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Autore: Anna Wanderer Love    02/01/2014    9 recensioni
Due labbra si posano sulle mie soffiando aria, mentre delle mani premono sul mio petto una, due, tre, quattro volte con tanta forza da farmi stupidamente pensare che il mio petto si romperà.
Dopo non so quanti secondi sento finalmente un filo d'aria arrivarmi nei polmoni e tossisco, spuntando acqua.
Una mano mi afferra la nuca e un'altra le gambe fradicie, poi mi sento sollevare in aria e l'ultima cosa che vedo, rovesciando la testa all'indietro, incapace di tenerla su come una neonata, sono due occhi azzurri, gelidi e impenetrabili che mi scrutano curiosi.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thranduil
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A Gold Sunshine.

Sopravvissuta.

Sento delle urla strane. Le voci si confondono con il suono degli schizzi dell'acqua, ma distinguo i suoni cristallini e veloci delle parole in una lingua a me sconosciuta. Elfi.

La mia pelle è congelata e le mie membra lo sono ancora di più. Non vedo niente, ho gli occhi chiusi e l'acqua del torrente che impregna i miei vestiti mi trascina giù a brevi intervalli. Ho a malapena la forza di restare a galla.

Una curva del fiume impetuoso mi sbatte di nuovo giù, verso il fondo, e sento che stavolta non posso farcela. I miei muscoli doloranti vanno a sbattere contro una roccia sott'acqua e d'istinto apro la bocca, solo che al posto dell'aria viene riempita da acqua gelida.

Un urlo di dolore lascia le mie labbra, perdendosi tra i flutti con varie bollicine. La corrente si fa impetuosa e sbatto la testa contro il fondale. È a questo punto che inizio a svenire, nello stesso istante in cui due braccia dalla forza titanica mi afferrano e la mia visuale viene occupata da lunghi capelli biondi che fluttuano nell'acqua.

Vengo trascinata in superficie, e il vento freddo colpisce la mia pelle come una frustata. Però non riesco a respirare, e vengo stesa a terra, mentre sento i battiti del cuore rallentare fino a fermarsi, lo sguardo si offusca e la gola diventa incandescente.

Due labbra si posano sulle mie soffiando aria, mentre delle mani premono sul mio petto una, due, tre, quattro volte con tanta forza da farmi stupidamente pensare che il mio petto si romperà.

Dopo non so quanti secondi sento finalmente un filo d'aria arrivarmi nei polmoni e tossisco, spuntando acqua.

Una mano mi afferra la nuca e un'altra le gambe fradicie, poi mi sento sollevare in aria e l'ultima cosa che vedo, rovesciando la testa all'indietro, incapace di tenerla su come una neonata, sono due occhi azzurri, gelidi e impenetrabili che mi scrutano curiosi.

 

Un soffio delicato e freddo come ghiaccio mi accarezza la pelle. Comprendo che sono delle dita. Dita dolci, delicate e sicure che percorrono la cicatrice che ho sulla spalla in tutta la sua lunghezza. Sono girata a pancia in giù, stesa tra cuscini soffici, coperta da un lenzuolo. Quelle dita delicate mi spostano con gentilezza i capelli, neri e lunghi, per vedere fino a dove arriva la cicatrice.

Sento un sospiro triste.

-Povera ragazza, cos'hai passato?

Un brivido mi percorre la schiena sentendo la voce musicale e preoccupata dell'Elfo, mentre le sue dita premono con più insistenza sul profilo del taglio.

Un gemito strozzato esce dalle mie labbra quando sento una stilettata di dolore al fianco.

Subito vengo afferrata per le spalle quando cerco di muovermi e l'Elfo si china su di me. Dei lunghi capelli morbidi cadono sul cuscino, di fianco alla mia testa.

-Stai ferma! Non è una ferita da niente. Riesci a parlare? Qual'è il tuo nome?- Mi chiede, aspettando pazientemente una risposta. Deglutisco, ho la gola secca. Che nome posso dirgli? Non il mio vero... Decido di adottare il nome di mia madre.

-Rose- dico. La mia voce non sembra nemmeno la mia da quant'è debole e roca.

-D'accordo, Rose. Devo disinfettare la ferita. Farà male.

