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Autore: Atarassia_    31/12/2013    4 recensioni
L'orgoglio è sempre presente nella vita delle persone. Ci avete mai fatto caso?
Essere orgogliosi di qualcosa, di qualcuno e ammirarne ogni gesto, ogni parola, ogni pensiero. Non essere orgogliosi di qualcuno, di qualcosa e rimanerne delusi.
Non chiedere scusa per orgoglio personale. Mettere da parte l'orgoglio e fare qualcosa ce va anche oltre la propria attitudine abituale.
L'orgoglio c'è sempre, in forme diverse è veo, ma c'è. E può essere sia fonte di felicità che motivo di infelicità. L'orgoglio può rendere la realtà rosea in un primo momento e poi distruggerti, dilaniarti in futuro.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pride
Prologo

 
È scientificamente provato che, quando uno ha i minuti contati, qualcosa non va per il verso giusto e ci si ritrova irrimediabilmente con i bastoni fra le ruote. E tu puoi fare di tutto, saltare la colazione, evitare di truccarti, indossare i primi vestiti che ti capitano a tiro, scendere le scale mentre sei ancora impegnata ad allacciare i pantaloni, ma se il destino ha stabilito che le cose devono andare così, tu non le puoi evitare.
Caris non ha nemmeno il tempo di accorgersi che ha allacciato male i bottoni della camicia e che ha indossato due orecchini spaiati, perché ha meno di venti minuti per uscire di casa, cercare di far partire la macchina nonostante quella notte abbia gelato e raggiungere l’aeroporto.
E così, anche lei, sebbene stia cercando di mantenere una personalità pacata e tranquilla, si ritrova a imprecare e inveire contro tutto ciò che ostacola la sua corsa folle. Tiene il piede premuto sull’acceleratore, azzarda sorpassi spericolati e ignora molto abilmente il suono dei clacson e gli insulti degli altri conducenti. Ma in fondo si sa: “donna al volante, pericolo costante”.
Ma Caris è un pericolo un po’ ovunque, non solo sulla strada. Ogni volta che qualche cosa si rovescia o si rompe, c’è il suo zampino dietro. Come per la macchia di smalto sul mobile della sala, la collezione di tazzine tutte diverse una dall’altra e i piatti scheggiati. Lei non lo fa nemmeno apposta, ma rimane comunque il fatto che attiri i pericoli proprio come fa la luce con le falene. Essere maldestra è nella sua natura e quindi, anche se cerca di controllarsi, non può risolvere la questione più di tanto.
Mentre è alla guida controlla morbosamente l’orario e inizia a rilassarsi quando constata che le restano ancora sette minuti per percorrere poche centinaia di metri. Nella radio, il vecchio cd sottratto alla collezione del padre trasmette gli U2 e lei picchietta con le unghie sul volante cercando di tenere il tempo senza distrarsi più di tanto. Anche perché non può proprio permetterselo.
Una brusca frenata e un parcheggio alla bell’e meglio pongono fine al suo viaggio e si precipita di corsa verso l’ingresso dell’edificio grigio fumo. Le rimane un po’ difficile tenere un’andatura sostenuta anche perché ogni due per tre è costretta  a farsi da parte per evitare di venir travolta dalla baraonda di persone che escono dalle porte.
Arriva all’ingresso con il fiato corto e vorrebbe tanto mettersi le mani sulle ginocchia per riposare solo che il ticchettare continuo dell’orologio la esorta a continuare.
Ma, qualcuno che la odia fortemente e che si diverte in maniera sadica a vederla in difficoltà, deve aver escogitato un ulteriore piano perché in sosta davanti all’ingresso che conduce al gate dei voli in arrivo da Tokyo, c’è una fiumana di ragazzine. Intorno a lei percepisce solo caos perché tutti mormorano, urlano, ridono sguaiatamente e il suo umore nero schizza in un attimo alle stelle. Trattiene l’ennesima imprecazione che sta per sfuggire dalle sue labbra e come una forsennata fruga nella borsa in cerca del pass perché è sicura, o meglio, per l’incolumità di tutte quelle persone presenti spera che sia davvero così, di averlo messo in uno dei tanti taschini.
Quando lo trova lo infila in fretta e furia al collo e con sguardo furente si dirige verso il gruppo di ragazze che fremono e ridacchiano; alcune hanno anche le lacrime agli occhi e si mordono le unghie per l’agitazione, altre si guardano continuamente intorno con tutti i sensi allertati. Caris con aria indifferente si fa largo tra queste senza curarsi di chiedere scusa per delle spinte troppo forti e per i modi sgarbati con i quali le raggira. Avanza attirando sguardi di odio e sorridendo meschina nel sentir i “maleducata” e gli “arrogante”. Lei tenta ogni volta di mostrarsi più gentile ma quotidianamente si esaspera e tutti i buoni propositi finiscono nel dimenticatoio; la buona volontà per migliorare lei la mette, ma certe cose la stravolgono del tutto e le fanno dimenticare quanto si era prefissata. Proprio come succede quando, durante la seconda settimana in cui ha iniziato la dieta, le regalano un buono per mangiare gratis cinque volte nei fast-food, oppure quando lei è pronta ad uscire per fare una lunga corsetta e in televisione annunciano che è “scoppiata” l’ennesima coppia di Hollywood, così il divano diventa più interessante e l’allenamento può anche aspettare.
E così anche quella volta le maniere brusche diventano l’unica soluzione per aspirare alla sopravvivenza e arrivare tra le prime file della folla dove, una barriera di transenne e bodyguard, delimita i confini.
Agitando le braccia in aria cerca di catturare l’attenzione di un tizio dello staff per mostrare il suo pass e ricevere il lasciapassare, gesto che le costa un’ulteriore dose di insulti. Mantenendo un’andatura fiera attraversa l’ingresso scomparendo dietro la grande vetrata, non prima di aver rivolto un gestaccio a tutte quelle ragazzine. Sa che probabilmente il suo gesto sarà riportato in un qualche giornaletto da quattro soldi e che lei verrà etichettata come la ragazza senza nome che era andata ad attendere i One Direction all’arrivo in aeroporto. Qualcuno si azzarderà pure ad ipotizzare una sua possibile tresca con uno dei membri del gruppo, altri molto semplicemente la ignoreranno e altri ancora riconosceranno in lei l’amica della stylist della boy band del momento.
