | Cr o s s o v e r | ONE SHOT
«Be', fai come vuoi, però poi non piangere se non cresce nulla» rispose tranquillamente Merida, poi guardandosi attorno aggiunse: «Qualcuno sa dov'è Hic?»
«Eccomi, scusate il ritardo!» la voce del bambino di otto anni li raggiunse, insieme alla sua minuta persona. «Che mi sono perso?»
«Rapunzel vuole far crescere un girasole» rispose Merida.
«C'è la possibilità che non germogli.»
«Vuole piantare il seme ora.»
«Allora non germoglierà sicuramente» ribatté Hiccup con assoluta calma.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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I'm still here
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T H E  B I G  F O U R
C R O S S O V E R







 
L'inverno soffiava di nuovo silenzioso le sue gelide arie sulla terra, poco dopo le violente bufere che si erano scagliate prepotentemente sull'autunno senza lasciare nemmeno una traccia di foglia rinsecchita o una misera pozzanghera, tutto ciò che ricopriva i boschi in quel momento era un candido manto bianco di neve che minacciava una lunga e fredda permanenza.
Il sole, dopo quell'ultima estate che poteva definirsi tranquillamente un autunno troppo caldo, aveva perso molto della sua luminosità e tramontava ancor prima che le persone potessero pensare che fosse già sorto. Quel clima rigido aveva portato con sé tutta la bellezza dei fiori primaverili e dei colori vivaci che la primavera offriva, ma nessuno osava rimuovere il mantello bianco dell'inverno dal terreno, se non il tempo.
I bambini, nelle quattro grandi terre, si divertivano con battaglie a palle di neve o a scivolare sulle lastre ghiacciate dei laghi. I vestiti pesanti, i nasi arrossati e le nuvolette di vapore che uscivano dalla bocca, per tutti era arrivato il lungo inverno, ma nessuno sembrava intenzionato a mandarlo via.
Per Berk non era un problema questo tipo di clima, considerando che gli abitanti di quel villaggio erano abituati solo a grandine o neve, ma per Dumbrok o Corona non era lo stesso: L'aria che si respirava da quelle parti era per lo più calda e con sé si portava dietro i prati rigogliosi e i fitti boschi verdeggianti.
Tuttavia, nonostante le ultime violente tempeste, i Re e le Regine speravano ancora in un po' di calma che sembrava essere arrivata dopo tante preghiere.
«Mamma» una bambina dai lunghi capelli dorati tirò con insistenza la gonna della Regina. «Mamma, posso uscire?»
La donna fissò la figlia, così uguale a lei, inginocchiandosi alla sua altezza e sorridendole. «Tesoro, c'è ancora molto freddo, che ne dici di aspettare?»
Nonostante la gentilezza, la bambina non sembrò gradire molto il permesso negato, così mise su un broncio adorabile, facendo corrugare la fronte e gonfianco le paffute guance.
«Rapunzel...» la donna sembrò accorgersene e se ne dispiacque così tanto che le fu impossibile riuscire a trattenere un tono gentile. Ma dopotutto uscire con questo freddo era ancora molto pericoloso, una nuova tempesta avrebbe potuto infuriare sul Regno e la sua bambina era anche di salute cagionevole.
«Sono tutti fuori a giocare, ti prego mamma!» insistette senza pietà, conoscendo la debolezza di sua madre per lei.
La donna alla fine si arrese, sospirando. «E va bene, ma torna presto, mi raccomando...»
Rapunzel spalancò il suo sorriso che riempì il cuore della madre come un raggio di sole e, preparandosi al grande gelo, uscì sotto lo sguardo protettivo della Regina, che ancora si domandava se avesse fatto bene a lasciarla andare.
Non appena la piccola principessa mise il naso fuori dalle mura, una ventata di aria congelata la investì, raffreddandole all'istante il nasino e le guance, le quali non ci misero molto ad arrossarsi, coprendo le poche lentiggini che si ritrovava.
