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Autore: Ginevra_98    01/01/2014    1 recensioni
Mi sorrise.
-Ma non si dovrebbero nascondere i propri sentimenti, sai?-
-E allora credi davvero che ci sarebbe qualcuno felice al mondo?-
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
“E con le lacrime agli occhi, guardai verso il cielo, pregando che tutto questo male finisse.”

 
-Tu sei davvero una persona felice, Meg. Vorrei essere come te.-
Una smorfia si forma sul mio volto, e, silenziosamente, rido.
Rido perché io non sono felice.
Da piccola sono stata felice, poi sono cresciuta e ho iniziato a capire la vita, e addio felicità.
-Questo non è essere felici, fidati Genna.- sorrido.
-Ma sei sempre a ridere te, insomma, sei allegra!-
-Rido se mi fate ridere, e, a volte, per distrarmi un po'...- avevo lo sguardo perso nell'erba verde del prato.
-Distrarti? Da cosa?- Genna si girò e mi fissò con i suoi grandi occhi verdi, incuriosita.
-Sì...Dai problemi. Ognuno ha i suoi probemi, non esiste persona al mondo che non abbia problemi, magari anche di quelli più banali, ma problemi rimangono. E a volte le persone ridono per prendersi una pausa, per dimenticarsi, anche se per poco, che in verità di divertente non c'è proprio niente nella loro vita.- sbuffai.
-Si, hai ragione. Ma io non pensavo che tu avessi problemi, insomma sei sempre così allegra...- si sdraiò sull'erba, guardando il cielo.
-L'apparenza inganna, e dopotutto vuol dire che sono stata brava a nascondere i miei sentimenti.- Le feci l'occhiolino.
Mi sorrise.
-Ma non si dovrebbero nascondere i propri sentimenti, sai?-
-E allora credi davvero che ci sarebbe qualcuno felice al mondo?-
Silenzio.
Mi girai e la vidi guardare il cielo, con gli occhi pieni di speranza, sbuffando, per poi chiuderli. Si girò verso di me.
-Sai, il sole sta tramontando, dovremmo tornare a casa Meg.- disse mentre si alzava da terra.
-Sì, forse hai ragione. Mi dai una mano ad alzarmi?- risi.
Rise anche lei, mentre con le mani afferrava la mia e tirava per farmi alzare.
-Dovresti dimagrire, sai?- mi diede una pacca sulla spalla.
-Si, dovrei, ma poi tutto quel cibo che fine farebbe?- domandai preoccupata.
-Potresti darlo a me.- fece l'occhiolino.
-Ma poi saresti te quella a dover dimagrire.- risi.
-E allora dimagriremo insieme.-
Mi abbracciò ridendo, e, passando per un piccolo sentiero, tornammo a casa.



Finita la salita, ci trovammo difronte a delle piccole villette a schiera, tutte attaccate l'una all'altra e ognuna di diverso colore.
-Io devo girare a destra Meg. Ci vediamo domani a scuola, ok?- sorrise.
-Si certo, a domani!- l'abbracciai e andai avanti.
Casa mia era poco più in là della casa di Genna, ed è per questo che siamo diventate amiche.
Fin dall'infanzia, quando i miei genitori dovevano andare a lavoro, mi portavano sempre a casa sua, e, con il tempo, crescendo insieme siamo diventate sempre più amiche.
Pensare a quei momenti, quando l'unica cosa per renderci felici era una palla e magari anche un bel prato in cui giocare, era davvero nostalgico.
Presi le chiavi di casa e aprii la porta.
I miei erano ancora a lavoro, perciò ero sola.
Andai in camera e presi il cellulare: chiamai Cloe.
-Clo, sono Meg.- mi sdraiai sul letto.
-Meg! Scusa se oggi non sono venuta, ma sai che sto male..-
"La sua voce è più roca del solito, avrà maldigola", pensai.
-Stai tranquilla! Ti ho chiamata per questo...Come stai ora? Un po' migliorato o stai ancora male?-
-No bhe, ora sto bene, dopotutto è solo un po' di febbre, ma domani stai tranquilla che ci sono!-
-Sicura? Guarda che al massimo avviso Carlo che non puoi venire ad allenamento.-
-Mi conosci Meg, sai che un po' di febbre non mi farà saltare allenamento!- rise.
-Lo so, ed è per questo che mi preoccupo! Se ti sforzi troppo, poi magari la febbre ti sale, e invece di saltartene uno, te ne salti tre o quattro, e lo sai che con il campionato non puoi!-
-Megan cazzo, mi sembri mia madre- disse scocciata.
Qualche secondo dopo, la sentii ridere, e mi unii a lei.
Sbuffai, continuando -Domani non venire a scuola và, appena arrivo ti dò i compiti e mi dici se vieni o no.-
-Ma ti ho detto che vengo!- alzò un po' la voce.
-Tu fai passare la notte, e poi mi dici se stai meglio o no. Dai Clo, non fare le tue solite cazzate.-
-Va bene, ma solo perché sei tu.- rise.
-Che onore!- risi - Ehi Clo, ora vado, devo andare a fare da mangiare, ci sentiamo domani.-
-Vai tranquilla Meg, a domani!-
Chiusi la chiamata.
Rimasi sul letto a guardare il soffitto.
'Certo che Clo è proprio una testa di cazzo', pensai, 'ma le voglio bene proprio per questo. Cosa sarei senza di lei?'.
Già, cosa sarei? Probabilmente la mia vita non avrebbe senso, sarei soffocata da troppi problemi, forse potrei anche cadere in depressione.
Ma forse non era il momento addatto per pensarci, dovevo andare a preparare la cena.


