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Autore: Achernar    03/01/2014    4 recensioni
Quando è la vigilia di Natale e non si ha nulla da regalare al proprio Aibou cosa fa un bravo Mou Hitori no Yuugi? Unisce l'utile al dilettevole e sfrutta la passione per i giochi dell'altro sè stesso!
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, sono terribilmente e vergognosamente in ritardo per questa fiction natalizia, ma almeno non è ancora l'Epifania, no? Poteva andare peggio...

Avete ragione: sono tutte scuse.

Spero comunque che la storia valga l'attesa, è bella lunghetta quindi dovrebbe andare. 

Voglio ringraziare di cuore la dolcissima La Fe_10, questa fiction è dedicata a lei dal profondo del mio kokoro. Purtroppo anche stavolta i tuoi striscioni dovranno tornare nel cassetto con le pive nel sacco, poverini ^^'

Gli indovinelli sono rigorosamente made in Acherar, si accettano scommesse sulla soluzione del quinto: ho preferito non inserirla nella fanfic quindi... se avete proposte  e/o idee sono tutta orecchi!

Buona Lettura!

_______________________

 

Era natale. Non sapeva come, ma sapeva che era natale, e sapeva che cosera... un pochino. Un po come la cultura giapponese e il conoscere gli amici di Yugi. Non ci era nato, non aveva vissuto tutte quelle esperienze, ma era come se fossero innate in lui, acquisite nel momento in cui lui e il suo aibou avevano condiviso il corpo per la prima volta. Aveva smesso di interrogarsi sul perché e accettava questa consapevolezza come un dato di fatto. Ciò non era importante, ciò che contava adesso era che era natale. E se nera reso conto tardi. Perché accidenti Yugi non aveva fatto nulla che potesse ricordarglielo? Tipo fare lalbero, addobbare la casa, cantare jingle bells... certo, Yami avrebbe potuto rendersene conto guardandosi intorno: per strada era pieno di luci, gente con pacchetti e pacchettini in mano, la scuola era perfino chiusa per feste! Ma ancora, tutto ciò avrebbe dovuto notarlo mentre era accanto a Yugi, visto che non poteva separarsi dal ragazzo, e quando era accanto a Yugi... beh, non vedeva più nientaltro.

E qui torniamo al punto di partenza. Lo spirito arrossì e si fermò. Stava girando intorno per la sua stanza dellanima con la mano sul mento e lo sguardo pensoso da ore. Che fare? Era natale. Sì, cavolo, natale. Ripetere quelle tre parole per qualche altro milione di volte non lo avrebbe aiutato. Aiutato? Forse... forse doveva chiedere aiuto a qualcuno, qualcuno di più esperto di lui. Ma ancora una volta: come fare? Doveva possedere il corpo del suo mou hitori no ore per farlo e non poteva certo dirgli Ehi aibou, scusa se ti disturbo: non è che mi presteresti il tuo corpo? Sai, devo andare a chiedere in giro consiglio su cosa regalarti per natale . No, decisamente non poteva funzionare. Serviva un piano.

Allimprovviso qualcuno bussò alla sua porta. Lo spirito impietrì: Yugi.

Cavolocavolocavolo: e adesso che faccio? Che faccio?? andò nel panico, non che avesse niente da nascondere, e il problema era proprio quello: non aveva niente per Yugi! Ma non voleva farsi vedere in quello stato: e se il suo aibou avesse sospettato qualcosa?.

Mou hitori no Boku? Posso entrare? Nonostante il panico, Yami non poté fare a meno di sorridere teneramente, Yugi era sempre così gentile, sempre a chiedere il permesso prima di entrare nella sua stanza. Meritava il meglio del meglio, il regalo dei regali.

Cercò di darsi un contegno e si affrettò alla porta, la aprì con un grande sorriso.

Ma certo, Aibou. Sai che non c’è bisogno di chiedere: sarai sempre il benvenuto qui disse sinceramente. Yugi sorrise, uno di quei sorrisi dolci e gentili capaci di lasciare Yami in ammirazione per ore. Bastava così poco... così poco e Yugi riusciva sempre a farlo dimenticare di tutto, di ogni preoccupazione, bastava la sua sola presenza a riempire le sue giornate-

...-ami? Yami, mi stai ascoltando?

Lo spirito scosse la testa focalizzandosi di nuovo sul suo Aibou.

S-scusa, ero sovrappensiero. Dimmi

Nulla, solo che... ho percepito una certa ansia... va tutto bene? Hai bisogno di qualcosa? Yami deglutì, lo sguardo di Yugi era davvero troppo. Se aveva bisogno di qualcosa? Solo di continuare a fissarlo in adorazione da qui fino alla fine dei secoli. Ma evitò di dirlo. Scosse la testa.