Era una settimana che non tornava in quel posto, le mancava il piccolo laghetto adiacente al posto, le mancavano gli alberi che ormai aveva memorizzato nella sua testa e ne conosceva tutte le posizioni, le mancavano quei piccoli dettagli che lei stessa aveva modificato per rendere quel posto unico e loro.
Ma soprattutto le mancavano Jack, Merida e Hiccup, i suoi compagni d'avventura, nonché unici amici che possedeva e che non intendeva dividere con nessuno.
Si domandò se quel giorno sarebbero venuti, non era sempre certo che si trovassero tutti insieme, ma quando il clima era meno rigido, il tempo che Rapunzel trascorreva era sempre ed esclusivamente con loro tre.
Li aveva conosciuti anni addietro, quando sua madre le aveva dato i primi permessi per uscire dal castello. Il bosco l'aveva sempre attirata, soprattutto in primavera o in estate, quando i fiori sbocciavano e le farfalle svolazzavano libere per il paesaggio, tutta quella natura le provocava un irrefrenabile desiderio di dipingere, disegnare ciò che la terra con i suoi piccoli frutti le trasmetteva.
Così aveva preso il suo album e i suoi colori e si era seduta, disegnando ciò che la circondava, non le importava aver superato il limite che sua madre le aveva tracciato, desiderava semplicemente riportare su carta ciò che quel posto le stava trasmettendo.
E fu proprio spostandosi di lato che vide per la prima volta Jack, il quale cercava di raggiungere un ramo veramente troppo alto per lui, nel tentativo di rimettere sul nido il colibrì caduto. Lo conobbe all'età di cinque anni, era un bambino abbastanza vivace allora, con spettinati capelli bianchi, la pelle così chiara da confondersi con i capelli stessi e dei grandi occhi azzurri come il cielo di quel pomeriggio.
La sua impresa aveva impressionato così tanto la piccola Rapunzel che non aveva potuto fare a meno di domandargli se gli servisse aiuto, così lui l'aveva presa sulle spalle e lei era riuscita -con un immenso sforzo- a rimettere quella creatura nel suo nido.
Jack era il primo bambino con cui Rapunzel aveva parlato, non era mai stata solita a fare amicizia, la paura di non piacere e l'insicurezza le avevano impedito ogni contatto, ma con Jack risultava tutto così naturale che per la piccola principessa era un piacere poter stare con lui.
Ma Jack non era l'unico con cui Rapunzel aveva incatenato la sua amicizia. Merida, una bambina dai folti capelli vermigli e gli occhi chiari almeno quanto Jack, li aveva quasi colpiti con una freccia, che si era andata a conficcare in un albero, proprio ad un metro sopra la testa di Rapunzel, la quale stava tranquillamente dipingendo.
Ricordava di essersi spaventata così tanto che aveva urlato e Jack era quasi caduto dal ramo su cui stava schiacciando un pisolino.
«Scusatemi!» aveva detto Merida arrivando con il fiatone e recuperando la sua freccia. «Non ho ancora una buona mira...»
Probabilmente Rapunzel avrebbe anche potuto dire che era tutto a posto, se non fosse stato per Jack, che era sceso dal tronco come una furia e si era diretto a grandi -per quanto le sue gambe non ancora sviluppate potessero concedergli- falcate verso la piccola bambina riccioluta, togliendole l'arco di mano.
Rapunzel ricordava quel loro primo litigio -dal quale poi ne seguirono altri mille- come se fosse accaduto ieri, ma dopotutto li trovava buffi. Jack la stuzzicava ogni tanto, pareva si divertisse a farlo e Merida rispondeva senza timore, era una bambina forte con uno spirito d'acciaio, come una farfalla libera.
Ma infondo tutti conoscevano il bene che si volevano quelle due pesti, lei soprattutto.
E Rapunzel pensava che non avrebbero mai smesso di punzecchiarsi, se non fosse arrivato Hiccup.
Lei lo ricordava soprattutto per i suoi modi impacciati ed insicuri, la gentilezza del suo sorriso e l'innumerevole quantità di lentiggini che adornava il suo viso, insieme agli occhi verdi e luminosi come il prato che ricopriva la terra quello stesso giorno primaverile.
