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Autore: Mrs Maddox    03/01/2014    15 recensioni
-" William,c-che cosa sei...tu?"- balbettai, con la poca voce che mi restava.
Lui chiuse un attimo gli occhi,con aria disperata, e appena li riaprì mi disse quello che non mi sarei mai aspettata di sentire. Furono le ultime parole che percepii, prima di sentire le mie gambe cedere, cadere a terra e sprofondare nel sonno.
-"Io sono uno Shadowhunter, un cacciatore di demoni"-
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Storia ambientata nel XXI° secolo nonostante alcuni personaggi, che fanno parte di Shadowhunters- Origini, siano nel XIV° secolo. Inoltre i personaggi sono gli stessi ma la storia è completamente diversa: infatti nessuno degli avvenimenti di cui si parla nei libri di shadowhunters è già accaduto. Ci tengo a precisare che ho citato anche alcuni personaggi di TMI. Nonostante questi siano vissuti nel presente, nella mia storia fanno parte del passato. L'opposto avviene con quelli di Shadowhunters_le origini, che,invece, si ritrovano nell'epoca moderna.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 13 settembre,Kingsley 



"Alison inizia a prepararti o faremo tardi!"-"Alison!". Nessuna risposta dal salotto. Alison era lì, con le cuffie nelle orecchie e non aveva mostrato  il minimo interesse per la festa che ci sarebbe stata quella sera. Era invitata tutta la città, ed era l'evento più atteso dell'anno...almeno per me. Lei, invece, avrebbe preferito di gran lunga una serata fra amiche, film, pop corn e pettegolezzi.  Aveva accettato di accompagnarmi solo perché sapeva che ci tenevo molto. Questa festa era organizzata ogni anno dalla famiglia più ricca della città nella loro casa. Non era una casa come le altre. Da fuori sembrava un palazzo ottocentesco: le pareti erano color crema, le finestre imponenti e luminose e il portone d'ingresso alto più di tre metri. Tutto intorno fiorivano giardini colorati e prati immensi. Era un panorama spettacolare. Avevo avuto più occasioni di visitare anche l'interno dato che conoscevo il figlio del proprietario. Eravamo amici di infanzia, infatti frequentammo l’asilo assieme ed ero una delle sue migliori amiche, prima che ci allontanassimo. In quelle rare occasioni in cui mi invitava a casa sua da bambina, morivo dalla voglia di esplorarla perché sembrava uno di quei palazzi principeschi che ci sono solo nelle favole. All’interno le stanze erano ampie, con il soffitto a volta e una grande piazza al centro dell'edificio. La festa  si sarebbe svolta proprio lì.
"Alison!"- urlai un'ultima volta prima di varcare la porta del salotto, stanca della sua indifferenza.  La trovai stesa sul divano,ancora in jeans e maglietta. Le tolsi le cuffie dalle orecchie e la costrinsi ad ascoltarmi.
"Vai a prepararti, è già tardi"-
"Ma manca ancora un'ora!"-
"Un'ora è poco, dobbiamo ancora vestirci e truccarci, su muoviti."-
Alla fine cedette e si chiuse alle spalle la porta del bagno, lasciandomi sola in salotto. Alison era sempre stata testarda e ostinata fin da quando ci conoscevamo, vale a dire una vita intera. Mia madre mi raccontò che lei e la madre di Alison erano diventate amiche al liceo ed erano cresciute insieme. La loro solida amicizia non si era sfaldata neanche dopo l'università e il matrimonio, e continuò anche dopo la nascita mia e di Alison. Così noi due ci conoscevamo fin da quando eravamo nella culla ,ancora inconsapevoli che saremmo diventate inseparabili l'uno per l'altra. Ma la testardaggine non è la sola qualità di Alison: quando voleva , sapeva essere dolce, sensibile e affidabile. Il suo temperamento vivace e spigliato è sempre stato apprezzato ovunque e la sua allegria ha sempre contagiato tutti. Non era brava a scuola ma questo non le impedì di abbandonare i suoi sogni. In futuro sarebbe voluta diventatare un'architetto. Alla tenera età di sei anni, quando giocavamo insieme con le bambole, lei aveva dimostrato di avere già un debole per tutto che che si doveva costruire o progettare. Infatti dipingeva le pareti delle case delle bambole con gli acquerelli e talvolta costruiva anche piccoli oggetti in legno come sedie o tavoli, facendosi aiutare da suo padre. Era determinata, e  non abbandonò questa fermezza nel corso degli anni. Inoltre era sempre stata anche molto bella, sopratutto durante l'adolescenza. I suoi sarebbero potuti sembrare dei comunissimi occhi marroni con qualche leggerissima sfumatura gialla ma su di lei erano perfetti;stessa cosa per i suoi capelli lisci e scuri. Io, però, non badavo al suo aspetto fisico ma al suo carattere e alla sua personalità. Se avessi dovuto descriverla con poche parole, avrei detto semplicemente che era la persona giusta da avere accanto in ogni momento. Era come il sole che appare dopo una giornata buia e triste, allontana le nuvole scure e fa tornare il cielo sereno. Ciò che è strano è che non potevamo essere più diverse. Io ero esattamente il suo opposto. Di corporatura ero minuta, avevo i capelli ricci di color castano chiaro e tendenti al biondo, iridi verdi screziati di marrone. Niente di speciale. Avevo un carattere poco particolare: principalmente piuttosto introversa ma questa mia timidezza scompariva quando mi trovavo in presenza di amici o persone che conoscevo bene. Ero brava a scuola e aspiravo a diventare avvocato, una volta finito il liceo e l'università. Uno dei miei hobby era disegnare. Amavo trascorrere interi pomeriggi con la sola compagnia di un album e una matita. Quelli che ricreavo erano paesaggi, reali e astratti, e qualche volta ritratti. Mi era sempre piaciuta l'arte moderna, la scultura e sopratutto la pittura. Infatti un intero scaffale della libreria nella mia stanza conteneva acquerelli, colori a olio e tubetti di tempere colorate di tutte le sfumature esistenti. Anche il giorno della festa avevo passato due o tre ore del pomeriggio a completare un dipinto a tempere: era astratto ma si riuscivano a distinguere un grande edificio, due ragazze(Io e Alison) e fuochi d'artificio che esplodevano colorando il cielo scuro coperto di stelle. Era una mia visione della festa di quella sera. Speravo che sarebbe stata esattamente così. 