N-no, tranquillo, te lo dicevo, ero solo... sovrappensiero. Ma niente di grave, non preoccuparti si affrettò a rispondere, sorrise.

Ok... se lo dici tu. Ti lascio a pensare allora rispose Yugi ridacchiando e fece per allontanarsi e tornare alla sua stanza. E in quella, unidea fulminò la mente di Yami.

Aspetta!

Yugi si girò di scatto.

Sì? Hai cambiato idea?

N-no, cioè... io... avrei una richiesta un po particolare: potresti... no, ripensandoci meglio di no disse scuotendo la testa e voltando le spalle al suo Mou Hitori No Ore. Yugi gli afferrò la mano e lo costrinse a voltarsi. Perfetto.

Ehi, voglio saperlo. Sai che farei qualsiasi cosa per te. Ok, magari Yugi non intendeva quel qualsiasi cosa per te come il qualsiasi cosa per te che intendeva Yami ma... lo spirito sentì che un improvviso calore cominciava a propagarsi per il suo corpo e cominciò a sudare. Da quandera che la temperatura della stanza era aumentata così tanto? Ma doveva mantenere il sangue freddo perché il suo piano funzionasse. Si concentrò di nuovo, cercò di assumere unaria tenera e indifesa, pietosa.

Ecco... è natale e io non ne ho mai vissuto uno. La città è piena di luci, in festa... qui...

Qui invece no, perché in casa nostra non si festeggia, lo so. E vorresti girare un po per la città per vivere latmosfera del natale e farti unidea, giusto? cavolo, non per nulla era il suo Mou Hitori No Ore, aveva capito tutto al volo: poteva funzionare, doveva funzionare. Yami annui speranzoso, avrebbe incrociato le dita se ciò non avesse insospettito Yugi. Dillo, dì quelle parole...

Tutto qui? Sai che non è più il mio ma il nostro corpo: và fuori e divertiti, io me ne starò tranquillo nella mia stanza a giocare a qualcosa. Anzi, sai che facciamo? Chiedo a Jou di accompagnarti, così ti fai anche spiegare cos’è il natale e roba simile, non credo ti sia ancora molto chiaro disse ridacchiando. Gli occhi di Yami luccicavano malignamente, non poteva farne a meno: il piano per possedere il corpo del suo Mou Hitori No Ore era filato liscio come lolio. Yugi era troppo dolce per il suo bene.

Grazie Aibou rispose semplicemente.

Unora dopo la fase due poteva avere inizio. In realtà era la fase uno. La priorità era il regalo no?  E la priorità è sempre detta fase uno, quindi... ok, basta con i pensieri incoerenti: Jono Uchi si stava avvicinando a grandi passi, bardato come un eschimese. Decisamente il ragazzo non amava il freddo.

Non appena gli fu accanto, il biondo lo stritolò in un abbraccio, Yami non ebbe neanche il tempo di salutarlo. Sperava solo di non morire in quella morsa: come avrebbe fatto poi a restituire il corpo a Yugi?

Come va amico? Era da un po che non uscivamo insieme, eh Yugi?

Yami sorrise e alzò lo sguardo, i suoi occhi rossi incrociarono quelli del biondo e il ragazzo si rese conto di non stare parlando con il suo migliore amico.

In realtà Jono, è molto più tempo che non usciamo, io e te. Come stai? chiese educatamente. Jono divenne un po più freddo, ma comunque cordiale. Fece spallucce.

Tutto ok sorrise Nonostante il clima polare. Yami ridacchiò. Poi riprese a parlare. Vieni con me allora: ti offro una cioccolata.

Si sa, una cioccolata calda il 24 dicembre non si rifiuta mai, e i due amici si ritrovarono in poco tempo seduti al tavolo di un bar davanti a due tazze fumanti. In breve Yami aveva esposto il suo problema. Jono afferrò la sua tazza con sguardo pensieroso, eppure contento. Non sapeva neanche lui come ma era da un po che pensava che Yami avesse una cotta per il suo Aibou, e non poteva che trovare tutto ciò... tenero, per quanto quella parola suonasse bizzarra se riferita allo spirito del puzzle. E la richiesta di Yami non faceva che avvallare sempre di più la sua teoria.

Quindi vorresti un consiglio sul regalo perfetto per il piccoletto... Yami annuì impaziente. Jou si grattò la testa ridacchiando.

Beh, onestamente non saprei: sei tu quello che lo conosce meglio, in fondo vivete nello stesso corpo...