Sentendo un rumore dietro ai rami Jack e Merida avevano smesso di litigare ed incuriositi, avevano fatto a gara per vedere chi o cosa avesse provocato quel rumore. E quando furono abbastanza vicini per vedere, dal piccolo promontorio ricoperto di muschio rotolò un bambino minuto dai capelli castani, il quale finì addosso a Jack senza alcun preavviso.
Hiccup era un bambino molto diverso da Jack, mentre quest'ultimo si muoveva con la stessa vivacità di un mare in tempesta, Hiccup invece agiva in modo riflessivo e soprattutto timido, Rapunzel trovava inaccettabile il fatto che ogni tanto fuggisse dal suo villaggio solo per il motivo che nessuno riusciva ad accettarlo, nessuno riusciva a capire il suo spirito fino infondo come invece avevano fatto Rapunzel, Jack e Merida.
Nemmeno suo padre.
E la piccola principessa non scordò mai la frase di Hiccup, un giorno d'estate, quando avevano appena finito di fare a gara per chi si arrampicava sul ramo più alto di un albero: «Voi sarete per sempre i miei amici» aveva detto con tono affannato.
E ricordò i sorrisi di Jack e Merida, li aveva impressi nella mente come il loro punto d'incontro.
Sì, perché solo poco dopo aveva scoperto che tutti appartenevano rispettivamente ad un Regno differente. Era stata proprio Merida a proporre quello come loro punto di ritrovo e nessuno aveva avuto obbiezioni.
E da quel momento, quasi tutti i pomeriggi, con il caldo, la pioggia e il vento, i quattro amici si trovavano.
Quest'ultima settimana era stata la più dura e faticosa da sopportare, la bufera aveva soffiato così forte che Rapunzel temeva che li avrebbe risucchiati nel suo vortice gelido e sua madre non le aveva concesso nemmeno di uscire in balcone.
Ma non aveva paura: erano ormai due anni che si incontravano, una settimana non poteva reggere il confronto.
Arrivò al loro grande albero, nel quale erano state incise le loro iniziali e vide, come sempre, Jack appollaiato su un tronco che si divertiva a lanciare delle ghiande sulla povera chioma di Merida.
«Vedrai appena scendi!» sibilò stringendo un pugno che a Rapunzel sembrava tutto fuorché amichevole.
Merida non era mai stata brava ad arrampicarsi sugli alberi, al contrario di Jack.
«Jack, Mer!» li salutò andandogli incontro, sembrava passata un'eternità e non ci sperava che arrivassero oggi.
«Punzie!» Merida le corse incontro, mentre Jack scendeva dall'albero, abbracciandolo e mettendo i piedi sulle sporgenze che ormai conosceva a memoria.
La piccola principessa dai capelli rossi l'abbracciò, gesto molto insolito da parte sua.
«E' una settimana che non ci vediamo, mi sei mancata» sorrise, alzando le spalle. «Che cos'hai lì?»
Rapunzel sorrise a sua volta, lo spirito d'osservazione di Merida era sempre sull'attenti, ma d'altronde un'arciera come lei necessitava di questo pregio.
«E' un seme: intendo seppellirlo e vedere se cresce un bel girasole»
«D'inverno?» domandò Merida inclinando la testa. «Con tutta questa neve?»
«Per una volta sono d'accordo con Merida, Punzie: Per far germogliare un girasole devi aspettare la primavera o l'estate» disse Jack, raggiungendole.
Rapunzel smise di sorridere. «Beh, io voglio provarci ugualmente!» ribatté caparbia.
«Be', fai come vuoi, però poi non piangere se non cresce nulla» rispose tranquillamente Merida, poi guardandosi attorno aggiunse: «Qualcuno sa dov'è Hic?»
«Eccomi, scusate il ritardo!» la voce del bambino di otto anni li raggiunse, insieme alla sua minuta persona. «Che mi sono perso?»
«Rapunzel vuole far crescere un girasole» rispose Merida.
«C'è la possibilità che non germogli.»
«Vuole piantare il seme ora.»

