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Autore: xnothingbutclaire    02/01/2014    6 recensioni
Esiste, in una piccola città francese, una giovane donna di nome Clara, con tanti sogni e passioni. E' tranquilla e riflessiva, ma anche molto insicura e piena di dubbi e complessità.
Riuscirà mai qualcuno ad innamorarsi di lei? A comprenderla pienamente?
Esiste, nella stessa città, un giovane uomo di nome Harry, con un sogno da realizzare. E' dolce e simpatico, ma anche fragile e con dei problemi alle spalle da cui è fuggito.
Riuscirà mai qualcuno ad innamorarsi di lui? A comprenderlo pienamente?
E se vi dicessi di... Sì?
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“Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino.”
-Giacomo Leopardi.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 1 (c'est la vie)
C'est la vie.

Scrosci di foglie, cinguettii degli uccelli, sospiri del vento sono quello che sento dal mio appartamento.
E’ mattina, di nuovo.
Apro lentamente gli occhi, portando le mani tra i capelli sparsi sul cuscino.
Guardo l’orario sulla sveglia: 8.30.
Mi ci vuole solo un secondo per realizzare che sono terribilmente in ritardo.
Mi tolgo la coperta di scatto e mi alzo ancora mezza addormentata, affrettandomi per arrivare al bagno.
Cerco di svegliarmi con un po’ d’acqua sul viso, ma niente, prima della dieci non mi sveglierò mai del tutto.
Mi impegno con tutta me stessa di fare veloce, prendo i primi vestiti che trovo nell’armadio, afferro il cappotto e la borsa e corro fuori, salutando con un “ciao!” fuggente François, il mio gatto, che mi guarda come per rimproverarmi della mia pigrizia.
Controllo l’orario ancora una volta: 8.45. Dannazione!
Prendo alla svelta le chiavi della mia misera 500 usata azzurra, le infilo nella serratura e accendo il motore. Muoviti, andiamo!
Devo ricordarmi di prendere una nuova auto. Senza offesa per Lily (la macchina), ma è un vero catorcio.
Non posso andare a più di 120 km/h e si rompe in continuazione. Si ferma di botto mentre guido e certe volte non parte neanche!
E’ tutta colpa mia, quando ho detto ai miei che non c’era bisogno di comprare una macchina nuova.
Oh sì, che c’era bisogno!
Sfreccio verso la mia destinazione, il negozio di fiori, e ringrazio il cielo di abitarci abbastanza vicino.
Lavoro lì da circa un anno, e devo dire mi trovo molto bene.
I clienti sono gentili, il posto è curato e profumato e ci sono tantissimi fiori.
Ho sempre avuto il pollice verde, fin da bambina.
Alle elementari, per esempio, c’è chi amava i computer, chi gli animali e poi c’ero io, che amavo le piante.
Mi ritrovo in loro, dopotutto siamo simili. Entrambi tranquilli, entrambi sempre cortesi e gentili.
Non so come mai, forse la mia testa ha smesso di funzionare correttamente, ma quando vedo un vegetale mi sembra quasi di riuscire a capirlo.
Se fossero delle persone, le piante sarebbero davvero dei buoni compagni.
Sono tranquilli, non danno fastidio, ti stanno accanto senza mai affrettarti. 
Ti lasciano fare le tue cose con calma, ti aspettano sempre lì, non si muovono, non scappano, non ti lasciano. A pensarci, sono decisamente meglio degli uomini.
Eccomi davanti alla grossa insegna rosa e arancione “Flowers in your life”, il negozio dove lavoro.
E’ di proprietà di un uomo d’affari di origini inglesi.
Non so davvero cosa l’abbia spinto a comprarsi un negozietto in una cittadina insulsa come Saint-Germain.
Saint-Germain-en-Laye è un piccolo paesino francese dove abitano sì e no 40.000 abitanti.
E’ carino, questo sì, ma dopo un po’ che ci abiti e che continui a fare le stesse cose risulta noioso. Ed io ne so abbastanza.
L’unica cosa buona è che non succede mai niente di spaventoso. E’ tutto buono e tranquillo, comprese le persone.
Non è come le grandi città.
Qualche volta vado a trovare i miei genitori a Parigi e le differenze sono immense.
Soltanto l’aria che respiri è diversa. E’ tutto così frenetico, così veloce.
Non hai il tempo di dire una parola che ti ritrovi già un sacco di persone contro. Non hai il tempo nemmeno di valutare una scelta o di goderti una giornata.
Ma è divertente, almeno.
Quando sono stata costretta a trasferirmi qui, grazie alla casa che un amico dei miei mi ha lasciato, pensavo che sarebbe stato altrettanto divertente.
Avrei frequentato l’università normalmente, facendo trenta minuti di viaggio ogni mattina fino al giovedì per arrivare all’università più vicina, e il pomeriggio avrei lavorato in un negozietto.
