Era appena passato un freddo e silenzioso inverno ma finalmente arrivò un raggio di sole ad illuminare la mia vita. Era la primavera del 1984 quando uscì dal college per avventurarmi nel mio sogno. Il mondo del giornalismo mi stava aspettando. Ero pronta ad abbandonare la mia vecchia vita in una piccola cittadina dell'Inghilterra per andare a Londra. Non fu tanto difficile andare via forse perché la mia voglia di intraprendere una carriera era molto forte. In poco tempo ebbi un lavoro un'importante rivista per ragazze, anche se non era ciò che volevo. Non mi andava di intervistare stupidi idoli per ragazzine, io volevo andare in giro per il mondo a far vedere a tutti ciò che succedeva realmente. Ma purtroppo dovevo stare al gioco della vita e accontentarmi, per adesso. Erano le 8:30 di un lunedì mattina, il caldo si faceva sempre più torrido, arrivai negli uffici di Girl Megazine tutta sudata. Quando entrai in quei uffici mi sono sentita come a casa, o quasi. Un graziosa signorina mi fece accomodare nella sala d'aspetto per poi farmi ricevere dal capo. Dopo una quindicina di minuti riuscì a trovarmi finalmente davanti alla persona che mi avrebbe dato il mio primo incarico che aspettavo da tanto,
"Bene bene, tu sei Clear giusto?"
"Si signore"
Dopo che il signor Handerson (il nome del capo) mi “esaminò” un po' arrivò il momento della fatidica affermazione,
"Bhe... Dato che qui dentro sei la più giovane ti voglio far realizzare un sogno... “ disse con un grande sorriso di soddisfazione nel volto,
“Il prossimo venerdì i Duran Duran saranno in città per un concerto e tu dovrai intervistati per la nostra rivista!"
I Duran Duran, io dovrei intervistare i Duran Duran. Quei 5 stupidi ragazzetti di provincia, proprio quelli che hanno spopolato parlando di una ragazza che ballava sulla spiaggia?!?.
Nei giorni prima l'intervista l’aria in ufficio era tesa, le mie colleghe hanno cercato in tutti i modi di avere quell'opportunità, avrebbero fatto di tutto per stare davanti a quei sbruffoni. Io ho cercato però di tenermi ben stretto quel incarico, anche se non mi andava tanto di farlo. Era un’umida serata il giorno dell'intervista, si sentiva aria di pioggia, centinaia di ragazzine urlavano intorno alla mia auto mentre mi dirigevo verso i cancelli dello stadio, entrai nel parcheggio riservato agli intervistatori e poi mi scortarono dentro una sala da cui si poteva vedere il concerto. Io ero la meno interessata, nel frattempo sentivo altre giornaliste che schiamazzavano tra di loro speravano di farsi abbordare da uno dei membri della band per essere portate in qualche stanza d'hotel, stupide. Io tra un cruciverba ed un' altro mi bloccai al suono di una canzone, era così bella e avevo un suono così dolce. Uscì dalla stanza e mi diressi sotto il palco tra i fili della luce e le fan urlanti, appena a sinistra proprio sotto i piedi del bassista, ero come incantata da quella musica, alzo gli occhi e una luce mi abbaglia, incrocio lo sguardo con il ragazzo sopra il palco, si proprio lui il bassista, e in quel istante le urla delle fan sparirono della testa e il mio mondo si racchiude in quello sguardo e in quella musica. Io come una stupida corsi via con il cuore che batteva forte e la mente confusa, cosa mi era appena successo?, il suo dolce viso mi rimase impresso nella mia mente.
Ritornai nella stanza e chiesi come si chiamava quella canzone e loro mi risposero "save a prayer" ...