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Autore: Stregatta    03/01/2014    3 recensioni
Credo conosciate entrambi il significato della parola “complementare”.  Per esempio, due luci colorate complementari...
… se sommate formano una luce acromatica, cioè grigia o bianca.
Molto bene.

Una convivenza forzata, e tutto ciò che consegue.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello, Near | Coppie: Matt/Mello
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Non sono abbastanza brava ed intelligente da inventare qualcosa come Death Note né tantomeno un essere fatto di meraviglia quale è Mello - ergo lui, gli altri personaggi menzionati nella fic e l'opera stessa non mi appartengono e scriverci su non mi fa guadagnare il becco d'un quattrino.

Bad Reputation è un'altra cosa a cui non potrei mai arrivare - grazie, Joan Jett, per avermi ispirato questa raccolta che è un altro di quei progettini aperti che aggiornerò quando avrò tempo e ispirazione. Cioè, mhm, in un futuro che potrebbe essere prossimo ma anche no. Vivo di incertezza, yahoo!

A chiunque stia leggendo... Ehm, ciao, come stai? Spero che tutto ciò ti possa piacere. Adesso mi dileguo e ti lascio alla storia, promesso.




- Stronzate.

Mello sta percorrendo il corridoio ad ampie, furiose falcate verso la loro stanza.

È difficile stargli dietro: Near ha semplicemente deciso di rinunciarci, caracollando senza fretta nella sua stessa direzione.

Individuando la porta giusta, Mello la apre con un calcio che gli fa perdere l’equilibrio per un istante - emette un breve ringhio, mentre si ricompone ed entra nella stanza.

L’ambiente è molto luminoso. Il bianco è il colore predominante, anzi, è l’unico colore presente: le trapunte sui letti, le pareti, i comodini, gli infissi dell’ampia finestra che dà sul cortile interno della Wammy’s House… Tutto è di un candore accecante, asettico.

Mello si guarda attorno, per poi sputare: - A te piacerà di sicuro, no?

Fermo sulla soglia, Near non risponde.

Alzando gli occhi al cielo, Mello si siede di peso su un letto.

Sta ancora fumando di rabbia.

- Stronzate. - sibila per l’ennesima volta da quando ha ricevuto la notizia.



Credo conosciate entrambi il significato della parola “complementare”.  Per esempio, due luci colorate complementari...



se sommate formano una luce acromatica, cioè grigia o bianca.



Molto bene.



- Io non ci sto. - afferma Mello, prima di scendere dal materasso ed infilare l’uscio della stanza.

Dieci minuti dopo, Near lo vede tornare con il più torvo dei cipigli, segno evidente che il suo non starci interessa poco a chi ha preso la decisione di far condividere loro la stessa camera.

La motivazione ha a che fare con l’idea che dalla loro diversità possa nascere qualcosa di buono, che le qualità di uno possano smussare i difetti dell’altro e viceversa.

Un ragionamento elementare che discende dalle dinamiche di un fenomeno naturale estremamente semplice, prevedibile - quindi, pressoché inapplicabili ad una situazione come quella che si è voluta creare, la quale è rischiosa e potenzialmente dannosa ed ingestibile.

Di nuovo, ma più debolmente, Mello dice: - Stronzate.

Si siede di nuovo sul letto, fissando con aria disgustata i robottini che l’altro sta allineando sul pavimento con precisione maniacale.

Near sa che Mello lo sta guardando, e in che modo.

La cosa non lo tange minimamente.





Bad Reputation

1A



Near sa che sta solo cercando di infastidirlo.

Nel momento stesso in cui ha poggiato la penna sul foglio per scrivere il suo saggio  Mello ha acceso lo stereo, alzando il volume al massimo; poi si è arrampicato sul letto, iniziando a saltarci su con tutta la forza possibile.

Near vorrebbe poter dire che la cosa non influisce minimamente sul suo livello di concentrazione, ma purtroppo non è così.

Si volta verso il suo compagno di stanza, che gli sorride mentre rimbalza sul materasso ancora, ancora e ancora.

