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Autore: Sere 98    03/01/2014    1 recensioni
Sam non è una ragazza come tutte le altre...o forse la è ma non riesce a riconoscerlo e come potrebbe del resto?
Sam è stata abbandonata quando era ancora piccolissima trascorrendo l'intera infanzia per tutti i centri d'accoglienza sparsi per il territorio Britannico finché un giorno non incontra un bambino più perseverante,testardo e comprensivo degli altri che osa entrare in contatto con la persona scossa,arrabbiata e difficile qual'è Sam, ma anche l'inserimento nella famiglia Tomlinson non l'aiuterà ad aprirsi e a fidarsi delle persone,almeno finché un ragazzo strafottente quanto affascinante non si intrometterà nel suo passato fino a riportare alla luce la parte più nascosta di lei riportandola alla vita
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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HARRY'S POV



La macchina di Liam che avevo appena lavato uscì lentamente verso il vialetto fino a raggiungere lo sterrato della strada, appena non fu più in vista, mi arrampicai sulla staccionata, come facevo sempre da bambino, e la guardai percorrere un lungo tratto di strada in mezzo ai campi fino all'ultima svolta di un tornante che oscurò la mia visuale del tutto; nonostante ciò rimasi lì ancora per un po', ricordai che quando ero ancora piccolo adoravo stare lì, guardare le macchine che percorrevano la strada, provavo ad indovinarne la marca; con mio padre giocavamo a chi trovava più macchine rosse e chi più macchine blu, mi inventavo chissà quali storie per ogni tipo di macchina e ancora adesso mi rattrista pensare che non ci fosse nessuno ad ascoltarle a parte me.
Quando nessuno sapeva dov'ero e mia nonna cominciava a pensare a tutte le possibili disgrazie naturali e ultraterrene che sarebbero potute accadermi, mia madre sorrideva rassegnata, scostava con la mano gentile le tendine di pizzo e guardava il suo bambino, arrampicato su una staccionata ad ammirare il mondo come chi lo guarda per l'ultima volta.
Scesi dal mio appiglio constatando che stava per piovere, aprii la porta-finestra e mi chiusi dentro, mi voltai per dare uno sguardo preoccupato alla casa, sembrava così piena di ricordi dimenticati ora.... eppure era altrettanto vuota di persone per viverli.
In quel momento più che mai quella casa mi faceva paura.
Incominciai a camminare per la stanza, mi sedetti sul divano appoggiando la testa sullo schienale e poi forse sfinito, combattuto o voglioso di dimenticare mi addormentai lì.
Come al solito incominciai a sognare, il sogno era visto dalla mia stessa prospettiva, ero nel mio lettino da bimbo, mia madre venne a svegliarmi come faceva sempre: piccolo buffetto sul naso, piccoli baci su entrambe le guance e uno sulla fronte, io non avevo mai voglia di alzarmi, così mi nascondevo ridendo sotto le coperte e quella volta non c'era eccezione
-Harry è natale!- mia madre usava sempre quell'espediente per convincermi ad alzarmi, quando scendevo in salotto sembrava davvero Natale per tutto l'anno, da piccolo avevo sempre avuto problemi a memorizzare il 25 dicembre come giorno effettivo del Natale, non ci sono da farsi troppe domande sull'argomento.
Nel mio sogno, mia madre era come l'avevo sempre vista, così bella, dai lunghi capelli scuri, ricordo che le dicevo sempre che l'avrei sposata, lei alzava gli occhi al cielo e rideva compiaciuta, ero inoltre estremamente geloso di lei, se camminavamo per strada incontrando un conoscente, soprattutto se uomo e soprattutto nel periodo immediatamente seguente l'abbandono di mio padre, mi impuntavo sulle gambe di mia madre, le tiravo il pullover, la chiamavo, urlavo, piangevo, facevo di tutto perchè fosse costretta a salutare e a venire via.
 

Prima che me ne andassi, all'età di circa diciassette anni, ricordo che avevo ancora fastidio se camminando per strada con lei incontravamo un uomo che le parlava, per questo era stato difficilissimo per me assumere la notizia di un patrigno, evidentemente non ero ancora arrabbiato con mio padre come lo sono oggi.