Il venerdì mattina, invece, dato che non sarei andata all’università, avrei lavorato nel negozio. Il week-end sarebbe stato libero, così avrei avuto un po’ di tempo per me, per gli amici, per studiare un po’ di più.
Sembrava facile, ma non lo è affatto.
Mi sono stancata di questa città. E’ banale e noiosa.
I ragazzi che si vogliono divertire fanno sempre le stesse cose e sempre con le stesse persone. O vanno al pub ad ubriacarsi, o in discoteca.
Non c’è gente molto intelligente o interessante qui. Non che io lo sia – dopotutto, ho solo ventuno anni e molte volte faccio delle stupidaggini – ma qui i giovani sono davvero idioti.
Pensano soltanto a quello.
Non capisco proprio cosa abbia fatto decidere al proprietario di trasferirsi dalla sua bella cittadina in Inghilterra.
Se avessi la possibilità, sarei già andata via. Mi sarei trasferita a Tolosa, o, non so, a Lione… Oppure in Inghilterra, o in Spagna… Chissà, magari potrei fare un pensierino anche sull’America!
Sarebbe fantastico viaggiare per il mondo senza freni, senza problemi, senza complicazioni.
Semplicemente libera.
Ma non posso, assolutamente no. Sono da sola, con il mio stipendio tra poco non reggo nemmeno me stessa e non ho la più pallida idea di come si passi un check-in in aeroporto.
Chi penso di prendere in giro?
Controllo ancora una volta l’orario e tiro un sospiro di sollievo. Ho ancora cinque minuti per respirare.
Mi guardo allo specchio, cercando di migliorare il mio viso con un po’ di trucco e qualche forcina.
Di solito non metto mai trucco, se devo essere onesta lo detesto, ma in questo caso è necessario se non voglio spaventare i clienti.
Mi dò un’ultima occhiata e finalmente posso scendere.
Esco dalla macchina e mi avvicino al negozio.
Dopo aver rovistato un po’ nella borsa, riesco a trovare le chiavi del negozio.
Apro la porta con cautela e poso la borsa dietro al bancone.
Un nuovo giorno mi aspetta!
Riprendo a sistemare le piante di iris arrivate ieri negli appositi ripiani.
Adoro essere a contatto con i fiori, mi mette di buon umore.
Mentre sono concentrata a mettere a posto le piante, sento un tintinnio, segno che qualcuno sta entrando nel negozio.
“Buongiorno!” saluto amichevolmente.
Quando lavori in un negozio devi essere sempre alla mano e simpatico.
Non puoi essere arrabbiato, o triste, o depresso, devi avere sempre il sorriso sulle labbra.
Questa è una delle regole fondamentali che mi ha detto Des, il proprietario, prima di affidarmi le chiavi del negozio.
Affidarle a me, e a Rosette.
Rosette è la mia collega da circa un mese, ma non credo sia adatta a questo lavoro.
Non sopporta le piante, gli animali e qualunque altro essere al di fuori di se stessa e non ha per niente pazienza.
Io ci vado abbastanza d’accordo, nel senso che a volte è quasi un’amica, a volte mi verrebbe da strangolarla.
E’ arrogante… E acida. E non la smette di masticare gomme e di criticarmi per quello che faccio.
Sa essere anche simpatica, quando le va. Se le va.
E’ una ragazza come me, dovremmo avere più o meno la stessa età.
Forse lei è un po’ più grande, ma di poco. Ha ancora un viso da giovane – giovanissima, direi – donna, nonostante cerchi sempre di mascherarlo con un sacco di eyeliner viola.
A parte questo, non ci somigliamo affatto.
Oltre alle caratteristiche fisiche – che comunque determinano un bel po’ di cose e comportamenti – siamo completamente diverse anche caratterialmente.
Lei è un vulcano in continua eruzione. E’ impulsiva, arrogante, acida… Ma anche divertente, sexy, spumeggiante.
Non sarò mai come lei, è ovvio. E non mi comporterò mai come lei.
Ho un certo riguardo per le situazioni sentimentali, sono stata con pochi ragazzi e non ho mai fatto nulla di disarmante.
E’ un po’ imbarazzante per una ventunenne, ma sono fatta così.
Non ce la faccio proprio a buttarmi, a socializzare sempre e comunque, non sono il tipo. E poi, ho anche una grande inesperienza e, in un certo senso, paura.
Invece Rosette è l’opposto.
Lei ci sa fare con il sesso maschile, è capace di sedurre i ragazzi anche solo con uno sguardo, una battuta.
Lei si butta, non ha paura di risultare eccessiva. Lo fa e basta, non si fa mille problemi come me. Ed è giusto così.
“Ciao.” Risponde con aria seccata. Oggi è giornata no.
“Come stai?” cerco di sembrare il più simpatica possibile.
“Indovina?” dice sarcastica. Okay, meglio non continuare questa conversazione.
Chissà cosa è successo, come mai è così acida stamattina.