Sì ma io non ho idea di cosa si regali a natale, dellatmosfera natalizia in generale, di quel tipo assurdo che chiamano Babbo Natale, del senso di tutte queste luci e... e se sbagliassi? E se facessi una figuraccia? Che devo fare Jou? Dimmi che cosa devo fare! Jono non poté che provare tenerezza per lo spirito, era così disperato, si vedeva che ci teneva più di ogni altra cosa a fare il suo Aibou contento.

Tieni molto a Yugi, eh? chiese piano, sorridendo. Yami si bloccò e arrossì lievemente, annuì.

Sì”

E vorresti che questo regalo fosse speciale perché vorresti che Yugi, guardandolo, capisca quanto tieni a lui. Yami annuì di nuovo. Alzò lo sguardo e incontrò le iridi marroni di Jono Uchi, i due si fissarono per qualche secondo, sorrisero entrambi per poi tornare alla loro cioccolata. Jono Uchi cominciò a giocherellare pensoso con il cucchiaino.

Vediamo... Yugi e la sua famiglia non festeggiano il natale: religiosi, non sono religiosi, borghesi e conformisti, non sono borghesi e conformisti... e poi tutta la faccenda dellessere buoni a natale e comportarsi bene con il prossimo... Yugi ha sempre pensato che sia stupido farlo in un solo periodo dellanno, o si è gentili sempre o non lo si è: è da opportunisti esserlo solo una settimana su 52. E con queste parole, Yami aveva assunto unespressione disperata, fra lo scoraggiato e il miserabile. Jono fu costretto a fermarsi. Si schiarì la voce.

Ma, ahem, credo che sia comunque un bel gesto quello che vuoi fare. Yugi lo apprezzerà davvero, tranquillo

Lo credi davvero Jou? chiese speranzoso lo spirito.

Ma certo, solo evita di farlo passare come regalo di natale’”

Ma allora che accidenti devo fare?? esclamò Yami al culmine della frustrazione.

N-no, ripensandoci va benone, magari potresti essere tu quello che fa cambiare idea a Yugi sul natale, no? Ci serve solo unidea super... Yami annuì. Esattamente, doveva far cambiare idea a Yugi, e per farlo gli serviva unidea con la I maiuscola.

Restarono in silenzio per un po, ogni tanto uno dei due alzava la testa come fulminato dallispirazione, ma appena aperta bocca la riabbassava di nuovo, già pentito di quanto aveva pensato prima ancora di formularlo a parole. Finché non esclamarono allunisono.

Un Gioco!

Sì, ma che genere di gioco? fece Jono di nuovo sconsolato.

A questo lascia che pensi io rispose laltro, alla sola parola gioco un sorrisetto si era già dipinto sulle labbra e unidea si stava già andando a formare nella sua testa. Svelto, Yami si alzò dal tavolo, lasciò un paio di monete vicino alla tazza e si allontanò a passi veloci. Poi si voltò, ricordandosi del biondo che aveva abbandonato.

Grazie mille Jou, mi sei stato di grande aiuto. Ora devo proprio scappare il ragazzo annuì perplesso.

Ah, davvero? Beh, felice di saperlo... Buon Natale, e fammi sapere. In effetti Jono poteva a buon diritto pensare che Yami avesse fatto tutto da solo, lui era stato più che altro da supporto morale. Lo spirito rispose con un occhiolino prima di scomparire al di là della porta del locale.

Un gioco. Come aveva potuto non pensarci? Cosa cera che Yugi amasse di più al mondo? Certo, doveva decidere il tipo di gioco, e ne esistevano così tanti... Doveva pensare al risultato. Cosera che voleva ottenere? Che Yugi cadesse tra le sue braccia... più o meno, quindi il gioco avrebbe dovuto rivelare quello che Yami provava. Ecco, quello poteva essere imbarazzante, ma conquistare il cuore di Yugi era una sfida no? Lui non si era mai tirato indietro davanti a una sfida. E non ne aveva mai persa una. Ce lavrebbe fatta anche questa volta, doveva.

Pensa, razza di spirito millenario. Ci serve qualcosa di difficile, stimolante, ma allo stesso tempo capace di far capire che lo ami... poi la soluzione: Un indovinello!

Proprio così. Avrebbe pensato a un indovinello, anzi, parecchi, che avessero come soluzione le sue parole daffetto nei confronti del suo Aibou.

Pensando e pensando, Yami era già arrivato a casa. Salì di corsa le scale e una volta in camera di Yugi chiuse gli occhi e si diresse verso la propria stanza dellanima. Avanzando quasi di corsa nel corridoio del puzzle, il suo Mou Hitori No Ore lo vide.