«Allora non germoglierà sicuramente» ribatté Hiccup con assoluta calma.
Rapunzel allora, offesa, raggiunse un albero dove in primavera sbocciavano i fiori di ciliegio e ai piedi dei simpatici funghi del colore delle nocciole. Si sedette a cominciò a scavare a mani nude tra la neve gelida, le ricordava vagamente la pelle di Jack. Infine, quando si assicurò di aver scavato profondamente anche nel terreno, estrasse il seme e lo sotterrò, esprimendo nello stesso momento il desiderio che germogliasse un girasole forte e robusto.
«Se nasce voglio che Merida mi ceda i suoi capelli per un giorno» borbottò Jack, attirando l'attenzione della principessa al suo fianco e guadagnandosi una tirata d'orecchio da parte di Merida stessa.
«Allora credo che dovrai aspettare, mio caro!» esclamò la rossa, tirando con maggiore forza.
«Oh, io non credo!» ribetté Jack, strappando senza permesso un capello di Merida e liberandosi dalla presa della principessa. 
Jack si portò il quasi invisibile capello alla base della testa e scimmiottò spudoratamente Merida, la quale le lanciò un'occhiata così micidiale che Jack cominciò a correre senza nemmeno essere avvertito.
Hiccup si inginocchiò di fianco a Rapunzel, osservando la terra privata del suo manto bianco nel punto dove la bambina aveva sotterrato il seme e poi guardò Rapunzel tenere le mani congiunte, come se stesse invocando una preghiera silenziosa.
In cuor suo Hiccup sperò che germogliasse, sarebbe stato un bel simbolo per il loro quartetto e Rapunzel ne sarebbe stata realmente felice.
«Oh, Dio!» esclamò la principessa, Hiccup non si era nemmeno accorto che avesse smesso di pregare. «Hic, che ti è successo alla faccia?»
Lui si tastò in automatico la parte lesa, se n'era quasi dimenticato.Purtroppo però il ricordo continuò ad affiorare. 
«Oh, non preoccuparti» sorrise sfiorandosi la guancia, dove il livido viola copriva una buona quantità di lentiggini. «E' stata colpa mia.»
«Sono stati i tuoi amici?» domandò ingenuamente Rapunzel.
«Non sono miei amici quelli, Punzie» rispose Hiccup voltandosi dalla parte opposta come per non dare a vedere il dolore che sgorgava dai suoi occhi di giada «Voi siete miei amic-»
Un urlo non permise ad Hiccup di terminare la frase.
Un urlo anche troppo famigliare per le orecchie di Rapunzel, che spaventata si guardò attorno in cerca di risposte.
«E' Merida!» gridò Hiccup alzandosi di scatto e correndo in direzione dell'urlo.
Rapunzel si fece guidare dall'amico tra i rami e gli alberi fitti ed insieme giunsero al luogo dove avevano sentito Merida urlare. Si trattava del laghetto adiacente al posto di ritrovo, non era incredibilmente grande, ma abbastanza profondo da far annegare due persone.
Rapunzel pensò che fosse assurdo che due persone annegassero proprio in quel periodo nel quale il lago era stato ghiacciato dal freddo invernale, ma dopo aver visto ciò che i loro occhi ancora stentavano a credere, desiderò invece che il lago non fosse per nulla ghiacciato: Jack e Merida si trovavano a pochi metri di distanza l'uno dall'altra e le loro piccole gambe tremavano per l'insicurezza del ghiaccio sotto i loro piedi.
Rapunzel non aveva mai visto il terrore invadere gli occhi di Merida come in quel momento, ma non poté vedere Jack, poiché era girato di spalle.
La lastra di ghiaccio sotto i loro piedi scricchiolava e minacciava di rompersi e Merida era sempre più terrorizzata per la paura.
«Jack, ho paura!» singhiozzò Merida cercando di raggiungere l'amico, ma senza grandi risultati.
«No, no, non preoccuparti, andrà tutto bene!» rispose questo, nonostante non ne fosse del tutto sicuro. «Andrà tutto bene.»
