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Autore: Melanto    02/01/2014    7 recensioni
Tante storie nell'ultima notte dell'anno. O forse solo una, cui tutte sono intrecciate?
«Ehi, Dottore. Non sei un po’ in anticipo per gli auguri?»
«E chi dice che stia chiamando già per quelli? Farli prima porta sfiga, Kumi mi darebbe ragione.»
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'New Year's Eve Stories'
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New Year's Eve Story

EDIT: per chi non lo sapesse, l'espressione 'New Year's Eve' è quella che gli inglesi usano per indicare l'ultimo giorno dell'anno (si usa anche 'Old Year's Day' e 'Saint Sylvester's Day'). :)

Nota Iniziale: piccola storia a episodi collegati tra loro da un unico filo conduttore. :3
Speravo di riuscire a pubblicarla entro l’1, ma è di buon auspicio anche così, visto che l’ho scritta comunque il primo dell’anno… e chi scrive il primo dell’anno… SCRIVE PER TUTTO L’ANNO, YEEEEEH!!! XDDDD

Non è niente di che, come sempre, ma spero che vi faccia passare qualche momento di pucceria :*

Buona lettura e Buon Anno!!! :D

New Year's Eve Story

Mistletoe
- Yuzo&Mamoru -

«Hai preso lo champagne?»
«Sì.»
«E le chiavi della macchina?»
«Anche.»
Fermo sull’uscio aperto, Yuzo continuava a tastarsi i vestiti. «Dove avrò lasciato le chiavi di casa?»
Con un sorrisetto ironico, Mamoru gli comparve davanti e le mani sul suo corpo divennero tre, solo che quelle dell’altro sapevano perfettamente dove cercare, tanto che dalla tasca interna del giaccone estrassero il tesoro.
«Sono dove le metti sempre» disse, facendole tintinnare.
Yuzo alzò lo sguardo al cielo, rassegnato. «È da un po’ che ho questa strana sensazione di dimenticare sempre qualcosa…»
«A proposito di dimenticare…» Il sorriso di Mamoru si assottigliò in maniera subdola. Gli fece scivolare la mano dietro al collo e lo attirò a sé, baciandolo lì dov’erano, sulla soglia della sua casa natale a Nankatsu, dimentico che la gente potesse vederli o solo fregandosene amabilmente.
«E questo è per…?» Yuzo inclinò il capo e Mamoru gli indicò il rametto di vischio sopra la loro testa.
«Per un motivo o per un altro non c’è mai stata l’occasione, e così…»
«Ma guarda che funziona solo a Natale» sorrise il portiere, però Mamoru non era mai stato un tipo che si perdeva d’animo.
«E noi lo faremo funzionare anche a Capodanno» disse, prima di baciarlo ancora.

 