SAM'S POV



-Sai chi ho incontrato l'altro giorno? Elisabeth...ricordi? Era la collega di mamma, ci portava sempre le caramelle- mio fratello parlava mantenendo lo sguardo fisso sulla strada, dopo mezz'ora di puro silenzio era riuscito a trovare una notizia abbastanza degna delle sue parole, io non avevo alcuna voglia di parlare ma dovevo ringraziarlo per il solo fatto che ci avesse provato

-Quelle caramelle erano orribili- risposi sedendomi comodamente senza più dargli la schiena
-Concordo! Cos'erano.... alle erbe?-
-Sì e per lo più senza zucchero!-
-Giusto giusto! E poi ricordi le gelatine blu all'anice?-
-Ricordo quelle dure al finocchio!-
-Dio non me le ricordare!- 



Prendemmo a ridere entrambi, mi piaceva quella situazione, Louis era riuscito a distrarmi come del resto faceva sempre, dai miei problemi e dalle mie sofferenze
-Caspita mi mancava la tua risata- mi disse lui dandomi una pacca sulla gamba 
-E a me mancavano le tue botte- risposi dandogli un pugno sulla spalla
-Ehi sei pazza?! Vuoi farci finire fuori strada?- rispose ridendo
-Ma tu non sei quel pilota esperto che può fare benissimo tutto da solo?!-
-Guarda che potrei anche fermarmi e chiederti di guidare ....-
-D'accord...- mi bloccai immediatamente pensando alla febbre -No forse è meglio che continui tu-

Louis mi guardò per qualche secondo arricciando il naso
-Tutto bene?- 
-Certo-
-Sei strana-
-E' il mio secondo nome- ironizzai io accendendo la radio, trasmettevano "Paradise city " dei Guns 'n Roses, la canzone perfetta per un viaggio; io e mio fratello incominciammo a cantarla a squarciagola percorrendo la strada senza nemmeno accorgercene, la testa mi scoppiava e la gola mi bruciava terribilmente ma non ci pensai nemmeno un attimo, sapevo che se mi fossi fermata per riflettere, sarei sicuramente giunta al pensiero di Harry e quindi a quanto mi mancasse già.


 
In un' ora raggiungemmo Londra e in un'altra raggiungemmo il campeggio
Era già pomeriggio inoltrato quando ne varcammo i cancelli, mi ricordai di quando Louis aveva inseguito la macchina che mi stava trasportando a Londra e ci era andato a sbattere contro
-Sei spaesata sorellina?- rise Lou guidando fino al parcheggio; quando si fermò slacciò la cintura e spense il motore, io uscii dalla portiera mentre Louis mi raggiungeva
-Sei davvero pallida...sei sicura di stare bene?- Louis mi avvolse un fianco con il suo braccio, come già tante volte aveva fatto in passato per sostenermi, per non lasciarmi cadere
-Sto bene- gli dissi prima di incamminarmi.
Percorremmo tutte le stradine del campeggio, scostai lo sguardo dal lato opposto a quella che portava nel boschetto e poi nel posto segreto di Harry, nel parco giochi notai due figurette che conoscevo benissimo

-Non mi prendi!-
-E' inutile che scappi!- 

Urlavano fra di loro le due bimbe bionde che si rincorrevano fra di loro

-Daisy! Phoebe!- le chiamai con tutta la forza che avevo in corpo, loro si bloccarono tutto d’un colpo sbattendo l'una contro l'altra, guardarono ovunque fino a quando i loro occhietti vispi si posarono entrambi su di me
-SAM!!!!- urlarono all'unisono prima di correre verso di me, io mi abbassai sulle ginocchia aprendo le braccia per accoglierle, erano così esili, così piccole, così bisognose di me, quasi non riuscii a capacitarmi di tutto quel tempo in cui le avevo avute lontane
-Piccole mie ...- sussurrai mentre loro mi stringevano forte, accarezzai loro i capelli, quando mi rialzai loro si attaccarono alle mie gambe, una per lato, presi loro le mani prima di tornare a camminare
-Sam ci sei mancata!-
-La mamma piangeva tutti i giorni-
-Papà diceva che è stato un idiota-
-Lottie non voleva più mettere i tuoi vestiti-
-Félicité si è rubata il tuo cuscino-