«Una corda» sussurrò Hiccup, guardandosi intorno. Ma non vi era nessuna corda, nemmeno una liana dove potessero aggrapparsi e sfuggire a quell'incubo che ormai stava vincendo anche sulla calma ineguagliabile di Hiccup.
Rapunzel cominciò a singhiozzare, senza sapere cosa fare, sarebbe voluta andare a prenderli, ma sapeva che così facendo avrebbe solo peggiorato la situazione ed i suoi capelli non erano abbastanza lunghi per raggiungere nemmeno Jack.
«Vado a chiedere aiuto» singhiozzò Rapunzel, facendo per voltarsi.
«No, non farai mai in tempo!» rispose Hiccup prendendola per mano. «Tienimi, provo ad arrivarci, per qualsiasi cosa non lasciare la presa, d'accordo?»
Rapunzel annuì, arrivando all'estremità della neve ed inclinando il peso dalla parte opposta cosicché Hiccup non la trascinasse giù, era abbastanza magrolino da reggere il peso, forse ci sarebbe arrivato.
D'un tratto però, Jack fece qualcosa che stupì tutti: afferrò un bastone dalla punta arrotondata e si avvicinò lentamente a Merida, senza smettere di guardarla negli occhi come per rassicurarla che tutto sarebbe andato per il verso giusto e che una volta usciti da quella terribile esperienza ci avrebbero fatto due risate su. Un passo, un altro ancora con estrema calma e il bastone raggiunse la principessa, agguantandola per la vita e facendola scivolare verso Hiccup, il quale riuscì ad afferrarle la mano.
Ma Merida non si preoccupò nemmeno di ritornare sulla terra sicura, si voltò verso Jack.
Lui le stava sorridendo, lui stava sorridendo a tutti loro.
I suoi occhi ridevano, dicevano che era tutto passato, che questa brutta esperienza sarebbe servita loro da lezione. E tutti per un momento, per un solo momento ci credettero ed il sollievo pervase.
Ma poi quel tutto crollò insieme al ghiaccio sotto ai piedi di Jack, mentre l'acqua avvolgeva senza pietà il corpo ormai gelido del bambino.
Nessun urlo, nessun fiato.
Nessuno disse più nulla da quel giorno, quell'inverno si era portato dietro il lento scorrere del tempo.


Un nuovo inverno ormai stava preparando la sua futura permanenza.
Rapunzel lo percepì dall'aria che le penetrò violentemente le ossa appena mise fuori un piede dalle pesanti e confortevoli coperte di lana e il freddo la costrinse a ritirarlo quasi subito. Non amava particolarmente l'inverno, rubava l'aria estiva a tutte quelle persone che avrebbero preferito fare una passeggiata nel bosco, anziché rintanarsi in casa con il camino acceso.
Esso spazzava via tutti i colori vivaci e allegri che le belle stagioni faticavano a coltivare. 
Ma dopotutto a Rapunzel non importava granché, con il freddo, il caldo o la pioggia sarebbe sempre uscita. Lei era fatta così, uno spirito libero.
Si alzò quindi con un largo sorriso stampato in faccia, un nuovo giorno era sorto e lei era anche abbastanza in ritardo a giudicare dalla posizione del... sole.
Il sorriso svanì nello stesso istante in cui Rapunzel aprì le tende ed un paesaggio unicolore le arrivò dritto davanti agli occhi come un pugno.
Neve.
La principessa ormai maggiorenne strinse le tende ancora tra le mani. Da quanto i suoi occhi non vedevano tanto bianco, da quanto la sua bocca non pronunciava quelle quattro lettere che avevano incatenato il suo destino a quel luogo, dove tutto ormai sembrava morto.
Era passato così tanto tempo da quando ricordava di aver visto la neve, l'ultimo inverno che aveva vissuto realmente si era portato via anche quella.
Rapunzel non intendeva dimenticare, non sarebbe mai riuscita a dimenticare quello che successe quel giorno davanti ai suoi occhi ancora da bambina, lei prima di tutti non si sarebbe scordata di Jack.
A quanto pare la neve si era fatta vedere di nuovo, silenziosa come quegli anni vissuti nello sconforto e nel dolore.