Annuisco debolmente e lo sento allontanarsi. Chiudo gli occhi, ancora stanca.  -Chi sei?- Grazie al cielo lui sente la mia domanda, così non devo sforzare di nuovo la gola. La sua voce mi arriva limpida da dietro, insieme all'odore dolce e pungente della Foglia di Re immersa nell'acqua.

-Mi chiamo Jeen e sono capitano delle guardie di Re Thranduil, nonché guaritore. Vuoi un po' d'acqua?

Mormoro un sì affaticato e lui torna al mio fianco con tutto l'occorrente per curarmi in mano. Appoggia le cose su un tavolino e si siede su uno sgabello di fianco al letto.

Si tende in avanti e mi aiuta a girarmi supina.

Appena mi muovo un dolore lancinante mi colpisce al fianco e mi mozza il fiato. Jeen mi sostiene con delicatezza, aspettando che la fitta di dolore passi.

-No- dico vedendo che, poi, vuole farmi girare ancora -ci rinuncio. Fa niente.

-Se non lo fai adesso non lo fai più- replica lui. -Avanti, di sicuro non fa più male di sette frecce conficcate nel ventre.

-Hai avuto sette frecce conficcate nel ventre? E come hai fatto a sopravvivere?- Chiedo incredula. Una risatina accompagna le mie parole.

-Non ne ho idea.

Stringendo i denti riesco a mettermi sdraiata supina, con il fianco che brucia in modo quasi insopportabile, e finalmente riesco a vedere Jeen.

Resto a bocca aperta, se è bello io sono un rospo. È qualcosa di più di bello, è divino.

Il volto ha la pelle pallida e liscia, senza imperfezioni. Sotto due lunghe e arcuate sopracciglia nere ci sono due occhi azzurri che brillano come diamanti e mi osservano divertiti. I capelli neri sono sciolti sulle spalle e gli arrivano a circa metà avambraccio. Sospetto che siano più morbidi della seta. Le labbra sono piene e sollevate in un sorriso sincero, con un pizzico di malizia.

-Buongiorno- sogghigna.

Oh, sì, è proprio un bel giorno!

Poi il suo sorriso si attenua e l'Elfo infila una mano sulla mia nuca per sollevarmi la testa, mentre allunga il braccio e afferra un bicchiere colmo d'acqua dal tavolino.

-Bevi, su.

Mi accosta il bicchiere alle labbra e finalmente l'acqua mi sgorga in gola, rinfrescandola. Appena finisco di bere Jeen mi domanda con un'occhiata se ne voglio ancora, ma  stranamente la mia sete è placata. Faccio cenno di no e lui sorride lievemente.

-Va bene, ora stai ferma. Farà male.

Scosta il lenzuolo dal mio corpo e arrossisco appena, accorgendomi di avere il busto fasciato da delle bende che mi coprono il seno e basta. Jeen non sembra notarlo -oppure fa apposta a non notarlo, e gliene sono enormemente grata- e svolge le bende che avvolgono la ferita. È un lungo taglio profondo lungo circa una spanna, e quando sbircio e lo vedo mi si attorciglia lo stomaco. Non sono abituata a vedere sangue e ferite e mi fa impressione. Non si vede nemmeno la carne.

Jeen posa lo straccio sul taglio e sussulto alla breve fitta di dolore. Lui mi rivolge uno sguardo di scuse e io abbozzo un sorriso per tranquillizzarlo, ma brucia fastidiosamente. Per distrarmi osservo i suoi vestiti. Indossa una casacca blu e nessuna parte dell'armatura. Dobbiamo essere in un posto sicuro se è disarmato. Ma, osservando attentamente, noto l'elsa di un pugnale spuntare da dentro una manica.

-Resterà la cicatrice?- Chiedo strizzando gli occhi e lasciando vagare lo sguardo. Siamo in una tenda illuminata da numerose candele. Ci sono vari tappeti a terra e delle coperte. Accanto ad esse vedo, nel fodero e avvolta in un telo nero, una lunga spada che non sembra molto innocua.

-Probabilmente. A proposito, come te la sei procurata l'altra?

Mi irrigidisco e Jeen nota che i miei muscoli si sono tesi mentre finisce di pulire la ferita.

-Un incidente. Da bambina.

Lui annuisce, anche se sospetto che sia curioso di saperne di più.