In effetti è sempre acida, ma di mattina di solito è abbastanza simpatica. Anche se non lo dà a vedere, ogni mattina è di buon umore.
Man mano che la giornata scorre via, il suo lato oscuro viene fuori, e sono costretta a stringere i denti per evitare di darle un pugno.
“Ehm, scusa Rosette, potresti darmi una mano con quei lillà? Dovremmo spostarli all’entrata.” Mi rivolge uno sguardo annoiato, poi ritorna a guardarsi le unghie, completamente disinteressata.
“Fai te, adesso non ho molta voglia.”
“Okay.” Sbuffo dentro di me, scocciata.
Sono sempre io a fare questi lavori del cavolo, e nonostante cerchi di coinvolgerla in ogni modo, non ci riesco mai.
Prendo con cautela il primo vaso e lo porto all’entrata, dopo il secondo e poi il terzo.
Porto delle decorazioni fatte ieri sera, avevo in mente di disporle all’entrata insieme alle piante.
Mi fermo davanti all’entrata, decidendo quale sarebbe la disposizione migliore.
Provo tutte quelle che avevo in mente, ma nessuna mi convince più di tanto. Sono banali, troppo.
Detesto le cose banali. E’ bello essere originale.
Mi piacerebbe che, quando una persona passa per questa via, si fermi ad ammirare la disposizione dei fiori in vetrina, o qualunque altro lavoretto costatomi tempo e pazienza.
Presa da un briciolo d’illuminazione e creatività, dispongo le piante nuovamente e vado a chiamare Rose per un consiglio.
“Rosette!” nessuna risposta “Rosette, dove sei? Mi serve un consiglio!”
Non la vedo da nessuna parte, così la cerco in magazzino.
Dove diavolo si è cacciata?!
Assottiglio gli occhi, per cercare di avere più concentrazione, e finalmente riesco a vederla.
E’ seduta per terra, appoggiata a un armadietto, mentre disegna cerchi con il fumo della sua sigaretta. Non so se scoppiare di rabbia per via del suo continuo disinteresse o per il fatto che sta fumando in un luogo dove è assolutamente proibito.
“Rosette?” la chiamo, cercando di nascondere l’ira che provo nei suoi confronti.
In questi casi, l’unico rimedio è sfogarsi contro il centro di tutti i tuoi fastidi, ma non credo sia l’idea migliore.
“Sì?” risponde con voce assonnata.
“Che ci fai qui?!”
“Stavo – fa un sorriso sghembo e caccia una risatina soffocata – dormendo. Sì, dormendo!” scoppia a ridere senza motivo. Oh Dio, perché tutte a me?
“Dai, andiamo, devi aiutarmi a sistemare le piante fuori!”
“Ma sistematele da sola quelle cazzo di piante!” continua a ridere, fumando la sua sigaretta senza degnarmi di uno sguardo.
Sento che scoppierò dalla rabbia, un giorno. E quel giorno, è molto, ma molto vicino.
“Questa la prendo io.” Prendo la sua sigaretta e la butto per terra, schiacciandola con la scarpa. Mi giro e vado via.
“Ehy, perché l’hai fatto?”
Non le rispondo, provo a calmare il mio sistema nervoso e a riprendere l’idea che avevo in mente prima.
Torno all’entrata e dò un’altra occhiata alla disposizione. Non mi piace.
Sbuffo sonoramente. Non sono riuscita a fare niente!
Prendo uno sgabello e formulo qualche disposizione su un foglio, disegnando qualche cesto da appendere fatto di foglie secche profumate.
Ma non mi viene in mente niente. Ah, sono spacciata.
Se per stasera non metto a posto l’entrata, il direttore mi farà una sgridata che non mi scorderò mai.
Torno dentro, infastidita più che mai.
Cerco qualche altro lavoretto da anticiparmi per passare il tempo, oggi non c’è davvero nessuno.
Dopo un po’, vedo Rosette ritornare dal magazzino, completamente ripresa.
“Sei riuscita a mettere a posto i lillà?” mi chiede, come se non fosse successo nulla.
“Uhm? No, non ancora. Sono a corto di idee.”
“Ci provo io, vado un attimo fuori.”
“Okay.” Le rispondo semplicemente. Se ci riesce, meglio così.
Almeno ha fatto qualcosa stamattina, oltre a imprecare e a lanciarmi occhiatacce.
“Clara! Vieni a vedere, subito!” sento Rosette che mi chiama da fuori.
Ha trovato una disposizione? Speriamo di sì!
Accorro fuori curiosa e devo dire che sono molto, ma molto sorpresa.
Rosette ha sistemato in modo fantastico le piante e le varie ghirlande  fuori.
Rimango a bocca aperta, non sarei mai riuscita a ideare qualcosa di più originale.
Improvvisamente, la mia rabbia verso i suoi comportamenti è sostituita da un grande senso di ammirazione.
“Rosette, sei stata grande! E’ meraviglioso!” esulto, non nascondendo un sorriso entusiasta. La mia collega si mette a ridere.
“Non devi ringraziare me, l’idea è tutta sua!” non capisco a  cosa si riferisca Rosette, finché da un lato spunta un ragazzo e si avvicina a lei.
Piacere, Harry.” Dice, mentre mi rivolge un sorriso amichevole.