Poco tempo dopo la porta si aprì. Era mamma,avvolta in uno dei suoi vestiti strambi e dai colori sgargianti che amava indossare in ogni occasione. Non avevo ereditato molto da lei, forse nulla. I suoi capelli erano rossi e gli occhi marroni. Aveva un carattere estroverso e socievole, infatti ogni volta che ne aveva la possibilità conosceva nuove persone. In compenso lei stessa mi diceva sempre che avevo gli stessi tratti di mio padre. Quando ne parlava però la sua allegria sfumava e veniva sostituito da un'espressione di indifferenza e quasi di odio. I miei genitori si erano lasciati appena dopo la mia nascita(o almeno era quello che mi aveva raccontato mia madre) e mio padre si trasferì in un altro stato, lasciando mia madre totalmente responsabile di me. Non pensavo spesso a mio padre dal momento che non l'avevo mai conosciuto, e in casaera di rado l'oggetto delle nostre conversazioni. 
-"Tra quanto devo accompagnarvi?"-disse con tono impaziente.
-"un'ora,mà"-
-"va bene, non fatemi aspettare". Detto ciò, scomparve dietro la porta, sbattendola leggermente. Aprii la finestra nel salotto per lasciar passare un po' di aria fresca. Fuori era umido ma il cielo era sereno e , fortunatamente, annunciava una serata senza pioggia. Quella bella atmosfera, la festa, e il bel vestito che avrei indossato mi avevano messo davvero di buon umore. 