Le mie sorelline erano un vulcano di emozioni, non potei fare a meno di sorridere al loro stato di eccitazione e agitazione, erano così piccole eppure così furbe e intelligenti; eravamo a circa cinquanta metri dalla roulotte quando Daisy corse in avanti spalancandone la porta, la sentii gridare
-Mamma! Papà! Sam è tornata!-

Subito dopo si sentì un forte rumore di sedie spostate e successivamente un numero eccessivo di piedi che puntavano all'uscita.
Charlotte uscì per prima seguita da Félicité, entrambe si fiondarono su di me abbracciandomi
-Fallo di nuovo...e vedrai quante botte ti darò!- mi disse Charlotte, la più grande delle mie sorelle; mi vennero in mente tutti i bei momenti passati nella nostra camera a Doncaster a parlare di ragazzi, di trucco, di vestiti, anche se più che altro parlava lei, io non ero mai stata un esperta in merito, lei era la mia icona di stile.
Félicité, la psicologa della famiglia..., era nata con questo dono, quello di riuscire a capire perfettamente gli altri con un solo sguardo, quel giorno si era fatta le trecce
-Come?! Le hai fatte senza di me?- le chiesi io sorridendo
-Infatti non volevo farle! Mamma mi ha obbligato- mi rispose lei alludendo al fatto che quando era piccola la sua principale acconciatrice ero io.
Mia madre mi corse incontro piangendo, mi avvolse con le sue braccia, io appoggiai la mia fronte alla sua spalla
-Oh tesoro....- la sentii mormorare fra i singhiozzi -Tesoro ho avuto tanta paura-
-Anch'io mamma- le dissi stringendola più forte
-La mia bambina....-

Rimanemmo per un po' abbracciate fino a quando mio padre non sbucò dalla sua schiena, in lui vidi davvero i segni del pentimento, un pentimento atroce, segnato dai sensi di colpa
-Sam- sussurrò piano cercando di trattenersi dal piangere... forse avevo ereditato questa particolarità da lui, entrambi cercavamo di resistere al pianto 
-Papà-

Lui mi attirò a sé stringendomi più del resto di tutta la famiglia

-Tesoro mi dispiace così tanto.... sono stato un'idiota...stavo per ucciderti...io....io...-
-Papà va tutto bene- gli dissi guardandolo negli occhi -Adesso ho bisogno di te-
Mio padre annuì come se avesse già capito
-Si risolverà tutto figlia mia...te lo prometto...ti riporterò da lui-



HARRY 'S POV



Mi risvegliai bruscamente guardandomi intorno agitato, non mi resi conto di dov'ero immediatamente, dovetti pensarci per un po'.
Mi misi a sedere passandomi una mano sugli occhi e sbuffando nervosamente, mi resi conto che stavo sognando e che non era successo nulla di effettivo.
Mi alzai e mi diressi al piano di sopra, pensavo di raggiungere la camera ma qualcosa attirò la mia attenzione deviando il mio cammino.
Nel locale lavanderia, la lavatrice era aperta, non mi ricordavo di averla lasciata così, diedi uno sguardo all'interno, sorrisi lievemente alla vista dei vestiti di Sam, c'erano tutti tranne l'intimo, probabilmente li aveva lasciati lì con l'intenzione di lavarli successivamente, presi la sua maglietta candida, la rigirai per un po' fra le mani, percependone il tessuto morbido, il fatto che fosse sua amplificava le cose, mi mancava già, mi sembrava di non vederla da secoli quando erano passate solo poche ore, tornai al mio letto ancora sfatto e mi sedetti, appoggiai i gomiti sulle ginocchia e alzai lo sguardo verso le foto della parete.
Sam aveva ragione.
Il rifiuto continuo di mio padre mi aveva portato a quello... ad un isolamento totale e irreversibile di emozioni, alla paura di una casa, al sentimento più completo di solitudine, se solo avessi ricordato il numero di mia madre!
Probabilmente l'avrei chiamata , per un attimo mi venne in mente di cercarlo ma il calore ancora disperso nel cuscino bloccò le mie attenzioni, appoggiai una guancia su di esso respirando involontariamente un profumo diverso, era così dolce il fatto con non fosse il mio ma quello di un'altra persona, mi chiesi in definitiva cosa avrei fatto senza di lei, per la prima volta aveva dormito fra le mie braccia, il suo viso nel mio collo solleticato dalla freddezza del suo respiro, le sue piccole mani appoggiate sul mio petto, la mia guancia sui suoi capelli , non c'era stato niente di più bello nella mia vita, solitamente con le ragazze succedevano cose ben diverse e sicuramente non così dolci o romantiche... non dopo la morte di Amber almeno...