Chiara's corner.

 Heeeeeey people! *Sbuca da un angolino*
Sono di nuovo qui! Eh, eh,  vi avevo detto che sarei ricomparsa con una nuova storia, prima o poi! ;)
Okay, so di avervi detto che l'avrei pubblicata a settembre e invece adesso siamo a  gennaio, ma non sono riuscita ad essere puntuale. Quindi, vi chiedo scusa per la graaande attesa.
Beh, una cosa buona  di quest'attesa c'è: nuova storia! Ta dan! (?)
In questi mesi non ho avuto molta immaginazione e la mia mente non è riuscita ad elaborare un bel niente.
Questa storia mi è venuta in mente una settimana fa e, man mano che scrivevo, mi sono accorta che non era una cattiva idea.
La protagonista si chiama Clara e, come avete letto, è francese. Amo la Francia e il francese a prescindere, quindi mi sarebbe piaciuto dedicargli un mio scritto.
La città in questione, Saint-Germain-en-Laye, l'ho presa a caso. Le cose che scrivo sul suo conto potrebbero anche essere sbagliate, ma avevo bisogno di un luogo dove far svolgere la storia.
Clara non è ripresa da nessun personaggio famoso, potete immaginarvela come volete.

Un altro personaggio importante è Rosette, la collega di Clara, che è praticamente il suo opposto.
I ragazzi compariranno man mano nella storia, ma il personaggio maschile più importante è Harry.

Lo so, sempre lui, ma quando mi è venuta quest'idea, ho pensato subito ad Harry come personaggio maschile.
Non voglio che questa storia venga copiata, se dovesse succedere, verrete subito segnalati.
Che dirvi,  spero che questa mia nuova creazione non sia una cacca totale (lol) e che qualcuna di voi abbia pena di me e spenda il suo tempo per scrivere una recensione più lunga di dieci parole (vi preeeego!).

Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate!
Se avete dei consigli o delle critiche, o tutte e due, non abbiate paura di dirli! Aiutano molto entrambi!

Con questo, me ne vado... Sì, potete stappare lo spumante AHAHA.
Buon anno nuovo a tutti! :D

Twitter: @dj_chiara
Tumblr: chiarascorner

Chiara loves ya.
   
 
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