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Autore: Trick    24/05/2008    22 recensioni
La ricetta per la proposta con la "P" maiuscola? Niente di più facile. Un pizzico di malizia, due dita di intraprendenza e una tazzina di buon caffè mattutino. Mescolate il tutto con un provocante ex-secchione e un'impertinente ex-bulletta... et voilà!^^
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Vuoi venire a letto con me?

di Trick



«Fa caldo».

Due parole che, nonostante dotate di senso compiuto, Tonks era certa non avrebbero sortito l'effetto da lei desiderato. Sbuffò annoiata verso l'alto, scompigliandosi la frangia color gomma da masticare e incrociò le braccia al petto. Dopo un paio di secondi, decise di adottare una strategia diversa. Afferrò una vecchia copia della Gazzetta del Profeta e iniziò a sventolarla con foga davanti al viso a forma di cuore. Seppur lieve ed effimera, la sensazione di sollievo provocata dal modesto arieggiare la rilassò parecchio. Tornò ad alzare gli occhi su quello che – se solo avesse preso in considerazione l'idea di mostrare un qualunque segno di vita – sarebbe potuto diventare un accettabile diversivo per quel caldo infernale. Ma Remus Lupin non pareva interessato a nulla che non fosse il libro al quale si stava dedicando da quasi tre ore. Tonks si era chiesta già numerose volte se l'attaccamento che quel mago pareva provare per i libri non fosse eccessivamente morboso e preoccupante ma, rassicurata dal cugino che tre ore di lettura in stato catatonico rientravano nella normalità di Remus, aveva smesso di interessarsi a tale peculiarità. Eppure, ora si trovava a fissare l'uomo seduto sulla poltrona dinanzi a lei come se fosse un fenomeno scientifico particolarmente intrigante.

«Fa davvero caldo» ritentò con maggiore convinzione.

Nessuna risposta.

Iniziava ad innervosirsi.

«Così caldo» riprese a voce più alta, «che mi sfilerei volentieri la maglietta».

Nulla.

«Non te lo consiglio» le disse improvvisamente la voce pacata e roca di Remus.

Fiera del successo ottenuto, Tonks si stravaccò sul divano, in attesa di trovare un argomento dal quale avrebbero potuto iniziare a conversare. Qualunque cosa pur di distrarsi da quest'afa, pensò.

«E perché mai?»

«Molly» ribatté brevemente lui, senza distogliere lo sguardo dalle pagine del libro. «Dubito fortemente possa trovare nella tua nudità qualcosa di socialmente educativo per i ragazzi».

In un lampo, la mente accaldata di Tonks aveva trovato la distrazione perfetta: lo avrebbe stuzzicato come ai bei tempi della scuola stuzzicava i suoi compagni secchioni. Una fugace immagine del povero Martin Dumpyswot costretto a girovagare per i corridoi di Hogwarts con indosso le sole mutande (i suoi pantaloni si erano accidentalmente Trasfigurati in un paio di stivali da pescatore) gli balenò davanti agli occhi. Ora era uno dei migliori studiosi dell'Istituto di Ricerca Magica di Bristol, ma quanto gli era costata l'intelligenza, povero Martin... Tonks si ripromise di mandargli un gufo di scuse sincere non appena la sua nuova vittima avrebbe smesso di divertirlo. In fondo, si disse, non c'era niente di male nel provocarlo un poco per farsi qualche risata. Ridere mantiene giovani, le ripeteva sempre il padre, e lei aveva fatto di quella frase la sua filosofia di vita.

«E tu?» chiese a quel punto Tonks, con un sorriso birichino ad incresparle le labbra. «Troveresti sufficientemente educativa la mia nudità?»

«No, la troverei estremamente improduttiva».

«Nel senso che se mi togliessi realmente la maglietta non otterrei alcun risultato?»

«No» la corresse con lo stesso tono posato che aveva usato poco prima. «Nel senso che non riuscirei a terminare la lettura in uno stato di adeguata concentrazione. Il che, dunque, renderebbe l'intera procedura improduttiva, non sei d'accordo?»





Remus alzò il capo dal libro, tentando di non ridere nel cogliere l'espressione di sorpresa comparsa sul volto della giovane strega. Inavvertitamente, Tonks aveva sfidato uno dei superstiti dell'arcaica guerra fra bulli e secchioni che, non solo l'aveva costretta a rivedere tutta la sua strategia con un unico colpo ben assestato, ma era anche riuscito a identificare la categoria di bulli alla quale Tonks apparteneva, in pochi secondi di dialogo.