Rapunzel quindi, si vestì con abiti pesanti e indossò il mantello che ormai pensava non avrebbe più utilizzato, considerando che erano dodici anni che non vedeva cadere un fiocco di neve e, inspirando profondamente, si diresse in quel luogo che non aveva mai smesso di visitare.
Il bosco rimaneva immobile, costante nella sua bellezza, che fosse estate, inverno, primavera o autunno e soprattutto silenzioso.
Rapunzel non aveva mai smesso di visitare il luogo di ritrovo che una volta riecheggiava di risate e sorrisi, ormai troppo spento a causa della solitudine che la circondava.
Da quel giorno non aveva più visto né Hiccup né Merida, ma poteva solo immaginarsi come fossero stati, Merida in primis.
«Probabilmente se non ci fossi stata, adesso Jack sarebbe ancora vivo» 
Questo era il peso che probabilmente Merida doveva portarsi sulle spalle. Rapunzel non l'aveva sentita dire una frase del genere, ma dal modo in cui era caduta sulle ginocchia e le sue lacrime avevano cominciato a bucare il bianco terreno, poteva solo immaginare i sensi di colpa che non si sarebbe più tolta di dosso.
Non dimenticò mai l'espressione sui loro volti, era stato come se qualcuno li avesse privati della loro carica energetica. Hiccup aveva lasciato la presa sulla mano di Rapunzel e non era stato capace di voltarsi, mai prima di allora aveva visto il suo amico così sconvolto.
E lei? Be', Rapunzel aveva cercato una realtà alternativa sul volto di Hiccup e Merida, non riusciva a crederci, non era riuscita bene a realizzare il modo rapido in cui Jack li aveva lasciati, era semplicemente rimasta lì tutta la notte nella speranza di vederlo riemergere, le sue speranze non morivano.
Le era sembrato tutto un brutto sogno, finché il Re e la Regina non la recuperarono, mezza congelata per il freddo e fu a quel punto che Rapunzel capì la realtà dei fatti, fu in quel momento che scoppiò in un pianto che si prolungò per dodici anni.
Da allora non aveva potuto fare a meno di ritornare in quel luogo tanto amato per così poco tempo, l'unico luogo che le ricordava Jack.
La sua linea di pensieri venne interrotta da un rumore animalesco, come un gigantesco orso che le intimava di non avvicinarsi. Ma Rapunzel sapeva bene che in quel bosco non c'erano orsi, era qualcos'altro, qualcosa come...
«Un drago» pronunciò a bassa voce, alzando la testa verso il cielo e scorgendo tra le fitte nuvole due grandi ali possenti e nere come nemmeno la notte sarebbe mai stata.
Eppure era abbastanza convinta che si fossero estinti. Hiccup gliene parlava spesso, il suo villaggio era sede dei più violenti attacchi di drago, gli narrava delle leggende del suo popolo, dei vichinghi, proprio come lui un giorno sarebbe dovuto diventare, sarebbe dovuto diventare capo villaggio esattamente come suo padre e prendersi cura della sua gente.
Ma Rapunzel non vedeva più l'amico da ormai dodici anni, aveva perso ogni contatto e le emozionanti storie raccontate sui tronchi degli alberi caduti non le erano più state narrate.
Rapunzel quindi si nascose dietro ad una roccia, sperando che la pericolosa creatura non lo attaccasse e che non scendesse proprio in quel punto. E quelle furono le ultime parole famose; il drago scese esattamente sullo spiazzo di terreno, dove le sue ampie ali non sarebbero state graffiate dai rami degli alberi, a pochi metri da Rapunzel.
Ma fu proprio grazie al drago che si accorse che non era solo: Dalla sua groppa scese un ragazzo piuttosto alto, indossava un armatura abbastanza spessa che gli fasciava il fisico magro ed un elmo che gli copriva interamente la testa.
Incredibile.
Rapunzel non aveva mai sentito dire da Hiccup che gli umani fossero in grado di domare e cavalcare i draghi, probabilmente era un dettaglio che si era scordato di raccontare. La principessa desiderò andare ad accarezzare la creatura, proprio come stava facendo in quel momento il ragazzo in armatura.
