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Autore: DarkDream_    02/01/2014    1 recensioni
Dicembre era indubbiamente il mese preferito di Sam.
Dicembre era il mese della neve, delle cioccolate calde, di Natale, delle vacanze in famiglia.
......
Sentì un grosso sospiro pieno di scuse e di pentimento.
Strinse le palpebre chiudendo gli occhi per impedire alle lacrime di uscire insieme alla sua debolezza.
Era lì, impalata, con il viso basso, con le braccia lungo i fianchi e con i pugni chiusi.
Era lì in piedi, ferma al freddo, distante pochi centimetri dalla persona che più aveva ritenuto importante.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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December

 



Dicembre era indubbiamente il mese preferito di Sam.
Dicembre era il mese della neve, delle cioccolate calde, di Natale, delle vacanze in famiglia.


Nonostante Sam odiasse il freddo amava la neve che come una candida coperta ricopriva silenziosamente le città e rendeva tutto più bello e suggestivo.
Nonostante fosse un maschiaccio, nel corso dell’ultimo mese dell’anno le piaceva guardare i film romantici natalizi alla tv, con una coperta a scaldarla e con una tazza della classica cioccolata calda tra le mani.


Sam era una ragazza molto acida e chiusa, ma come per magia, durante dicembre il suo carattere mutava, diventando più dolce.


Tutte le mattine si svegliava presto e usciva al freddo per una passeggiata tranquilla e solitaria. Amava il suono prodotto dai passi sulla neve e le piaceva guardare come ogni singola cosa venisse ricoperta dal soffice manto nevoso.


Proprio durante una mattinata di dicembre Sam camminava lenta per le vie della quasi deserta Doncaster. Lo sguardo della giovane era come sempre rivolto verso le sue all star, un tempo bianche.
Sam aveva l’espressione di una persona alla ricerca di risposte a domande semplici ma allo stesso tempo complesse da attanagliare la mente senza nessuna via di scampo.
Le piccole mani della ragazza nascoste nelle tasche del giubbotto cercavano riparo del gelo invernale come il piccolo nasino all’insù nascosto dietro la pesante sciarpa bianca di lana, che lei tanto amava. I capelli neri sciolti dal solito codino venivano mossi dal vento dando a Sam un’aria così infantile.
Gli occhi vispi erano, invece, impegnati ad osservare i fiocchi di neve scendere leggeri e un piccolo sorriso spuntò sulle labbra della ragazza.


Odiava pensare ma era la cosa in cui riusciva meglio; non parlava molto, pensava; la sua mente era sempre ostruita da qualche pensiero che la tormentava, c’era sempre qualche preoccupazione che rimbombava nella sua testa e lei non riusciva mai a separarsene.


Per gli altri era strana, stava sempre zitta, era la classica asociale senza amici che se ne fregava di tutto e di tutti.
Almeno così appariva.
In realtà Sam aveva un lato debole che cercava sempre di spingere nei meandri di sé stessa, lasciando risalire in superficie ed emergere il suo lato duro.


Qualcosa la distolse un secondo dai suoi pensieri.
Sam rivolse verso l’alto il viso, un attimo prima sepolto al caldo, rendendolo così soggetto della furia del vento gelido, ma poco le importava. La sua attenzione era rivolta al grande albero addobbato a festa e posto al centro della piazza; lo guardava con ammirazione lasciando che le labbra si separassero per la sorpresa. L’albero era alto, molto alto, pieno di luci, decorazioni rosse e color oro, e con alla punta una grande stella luminosa.
Tutto quello le ricordava di come da piccola aspettava ansiosa la mattina di Natale per aprire i regali. Ormai era diventata grande e la maggior parte della magia di quella festività era volata via, un po’ come gli uccelli migratori, con la sola differenza che al contrario di questi ultimi non sarebbe mai tornata.


Sam scosse la testa e, stringendosi nel suo giubbotto blu, continuò a camminare cercando di non far caso ai suoi piedi che chiedevano un po’ di calore.


Intanto la sua mente venne occupata da un altro pensiero che fece fermare la ragazza per una manciata di secondi.
Era stanca, triste, si può dire depressa, forse a causa di sua madre, di suo padre, dei compagni di scuola, in verità non sapeva chiaramente quale fosse il problema e questa era una delle tante domande alle quali non aveva risposta.
Sapeva solo che le mancava qualcosa, o meglio qualcuno.
Aveva un vuoto dentro di sé che non sapeva colmare, una voragine nera e oscura che le impediva di vivere felicemente. L’ultima volta che provò una sensazione di benessere fu moltissimo tempo prima, quasi un anno, quando Sam vide per l’ultima volta una persona, per lei, vitale. Era l’unica persona che le stava vicina, che la capiva, che le voleva bene o almeno così sembrava, perché da un momento all’altro lui se n’era andato fregandosene dei sentimenti della ragazza e distruggendole il cuore. L’aveva lasciata sola e lei non poteva, o forse non voleva, perdonarlo, ma sapeva che se l’avesse rivisto avrebbe provato delle sensazioni molto diverse dall’indifferenza.


Aumentò il passo come per cercare di sfuggire da quel pensiero che la faceva solo star male.
Qualcuno, però, la bloccò.
Alzò velocemente lo sguardo e lo abbassò alla stessa velocità.
Sentì un grosso sospiro pieno di scuse e di pentimento.
Strinse le palpebre chiudendo gli occhi per impedire alle lacrime di uscire insieme alla sua debolezza.
Era lì, impalata, con il viso basso, con le braccia lungo i fianchi e con i pugni chiusi.
Era lì in piedi, ferma al freddo, distante pochi centimetri dalla persona che più aveva ritenuto importante.
-Sam- sentì pronunciare da una voce che lei conosceva maledettamente bene.
-Louis- sussurrò lieve lasciando che una piccola lacrima salata percorresse la sua guancia infrangendosi a terra sulla neve.

 



 

  
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