Sicuramente esiste un modo di farlo stare fermo e zitto senza usare la forza bruta (di cui Near è completamente sprovvisto), un tasto dolente da premere. Che Mello sia un campo minato di nervi scoperti è chiaro come il sole a chiunque lo conosca più o meno bene.

Comunque, ha già smesso di sorridere - ma non di saltare, piegando le ginocchia e battendo i piedi sul materasso come se volesse sfondarlo. Ha ottenuto una piccola vittoria distogliendo Near dai suoi compiti e adesso sta aspettando la seconda mossa dell’avversario che, dal canto suo, si limita a fissarlo con aria indifferente.

Ciò manda Mello in bestia, come Near aveva immaginato.

Ci impiega qualche secondo ma alla fine nasconde la rabbia decentemente, dietro un nuovo sorriso ed uno sguardo di sfida.

- Oh... Vuoi che abbassi un po’ il volume?

- Certo che sì, ma è inutile chiedertelo.

Quella non è una vittoria né una sconfitta - è solo una constatazione, e anche piuttosto ovvia.

Non dà soddisfazione.

- E quindi?

- Quindi direi che siamo bloccati.

Mello alza le spalle, e risponde un po’ affannosamente: - Non vedo perché... Puoi sempre fare i compiti da un’altra parte.

- Non ho alcuna intenzione di andarmene.

- Peggio per te.

- O per te? Sai, prima o poi ti stancherai di saltare.

- Ma non spegnerò lo stereo.

Near non dice nulla. Si gira, e torna a prestare attenzione alla traccia del suo saggio.

Dietro di lui, Mello ridacchia e si lascia cadere sul letto, esausto.

I colpi alla porta arrivano proprio nell’intervallo di silenzio fra due brani.

Sulla soglia c’è un ragazzino dall’aria intimorita.

Mello lo squadra dall’alto in basso.

- Be’?

Il ragazzino si torce le dita, balbettando: - I-io... Io volevo...

Si volta a fissare un punto indistinto del corridoio con aria supplichevole: come risposta riceve un “vai!“ bisbigliato con urgenza.

- ... volevo chiederti se potresti... Potresti abbassare il volume della musica perché... Stiamo studiando e...

- No.

Senza attendere una reazione da parte dell’altro, Mello gli chiude la porta in faccia e torna sul letto.

Stavolta si sente bussare con più forza ed insistenza.

Di nuovo, Mello apre la porta… E si ritrova Roger di fronte.

- Buonasera.

Mello gli fa eco: - Buonasera - prima di farsi da parte per lasciarlo entrare.

Roger si avvicina allo stereo, indicandolo.

- Anarchy in the UK... Sex Pistols. - sorride.

Mello annuisce guardingo, lanciando poi un’occhiata a Near che sta sbirciando la scena.

L’anziano uomo, intanto, scuote il capo con aria pensierosa mentre si china a spegnere lo stereo.

- Non credo ti si addica... Come dice il testo? “Non so cosa voglio ma so come ottenerlo”...

Alza gli occhi su Mello, lo sguardo grave e fermo dietro le lenti degli occhiali.

- Tu sai perfettamente ciò che vuoi, ma hai solo una vaga idea di come ottenerlo. Ed è per questo che ti trovi in questa situazione.

Mello sbotta: - Quale situazione? Dividere il mio spazio con lui? Come può...

Si interrompe, mentre Roger chiede senza smettere di fissarlo: - Near, a che punto sei dei tuoi compiti?

Near solleva il capo dal suo lavoro, ma non si volta.

- Ho appena finito di scrivere l’incipit del mio saggio.

Roger sorride bonariamente. Si avvicina a Mello, mettendogli una mano sulla spalla.

- Puoi fare di meglio che essere d’intralcio a qualcuno. Soprattutto perché il più delle volte smetti di essere d’intralcio molto presto... In un modo o in un altro.

Mello sembra contrariato. Ha la faccia di uno che vorrebbe obiettare che non è giusto trattarlo così - lui non è un bambino! Ha quattordici anni ed è un genio! Non basta a conferirgli il diritto di fare ciò che ritiene giusto? Non basta ad evitare imposizioni senza senso?