 -Ma dove siamo?- Chiedo curiosa.

Lui accenna un sorriso e prende in mano un rotolo di bende.

-Nella mia tenda. Nell'infermeria non c'era spazio e volevo tenerti sott'occhio. Sono passati due giorni e mezzo e la febbre continuava a salire. Ero preoccupato.

Jeen mi rivolge una fugace occhiata e io gli sorrido, stupita, per dimostrargli quanto apprezzi la sua premura. L'Elfo mi accarezza brevemente la guancia e mi prende per le spalle, mettendomi seduta. A quel movimento improvviso sento gli occhi inumidirsi di lacrime di dolore e lui mormora delle scuse, muovendosi a bendarmi di nuovo. Appoggio la fronte sulla sua spalla per aiutarmi a restare dritta. Sono estremamente debole, i miei muscoli sono tremanti e mi reggo a malapena. Stranamente, con le braccia calde del guaritore che mi circondano, mi sento al sicuro.

-Bene, finito.

Con dolcezza Jeen mi fa sdraiare di nuovo e sospiro di sollievo nel sentire le coperte sotto la schiena.

-Io devo andare ad avvisare il Re che ti sei svegliata- mormora Jeen, e aprendo gli occhi vedo solo la tenda che fa da porta muoversi facendo passare la sua sagoma slanciata.

Sospiro e volte la testa verso il soffitto. Cerco di non addormentarmi ma il calore delle coperte è troppo invitante e in pochi secondi sprofondo nel sonno.

Un rumore lieve di passi mi risveglia. Mi accorgo di essere sdraiata più o meno sul fianco ferito, e con sorpresa mi accorgo che non mi fa un granché male.

Poi sento un fruscio e immediatamente decido di far finta di dormire. Sono sempre stata brava nel fingere, ne ho avuto di tempo per perfezionarmi... rilasso i muscoli e rallento di nuovo il respiro.

Sento due voci. Una è quella di Jeen, l’altra non l’ho mai sentita.

-E’ lei- dice. Intuisco che è un’Elfo.

La sua voce è fredda, intrisa di una gelida curiosità che si legge a malapena.

-Sì, mio Re- mormora la voce di Jeen.

-Sei riuscito a capire come sia finita nel fiume?- Chiede ancora la voce fredda.

Sento il guaritore sospirare piano. -No, mio signore. Mi ha detto il suo nome, ma non credo che sia quello vero.

Trattengo il respiro, come diamine ha fatto a capirlo??

-Come sta?

Jeen si avvicina al letto e pochi secondi dopo mi sento afferrare, mentre le sue mani mi mettono sdraiata sulla schiena. Il lenzuolo viene scostato e prego di non arrossire per non farmi scoprire. Sento le dita delicate dell’Elfo sul mio fianco, mentre la sua mano si posa sulla mia pancia. Starà controllando che non sia uscito sangue.

-L’avete salvata appena in tempo. Da come avete detto stava per affogare Il taglio...

-Quale taglio?- Lo interrompe l’altro Elfo.

Non so come ma riesco ad avvertire la sua presenza imponente torreggiare sul mio corpo.

-Quello che ha sul fianco, mio signore- risponde Jeen, la voce visibilmente sorpresa.

-Fammelo vedere- ordina l’Elfo.

Oh cazzo.

Jeen replica all’istante.

-Mio signore,dovrei svegliarla. E’ appena riuscita a riaddormentarsi.

Sento l’altro Elfo sospirare, poi deve aver fatto qualche cenno col capo poiché il guaritore non replica e si limita a chinarsi.

-Rose. Rose, svegliati- sussurra chinandosi su di me.

Apro gli occhi e incrocio quelli cristallini di lui. Sbatto le palpebre per mettere a fuoco le immagini.

-Che c’è?- Mormoro con voce roca, strofinandomi gli occhi con una mano e cercando di non far trasparire la mia tensione. Faccio anche finta di non vedere l’alta sagoma al mio fianco.

-Devi far vedere la tua ferita al Re.

Sgrano gli occhi, reagendo a quelle parole come se fosse la prima volta che le ascolto.

-Cosa?!