Ehi, Mou Hitori No Boku! Sei già tornato? Allora, com’è andata? Yami si limitò a fare un cenno con la mano, senza neppure voltarsi.

Benissimo Aibou, grazie. Ora scusa ma devo fare una cosa Yugi lo guardò perplesso mentre correva in direzione della sua stanza, per poi aprire la porta e sparire al suo interno.

Beh... se lo dici tu... mormorò. Poi alzò le spalle e tornò a giocare con uno dei rompicapi che aveva in mano, il suo altro sé stesso si comportava in modo strano ultimamente...

Yami si affrettò a chiudere la porta a chiave e si sedette sul freddo pavimento della stanza, braccia conserte e sguardo pensoso.

Indovinello, indovinello... Posso costruire una frase o solo una parola, usare lettere o rime, dare come soluzione poche sillabe per volta... E poi come glieli do gli indovinelli? Potrei... no, questo no. Allora se glieli dicessi io- no, non funziona. Ci vuole qualcosa di più professionale... Ah, trovato! Una caccia al tesoro! Non per niente la mia stanza è un labirinto sarà facile- no, no: sarà impossibile. Potrebbe vagare per questi milioni di stanze per anni prima di trovare anche solo il primo degli indovinelli... temo dovrò chiedere di nuovo in prestito il suo corpo. Li nasconderò per la sua vera casa.

E con questa risoluzione, si alzò in piedi e uscì dalla stanza, direzione: stanza dellanima di Yugi.

Il ragazzo dagli occhi viola si stupì un po nel ritrovarsi davanti il suo Mou Hitori No Boku dopo che questi era schizzato via per il corridoio rinchiudendosi nella sua camera, ma era comunque contento,vedere Yami lo metteva sempre di buon umore.

Sì? chiese sorridendo.

Ecco... ho dimenticato di fare una cosa prima, non è che potresti-

Lasciarti di nuovo il controllo? Ma certo, non preoccuparti fece Yugi un po perplesso, non aveva problemi a lasciare il suo corpo in mano a Yami, lo spirito aveva ogni volta così paura di danneggiarlo in qualche modo che era ben più attento di Yugi nel trattarlo bene, solo che... il ragazzo dagli occhi rossi si comportava in modo sempre più strano. Lo spirito ringraziò e sparì di nuovo, chiuse gli occhi e quando li riaprì si ritrovò seduto sul letto di Yugi, nella casa al di sopra il Kame Game Shop.

Bene si disse. Si avvicinò alla scrivania di Yugi e cercò carta e penna, aveva intenzione di finire il suo compito il più velocemente possibile, non amava possedere il corpo di Yugi e si era ripromesso di farlo solo se strettamente necessario, e questo era proprio il caso.

Dopo un po, Yami aveva deciso come organizzare gli indovinelli: ne avrebbe formulato uno che desse subito a Yugi la parola chiave, quella che sentiva in fondo al suo cuore, e perché non la capisse subito si era impegnato a renderlo il più difficile possibile. Poi, sempre lo stesso concetto, lo aveva spezzettato in cinque indovinelli, stavolta a formare una piccola frase, che avrebbe però consegnato al ragazzo in ordine sparso, di modo che la soluzione non fosse così scontata. Questi cinque erano più semplici. Yami posò finalmente la penna.

Davanti a lui, scritti in elegante calligrafia, nero su bianco, stavano cinque fogliettini di indovinelli più o meno in rima, tutti nascondevano la stessa parola. Li piegò accuratamente e li etichettò. Stava finendo lultimo quando allimprovviso una nuova paura si impossessò di lui: che stava facendo? Era davvero sicuro di volersi dichiarare a Yugi? Adesso? In quellassurdo modo? Era ancora in tempo in fondo, sì, non doveva far altro che prendere quei foglietti, stropicciarli per benino e poi dare loro fuoco come aveva dato fuoco al tipo che aveva osato alzare le mani su Anzu quella volta a Burger World, molto semplicemente. Yami si diede una manata in testa.

Stupido, tutta questa storia e ti tiri indietro? Ora o mai più!

Ma cera una vocina dentro di lui che gli diceva che dopotutto quel mai più’ non era poi così male: e se Yugi non lo ricambiava? Il loro rapporto si sarebbe incrinato? Sarebbe diventato strano fino al punto in cui, al culmine dellimbarazzo, si sarebbero allontanati luno dallaltro fino al punto di non ritorno? No,no. No! Era del suo Mou Hitori No Ore che stava parlando, qualunque cosa fosse successa, qualunque cretinata avesse fatto, Yugi non lo avrebbe mai abbandonato, era troppo gentile, troppo dolce, troppo adorabile, troppo-

Che stai facendo Altro Me?