Hope
- Takeshi Kishida -

«Sì, sì. Sono già sulla strada; tempo venti minuti e sono da Teppei. Ci vediamo tra poco.»
Takeshi Kishida fece sparire rapidamente il cellulare nella tasca del cappotto e infilò il guanto: dannazione, ma che freddo faceva?! Aveva tenuto la mano libera solo pochi minuti e la sentiva già bruciare.
Una nuvoletta biancastra sfuggì alle labbra nel lento sospirare, mentre il passo non s’affrettava, nonostante il freddo.
Takeshi non aveva mai fretta nell’ultimo giorno dell’anno, quando tutti correvano mentre lui camminava piano, con le spalle strette e metà viso nascosto nella sciarpa.
In quella malinconia tra ennesima fine e nuovo principio, un altro anno solitario volava via e Takeshi cominciava a rassegnarsi all’ipotesi che sarebbe andata avanti così ancora per molto tempo.
Con le donne era proprio una causa persa, ormai doveva averlo capito. Negato fin nel midollo.
Anche per questo non aveva fretta di arrivare da nessuna parte: non c’era nessuno ad aspettarlo e nella speranza che l’anno nuovo sarebbe stato diverso cominciava a non crederci più.
Takeshi sospirò ancora e alzò lo sguardo. Un guaito e il rumore di qualcosa che grattava per voler uscire si attirarono la sua attenzione. Il difensore si fermò, si guardò intorno fino a che i suoi occhi non trovarono, abbandonato all’ingresso di un vicolo accanto ai cassonetti, uno scatolone mezzo rotto. A penna, sbavato dalla neve del giorno prima, si leggeva ancora: ‘si regalano cuccioli’.
Takeshi inarcò un sopracciglio quando un nuovo guaito, più lungo, gli fece capire che, sì, veniva proprio da lì. Raggiunse la scatola con passo svelto e ne aprì la sommità, che la neve aveva parzialmente coperto e deformato: un cucciolo di meticcio, con un grosso fiocco rosa mezzo sciolto e tutto mangiucchiato, fece capolino. La piccola coda spazzolò il cartone appena lo vide.
«Oddio… e tu?» Takeshi allungò le braccia e lo sollevò.
Tremava tutto, era un po’ bagnato e di sicuro aveva una fame da lupo, ma aveva due occhioni così grandi e pieni di vita che era impossibile ignorarli.
Sorrise con una certa malinconia.
«Nessuno ti ha voluta, vero?»
La cucciola guaì di nuovo, ma più per la felicità che per la sofferenza. E fu in quella piccolissima manifestazione di affetto incondizionato e immediato, in quella fiducia verso le stesse creature che l’avevano abbandonata che prese forse la decisione più folle che si potesse permettere. La sua padrona di casa a Shimizu-ku gliene avrebbe dette di ogni, ma avrebbe saputo convincerla, mentre Yuzo… beh, sarebbe stato di sicuro il primo a sciogliersi in un mare d’amore.
«Ehi, sai cosa? Adesso hai trovato me e speriamo che i gatti di Teppei non mi odino!»
Nascondendola all’interno del cappotto perché stesse un pochino più al caldo, e fregandosene di sporcarsi il maglione, Takeshi prese a camminare a passo più svelto verso la meta. Magari le cose non sarebbero cambiate, ma quella fine d’anno sarebbe stata di sicuro meno amara.

 

Raptus
- Hajime&Teppei -

Il mobile fece un rumore secco contro il battiscopa, nel momento in cui l’urtò.
«Fai piano, Hajime! Gli altri sono di sotto, mica in Papuasi-…ah
Quel gemito gli venne strappato all’improvviso: la gamba, incastrata tra le sue, strusciava contro l’inguine in maniera assassina.
«E credi che ci sentano con il casino che fanno?» Hajime lo ansimò, leccandogli il collo e sollevandogli maglione e camicia in maniera frenetica.
«Sono il… il padrone di casa, dannazione, dovrei… dovrei badare ai miei… fottuti ospiti… cazzo.»
Un mezzo sorriso si aprì come una falce sulle labbra del compagno nel farle scivolare tra i riccioli e contro il suo lobo. Le mani non sbagliavano un colpo nello sciogliere la cintura.
«Ti ho chiesto cinque minuti. Che saranno mai?»
Teppei inspirò a fondo, non disse niente e lo lasciò fare.
Quello era il ‘pegno’ da pagare per essere innamorato di Hajime e stare con lui. Erano quei raptus, improvvisi per lo più, che doveva soddisfare; poco importava che si trovassero da soli o in compagnia, a casa o all’aperto: quelle pulsioni, Hajime non sapeva dominarle e lui aveva imparato a riconoscerli dallo sguardo che gli lanciava quando giungeva il ‘momento’.
Teppei l’aveva scoperto quasi subito e l’aveva accettato.
«La prossima volta non essere così sexy quando scegli il vino dalla cantina dei tuoi.»
Hajime gli morse la spalla, ora nuda, afferrandogli il sesso già duro.
Un sorriso compiaciuto si affacciò sulle labbra della metà ricciuta della Silver Combi. Forse, il motivo per cui l’aveva accettato era che lo lusingasse da morire sapere di essere l’unica causa di quei dannati raptus, il motivo, la miccia della sua eccitazione. Bastava questo per farlo sentire appagato.
«Cinque minuti, hai detto?» fece eco, affondandogli le mani nei capelli neri. «Dovrai essere bravo…»
E già sapeva che sarebbe stato il migliore.