Ricordo ancora il messaggio che mi inviò... un tempo che mi sembrò un'eternità

"Harry puoi venire da me oggi? Dobbiamo parlare...ti amo xx Amber"

Non ebbi nemmeno il coraggio di chiederle cosa fosse successo, so che mi precipitai a casa sua quello stesso pomeriggio, lei mi accolse come faceva sempre, sembrava che nulla fosse cambiato.
Purtroppo invece molte cose stavano cambiando... al suo interno qualcosa non funzionava più... qualcosa la stava divorando da dentro.... qualcosa la stava uccidendo e portando via da me.... ricordo alla perfezione gli occhi che esprimevano una sofferenza appena accennata ma destinata a diventare qualcosa di irrimediabilmente potente, mi ricordo quando parlò della sua malattia come se fosse una febbre, per non farmi preoccupare, qualche giorno dopo, parlando con la madre ebbi modo di scoprire che le rimanevano pochi mesi di vita.
Quel giorno lo dedicai esclusivamente a me stesso e alle lacrime che avevo bisogno di versare, avevo boxato per circa tre ore senza essere stanco... il mio allenatore pensò addirittura che avessi preso delle pastiglie per gli ormoni, non ero un drogato.... ma venendo a conoscenza della malattia di Amber, stavo lentamente morendo anch'io. L'unico modo che avevo per sfogare la mia rabbia e la mia tristezza era sollevare pesi, pestare dei pugni su un sacco che impersonava ogni volta una persona o un oggetto diverso.
Le rimasi vicino per tutto il tempo della malattia... adorava la musica, le portavo un disco diverso ogni giorno e poi lo ascoltavamo insieme, a volte mi vestivo addirittura come il cantante di quel particolare album e lei rideva, rideva e si lasciava andare come non poteva permettersi di fare nel resto della giornata, le mie imitazioni buffe erano un toccasana per lei.
Uno dei suoi ultimi giorni di vita avevamo fatto l'amore, me l'aveva chiesto lei, mi ritrovai ad essere un po' titubante in quella situazione, ma nei suoi occhi aleggiava un desiderio offuscato dalla supplica, sapeva che non le rimaneva granché da vivere e purtroppo lo sapevo anch'io.



Era una gelida mattina di novembre quando sentii il telefono squillare e mia madre rispondere, stavo per compiere i diciotto anni, eppure ero ancora un ragazzino, io mi sentivo tale anche se non lo ero... mia madre posò il telefono e aprì lentamente la porta della mia camera, io la guardai e non ci fu bisogno che mi dicesse niente, incominciai a piangere, non volli nemmeno un suo abbraccio, corsi all'ospedale dove mi dissero che Amber non era più lì ma a casa sua.
Quando suonai alla sua porta, la madre vedendomi mi abbracciò e incomincio a piangere, l'abbracciai anch'io cercando di sforzarmi dal non piangere, mi accompagnò nella stanza di Amber e mi lasciò solo con lei, gli oggetti, le foto, i suoi vestiti ancora nell'armadio... non era cambiato niente... se non il pallore mortale del suo viso.
In quel momento piansi davvero, piansi come non avevo mai fatto, finché non ebbi più lacrime da versare; indossava ancora il braccialetto che le avevo regalato, avrei voluto darle anche il mio, ma non ebbi il coraggio di toccarla.
Non so se fu vigliaccheria o depressione.... so che non avrei sopportato di guardarla ulteriormente.
Dopo il funerale ero rimasto un giorno intero vicino alla sua tomba, ogni giorno le portavo dei fiori, fino a quando i suoi genitori si trasferirono e decisero di portare la salma della figlia con loro; non sapevo che fosse una procedura possibile, mi stupii alquanto ma non obbiettai, anche per me era il momento di ricominciare una nuova vita, una nuova vita senza Amber... ma una nuova vita con Sam.