Aveva sempre avuto una certa attrazione per gli animali, ma un drago era il suo sogno.
Il ragazzo batté amichevolmente due pacche sul collo del drago e si guardò intorno. Sembrava quasi spaesato, in un certo senso come se fosse già stato lì ma non se ne ricordasse.
«Non è cambiato niente...» sussurrò.
Quella frase arrivò come un calcio nello stomaco alle orecchie di Rapunzel, ma ciò che fece cadere la principessa sulle ginocchia fu la persona che realmente si nascondeva dietro a quell'irriconoscibile voce.
Lentamente si tolse l'elmo e per Rapunzel fu impossibile non riconoscerlo: il modo in cui si metteva le mani nei capelli castani, le innumerevoli lentiggini che costellavano il viso ormai adolescente e quegli inconfondibili occhi verdi.
«Hiccup?» mormorò la principessa, riuscendo a trovare la forza necessaria per uscire dal suo nascondiglio.
Il ragazzo si voltò e Rapunzel rimosse ogni dubbio che fosse il suo caro amico d'infanzia. Era proprio Hiccup.
La sua espressione esprimeva stupore, probabilmente non l'aveva riconosciuta o forse entrambi dovevano ancora realizzare di trovarsi uno di fronte all'altra.
«R-Rapunzel?» sussurrò a sua volta.
Lei annuì, riuscendo a sorridere in maniera così spontanea che si dovette ricredere sul fatto che non riuscisse più a sorridere veramente.
Non poteva, non riusciva a crederci. Quanto tempo era passato? Quanto il tempo aveva modellato il suo viso, trasformandolo in un ragazzo? Quante altre storie doveva ancora raccontargli sui draghi?
Rapunzel fece per avvicinarsi, ma il drago le ringhiò contro, così si ritrasse dispiaciuta.
«Calma Sdentato» sorrise Hiccup poggiandogli una mano sul muso nero. «E' un'amica.»
A quel punto anche il drago si calmò, girovagando liberamente per il bosco e frugando con la testa nei tronchi degli alberi. Rapunzel ebbe l'occasione di avvicinarsi e fu come sentire per la prima volta il calore di una famiglia, di un'amicizia per troppo dimenticata.
Non avrebbe mai potuto immaginare che il tempo cambiasse così tanto una persona, lei si ricordava l'Hiccup minuto e non troppo alto, con uno spirito timido ed intelligente, in contrasto con quello forte e resistente del suo drago.
«Hiccup» continuò a ripetere Rapunzel sorridente, come per assicurarsi che non fosse solo un sogno. «Hiccup sei qui, sei proprio tu!»
Lui annuì, gli occhi verdi gli brillavano intensamente, come se da un momento all'altro dovesse scoppiare a piangere.
Ma Rapunzel non ebbe nemmeno il tempo di vedere una sola lacrima che i cespugli innevati si mossero alla loro sinistra. Hiccup si mise sull'attenti e Rapunzel assottigliò gli occhi come per vedere meglio.
Poteva trattarsi di un animale, anche se non poteva essere, diciotto anni e Rapunzel non aveva mai visto animali feroci in quel bosco, gli orsi si concentravano soprattutto vicino alle zone di Dumbrok.
Ed infatti la figura che uscì dai cespugli non era altri che una ragazza.
Una ragazza che non avrebbe avuto nessuna importanza fondamentale di fronte all'incontro di Hiccup e Rapunzel, se non si fosse trattato di Merida.
Hiccup ritrasse il pugnale che aveva estratto, nel caso si fosse trattato di un orso, e lo lasciò ricadere immediatamente alla vista della sua cara amica d'infanzia.
Entrambi la osservarono, mentre lei si rimetteva in piedi e si toglieva le foglie dai capelli: Era impossibile non riconoscerla; i tratti del viso così simili a dodici anni fa, gli occhi che nonostante le lacrime versate quel giorno, non si era scoloriti nemmeno un po' e i folti capelli ricci, ormai lunghi fino alla schiena.