Verso le 21 mia madre arrivò a casa, come sempre incazzata.
-Possibile che due cazzo di persone debbano tenere aperto un ristorante per un ora?! Un'ora, cazzo!- sbattè la porta di casa bruscamente.
-Incazzata mica?- fui sarcastica.
-Megan, per favore non iniziare pure te, sono stanca. Dove hai messo gli avanzi della cena?- sbuffò.
-Sono nel microonde, devi solo schiacciare su '5 minuti'.- dissi senza far troppo caso a dove fosse mia madre, visto che stavo guardando la tv.
-Potresti almeno darmi una mano, sai?-
-Non sei in grado di schiacciare un bottone?- mi girai verso di lei, un po' nervosa.
-Ti ho detto che sono stanca.-
Nervosamente, andai in cucina e schiacciai, un po' violentemente, su '5 minuti'.
-Fatto.-
-Grazie.-
Mentre tornavo in sala, inciampai sul tappeto, e senza farlo apposta feci cadere il vaso che la bisnonna ci aveva regalato circa sette Natali fa.
Mia madre corse in sala, e, vedendo cosa era sucesso, iniziò a urlare per tutta la casa.
-MEGAN. Che diamine hai combinato?!-
-Mamma, non l'ho fatto apposta, sono inciampata!- dissi mentre mi rialzavo.
-Megan..era della tua bisnonna, che ora non c'è più. Era l'unica cosa che ci rimaneva di lei, e tu l'hai rovinata. Perché? Perché non puoi essere un po' come tua sorella Samanta? Lei sì che non è così goffa come te.- singhiozzò, mentre qualche lacrima le cadeva lungo il viso, poi continuò- Non mi dai mai una soddisfazione te.-
Rimasi spiazzata.
Per lei non ero abbastanza, a quanto pare.
E tutte le volte che gli ho dato una mano, o quando l'ho accompagnata in posti che odiavo, o quando le porto a casa dei bei voti? Non valgono niente per lei tutte queste cose? Io che cerco sempre di essere la figlia 'modello', mi ringrazia così, dicendomi che non sono abbastanza?
Il mio respiro iniziò a farsi pesante, il naso cominciava a tapparsi.
Gli occhi erano umidi e a fatica riuscivo a tenerli aperti.
-Vaffanculo.- le uniche parole che riuscii a pronunciare, con tanta fatica.
-Cosa?- mia madre rimase scioccata- Non dire mai più una cosa del genere a tua madre.-
-Mi stai dicendo che non sono abbastanza e ti incazzi se ti mando a fanculo?- urlai, con le lacrime agli occhi- Tu non hai idea di come io mi senta. Nessuno ne ha idea, ok?! Cerco sempre di fare il mio meglio, di essere gentile, di aiutarti in tutto. E adesso tu mi dici che non ti do mai soddisfazioni?! Non puoi dirmi questo solo perché si è rotto un vaso. Non l'ho fatto apposta, mi sembrava chiaro. Ma tu mi hai ferita, e non per via del vaso, ti sei sfogata perché a lavoro ti hanno fatta incazzare. E sai che c'è?! Se sei incazzata non venire a casa a prendertela con me, perché non me lo merito. Vaffanculo mamma.- 
Ogni parte del mio corpo stava urlando contro di lei.
Mia madre rimase a terra, accanto ai pezzi di quello che rimaneva del vaso, senza parole.
Mi asciugai una lacrima che stava cadendo sul mio viso con la mano, e poi me ne andai in camera mia, chiudendo la porta a chiave.
Andai dalla finestra e guardai fuori.
La luna illuminava l'unico parco del quartiere.
Riuscì a notare anche due figure che si tenevano per mano mentre passeggiavano.
E invece io ero lì, con la rabbia in corpo.
Tutti erano felici, tutti. Invece io dovevo sempre essere quella che soffre come una disperata, ma che deve nasconderlo perché a nessuno importerebbe sapere come sto realmente, e di parlare a vanvera non ne avevo voglia.
E con le lacrime agli occhi, guardai verso il cielo, pregando che tutto questo male finisse.
'Dopotutto, io mi meritavo davvero tutto questo male?' pensai.
Mi sdraiai sul letto, con la coperta che mi copriva a malapena le gambe e cercai di riposare.
'Chissà se domani farà così schifo come oggi', pensai, sospirando.
  
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