Yami di norma non imprecava. Ma qui un bel beepci stava tutto. Così preso comera nel tessere le lodi immaginarie di Yugi non si era accorto che il ragazzo doveva essersi annoiato a stare tutto il giorno nella sua stanza dellanima e aveva ben pensato di andare a dare unocchiata fuori a cosa stesse facendo il suo Mou Hitori No Boku di così strano e misterioso. E per poco a Yami non prendeva un infarto.

Yugi! ansimò.

Il ragazzo distolse lattenzione dai foglietti per fissarsi sugli occhi rubino dello spirito. Sorrise dolcemente Ops, scusa se ti ho spaventato. Ero giusto curioso... sei via da ore. Cos’è che stai nascondendo lì? fece indicando i fogli. Yami divenne rosso come il naso della renna Rudolph, poi si bloccò: tutto sommato non tutto il male veniva per nuocere, in un modo o nellaltro si sarebbe deciso a dare a Yugi gli indovinelli alla fin fine, quindi il fatto che il piccoletto avesse scoperto tutto da solo aveva eliminato il problema di nasconderli in giro per la casa. Datosi un certo contegno, Yami cercò di assumere il suo sguardo da sfida e si alzò in piedi, dopo aver ammucchiato i fogli e esserseli messi in mano. Si schiarì la voce e ammiccò un sorrisetto.

Questi, mio caro Aibou disse indicando il contenuto del suo palmo Sono un regalo per te. Sono sei piccoli enigmi, cinque formano una frase, uno solo forma una parola con lo stesso significato degli altri cinque. Il soggetto della frase, colui...che la pronuncia... si fermò un attimo, adesso non poteva davvero più tornare indietro ... sono io disse distogliendo un attimo lo sguardo.

Yugi inarcò un sopracciglio Yami ma cosa-

Tranquillo, è solo il mio modo di augurarti buon natale senza in realtà dirlo perché so che non lo festeggi chissà’ pensò magari per domani avrai cambiato idea.

Oggi è il 24 dicembre, continuò indicando il calendario mezzogiorno. Hai tempo fino a mezzanotte per darmi la risposta.

E poi? fece Yugi confuso, sebbene intrigato allidea di una nuova sfida. Yami sfoderò il più sorrisetto dei suoi sorrisetti, iridi rubino che scintillavano. Il ragazzo dagli occhi ametista arrossì.

E poi, se la soluzione è quella giusta, ti aspetta... un premio fece con tono di velluto, e dette queste parole lasciò il posto a Yugi e si ritirò nella sua stanza dellanima.

Il ragazzo rimase a fissare le carte fra le sue mani perplesso, Yami era stato... misterioso. Eppure nonostante la baldanza aveva percepito lagitazione nel suo modo di fare, lansia, la paura... cosa cera sotto? Beh, lunico modo per scoprirlo era dare unocchiata agli indovinelli no? Il ragazzo si sedette alla scrivania e cominciò a sfogliare i foglietti. Erano piegati e sulla superficie di ognuno cera una sorta di etichetta:

Parte della frase

Parte della frase

Soluzione

Parte della frase

Parte della frase

Parte della frase

Yugi decise di dare anzitutto unocchiata al foglietto soluzione, se fosse riuscito a indovinarla non avrebbe neanche avuto bisogno di leggere gli altri e finalmente avrebbe capito cosa frullava per la testa del suo yami. Impaziente aprì la carta, conteneva una poesiola in rima baciata di due versi, un classico, non poté che pensare.

Eleggo coloro ai quali mi do, eppur giammai sceglierli posso.

Cieco son ma vedo davvero. Chiamami pure un paradosso.

Ok... decisamente enigmatico. Yugi decise che prima di pensare alla soluzione preferiva dare unocchiata agli altri foglietti, magari erano daiuto. Contenevano tutti la solita filastrocca in quattro versi, due in rima e due no, uno invece era semplicemente un distico e Yugi non aveva dubbi che proprio per quello dovesse essere più complicato.

Sento e sperimento,

ma son più profondo.

Che poteva essere... quel profondo... negli indovinelli le parole vanno prese con le molle, possono assumere mille significati, da quello letterale a quello legato alletimologia o quello figurato... profondo...  poteva voler dire in basso ma anche intimo, ricco di significato...

Gli altri quattro recitavano così:


Solenne e imperioso si addicono a me,

è grazie a me che puoi negare.