SAM'S POV



Quella sera, feci davvero molta fatica a convincere mia madre a lasciarmi uscire, avevo bisogno di informazioni da parte degli amici di Harry, non sapevo se Niall fosse già tornato da Manchester e sinceramente dopo la mia fuga avrei avuto bisogno del tempo e il coraggio per guardarlo nuovamente in faccia, mi diressi così alla roulotte di Zayn, affiancata a quella di Harry.
Era davvero molto grande e i rumori chiassosi provenienti dall'interno mi intimidirono. Bussai nervosamente alla porta, una ragazza che aveva tutta l'aria di essere ubriaca mi aprì, in mano teneva una bottiglia di vodka
-Cosa vuoi?- mi chiese appoggiandosi agli stipiti della porta 
-Sono qui per Zayn...è in casa? - chiesi guardandola dal basso 
-Eccome!- rispose lei ridendo -Zayn …! C'è una ragazza per te...! Dimmi come mai non mi suona strano!-

Zayn raggiunse la porta ridendo, ma vedendomi tornò serio
-Sam ...- esclamò stupito 
-E...ecco io sarei venuta qui a parlarti... m...ma forse è un brutto momento, torno domani- dissi voltandomi e incamminandomi per la stradina
-No!  No Sam !- Zayn saltò giù dalla porta senza fare la scaletta e mi voltò verso di lui prendendomi per una spalla -Sono sobrio.... sono sobrio davvero! Possiamo parlare, ma non qui-
-D'accordo- gli dissi seguendolo .
Zayn continuò a camminare per un bel po', finché non raggiunse una struttura illuminata e subito dopo una stanza dominata da un enorme scrivania, richiuse la porta alle sue spalle
-Allora che succede?- mi chiese sedendosi su una poltroncina e indicandomene un'altra posta di fronte 
-Troppe cose...tutte insieme ...-
-Dov'è Harry?-
-Al sicuro...per ora...- 
-Che significa "per ora" ?-

Gli raccontai tutta la storia, dall'inizio alla fine, senza tralasciare alcun dettaglio, quando finii di parlare, Zayn sembrava pensieroso, si mordeva nervosamente la nocca di un dito fissando un punto a caso del pavimento
-Porca puttana Sam ....- esordì sedendosi meglio e appoggiando le mani sulle ginocchia 
-Non è una situazione facile Zayn...lo so, ma io voglio ...-
-Non è per niente una situazione facile Sam! Lo sa benissimo anche Harry che studia legge ... per reati come questi la pena non è leggera ...-

-I miei genitori ritireranno la denuncia-
-Forse loro sì...ma non il collegio, c'è una gerarchia troppo organizzata da quelle parti, non la lasceranno passare, in proporzione Harry è una briciola in mezzo ad un formicaio...-


Le parole di Zayn non erano per niente confortanti pur essendo vere, non mi venne nemmeno in mente di chiedergli aiuto
-Lo arresteranno ...- concluse lui fissandomi 
-Se fosse così io lo farei uscire- 
-E come ? Facendolo evadere come lui ha fatto con te? La torre di Londra è un posto altamente solido e inaccessibile; diciamo che è facile entrarci ma non è altrettanto facile uscirne, lo sanno tutti, fin dai tempi più antichi-
-Non lo manderanno lì per una cosa del genere-
-Ne sei proprio sicura Sam? Pensaci un attimo è la tua parola contro quella di un giudice-