Ma sicuramente tutta l’attenzione si sarebbe concentrata su Louis e il suo sorriso spento, su Zayn e la sua relazione amorosa da poco conclusa, su Harry e i suoi presunti flirt, su Niall e Liam e i loro volti stanchi e incredibilmente scarni.
Caris batte nervosamente il piede in terra e canticchia un motivetto improvvisato in attesa che si aprano i cancelli del volo proveniente da Tokyo. Si guarda intorno riconoscendo qualche volto familiare dei parenti dello staff e sorride nel vedere i bambini felici di riabbracciare i loro genitori.
Con uno stridio eccessivamente assordante, i cancelli lasciano passare il primo gruppo di persone accolte da sorrisi, abbracci e schiamazzi. Caris stessa si alza sulle punte in cerca di America e il suo spirito da eterna bambina, il suo sorriso perennemente sulle labbra e i suoi modi di fare solari e assolutamente imprevedibili. America e la sua passione per le scarpe con il tacco, i profumi di Dior e le borse di Prada.
Deve aspettare ancora qualche minuto prima di vederla comparire nel gruppo dei “giovani” affiancata da altre due ragazze dello staff  e la  hair stylist del gruppo, Lou Teasdale.
Allo stesso modo, America si guarda intorno e, individuando l’amica, la accoglie a braccia aperte stritolandola in un abbraccio che vuole dire molte cose e che rimarca l’affetto che le lega da sempre.
Le due si sorridono e Caris saluta anche le colleghe dell’amica dato che, in quei tre anni, ha imparato a conoscerle durante le serate organizzate in casa loro o grazie ai pass procurati da America che le permettevano di seguirla sul luogo di lavoro.
-Come è andato il viaggio?- chiede entusiasta Caris torturandosi le dita della mano. Le altre fanno per rispondere ma qualcuno le precede.
-È stato piuttosto turbolento, raggio di sole.- esclama Harry alle sue spalle con Lux in braccio. Tutti quelli nel raggio di un metro, avendo sentito la battuta del riccio, scoppiano a ridere cogliendo la sua allusione al carattere quasi sempre funereo della ragazza che è praticamente l’opposto di un raggio di sole.
Caris fa una smorfia e si trattiene solo per la presenza della bambina, concedendosi solo un leggero pugno indirizzato alla spalla del ragazzo che in risposta le sorride divertito.
-Come va Brontolo?- prosegue quello per nulla scalfito dallo sguardo minaccioso di Caris che alla fine si lascia andare e si unisce alle risate degli altri.
-Bene, dai.- ribatte sinceramente e torna ad abbracciare America che intima ad Harry di smetterla con le sue battutine.
-Va bene. Quanto siete suscettibili!- conclude il ragazzo alzando le braccia e fingendosi offeso.
-Allora? Che mi dici?- sussurra Caris ad America evitando che gli altri sentano la domanda, così per dedicare quel momento solo a loro due.
Quella alza le spalle non sapendo cosa dire e basta solo quel gesto per permettere all’amica di comprendere che c’è qualcosa sotto.
-Ancora lui?- continua infatti a chiedere senza dare all’altra nemmeno il tempo di ribattere.
America annuisce e le sue mani tremano per il nervoso, tant’è che è costretta a nasconderle nelle tasche della sua giacca firmata Armani per evitare che Caris se ne accorga e dia il via ad una scenata davanti a tutti.
-Si, ancora lui. Ci sono dei momenti in cui sembra che vada tutto bene e due secondi dopo già non mi ci fa capire più niente.- risponde in un  sussurro per poi mordersi il labbro inferiore ricoperto dal rossetto rosso.
Caris fa per ribattere ma America è più veloce e la interrompe.
-Possiamo parlarne dopo? Ti prego.- la supplica, anche se alla fine il suo diviene più un ordine a cui l’altra è costretta a sottostare.
-Brontolo!- due braccia che la avvolgono dalle spalle la distraggono e si gira imbattendosi in un Liam tutto abbronzato dopo che ha trascorso gli ultimi giorni del tour a prendere il sole.
Caris ricambia il saluto accantonando per un attimo la preoccupazione per la situazione dell’amica e cercando di seguire il filo logico del fiume di parole che Liam ha portato con sé. Annuisce fingendosi convinta anche se non ha ben capito cosa stia a significare il fatto che la bandiera dell’albergo fosse verde né tanto meno perché una stretta di mano non possa essere considerata un saluto. Ma Liam è così, nella testa ha mille pensieri e ogni cosa, anche la più insignificante, muove in lui curiosità.
Nel sentirlo parlare, non si è accorta nemmeno che sono stati raggiunti dal resto della comitiva e imbarazzata saluta anche Louis, con il quale non ha mai avuto un vero e proprio rapporto, e Zayn che, in un certo senso, la mette a disagio e la rende impacciata. Il primo le rivolge un sorriso di circostanza ma ogni tentativo di intavolare una conversazione degna di nota fallisce miseramente, come sempre d’altronde. Il secondo invece si limita a scrutarla intensamente e nemmeno il fatto di essere colto in flagrante riesce a fargli distogliere lo sguardo. E Caris si ritrova ad arrossire e a perdere tutta la sfrontatezza che da sempre la contraddistingue. Il suo colorito particolarmente roseo cattura ulteriormente l’attenzione di Louis che non ha perso di vista, nemmeno per un secondo, gli sguardi tra i due e che ora sorride sornione certo di aver captato qualcosa nell’aria.
Per riacquistare un po’ di dignità, Caris pensa di portare tutta la sua attenzione su Niall ma il saluto tra i due è particolarmente freddo e pigro. Di sottecchi guarda anche America che non sembra voler distogliere lo sguardo dal biondo, particolarmente concentrato a trafficare con il cellulare incurante degli altri.
E Caris sospira per non sbottare e rimanda la sua esplosione ad un altro momento.
-Andiamo?- chiede ad America sperando che quella colga il suo bisogno di uscire all’aria aperta e per sua fortuna è così. Salutano in fretta tutti gli altri e, afferrata la valigia, lasciano l’edificio tra bisbigli e risate certe che devono raccontarsi un milione di cose.