Sio non ci fossi non potresti avere,

Eppure son buffa e circolare.

 

Mi dicono esser facile,

i bambini mi amano assai.

Sempre son sulla loro bocca,

ché tre volte accompagno colei che più amano.

 

Vivo qui in mezzo al mare,

non volo eppure ho ali.

Senza me non puoi sognare

Ed è grazie a me che sali.

 

Per il mondo c’è chi mevita,

preferiscon mia sorella.

Eppure di difficile è lei la padrona

e sono al termine di ciò che cerchi.


Yugi cercò di concentrarsi, le filastrocche dovevano portare tutte allo stesso risultato, le cinque formavano una frase dello stesso significato della parola del sesto. Doveva esserci una chiave di risoluzione da qualche parte, qualcosa che legasse fra loro gli indovinelli e permettesse di risolverli, un punto in comune, di contatto.

Li rilesse. Cosera che avevano in comune? Vediamo... erano tutti in prima persona. Certo, questo era vero. La prima persona avrebbe dovuto rendere più facile il trovare la soluzione. Il ragazzo dagli occhi viola mise i foglietti in ordine dal più facile al più difficile, in base al numero di indizi che i quattro versi davano e isolò la riga che secondo lui era la chiave per risolvere lenigma.

Eppure son buffa e circolare

Tre volte accompagno colei che più amano

Vivo qui in mezzo al mare

Cieco son ma vedo davvero

Sono al termine di ciò che cerchi

Eppure son buffa e circolare... quel verso doveva essere la chiave di tutto, era scritta lì, la soluzione era lì, nero su bianco: una descrizione... e anche quel tre volte accompagno colei che più amano, doveva essere facile, chi è colei che amano i bambini? Perché non riusciva a concentrarsi?

Mentre Yugi si spremeva le meningi con le sei filastrocche, Yami era nel puzzle in preda a una crisi di nervi, cominciava a divenire davvero agitato e c’era una parte di lui che sperava fosse già mezzogiorno di domani, così che Yugi non riuscisse a risolvere gli indovinelli in tempo, ma un’altra sperava con tutto il cuore che ci riuscisse perché non ne poteva più di nascondere al suo Aibou i suoi sentimenti, odiava anche solo il pensiero di tenere qualcosa nascosto a Yugi, e anche perché sperava con tutto il cuore di venir ricambiata.

Visto che senza Yugi non c’era un gran che da fare nel puzzle se non vagare per i corridoi chilometrici giocando al ‘non aprite quella porta’, Yami sospirò e si decise finalmente a fermarsi, si sedette sul pavimento scarno della stanza, si sdraiò a pancia in su, chiuse gli occhi e si mise ad aspettare in paziente ansia, sbirciando di tanto in tanto nei pensieri di Yugi. Sarebbero state le dodici ore più lunghe e penose della sua millenaria esistenza.

Il sole stava tramontando all’orizzonte e Yugi non aveva ancora cavato un ragno dal buco. Il problema non era tanto la difficoltà degli indovinelli in sé, quanto la sua mancanza di concentrazione. Continuava a cercare di intuire quale potesse essere il messaggio che il suo Mou Hitori No Boku voleva comunicargli, più che domandarsi quale fosse la soluzione. Se il messaggio fosse bello o brutto, il motivo di quell’assurdo gioco e ovviamente il senso: cosa voleva ottenere? Ecco, questo era il vero enigma e Yugi aveva passato le ultime ore a chiedersi queste cose anziché provare a focalizzarsi sulle filastrocche. Sospirò poggiando il mento sulla mano sinistra, doveva concentrarsi o non l’avrebbe mai scoperto.

“Accompagno tre volte colei che più amano”

Chi amano i bambini? Cos’amano? Giochi, caramelle, amici, pallone, i nonni, la mamma...

La mamma? Si bloccò. Forse... forse poteva funzionare. “Mam-ma” sillabò pensoso. Un’idea si stava andando a formare nella sua testolina dai buffi capelli, rilesse gli altri quattro indovinelli a quattro versi. Era così, doveva essere così.

Lettere.

Le filastrocche non nascondevano una parola ma singole lettere, era il più antico ed elementare dei giochi e Yugi non ci aveva neanche pensato, eppure era così logico...

“Sono buffa e circolare”. La lettera ‘o’.

“Vivo in mezzo al m’a’re”. La lettera ‘a’.

“Accompagno tre volte colei che più amano”. La lettera ‘m’.