Bulletta della domenica, sarebbe stato il nominativo più adatto a comparire in un libro sulle varie specie di umani esistenti, se solo questo fosse stato realmente scritto.

Dai modi generalmente provocatori e irriverenti, è attratta da ogni cosa, luogo o persona possa generare caos. Tendenzialmente invadente e sprovveduta, arreca di norma solo lieve disturbo alla placida esistenza del nemico secchione. Può, però, pentirsi in tempi anche piuttosto brevi e disturbarlo maggiormente per ottenere un suo immediato perdono. La sua arma segreta è una lingua del tutto sprovvista di peli e un senso del decoro abbastanza immorale da scandalizzare i comuni secchioni. È, tuttavia, praticamente innocua”.

Lupin sorrise. Non aveva mai avuto modo di imbattersi in un esemplare di “bulletta della domenica”. Aveva dovuto imparare a sopravvivere in una giungla scolastica dominata dal dissapore fra le Case di Grifondoro e Serpeverde, vestendo i panni di un timido e impacciato secchione dallo stemma rosso e oro. Era stato allenato a resistere ad angherie molto peggiori delle frecciatine divertenti di quell'innocente erede di Tosca Tassorosso. Come aveva potuto illudersi di uscire indenne da uno scontro diretto con colui che – per il suo intero primo anno ad Hogwarts – era stato ufficialmente qualificato da Lucius Malfoy come il “passatempo preferito per le giornate di pioggia”? Beata ingenuità.

Tonks parve ponderare attentamente sul contrattacco più appropriato.

«Sono molto sorpresa» dichiarò infine con un solenne cenno del capo. «Credevo non ti interessassero le donne».

Contro ogni previsione di Tonks, Remus scoppiò a ridere.

«Te l'ha detto Sirius» affermò dopo. «Lascia che ti sveli la prima regola per avere una vita tranquilla e serena. Mai dare per scontato che gli individui come Sirius Black ti stiano dicendo la verità. E nel tuo caso, perdonami, ma la menzogna era evidente» scherzò.

«Se io ho dato per scontato che Sirius diceva la verità, forse è realmente perché qualcosa in te mi ha fatto pensare che davvero non apprezzi la compagnia femminile, non ti pare?»

«Non è detto che sotto il cappello ci sia una testa».

«È la seconda regola di vita tranquilla e serena?» domandò Tonks interessata.

«No» rispose brevemente. «Un proverbio popolare».

«Cosa stai leggendo?»

«Cosa sto cercando di leggere» la corresse lui. «Uno studio incredibilmente interessante sugli antichi incantesimi dei maghi orientali».

«Leggi libri noiosi, ti diletti in proverbi ridicoli e ti sei appena confessato eccitabile alla mia eventuale nudità» elencò con un ghigno trionfante Tonks. «Sai cosa significa, vero?»

«Tralasciando il fatto che non mi sono mai confessato “eccitabile” alla tua eventuale nudità, no, non credo di saperlo».

«Significa che non ti senti appagato della tua vita sessuale e desideri portarti a letto la sottoscritta».

Rise di nuovo. «Una diagnosi molto interessante, ma errata, sono spiacente».

«Stai cercando di depistare il mio intuito».

«Affatto, lo sto spronando a cercare ipotesi più verosimili».

«Non reputi verosimile l'idea che tu possa avere rapporti con una donna, o l'idea che la donna in questione sia io?»

«Al momento reputo semplicemente impensabile l'idea di terminare in perfetta tranquillità la lettura di questo libro».

«Stai evitando deliberatamente la mia precedente domanda. Va contro le regole del gioco, professor Lupin».

«Esiste una regola che mi obbliga a rispondere ad ogni tua domanda?» domandò stupito.

«Sì».

«Devo dedurre, dunque, che esista anche una regola che obblighi te a rispondere ad ogni mia domanda».

Tonks gli rivolse un sorriso birichino e inclinò un poco il capo. «Avevo ragione io» dichiarò, infine. «Vuoi venire a letto a me».

«Non ho mai detto nulla del genere».

«Lo so, sono io ad averlo intuito».