 

The call
- Shingo Takasugi -

Taro e Shingo entrarono in cucina nel momento in cui Yukari e Azumi stavano uscendo con i vassoi delle tartine.
«Vi serve una mano?» chiese il primo.
«No, ce la facciamo. Piuttosto, è pronta la tavola?»
«Kumi e Ryo stanno dando gli ultimi ritocchi.»
Yukari sospirò. «Comincia la battaglia per tenere ManoLesta lontano da questi stuzzichini. Per non parlare dei ravioli di carne! Saranno minuti lunghissimi, in attesa che la cena cominci!»
«Allora meglio se stappo il vino», Shingo rise, «così beve e non ci pensa.»
«No, che poi tocca a me guidare per accompagnarlo a casa!»
Azumi rise apertamente, mentre Yukari elencava quanto potesse essere più terribile un Ryo ubriaco di uno sobrio.
«Io il vino lo stappo lo stesso» sghignazzò il difensore del Sanfrecce scegliendo una bottiglia di rosso tra quelle che Teppei aveva portato su dalla cantina.
«A proposito…» Taro gli porse un cavatappi dopo aver aperto un paio di cassetti. «Che fine ha fatto il padrone di casa?»
Un mezzo sorriso malizioso tese le labbra di Shingo.
«Non è il solo a mancare, non so se hai notato.»
L’altro sospirò, scuotendo il capo. «Si sono imboscati.»
«That’s ammmmore
Il ‘pop’ del tappo che veniva via fu la perfetta chiusura al momento canoro. Risero entrambi, poi Shingo gli allungò la bottiglia di rosso.
«Tieni. Vai a salvare Yukari col potere dell’alcool.»
In quel momento, il cellulare del difensore prese a squillare e visto che aveva un sottile senso dello humor non mancò di fare un po’ di autoironia.
«A proposito di ‘that’s amore’
Misaki afferrò la boccia per il collo e lasciò la cucina, dopo essersene versato già due dita. «Saluta Marybeth, e dille che quest’anno mi mancheranno i suoi racconti ambulatoriali.»
«Non temere, me ne farò dire qualcuno da rigirarvi.»
Rimasto solo, Shingo rispose.
«Ehi, Dottore. Non sei un po’ in anticipo per gli auguri?»
«E chi dice che stia chiamando già per quelli? Farli prima porta sfiga, Kumi mi darebbe ragione.»
«Non ne dubito.» Shingo si appoggiò di schiena al bordo del tavolo. Batté leggermente le nocche sul ripiano in marmo. «E allora? Come procede la serata in quel di Hiroshima?»
La sentì sospirare. Non doveva essere in formissima, ma sapeva che avrebbe tirato dritto fino alla fine del turno. Purtroppo quell’anno era stata incastrata: salvarsi a Natale le aveva quasi automaticamente fregato il Capodanno.
«Mh, non male, direi. Un’otite acuta, un paio di fratture, un’operazione veloce. Ah! Ho fatto partorire una mucca!»
«Oh! Auguri, madrina!»
«…però è morto un criceto.»
«Si dice ‘passato a miglior vita’, Dottore. ‘Morire’ suona così pessimistico.»
«Che scemo che sei, Bear!»
Aveva quel modo tutto suo di dire ‘bear’ che Shingo sapeva non avrebbe potuto confonderlo con nessun altro. Dopotutto, lei era madrelingua e il suo inglese era un’altra cosa rispetto a quello parlato in Giappone.
«I tuoi hanno chiamato?» domandò poi.
«Sì. Hanno sbagliato a fare i conti con il fuso orario del Texas ed erano convinti che qui fosse già Capodanno. Mamma si è raccomandata di farti gli auguri e ci ha già prenotato per la prossima fine dell’anno.»
«Sappi che non mi farò convincere da tuo padre a provare ancora l’ebbrezza del rodeo!»
Lei rise di nuovo, in quella maniera così poco giapponese con cui l’aveva letteralmente stregato.
«Perché no? Eri così grazioso con le frange! Adesso vado, è arrivato un altro paziente al pronto soccorso. Ci sentiamo per la mezzanotte, ok? E saluta i ragazzi.»
«D’accordo. Cerca di risposarti, ogni tanto, mh? Buon lavoro, Dottore.»
Shingo restò qualche istante a fissare il display dopo aver chiuso. Come sfondo dello smartphone, c’erano grandi occhi azzurri e onde castane.
«Fossero state solo le frange, Dottore. E quel livido sulle chiappe dopo che sono caduto dal toro, dove lo mettiamo?»
Ma Beth si limitò a sorridere da quella fotografia e lui fece altrettanto, come di riflesso. Mise via il cellulare e stappò una seconda bottiglia da portare in salotto. Erano appena arrivati Yuzo e Mamoru.