Ma Roger sta già andando via perché il discorso è chiuso.

Sulla soglia dell’uscio, l’uomo si arresta.

Con lo stesso tono cortese di prima, considera: - Però, visto che ti piace pensarlo, in te c’è effettivamente qualcosa di anarchico. E ciò non è affatto un male.






1B



I colpi sono brevi e sonori. Si direbbe che chi sta bussando sia di buonumore.

Near fa per alzarsi da terra per andare ad aprire ma Mello lo precede scattando verso la porta, quasi sfiorando la fragile torre di dadi eretta dal suo coinquilino al centro della stanza.

Sulla soglia c’è un ragazzo con un paio di buffi occhiali, una busta di plastica bianca in mano ed un gran sorriso stampato in volto.

- Ciao!

Mello lo fissa con aria gelida, sbarrandogli il cammino con il suo corpo.

- Sei in ritardo.

- Lo so, stavo…

- Giocando a qualche videogioco incomprensibile pieno di spietati mercenari e damigelle tettone in pericolo.

Il sorriso del ragazzo si fa più storto - non sembra realmente dispiaciuto. Ha una gran faccia da schiaffi, a dirla tutta.

- Mi spiace...?

- Mhm. - mugola Mello, prima di farlo entrare.

Il nuovo arrivato fa un mezzo giro su se stesso prima di rivolgersi a Near, accucciato accanto alla sua torre di dadi.

- Ci vuole pazienza a tirar su una roba come quella.

Near inclina il capo da un lato, rispondendo cautamente: - Ne ho molta.

- Per fortuna, visto con chi dividi la stanza.

- Prego...? - dice Mello, che fino ad allora era rimasto in un angolo con le braccia incrociate sul petto in una posa estremamente risentita.

Per nulla intimorito dal tono dell’altro, il visitatore esclama allegramente: - Oh, dai, Mihael, fattela una risata ogni tanto!

Near assottiglia gli occhi, indagatore.

Non ha mai sentito nessuno dei ragazzi della Wammy’s House chiamare Mello con il suo vero nome.

Questi non sembra neanche irritato, e la cosa non manca di sorprendere Near.

Nel riprendere il comportamento del suo ospite Mello usa un’intonazione cupa e bassa, insolita per lui.

- Ti ho già detto di non chiamarmi così, Matt.

- E io ti ho già spiegato che “Mello” non mi piace... Somiglia troppo a “mellow” e non c’è niente di mellow, in te.

Matt non ha smesso di sorridere, nulla in lui sembra gettare un guanto di sfida. I suoi sono solo gli insulti amichevoli di una persona che sa di potersi prendere certe libertà... Altra cosa molto insolita. Nessuno si prende delle libertà con Mello, di nessun tipo. Tendenzialmente, i ragazzi che lo conoscono hanno paura di lui... E poi c’è Near, ovviamente.

Matt torna a rivolgergli la parola, dicendo: - Sai, Mihael è il nome dell’arcangelo che cacciò Lucifero dal paradiso. Letteralmente vuol dire “chi è come Dio?”

Ridacchia, e continua: - È una domanda. A Mihael piacerebbe essere la risposta.

In un istante, Mello prende Matt per una spalla e lo costringe ad eseguire una mezza piroetta, in modo tale che i due ora sono faccia a faccia. Un altro gesto brusco, e gli occhiali di Matt finiscono dall’altro lato della stanza, sul letto di Mello.

Dalla sua posizione Near vede Mello assottigliare le labbra, gli occhi scintillanti di furia repressa. Può solo immaginare, invece, quale sia l’espressione di Matt.

Sente quest’ultimo sussurrare: - Sei arrabbiato?

Mello schiude appena la bocca, ma non emette un fiato: Matt ne approfitta per continuare in un soffio: - Non importa... Tu sei sempre arrabbiato.

Potrebbe succedere qualunque cosa da un momento all’altro, sente Near. Non riesce a capire cosa, non ancora.

In un lampo, Mello strappa la busta di mano a Matt e sibila, ad un centimetro scarso dalla sua faccia: - Se non stai attento quella tinta non te la metterò in testa ma da qualche altra parte.