Dopo essermi vestita e truccata, andai a controllare Alison, che nel frattempo si era spostata in camera mia. La trovai seduta sul letto, gli occhi incollati al telefono a scrivere freneticamente su whatsapp. Probabilmente stava scrivendo a Pier, il suo migliore amico. Quei due erano inseparabili ma spesso avevo avuto dubbi che a Pier potesse interessare Alison, anche se non lo dava mai a vedere in sua presenza. Appena lei mi sentì entrare, alzò di scatto la testa e fece quello che mi era sembrato un sorriso, stranamente un po' forzato. Ricambiai il sorriso e le dissi che era il momento di andare.



Scendemmo le scale di corsa e salimmo in macchina. Stavamo aspettando che mamma ci raggiungesse per accompagnarci. Nel frattempo mi controllai il trucco davanti allo specchietto dell'auto e vidi Alison nel sedile di dietro china di nuovo sul cellulare. 
-"Che hai da dire a Pier di tanto importante? Non ti sei staccata un attimo da quello schermo"-
-"non è Pier, purtroppo..."- disse in tono dispiaciuto. Era sicuramente successo qualcosa.
 Mi girai a guardarla.
-"Mi spieghi cosa è successo?"- chiesi preoccupata.
-"Daniel e io ci siamo lasciati"- 
Restai a bocca aperta davanti a quella rivelazione. Lei era fidanzata con questo "Daniel" da qualche mese e la loro era diventata una relazione abbastanza seria. Ultimamente però non andavano molto d'accordo e litigavano spesso, anche se alla fine tutto si risolveva con qualche scusa e qualche abbraccio. 
-" Per quale motivo?"-
-" Ha detto che preferisce prendersi una pausa...per pensare, e a questo punto anche io credo sia la cosa migliore da fare. Sarà meglio per tutti e due"- concluse con aria dispiaciuta. 
Era triste, si vedeva, ma non lo dava a vedere e io l'ammiravo per questo. 
-"Dai non ti abbattere e non pensarci più. Stasera dobbiamo solo divertirci."- cercai di consolarla e per una frazione di secondo mi sembrò scorgere un mezzo sorriso.
Quando mi girai di nuovo verso lo specchietto vidi qualcosa di nero passare vicino alla porta di casa. Dopo un secondo era già sparito. Era stato un movimento quasi impercettibile, quindi pensai di essermelo immaginata. Probabilmente ero suggestionata. Tutti quei film horror che avevo visto e gli incubi delle sere prima mi avevano dato alla testa. Stranamente però quei giorni  non riuscivo a dormire tranquilla  mi svegliavo spesso in piena notte. Avevo come l’impressione che qualcosa mi stesse osservando anche se in camera ero sola. A distrarmi dai miei pensieri erano stati i tacchi di mamma, che ticchettavano sull’asfalto, diretti alla macchina.


Percorremmo poca strada per arrivare alla festa e arrivammo solo con pochi minuti di ritardo. Scendemmo dall'auto a pochi metri dal portone di ingresso. 
La musica assordante si sentiva già da lì e c'era una folla sempre più numerosa di adolescenti che si accalcavano per entrare. Nessuno aveva più di 18 anni. Nessuna traccia di adulti. Appena mamma se ne andò, non prima di avermi rigorosamente ricordato di non ritirarmi più tardi di mezzanotte, ci avvicinammo all'ingresso. Dopo un quarto d'ora di spintoni eravamo dentro. Seguimmo l'afflusso di gente che si riversava verso il centro della casa dove c'era la piazza. Ci ritrovammo davanti a uno spettacolo incredibile: file e file di cibo, perlopiù torte e biscotti di tutte le forme, un Dj che intratteneva la folla intenta a ballare sotto le luci accecanti e persino artisti circensi.
Nel lato destro della sala c'era una fontana in marmo bianco( l’ultima volta che ero venuta non c’era), in quello sinistro un bar che forniva bibite, senza dubbio alcoliche. 
Trascinai Alison a posare le giacche in una stanza lì vicino. Lì c'era meno gente ma non mancavano coriandoli e festoni sparsi ovunque sul pavimento. Mentre ritornavo alla porta, stando attenta a non cadere, un ragazzo, visibilmente ubriaco, mi spinse  e scivolai sul duro pavimento di pietra. Alison era vicino all'uscita e rideva della scena a cui aveva appena assistito. Io non me ne curai, dopotutto non potevo rovinarmi la festa per quell'inconveniente. Mentre mi stavo alzando, mi ritrovai davanti agli occhi un ragazzo con la mano tesa verso di me. Allacciai la mia alla sua e gli permisi di aiutarmi. Appena fui di nuovo in piedi, mi soffermai a guardare quel ragazzo. Era alto e  snello, aveva i capelli corti, neri e leggermente ricci, occhi tra il grigio e l'azzurro e un sorriso smagliante. Da una prima impressione non gli avrei dato più di 17 anni.
-"grazie mille"- fu tutto quello che fui capace di dire.
-"figurati, ti sei fatta male?'- 
-"nono"-
-"vabbene... come ti chiami?"-
-"Emily...tu?"-
-"William, William Herondale, ma tutti mi chiamano Will"-rispose con aria disinvolta. Mi rivolse un piccolo cenno di saluto prima di voltarsi e uscire. 
Rimasi immobile per qualche secondo prima di accorgermi che Alison mi stava chiamando per poi prendermi a braccetto e trascinarmi via verso la sala principale.
-" chi è quel ragazzo?"- chiese, con un tono che non nascose un pizzico di curiosità.
-" William"- 
-"beh è carino...molto carino"- concluse, prima di chiudere la porta della stanza, ormai vuota, dietro di sè