Mentre Hiccup poteva apparire irriconoscibile per via del suo impressionante cambiamento, a Rapunzel non servì togliersi il dubbio che fosse proprio lei per riconoscerla.
«Oh, Dei!» esclamò Hiccup lasciando che la frase si confondesse con un singhiozzo di felicità. «Merida!»
E come da copione anch'essa si voltò, facendo sparire ogni resto di rabbia per essere finita in un cespuglio innevato pieno di foglie che le erano finite tra i capelli. Rapunzel la ricordava bene: spirito forte e fierezza nello sguardo, Merida aveva cacciato via tutta l'insicurezza presente nella principessa di Corona, Rapunzel l'ammirava e la stimava per il suo ineguagliabile coraggio, ed era rimasta a fissarla quando era caduta debolmente sulle ginocchia quel giorno, scoppiando in un pianto disperato.
E anche in quel momento non scordò l'espressione piena di stupore che le incorniciava il viso tondo.
«Hiccup...» sussurrò così piano che se non fosse stata così vicina, Rapunzel non l'avrebbe mai sentita. Allungò la mano verso il viso dell'amico, come per controllare che fosse veramente lì e quando lo sfiorò sorrise. Si rivolse anche all'amica, facendo scivolare la mano dalla guancia fino al mento e sollevandoglielo, ognuno in quel momento aveva gli occhi colmi di gioia. «Rapunzel... siete voi, siete veramente voi!»
Senza esitazione, Merida se lì tirò contro, abbracciandoli. 
Era passato troppo tempo per tener conto dei cambiamenti, troppi inverni si erano fatti vivi senza che la neve imbiancasse il paesaggio cupo e grigio, troppe stagioni si erano susseguite come un instancabile ciclo vitale.
Ognuno aveva smesso di credere, ognuno aveva smesso di sperare che qualcosa sarebbe riemerso dal passato ed ora eccoli lì, immersi nella neve, riscaldati solo dal calore del loro abbraccio per troppo negato.
Probabilmente mancava qualcuno all'appello, una persona fondamentale che nessuno avrebbe mai dimenticato, ma tutti conservavano il ricordo ancora vivido di Jack, lo portavano sempre con sé e lui era sempre al loro fianco, anche adesso in quel lungo e caldo abbraccio.

«Rapunzel, avevi ragione» mormorò Hiccup imbarazzato, portandosi una mano tra i capelli.
«Riguardo a cosa?» domandò lei ingenuamente.
Merida sbuffò, probabilmente non sopportava l'idea di essersi sbagliata ed Hiccup non poté che sorridere di fronte all'orgoglio della principessa di Dumbrok, infondo Merida era fatta così.
«Guarda» disse indicando oltre la neve, oltre ai ricordi seppelliti e dove l'inverno aveva chiuso un occhio.
E Rapunzel guardò, stupendosi del miracolo avvenuto: Era ancora inverno inoltrato, ma dal bianco manto di neve si ergeva fiero il suo girasole.
Grazie, Jack.








 


 Ehilà! Ri-eccomi a rompere con una one-shot (è la mia prima one shot che pubblico su questo fandom e spero davvero che  piaccia) Personalmente io adoro le storie tristi e sentimentali e poi amo alla follia il rapporto di amicizia che c'è tra Jack, Rapunzel, Hiccup e  Merida. Prima che piacermi come coppie, li amo soprattutto per la loro splendida amicizia.
 Purtroppo non è stato un granché scrivere della morte di Jack, mi sono immaginata come sarebbero stati e... ho scritto, spero di non aver        combinato un disastro come al solito e soprattutto spero di non essere stata banale a descrivere una storia triste, è piuttosto difficile...
Comunque spero come sempre che vi piaccia ed anche la scena alla fine. Sicuramente non scriverò il prossimo capitolo dell'altra storia prima di capodanno, quindi vi faccio gli auguri adesso.
Buon capodanno a tutti, auguri c:
Un bacione da Alice.

 






 
 
  
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