«Avevo scordato la capacità del tuo intuito di scovare l'impossibilità perfino nell'ovvietà più assoluta» disse Remus. «Ti fidi a tal punto del tuo fascino da arrischiarti in un gioco simile, Ninfadora

Con una rapidità sconvolgente, Tonks afferrò la copia della Gazzetta che aveva appoggiato sul tavolino e la scagliò verso Remus. Sfortuna vuole che, data la posizione completamente stravaccata che aveva assunto, i suoi movimenti mancassero del tutto di precisione. Con suo grande disappunto, il giornale finì a più di un metro dal bersaglio originale, che ora la fissava con un sopracciglio inarcato e un mezzo sorriso a increspargli le labbra sottili.

«Era indirizzato a me?» domandò con aria innocente.

Lei lo fissò truce. «Remus» sillabò minacciosa, «non-chiamarmi-mai-più-così».

«State perdendo punti, signorina Tonks» continuò imperterrito. «Credevo voleste dirigere da voi il gioco».

«Vuoi venire a letto con me?»

«È uno squallido modo per tentare di riacquistare il controllo della situazione, lasciatelo dire».

«Mentre il tuo è un modo altrettanto squallido per eludere la mia domanda».

«Cosa succede se rispondo sì?»

«Vuoi rispondere sì?»

«No, voglio sapere cosa aspettarmi nell'eventualità in cui io risponda sì. E, te ne prego, lascia il tuo formidabile intuito fuori dalla conversione. Non credo di poter sopportare altre sciocchezze circa i miei desideri sessuali».

Tonks aggrottò le sopracciglia e si grattò pensierosa il mento.

«Non avevo considerato l'ipotesi del sì» confessò.

Remus rise. «Avrei dovuto immaginarlo: Sirius ha già compromesso la mia credibilità».

Tonks portò una mano alle labbra per non ridere a sua volta. «Pensi che la tua prontezza di ragionamento possa rimediare a questo inconveniente?»

Lui finse di riflettere sulla domanda e tornò a posare gli occhi sul libro. «Potrebbe» dichiarò infine.

«Potrebbe? Non sei certo dell'efficacia dei tuoi ragionamenti?»

«Credo che tutto dipenda dalla quantità di sciocchezze dalle quali sei stata plagiata».

«Sirius ha detto che sei ancora vergine».

«Ha mentito».

«Non posso esserne certa, professore».

Lui sollevò il capo e le scoccò un'occhiata divertita.

«Vuoi venire a letto con me, Tonks?».









Note (inutili ma interessanti: è un paradosso?) dell'Autrice (inutile e interessante, ovviamente):

Ho fatto una cosa alla quale non sono in grado nemmeno io di credere. Carissimi, ho appena scritto la mia prima one-shot del tutto sprovvista di morte-squartamenti-depressione-tristezza-pioggia-guerra-sfiga-e-tutto-quello-che-di-solito-ci-infilo-a-forza. Non ho parole, sono commossa.

Per la cronaca, Martin Dumpyswot non è mai esistito, pace all'anima sua. O, forse, è esistito ma ha avuto la sfiga di non rivestire un ruolo abbastanza importante per essere citato nei libri della saga. Poco importa, ci ho pensato io. Dumpyswot, in teoria, dovrebbe significare qualcosa come ''secchione grassottello''. Ho pensato sarebbe stato carino giocare con i nomi come fa solitamente la Rowling con i suoi personaggi.

Non esiste alcun Istituto di Ricerca Magica a Bristol, quindi non cercatelo. Ma, nell'incredibile caso in cui riusciste realmente a trovarlo, sarei lieta di saperlo. Aspetto notizie.

Spero solo che la storia non sia risultata banale, come mio primo esperimento di storia-dove-non-muore-non-si-uccide-e-non-capita-niente-di-male-a-nessuno (salvo lo sventurato Dumpyswot) il timore era quello.

Be', con che altro posso annoiarvi?

Mmm...

Null'altro, siete molto fortunati.

Un bacio,

Trick

Post Scriptum (scritto davvero post).

Nel caso qualcuno se lo stia chiedendo, sì, ho eliminato il finale. Il merito di questa indubbiamente positiva modifica va a  Lucy Light: grazie di avermi fatto notare quanto facesse stridere il leggero scambio di dialoghi fra Remus e Tonks; avevi più che ragione e, in virtù di ciò, un milione di grazie.

Trick

   
 
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