Volte la testa di scatto e incrocio un altro paio di occhi. Due occhi estremamente severi e azzurri. Sono così freddi e puri che mi sembra che siano uno specchio. Uno specchio che rimanda la mia immagine sconvolta ed emaciata. Senza rimandare indietro nessuna emozione. Solo due cocci di vetro.

Appartengono a un’Elfo molto alto e dal fisico slanciato. Il volte è pallido e la pelle è perfetta, come, sospetto, tutte quelle di tutti gli Elfi. Il volte è fiero e regale, impassibile. Lunghi capelli biondi, del colore dell’oro pallido, incorniciano il suo viso e scendono sulle spalle per poi nascondersi dietro la schiena. Indossa una lunga tunica argentata che manda fievoli bagliori alla luce delle candele, nella notte. Al fianco, posta nel fodero, porta una lunga spada.

-Rose, per favore- mormora Jeen.

Gli scocco un’occhiata di fuoco ma lui non demorde e mi fissa con il suo sguardo quasi supplichevole. Dopo qualche secondo chiudo gli occhi e facendo una stronzata, sì, ma almeno mi prendo la mia bella vendetta, mi alzo di scatto in piedi.

Subito il guaritore si slancia in avanti per afferrarmi ma io sono ben salda sulle mie gambe, seppur debole.

-Che fai?!- Mi riprende Jeen, incenerendomi con lo sguardo.

Alzo orgogliosa il mento e sollevo appena le braccia dai fianchi.

-Ti facilito il lavoro, guaritore- dico tagliente.

Lui alza gli occhi al cielo e si affretta a svolgere le bende che mi avvolgono il fianco. Sento lo sguardo del sovrano degli Elfi su di me, pungente. Appena il taglio viene illuminato dalla luce delle candele il Re si avvicina. Jeen indietreggia di un passo, socchiudendo gli occhi  e osservando pungente le mani del sovrano che si posano sulle mie spalle. Sussulto.

Sono gelide.

Lentamente giro su me stessa guidata dal Re, che poi abbassa lo sguardo e sposta una mano sul taglio. Digrigno i denti sopportando in silenzio la stilettata di dolore mentre le dita di Thranduil accarezzano dolorosamente la ferita. Man mano che scivolano sulla superficie frastagliata, però, avverto una crescente sensazione di sollievo.

Le dita del Re sfiorano l’ultimo centimetro della ferita e poi con lentezza il sovrano indietreggia, sempre fissandomi con i suoi splendidi e glaciali occhi azzurri. Il mio sguardo pare fondersi assieme al suo mentre raggiunge il telo che fa da porta.

-Domani mattina verrai nella mia tenda e mi racconterai tutto. Jeen, verrai anche tu- dice con calma, per poi voltarsi e sparire.

Appena sparisce nel buio abbasso la mano e mi tocco il fianco. La pelle è intatta, liscia e morbida. Magia...

Jeen mi riscuote dai miei pensieri lanciandomi una sua maglia.

-Visto che Thranduil è stato gentile a curarti e non hai bisogno di cure eccessive io mi metto a riposare.

-Vai sul letto, dormo io per terra.

Jeen mi scocca un’occhiata scandalizzata sfilandosi la casacca. Mi ritrovo a fissare i muscoli del suo torso, ipnotizzata.

-Stai scherzando, vero? Sei reduce da tre giorni di febbre, una ferita niente male e vuoi dormire per terra? Fila a letto- ordina.

Soffoco un sorrisino e mi infilo la maglia che mi ha dato, nera. E’ gigante, mi arriva alla coscia. Mi infilo sotto alle coperte, guardando l’Elfo mettersi a dormire. Per un attimo mi passa in testa l’idea di invitarlo a dormire assieme a me; ma poi la paura di stargli così vicino si fa un ostacolo insormontabile e la stanza sprofonda nel buio.
 

♦ ♦ ♦


 
AnGoLo DeLl'AuTrIcE:
Saalve a tutti!
Allora, è un'impresa folle, lo so. Thrandy con un nuovo personaggio? pffff, direte.
Eh no. Io ci provo. Mi sto distruggendo con le mie stesse mani lo so ^^ ma ci voglio provare!
Spero vi piaccia il primo capitolo (sto parlando a qualcuno? Probably no ^^) ma vi avviso che gli aggiornamenti saranno un po' lenti, se deciderete di seguirmi.
Un bacio!
Anna
   
 
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