Yugi fremeva d’impazienza, l’adrenalina per l’aver risolto il gioco correva per il suo corpo, un sorriso si dipinse sulle sue labbra. E poi “Sono al termine di ciò che cerchi”. Quindi per scoprire quest’altra lettera, l’ultima, bastava indovinare la parola formata dalle altre tre e aggiungerla alla fine. Aveva tre lettere, formavano:

oam

moa

mao

oma

amo

Solo le ultime due avevano senso con un’altra lettera aggiunta alla fine, ma solo l’ultima aveva senso anche da sola.

‘Amo’.

E Yugi realizzò.

Si impietrì. Era stato uno sciocco.

La lettera mancante era la ‘r’.

Quella lettera così difficile da pronunciare per gli orientali e sostituita con ‘l’, la padrona di ‘difficile’.

‘Amor’.

Eleggo coloro ai quali mi do, eppur giammai sceglierli posso.

Cieco son ma vedo davvero. Chiamami pure un paradosso.

Era l’amore. È l’amore che non sceglie a chi darsi ma elegge una persona a ‘persona amata’, che è cieco perché va oltre le apparenze e vede davvero, che è il più misterioso eppure semplice dei paradossi.

E lui era stato uno stupido a non capire. Fino all’ultimo. Nonostante tutti gli sguardi del suo Mou Hitori No Boku, le sue attenzioni, le sue parole... Beh, più che regalo di natale sembrava più adatto per san Valentino, ma Yugi non poteva proprio lamentarsi adesso. Era troppo occupato a far smettere le sue mani di tremare.

Yami.

Yami amava.

Yami lo amava.

E adesso?

Lui lo amava a sua volta? Amava Yami?

Le sue mani tremanti non lo aiutavano di certo a far chiarezza sui suoi sentimenti. Si alzò dalla sedia più agitato che mai e si diresse in bagno. Aprì il rubinetto e fece scorrere l’acqua dopo aver girato la manopola del freddo finché non divenne gelida. Affondò le mani nel liquido cristallino e se le portò alla faccia. L’improvviso contatto con l’acqua gelata lo tranquillizzò. Dopo qualche minuto a bagnarsi il viso in questo modo, Yugi si sentiva finalmente più lucido e tranquillo. E congelato. ‘Sì, anche quello’ si disse alzando gli occhi al cielo ‘Ma adesso concentrati’ continuò. ‘Tu cosa provi per Mou Hitori no Boku? Affetto? Cavolo. Ci mancherebbe. È l’altro me stesso, siamo praticamente la stessa cosa, condividiamo tutto da più di un anno, non abbiamo segreti, non litighiamo mai, lui farebbe qualunque cosa per me e io -’

Si bloccò. ‘-Io farei la stessa cosa’. Non lo aveva letto da qualche parte? Gli innamorati farebbero qualunque cosa l’uno per l’altro. Provò a calare qualcun altro nel ruolo di Yami. Lui, Yugi, avrebbe fatto qualunque cosa per sua madre? Suo nonno? Jono Uchi? N-non ne era sicuro... proprio qualunque-qualunque forse no... e per Yami... sì? Non ebbe neanche il bisogno di pensarci, la risposta era una sola e veniva fuori con una spontaneità quasi inquietante: sì, sì. Sì. Com’era il suo voler bene a Yami? Quello di un amico, di un fratello, di un innamorato? Amico e fratello sembravano troppo poco se ripensava a tutto quello che avevano passato insieme, al loro legame. Era profondo, profondo come nessun altro avrebbe mai potuto essere. Erano sulla stessa lunghezza d’onda, si capivano. Si completavano. E gli amanti si completano a vicenda, giusto?

Yugi non sapeva come reagire. In effetti nulla era più simile al rapporto fra lui e l’altro sé stesso della parola ‘amore’. Com’è che non ci aveva mai pensato? In effetti... in effetti ci aveva pensato, da subito, fin dai primissimi tempi, ma gli era sembrato così strano, sbagliato quasi, che aveva accantonato questi pensieri, se ne era vergognato, aveva avuto paura di rovinare il rapporto con l’altro sé stesso. Eppure avrebbe dovuto saperlo. Yami era l’altra metà di sé, ciò che provava uno provava anche l’altro: rabbia, gioia, tristezza... amore. Amore.

Era agitato. Era felice. E anche emozionato. E non solo perché aveva trovato la soluzione. Sentì come un peso togliersi dal suo cuore, un peso gravoso ma dimenticato da tanto tempo. L’ultimo velo che nascondeva sé stesso da Yami, che gli impediva di condividere tutto con l’altro. L’ultimo segreto. Un segreto inconscio a quanto pare, per entrambi. E lo spirito aveva avuto il coraggio di rivelarlo per primo.