Dalla porta socchiusa del bagno arrivano le voci di chi lo sta occupando al momento.

- Adesso dobbiamo aspettare.

- Quanto?

- Mezz’ora, minimo.

- Mezz’ora?!

- Oh, piantala.

Uno sbuffo petulante dopo, Matt esclama: - Intrattienimi!

Near riesce ad immaginare perfettamente l’espressione di Mello mentre lo sente chiedere: - Prego…?

- Raccontami qualcosa. - gli ingiunge con tono annoiato Matt, e si sente un suono breve ed acuto di sedia che strisci sul pavimento.

- Non ti racconterò un bel niente!

- Be’, allora baciamoci un po’.

La risposta di Mello non è altrettanto pronta, stavolta, né la sua voce altrettanto sonora: è solo un “no” senza particolare passione, qualcosa che sembra sfuggito a malapena fra due labbra socchiuse.

Matt invece non perde il suo tono squillante, e Near prova un’inaspettata ombra di imbarazzo come reazione a ciò che sta passando Mello al momento.

- Perché? Dai, mica perché c’è lui...

Un fruscio di vestiti e plastica, lo schiocco di uno schiaffo.

- … metti giù quelle cazzo di mani.

- Come se non ti piacesse.

Seduto di fronte alla seconda torre di dadi, Near resta con una mano a mezz’aria, il pollice e l’indice chiusi a pinza sull’ultimo dado che completerà la costruzione.

- Se mi baci non ti tocco.

- Matt, tu hai dei seri problemi.

- Mihaeeel…

- Smettila.

- Se mi baci la smetto.

Con suo sommo dispiacere, nonché disprezzandosi vagamente per questo, Near si sente arrossire quando realizza cosa sta accadendo in questo istante a pochi passi di distanza da lui e le sue precarie costruzioni.

Nel completare la seconda torre, un movimento inconsulto della sua mano la fa cadere a terra in un fragore che sembra rimbombare nella camera come un tuono.

Ciò che punge davvero, però, sono le risate smorzate che Near sente venire dal bagno.



Matt se ne va con i capelli color rosso fuoco ed un largo sorriso stampato in faccia, non prima di aver stuzzicato Mello un altro po’ e ricevendo in cambio delle colorite e dettagliate minacce di morte da parte di quest’ultimo.

Near aspetta che Mello chiuda la porta, prima di continuare a disegnare il perimetro di un quadrilatero sul pavimento per mezzo dei suoi soliti dadi.

- Non credo si tratti di pudore. - esordisce senza alzare lo sguardo dalla figura che va delineandosi di fronte ai suoi occhi.

- Ogni tua singola azione è finalizzata a costruire un’immagine ben precisa… Il ribelle, quello che può fare ciò che desidera sempre e comunque. Il pudore non avrebbe senso, in questo quadro della situazione... Una relazione omosessuale, quindi generalmente considerata un’irregolarità, sarebbe funzionale al tuo progetto. Deve essere qualcos’altro… Non vuoi essere associato a Matt? Eppure l’hai invitato in camera tua.

Angoli e linee rette, spigoli e lati, realtà misurabili e nessun margine di errore.

- L’unica spiegazione logica è che le cose ti stiano sfuggendo di mano.

Si può ragionare su qualsiasi cosa, ricondurla ad un pugno di leggi a cui risalire tramite un mero processo induttivo.

- Il motivo per cui Matt ti fa arrabbiare in quel modo e rifiuti le sue manifestazioni d’affetto non è disgusto, né pudore… Ma paura. Perché sai che nei tuoi piani c’è un difetto fatale e sistematico e cerchi costantemente di correggerlo… Ti lasci sopraffare dai sentimenti e non ragioni a fondo su ciò che fai.

L’imbarazzo, la solitudine, l’invidia sono solo chimica.

- In conclusione, direi che sei innamorato di Matt. E questo, in futuro, potrebbe diventare un problema per te.

certo, Mello trova sempre un modo per scavalcare ogni regolarità - in questo caso, calciando via i dadi e trasformando il quadrato di Near in una costellazione informe espansa verso i quattro angoli della loro stanza.

   
 
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