 

New Year's Eve Story
- Corale -

Venne ad aprirgli Kumi.
Era tutta rossa, sembrava una ciliegia che aveva sbagliato stagione, però si diceva che il rosso portasse bene alla fine dell’anno e lei era sempre stata fissata con la scaramanzia. Aveva rosse anche le labbra.
«Takeshi, sei-… ommioddio!» squittì, non appena vide quel musetto spuntare da sotto al cappotto. Con un sorriso amplissimo si portò le mani al volto. «Da quando hai un cane?»
«Da dieci minuti.» Takeshi si strinse nelle spalle, leggermente in imbarazzo.
All’interno, la casa di Teppei era un tripudio di luci, rosso e oro. Per non parlare del casino che veniva dal salotto. Dovevano essere arrivati già tutti e lui, come ogni anno, era l’ultimo.
Kumi lo fece entrare e prese subito in consegna il suo cappotto, dicendogli di raggiungere gli altri.
La tavola era già perfettamente apparecchiata e gli antipasti serviti, ma non ancora toccati. Doveva essere stato difficilissimo per Yukari e Azumi riuscire a tenere le mani di Ryo lontane da tutto quel ben degli Dei.
Il resto della truppa era nell’angolo del camino, divisi tra divani e poltrone e, a giudicare dai bicchieri che stringevano nelle mani, il vino era già stato stappato.
«Scusate il ritardo, ma ho avuto un incontro imprevisto lungo la strada.»
Ci fu un coro di sorpresa e, come aveva previsto, Yuzo gli andò subito incontro.
«Ma che meraviglia!» esclamò, coccolando la nuova venuta.
«E quello?! Dove l’hai trovato?»
«Semmai trovata, Ryo.» Mamoru lo corresse con ironia, facendo ruotare il vino nel bicchiere. «Non lo vedi che il fiocco è rosa?»
«Saranno felici i tuoi gatti, Teppei» sghignazzò Hajime.
«Quanto sei stupido, è solo un cucciolo!» L’interpellato gli mollò uno scappellotto dietro la nuca.
«L’ho trovata mentre stavo venendo qui, era abbandonata in un cartone. Non me la sono sentito di lasciarla lì. Scusa, Yuzo, avrei dovuto chiamarti e chiederti se per te non era un problema avere una terza coinquilina…»
«Non essere scemo e bevi qualcosa, ci penso io a questa cucciolina.» Il portiere sorrise, prendendola dalle sue braccia.
«Ce l’ha già un nome?» Taro gli porse un bicchiere di rosso.
«A dire il vero, non ancora… Mila non mi dispiaceva… ma il problema è che non so cosa può mangiare. È ancora piccola…»
Shingo gli poggiò una mano sulla spalla, mentre con l’altra stava già armeggiando con il cellulare. «Tranquillo, chiamo Marybeth e lo scopriamo subito.»
«Grazie.»
Azumi batté le mani, per attirarsi l’attenzione dei presenti. «Beh, ora che siamo tutti, direi che possiamo iniziare, no? Forza, ciurma, a tavola!»
Ryo piagnucolò di gioia. «Era ora!»
Adagio, il gruppo si mosse e Mila – Takeshi sapeva che quello sarebbe stato il suo nome, ormai – fu lasciata libera di trotterellare sul tappeto. Rotolò su di un fianco e si liberò del tutto del fiocco, nuovo gioco da mordere.
Il difensore degli S-Pulse sorrise, le si avvicinò e si accoccolò sui talloni. Le carezzò la pancia tonda, bianca e marrone, con lei che si agitava per riuscire a prendergli le dita.
«Benvenuta fra noi, piccola.»
«Svelto, Takeshi! O finisce che Ryo si spazzola tutte le tartine al salmone!» sghignazzò Hajime, seguito a ruota dalle lagne del difensore e dalle risate degli altri.
Circondato da quei rumori familiari e da quella pallina di pelo e ciccia morbida e calda capì che, sì, forse nemmeno quell’anno aveva trovato la ‘donna della vita’, ma alla fine andava bene così.
Dopotutto, bastava poco per essere felici.

 

Fine

Nota Finale: All’inizio la storia era nata per essere una serie di drabble. Poi ho iniziato ad allungarmi e mi son detta: ‘massì, saranno doppie drabble’. E poi addio XD hanno fatto quello che volevano.
Assolutamente senza pretese, ma avevo voglia di parlare un po’ di alcuni dei personaggi che più amo e di cui nessuno, o quasi, scrive. :* Anche loro meritano tantissimo amore, visto che sono così pieni di cose da dire!!!

Auguro a tutte voi un 2014 pieno di tutte le più belle cose! :)

   
 
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