Yugi sorrise. Adesso era un po’ ansioso, ricordava bene il tono di voce con cui il suo Mou Hitori No Boku lo aveva lasciato a risolvere gli indovinelli. Dire suadente era dire poco. E aveva promesso un premio. Beh, di certo il ragazzo dagli occhi viola si meritava e come un bel premio, e cominciava a intuire quale fosse. Yami era così prevedibile a volte... Però... lasciare campo libero così al suo alter ego non era divertente. Insomma, Yami aveva organizzato il gioco, si era dichiarato... e adesso doveva fare lui anche il regalo? Quel regalo? Eh,no. Proprio no. Il ragazzo ridacchiò. Chiuse gli occhi e li riaprì quando si ritrovò nella sua stanza dell’anima, circondato da giocattoli. Si diresse verso la porta con passo felino e abbassò la maniglia. Uscì e richiuse la porta alle sue spalle. Era nel buio corridoio che collegava le loro stanze dell’anima, a pochi passi da lui c’era la porta per quella dello spirito del puzzle. Yugi ridacchiò e si avvicinò piano all’ingresso, stando ben attento a non farsi sentire dall’ altro se stesso: se si fosse accorto della sua presenza sarebbe andato tutto a rotoli. Si sentiva un po’ la Pantera Rosa, doveva ammetterlo, ma tutto ciò era troppo divertente.

Finalmente colmò la breve distanza fra i due usci e si ritrovò faccia a faccia con la scura porta dall’aspetto antico ed egiziano, invece di bussare accostò l’orecchio al legno e quando non percepì alcun suono provenire da dietro la porta, con delicatezza e circospezione abbassò la maniglia e sbirciò all’interno della buia stanza, girando la testa verso la sua sinistra.

Questo non era previsto.

A cinque millimetri da lui c’era il suo Mou Hitori No Boku, braccia incrociate sul petto, schiena appoggiata con nonchalance al muro e sorrisetto intrigato sulle labbra. La flebile luce proveniente dalla camera di Yugi che attraversava lo spiraglio, donava alle iridi rubino uno splendore che il ragazzo dagli occhi viola non aveva mai visto. Yugi deglutì. Provò a balbettare qualcosa come ‘passavo di qui per caso’ ma dalla sua gola vennero fuori solo suoni più o meno indefinibili, brutta cosa il nervosismo.

Yami ridacchiò, si allontanò da muro e si andò a piazzare davanti al suo Aibou, stavolta a tre millimetri dal suo viso.

“Qualcosa non va Aibou?”

Yugi farfugliò un’altra sillaba senza senso.

“Qualcosa mi dice che non sei qui per chiedermi un aiuto con il gioco. E mi dice anche che hai scoperto sia la soluzione...” sussurrò sempre più maliziosamente “... sia il premio”.

Questo. Non. Era. Decisamente. Previsto.

Perchè quando si trattava di Yami le cose non potevano mai andare per il verso giusto? Perché era sempre un passo avanti a lui? era così semplice. Yugi non doveva fare altro che introdursi nella stanza del suo alter ego, sorprenderlo alle spalle, fare il malizioso e prendersi il suo premio. Tutto qua. Non era Mou Hitori No Boku quello nervoso? Com’è che i ruoli si erano invertiti tutt’a un tratto e il coltello dalla parte del manico ce l’aveva lo spirito adesso? Yugi sapeva già che non sarebbe riuscito a scoprirlo, era come se l’altro se stesso potesse leggergli nella mente- ... era proprio così vero? Come aveva potuto dimenticarsi di una cosa simile?

Lo spirito sorrise di più, evidentemente si era reso conto che Yugi aveva capito che il suo piano era andato in frantumi e la cosa lo divertiva parecchio. In fondo quel gioco l’aveva organizzato lui in prima persona, era giusto che lo portasse alla fine come aveva pianificato dall’inizio.

“Hai qualcosa da aggiungere? “ chiese con voce di seta.

Yugi scosse piano la testa. Aveva vinto o aveva perso? Non avrebbe saputo dirlo perché ora come ora si sentiva alla completa mercé dello spirito, e si era appena reso conto di esserlo stato sin dall’inizio. Ma come poteva lamentarsi quando era alla mercé di un altro se stesso con quegli occhi profondi e scintillanti come rubini iniettati di sangue?

Chiuse la porta alle sue spalle e colmò due dei tre millimetri che li separavano.

“Zitto e dammi il mio premio” sussurrò prima che le loro labbra si fondessero l’una contro l’altra.

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Owari?








  
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