 
 

-" Bella festa, io mi sto divertendo e voi?"- . Era Benjamin, il ragazzino sedicenne che era a lezione di chimica con me e Alison.  Si era incollato a noi da quando eravamo entrate nella piazza. Nel complesso non era una persona con cui era piacevole trascorrere il tempo. Spesso si dimostrava persino il tipo che approfittava degli altri e manipolava le situazioni a suo vantaggio. Per fare un esempio pratico. Se si fosse trovato tra due combattenti avrebbe scelto di stare a fianco di quello più forte anche se non era la cosa giusta da fare. Avrebbe fatto questa scelta solo per salvare se stesso. 
-"Si, Benjamin. Probabilmente è la quarta volta che lo chiedi"- risposi con aria
annoiata. Era passata poco più di un'ora e, dopo aver ballato e bevuto qualche bicchiere di champagne, ci eravamo sedute ad uno dei divanetti vicino ai tavoli col cibo. 
-" Io mi sto annoiando a stare seduta"- disse Alison, che ormai aveva esaurito tutta la sua pazienza. Pochi secondi dopo si avvicinarono a noi due sagome che non riuscivo a distinguere per via delle luci accecanti. Solo quando furono a qualche centimetro da noi riconobbi William e...un suo amico. Erano molto simili, nei gesti e nelle espressioni.
-"Vi va di fare un giro fuori con noi?"- chiese l'amico di Will.
-"certo!"- fu la risposta di Alison, a cui, dopo aver visto quel ragazzo alto dagli occhi ambrati, si era accesa una scintilla negli occhi. Loro due si incamminarono per primi e io e Will li seguimmo, dopo che anche io acconsentii, un po' imbarazzata per la reazione della mia amica.
-"ti trovi bene a Kingsley?"- chiese Will, per rompere il silenzio imbarazzante che si era creato.
-" si abbastanza, mi sono trasferita da poco ma mi sono ambientata in fretta, e tu?"-
-" anche, mi è sempre piaciuta questa città"- 
-" che scuola frequenti?"-
-"ehm, non vado più a scuola da un po', ho lasciato gli studi"- rivelò, non riuscendo a nascondere un lieve imbarazzo.
-"ah wow, come mai?"-
-"in parte è stata una mia scelta, in parte sono stato...costretto, ma basta parlare di me, dimmi qualcosa di te"- 
-"vado al liceo classico, il terzo anno"- 
-" ah quindi ti piacciono le materie letterarie?"-
-" si,molto"-
-“Anch’io sono sempre stato un appassionato di letteratura. Shakespeare e Tennyson sono i miei scrittori preferiti “-
“Anche a me piacciono molto”-
Alzò il braccio per sistemarsi i capelli e solo in quel momento mi accorsi che aveva dei tatuaggi sull’avambraccio. Tatuaggi piuttosto insoliti.
-“Che tatuaggi … strani. Cosa sono?”-
-“Niente di particolare”- Si era irrigidito, si vedeva. Decisi di cambiare argomento.
 -"Sarà meglio rientrare, tra poco sarà mezzanotte"-
-"no ma aspetta, sarebbe meglio..."- iniziò a dire lui ma fu interrotto da un urlo stridulo che proveniva da dentro. Il tempo sembrava essersi fermato.
Qualche secondo dopo iniziò il caos.
Io ero rimasta ferma, come una statua, terrorizzata e incapace di muovermi.
William, al contrario, era già corso dentro. Anche il suo amico era appena rientrato, facendosi spazio tra la folla di gente radunata vicino alla stanza delle giacche. Anche io, sebbene fossi incerta sul da farsi, mi avviai verso l'ingresso. 