Mi fermai per un po' a riflettere, poi alzai lo sguardo verso di lui
-Ho bisogno del tuo aiuto Zayn ...- gli sussurrai mentre i miei occhi si inumidivano 
Lui mi guardò per un po' :
-Che tipo di aiuto?!- 
-Ho bisogno che tu vada da lui, a Holmes Chapel, che lo conforti, che gli assicuri che andrà tutto bene e che tu gli dica che sto facendo tutto il possibile per tirarlo fuori da questo guaio-
-Tutto qui?!- mi chiese ironicamente 
-Lo chiedo a te perché so che non è un gioco-
Zayn tornò serio, capì che non era uno scherzo ciò che stava accadendo, capì che in quel momento più che mai avevo bisogno di aiuto
-Sai .. Harry non ha mai voluto compassione...mai nella sua vita , ha sempre cercato di non dipendere dagli altri.... - si bloccò per un attimo poi riprese -Ma in questo momento lui ha bisogno di me ... e di te... parto subito-

Mi aprii in un sorriso gigantesco, lo abbracciai continuando a ringraziarlo, poi gli consegnai le chiavi della sua macchina assicurandomi che fosse stato mio fratello a guidare.



Quando tornai a casa era già molto tardi, tutti dormivano già, accesi una piccola lucina sul tavolino e incominciai a sfogliare un libro che trattava di tutte le leggi presenti nel regno unito, lo avevo preso in prestito da una libreria appena fuori dal campeggio, segnavo con la matita tutto ciò che poteva sembrarmi utile e lo ricopiavo su un foglio segnandomi la pagina.
Erano quasi le due quando mi addormentai sfinita sul libro ....una mano mi scosse dolcemente, mi svegliai improvvisamente, presa da allucinazioni, stanchezza o non so quale altra diavoleria mi sembrò che a svegliarmi fosse stato Harry, avevo visto il suo viso sorridente, i suoi occhi così profondi che azzerano tutto ciò che li circonda con il loro splendore
-Harry...- sussurrai piano stropicciandomi gli occhi 
-No...Louis - mio fratello si sedette di fronte a me con due tazze in mano, me ne porse una sedendosi con la sua
-Scusami ...- gli dissi sbuffando e sorreggendomi la fronte con le mani
-Non è il caso di ricominciare domani?-
-Non ho tempo Louis, sicuramente il collegio avrà già sporto denuncia , stanno indagando su di lui ... non posso permettere che accada tutto questo ...-
-Lo so che non ti darai pace ....- mi disse guardandomi e poi guardando la pila di libri di fianco a me -E' per questo che ti aiuto- prese un libro, una matita e un foglio e incominciò a ripetere il mio stesso lavoro sorseggiando di tanto in tanto la bevanda della sua tazza.
Vedendo che lo guardavo basita indicò la mia
-Bevilo, è caffé- mi disse prima di tornare a concentrarsi sui fogli 
Io sorrisi senza riuscire a contenermi, non riuscii nemmeno a ringraziarlo per il suo aiuto, bevvi anch'io tutto il contenuto della tazza, ogni due ore Louis si alzava per prepararne dell'altro, continuammo a cercare fino alle sei del mattino, quando nostra madre alzandosi, ci scoprì entrambi chini sul tavolo, la testa appoggiata alle braccia, presi da un sonno profondo.
Lo percepivo da sola, nel mio dormiveglia, mia madre si sedette accanto a Louis prendendo il suo viso sulla sua spalla, incominciò ad accarezzarlo forse ricordando i tempi in cui era lei a farlo addormentare fra le sue braccia, quando ancora il suo bambino era estremamente bisognoso di lei, poi ero arrivata io, altra piaga della società da curare, dire che ci era riuscita non era del tutto vero, ma era mia madre, mi voleva bene, ce l'avrebbe sempre fatta, è una donna troppo forte per non farcela, molta gente è convinta del contrario, molta gente la definisce "rovina famiglie" per il fatto di essersi risposata con un altro uomo, io la definisco semplicemente come una madre e una donna meravigliosa, senza di lei io non sarei qui, senza di lei non sarei nessuno.
In quel momento volli ringraziarla ma mentre alzavo lievemente la testa, lei accarezzò lievemente il mio viso
-Dormi tranquilla amore...- mi sussurrò prima di baciarmi e spegnere la luce.
  
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