 



Esattamente un anno fa ho pubblicato il primo capitolo di "Come un fulmine a ciel sereno" su Efp.
Era stata una cosa di getto e spinta dall'euforia ho buttato giù tutto quello che mi passava per la testa. Rileggendo il lavoro qualche settimana fa, ho capito che non mi piaceva per niente e mi sono accorta di quanto quella storia, specialmente nei primi capitoli, fosse banale e piena di errori. 
Dal momento che ora credo di essere maturata nello scrivere e di aver capito cosa evitare, ma soprattuto avendo visto che nonostante tutto la storia veniva seguita, ho pensato che non fosse giusto cancellarla e lasciarvi senza una conclusione.
In seguito a tutto ciò, è nata "Pride" la nuova versione di una storia vecchia. Fondamentalmente la trama è sempre la stessa e la storia si svolgerà secondo le idee che avevo per la precedente. Però da come avete potuto notare, ci sono comuqnue dei grossi cambiamente: in primo luogo il nome delle protagoniste (Diciamo addio a Hope e Summer), salutiamo le nuove ragazze: Caris e America; in secondo luogo, ho cambiato la vita delle ragazze e i loro lavori; in terzo luogo cercherò di dare un maggiore spessore a tutti i personaggi in generale, valorizzando quelli che avevo tralasciato prima e introducendone dei nuovi. Per altri cambiamenti vi aggiornerò man mano che procederemo con i capitoli.
Detto ciò, per evitare che lo "spazio autrice" diventi più lungo del capitolo, vi chiedo semplicemente cosa ne pensate del capitolo? I "vecchi" lettori sono rimasti delusi dalla nuova versione, o può andare?
I "nuovi" lettori, invece, cosa pensano di questo prologo?
Fatemi sapere perchè il vostro parere per me è molto importante.
Se avete delle cose da chiedere, aggiungetemi su questo profilo facebook: ATARASSIA EFP
A presto.
Con affetto,
Atarassia_

Ps: vi invito a passare a leggere questa storia: "Ein Wunderschoner Traum"
 

 
 
 
   
 
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