C'era chi piangeva, chi girava la faccia,e chi aveva lo sguardo fisso e immobile su una figura minuta accasciata sul pavimento. Era una ragazza. Ed era morta. 
-"Andatevene tutti! Via! Via!"- gridò William.
La folla era nel panico. Tutti cercavano una via d'uscita ma io volevo rimanere per capire cosa era successo, nonostante la paura. A quel punto mi raggiunse Alison, sconvolta quanto me ma sembrò capirmi al volo. Anche lei voleva scoprire il motivo di tutto quello. Entrammo nella mischia per avvicinarci al corpo senza vita di quella ragazza, che non avrà avuto più della nostra età.
 A pochi metri di distanza, William ci si parò davanti e ci impedì di passare.
-" Dovete andarvene! Subito!"-
-" no voglio capire cosa è successo!"-
-" non c'è tempo adesso! Dovete andarvene!"- 
Fece appena in tempo a terminare la frase che una massa di nube nera si riversò sul palazzo. Da quella sembravano animarsi delle..."cose", che sembravano fantasmi. C'era una differenza però: i fantasmi erano bianchi, o almeno così aveva sentito dire dalle storie di paura a cui fino a quel momento non aveva creduto. Quelli erano neri come carbone. Uno di quei "fantasmi" volteggiò proprio sopra le nostre teste  e sembrava che fossimo proprio noi la sua preda. Ad uno sguardo più attento mi ricordai che quelle erano le stesse creature che avevano animato i miei incubi.  Non riuscivo più a reggere quella tensione, sentivo che pian piano stavo per svenire. Come se non bastasse, la mia migliore amica era sparita dalla mia vista. 
William estrasse da dentro la sua giacca un manico di una spada( quale persona normale portava con sè il manico di una spada?).
-"Malik!"- urlò, e dalla spada si sprigionò una luce accecante. Con quella infilzò la creatura, che esplose in mille pezzi. Molte gocce di liquido nerastro schizzarono attorno come pioggia acida, rovinando tutto ciò che toccavano. Come ci era riuscito? Era mai possibile che una luce di tale intensità si creasse da sola e fosse in grado di uccidere quelle creature? 
Will si girò verso di me e mi si avvicinò. Non potei fare a meno di indietreggiare. 
-"c-che cosa sei...tu?"- balbettai, con la poca voce che mi restava.
Lui chiuse un attimo gli occhi,con aria disperata, e appena li riaprì mi disse quello che non mi sarei mai aspettata di sentire. Furono le ultime parole che percepii , prima di sentire le mie gambe cedere, cadere a terra e sprofondare nel sonno.
-"Io sono uno Shadowhunter, un cacciatore di demoni”-

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ciao a tuttiii:) volevo scrivere qualche riga per presentarmi. Mi chiamo mariella e questa è la prima fanfiction che scrivo, anche se ho avuto il supporto e l'aiuto della mia amica Marika. Vorrei dire che questo è un capitolo perlopiù introduttivo. Ho terminato di scrivere il secondo capitolo e lo posterò appena questo raggiungerà le 150 visualizzazioni. Spero che questa prima parte vi sia piaciuta. Se vi va recensite. 
  
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