Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Jomaima    01/01/2014    0 recensioni
"Senti Justin" dissi con voce più tranquilla "Mi è piaciuto cio che abbiamo fatto insieme. beh, ieri e stamattina, ma questo era un piccolo gioco, una specie di fuga dalla realtà. Ma deve finire qui, la realtà non è quella, è questa" dissi aprendo le braccia e indicando il corridoio semivuoto "E ci sono persone che non voglio ferire solo per soddisfare i miei piaceri, ci sono cose molti più importanti del sesso" dissi
Due mondi diversi, due persone completamente diverse, che non si conoscono, che si odioano.
Robyn, perfetta, figlia di buona famiglia e un fidanzato perfetto. Ha tutto, ha sempre ottenuto quello che voleva.
Justin, stronzo, arrogante, menfreghista e che vive in un mondo proprio, l'opposto di quello di Robyn e che ha sempre lottato per avere tutto.
Ma che cosa li legherà?
TRAILER: http://www.youtube.com/watch?v=a6lF6Fgg8zg&feature=youtu.be
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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"Non pensare di poterci andare da sola" David mi disse stringendomi leggermente più forte la mano
"Infatti non ci sarei mai andata da sola, sciocco" dissi avvicinandomi di più a lui, in modo da poggiare la testa sul suo braccio, in moda da renderlo tranquillo. Si preoccupava davvero troppo, pensai alzando gli occhi al cielo.
"Puoi andarci con Hanna" mi disse
"No, non ci voglio andare, ho da fare oggi, una cena con gli amici di mio padre" dissi facendo ondeggiare i miei lunghi capelli biondi. David si limitò ad annuire e continuare a camminare di fianco a me, mano nella mano, senza lasciarmi neanche per un secondo, e sorridendo ai suoi amici, e io ero il suo trofeo, la sua bambolina diceva. Tutti quanti dicevano che io e David eravamo la coppia perfetta, bellissimi e ricchissimi, stupendi, fatti l'uno per l'altro. Eravamo perfetti, troppo perfetti..
David si fermò davanti alla mia aula e si voltò per fissarmi il volto, alla ricerca di qualche segnale.
"Perchè me lo hai chiesto allora?" mi chiese improvvisamente
"Chiesto cosa?" risposi sorpresa
"Mi hai chiesto della festa. Sai che noi non frequentiamo quelle cose li" disse con il volto serio
"Ah.. non ti ho chiesto di andarci" dissi scrutando il suo sguardo da sotto gli occhiali da sole "Ti ho informato che oggi ci sarebbe stata la festa penose degli sfigati della scuola" dissi scuotendo la testa
"Ah.." disse David visibilmente rilassato "Pensavo.."
"Shh" lo zitti e mi alzai in punta di piedi per dargli un lungo bacio a stampo "Non mi importa di quelle stupide feste, a me importa ben altro" gli dissi una volta che mi staccai da lui
"Okay" mi disse David "Ci vediamo dopo" e si voltò sparendo tra la folla del corridoio.

Mi infilai subito in classe con la mia borsa in mano e mi sedetti al mio solito posto, e di fianco a me si sedette timidamente Ashley.
"Ehi" mi salutò timidamente. Mi tolsi gli occhiali da sole e li appoia sul banco, poi la fissai, scrutandola attentamente.
Era una delle sdolite ragazze che io non avrei mai frequentato, per ninente al mondo. Quelle sfigate che passano la vita a comprare vestiti in saldo pensando di spacciarli per vestiti firmati, una di quelle che volevano essere come me.

"Ehi" dissi in tono annoiato
"Come va?" mi disse
Cosa? Voleva continuare il discorso? "Mm.. bene" dissi
"Hai fatto inglese?" mi chiese per iniziare un discorso. Oh no, non poteva davvero poter pensare di socializzare con me
"Si" sbottai "Li faccio sempre i compiti io." per chi mi aveva preso, per una che non faceva il suo dovere? Bah.
"N-non intendevo questo.. vabbe, era per socializzare un po.." balbettò visibilmente imbarazzata
"Si, scusa" dissi portandomi una ciocca dietro i capelli, forse avevo esagerato con lei, forse in fondo lei voleva solo parlare con me, un cosa che avrebbero voluto tutti.
Mi sorrise debolmente e tir fuori i libri


"Katrin, per favore, non mi interessa" dissi tirando fuori il telefono dalla borsa "Lo sai che odie ste stronzate"
"Si ma.. volevo solamente farti sapere chi ci sarebbe stato e chi meno.." mi disse
"Beh, evidentemente non mi interessa visto che non ci vado e visto che ho di meglio da fare." sbottai rimettendo il telefono nella borsa
"Tanto lo sapevo che non ci saresti venuta" sbottò acidamente Katrin.
"E allora perchè me lo hai chiesto?" sbottai a mia volta "Sai che odio queste feste pulciose in cui non si fa altro che drogarsi e bere."
"Robyn, è una festa! E' ovvio che si fanno ste cose" disse esasperata
"Beh, non per me" dissi alzandomi dalla sedia con Katrin che mi seguiva a ruota.
"Dovresti smetterla di essere così arrogante con le persone" mi disse da dietro le spalle.
Neanche mi voltai per ascoltarla. Parlava troppo, certe volte l'avrei presa a pugni in faccia.

Katrin era la mia migliore amica dalle elemntari, da quando ha comnicato a leccarmi il culo finchè un giorno non mi resi conto della sua esistenza. Era simile a me, a parte il fatto che lei era di colore. Eravamo entrambe di famiglie ricche, ma una cosa ci distingueva, lei amava andare alle feste ed ubriacarsi, tipo Paris Hilton, mentre io no, preferivo fare la figlia perfetta, tipo Kate Middelton, annoiarmi insomma, non tanto perchè lo volevo io, ma perchè ero abituata così. Dovevvo essere perfetta, in un certo senso ero quasi costretta.
E uno dopo un po di tempo si stanca di fingere.

"Bene, dovertiti allora" dissi voltandomi e sorridendogli in falsetto, e salendo sulla macchina del mio autista che finalmente era arrivato.
E ora si ritorna alla solita noiosa vita, pensai.


"Tesoro, vieni che ti tiro su il vestito" mi disse mia madre irrompendo in camera mia con i suoi tacchi a spillo e il rossetto impeccabile.
"Okay" dissi voltandomi e lasciando che mi tirasse su la cerniera
"Sei davvero bella stasera, farai un figurone con i nostri ospiti" mi disse sorridendomi dallo spacchio
"Grazie mamma" mi limitai a dire.
Mi osservai allo specchio.
Alta, fisico perfetto, capelli biondi, occhi azzurri. Di fianco mia madre, identica a me.
Due bambole di porcellana, che vivevamo nel nostro mondo, nella nostra bolla di vetro indistruttibile.

Eravamo perfetti, troppo.
Ma la perfezione non esiste, no?
  
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