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Autore: Fairy_tale    03/01/2014    1 recensioni
"Sogni.
È questo il nome che la gente comune dà a quelle immagini che affiorano nel subconscio durante il sonno.
Sono solo frammenti che il nostro cervello tira fuori nei momenti di relax.
Possono essere episodi di vita vissuta, speranze per il futuro, gesti simbolici o aspettative che si continuano a coltivare ingenuamente.
Ma i tuoi no, e lo sai.
I tuoi sono incubi, incubi della peggior specie."
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Patrick Jane | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ONLY NIGHTMARES





Sogni.


È questo il nome che la gente comune dà a quelle immagini che affiorano nel subconscio durante il sonno.
Sono solo frammenti che il nostro cervello tira fuori nei momenti di relax.
Possono essere episodi di vita vissuta, speranze per il futuro, gesti simbolici o aspettative che si continuano a coltivare ingenuamente.
Ma sono solo sogni, nulla di più.
Per la maggior parte delle persone i sogni sono una bella esperienza, un modo come un altro per far vagare la mente in luoghi fantastici e magici; sono contenti di sognare. I loro sogni sono belli, sono sogni che richiamano l’infanzia, la famiglia, i momenti felici.


I loro.

I tuoi no, e lo sai.

I tuoi non sono sogni, non si può definire con una parola che richiama cose tanto belle l’orrenda crudeltà delle immagini che ogni notte ti tormentano.
I tuoi sono incubi, incubi della peggior specie.   
Ogni notte, ogni singola notte, eccoli lì pronti a ricordarti tutto quello che è successo, tutto quello che hai fatto, tutto quello che
lui ha fatto loro.
È sempre la stessa storia. Quella scena che hai rivissuto ogni notte da quasi dieci anni a questa parte ti si ripresenta puntualmente per ricordarti tutti i tuoi errori, tutte le tue colpe.

Le stesse scene che ogni volta, implacabili, si susseguono nella tua mente senza aver la benché minima intenzione di cambiare.
Quello stupido talk show, quella stupida dichiarazione, quegli stupidi presentatori.
E tu, quello stupido uomo incapace di pensare ad altro che alla fama e ai soldi. Cerchi di distogliere lo sguardo, di coprirti gli occhi per non vedere, perché
non vuoi vedere quelle immagini che comunque ogni notte si ripresentano ai tuoi occhi e che conosci a memoria.
Sta salendo le scale ora, quello stupido uomo che eri un tempo, non sa cosa lo aspetta.
Ed eccolo lì, quel biglietto, quell’orrendo biglietto che non dà adito a fraintendimenti.
Lo leggi, piano. Incredulo, prendi la maniglia e la giri. Speri che non sia come pensi, come quel biglietto ti conferma, speri che sia tutto uno scherzo.


Ma, come adesso sai, sperare non ha alcun senso.


Quel maledetto, freddo e sadico sorriso ne è la prova. Lo vedi, e come sempre capisci, capisci che è l’inizio della fine.
Da allora sono passati quasi dieci anni, dieci insulsi anni trascorsi tra rancore e rabbia. All’inizio hai cercato di dimenticare, lo avrebbe fatto chiunque, ma tu non hai potuto.


Non ti è stato concesso.


Ogni singola notte non puoi fare a meno di rivivere quelle scene che non si fermano, non hanno pietà delle tue urla e delle tue lacrime, no. Anzi scorrono ancora più vivide, si imprimono a sangue nella tua mente, nel tuo corpo, nel tuo cuore. Per ricordarti che tu non sei chiunque, tu non puoi dimenticare. Se sei ancora vivo, se non le hai seguite poco dopo, c’è un motivo.
Tu
devi vendicarle, devi fare loro giustizia, devi portare a termine il tuo compito. Ma devi anche pagare per la tua parte di colpa, e allora ogni notte rivivi quei momenti e la tua rabbia non fa che accrescersi.
Questo è quello che si è ripetuto nelle notti succedutesi da dieci anni a questa parte.
E ora? Cosa c’è di diverso, ora?


Che cosa hai sognato stavolta, Patrick?


Lo sai cosa hai sognato, ma ancora non ci credi. Non vuoi crederci.
Non era più quella sera, non erano più le stesse cose, era tutto diverso.
Non era il loro sangue quello che si stagliava sarcastico su di una bianca parete.
Non era il corpo di tua moglie quello riverso poco distante sul letto, né tanto meno quello di tua figlia. Poteva esserci soltanto un’altra persona, ma no, non poteva essere lei. Volevi crederci,
dovevi crederci. E hai ricominciato a sperare, di nuovo, dopo tanto tempo.


Ma quando imparerai che non serve a nulla sperare?


Quel corpo ferito, sfregiato, insanguinato, freddo, tu lo conosci.
Lo conosci molto bene.
Ma non è un corpo qualunque, non è il corpo di uno dei tanti assassini che hai incastrato o di una delle guardie del CBI. Avresti preferito trovarci chiunque al suo posto, ma non lei.


Non può essere lei, non deve essere lei.


Sai che è solo un’illusione, una distorta elaborazione delle immagini prodotta dalla tua altrettanto distorta mente, ma non puoi restare impassibile di fronte all’astratta manifestazione dei tuoi timori peggiori.
Sì perché, anche se sono solo immagini, possono sempre diventare realtà.
E a questo punto ti svegli, non ce la fai, non puoi sopportare ancora quell’orribile spettacolo. Faresti qualsiasi cosa, qualsiasi cosa pur di cambiare tutto ciò che hai appena visto.


Ma non puoi, non sei capace di fare neanche quello.


Lui ti ha già portato via una volta le persone a cui tenevi, cosa ti fa credere che non possa farlo di nuovo?
Sarà come allora. È già tutto come allora.
Ma ne sei sicuro? Sei proprio sicuro che non sia cambiato niente?


E invece una cosa è cambiata.

Tu.


Non sei più un sensitivo da quattro soldi alla continua ricerca di gloria e soldi, no, sei diverso. Sei cambiato, lei ti ha cambiato. Perciò non puoi permettere che accada quello che la tua mente contorta ti ha prospettato, non puoi permettere che lui ti rovini la vita di nuovo, che allontani per sempre da te gli unici bagliori di luce all’interno della tua oscura esistenza.
Perché sì, è vero, quelle immagini che il cervello proietta potrebbero voler anticipare quello che succederà, ma non ti importa.
Finché avrai vita, finché respirerai, ti impegnerai affinché quelle immagini rimangano tali:
solo incubi.

  
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