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Autore: wick_    04/01/2014    3 recensioni
La vita squinternata di Elena si tinge di un altro colore da aggiungere nelle sue sfumature. Questo colore è l’amore. Con un incontro non tanto casuale Alberto e Elena sono costretti a guardarsi negli occhi. Elena è bellissima, lo è sempre stata tuttavia solo da poco riesce a comprendere cosa può fare il suo corpo o il suo sorriso ad un maschietto. Alberto e Francesco, migliori amici da sempre, rovineranno l’amicizia per lei? Considerare la parola ‘amore’ è solo un rischio?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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per il favoloso banner ringrazio di cuore Caleidoscopio, se stai leggendo: SEI UNA GRANDE!
Viviamo mia Lesbia, e amiamo,
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille,
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto.
Catullo.
 
La principessa ed il ladro delle macchinette
 
 
Lunedì 23-10-11
Siamo costretti a dover lasciare quello che noi studenti amiamo per andare alla ceca su di una nuova settimana.
Sono le 7.05 e già sento il solito ronzio del Lunedì. Annalisa è già in piedi, chissà da quanto, mentre urla a me e a mio fratello, Gabriele, di muoverci prima che si faccia troppo tardi. Mamma gira per casa cercando di svegliarci con più calma. Io sono ancora nel mio letto a sentire quel noiosissimo telegiornale. Sono sveglia da parecchio ormai, devo solo trovare la forza di abbandonare le coperte e dire buongiorno alla mia settimana. Chiudo gli occhi per qualche secondo, respiro e.
-Buongiorno!- mi alzo con il sorriso mentre cambio canale, adoro prepararmi con la musica di MTV, mi rende di buon umore..
Mi presento, sono Elena Mariotti, ho quasi diciassette anni e vengo da un piccolo borgo nell’Italia meridionale. Non sono molto alta, ma riesco a superate 1.63 senza bisogno di aiuti nei miei piedini, che tanto piccolini non sono: un trentanove loro lo prendono. I miei capelli sono di un color castano chiaro, rigorosamente lisci piastrati ed I miei occhi sono bruni, chi riesce a notarlo bene sono luccicanti, quella luce è il mio sogno e spero che un giorno si possa realizzare. Le persone i sogni, i desideri e tutto ciò che hanno di più caro lo tengono negli armadi, sotto il letto o in una cassaforte. Io invece, suppongo di un grande sogno che brilla ogni mattina accompagnato tanti piccoli modi di vedere la vita.
Sotto consiglio di Annalisa decido di indossare dei leggins neri con una fantasia strana in bianco; una maglietta firmata ‘artigli’ e una carinissima giacchetta grigia. Il mio solito ciondolo con un anellino rosa shocking a forma di casetta, l’orologio regalato per il compleanno e il bracciale portafortuna, rigorosamente nel braccio destro. Non oso mai cambiargli posizione sennò poi la giornata va male! Il trucco è il solito, l’unica cosa che so fare senza combinare danni e senza sembrare un clown. È una specie di matita color ottano e il mascara per le ciglia. Ho detto giusto?
Lascio volare le mie gambe fino alla cucina dove mangio una brioscina al volo. Non potevano inventare una così brutta merenda che fa passare l’appetito. Ed io proprio per questo la mangio. Mi rende sazia fino alle due di pomeriggio!
La lancetta gira intorno all’orologio fino a mettere le valige sul nove e siamo ancora in macchina! Non abito neanche vicino scuola, il modo migliore di iniziare la settimana, in ritardo!
Sento sghignazzare mia sorella e quando le chiedo il perché lei indica i miei capelli. Cavolo! Ho dimenticato di farli, prendo il pettine di riserva nella macchina di mamma e inizio a pettinare, decido per una bella coda che mi rende quel pizzico d’interessante e irritabile al punto giusto. Cerco di non impigliare gli occhiali da sole con i capelli e il gioco è fatto.
Arrivo a scuola alle 8.15 e vado verso la mia classe. Mentre cammino per quel lungo corridoio desolato se non per qualche ragazzo ritardatario come me noto che tutte le porte sono chiuse e si sentono i professori fare lezione. Tutte, tranne la 3P, la mitica sezione. La famosa classe in cui tutti sono belli, famosi e ricchi. Tra quelli vedo il mio principe azzurro che, ahimè non potrà mai essere mio, o forse si? Alberto Fraschini, biondo scuro, chiaro di carnagione, occhi verdi, alto 1.78 passati e che dire? I suoi occhi somigliano due perle in un fondale marino, i suoi capelli seta dorata dei miglior sarti francesi, il suo sorriso rubato alla luna e il suo umorismo, beh quello è suo ,basta.. Il sogno impossibile che brilla nei miei occhi oltre alla mia carriera. Decido di passare avanti senza degnare di uno sguardo né lui né tantomeno il suo migliore amico, Francesco Grazzi, noto come il don Giovanni dell’istituto, un ragazzo carino dagli occhi celesti e i capelli castani, dai denti bianchi e dall’aspetto da urlo. Francesco Grazzi e Alberto Fraschini in modo inconsapevole mi mettono molta soggezione: spesso ricevo loro sguardi o sorrisini .Non ho idea del perché, sono sicura di non interessarli seriamente, penso sempre che cerchino qualcuna da prendere in giro come Veronica Sanzi, ed io non voglio finir certo come lei.
Chiedo scusa alla professoressa per il ritardo e mi siedo al mio amato secondo banco accanto alla mia amica. Esco il libro sul banco e inizio a leggere pagina ottantacinque, ’Catullo e il suo modo di pensare’. A un tratto mi arriva tra le mani un fogliettino da parte della mia compagnia. “come mai hai tardato? Mi stavo preoccupando” accompagnato da un cuoricino. Alla fine è una brava ragazza, un po’ invidiosa, ma una brava ragazza. Col tempo è cresciuta ed ha imparato l’importanza della femminilità. Sembra quasi strano ma dopo tutto il tempo che passiamo insieme, le voglio bene. Glielo dico sempre ma solo da poco è pieno di sentimento.
Lentamente passano le tre ore d’italiano che ci spettavano, anche se almeno tre quarti d’ora prima io non c’ero più di testa. Suona la campana della ricreazione segno di fuga per noi comuni studenti.  Corro, per così dire, verso il cortile: un grande buco di terra pieno zeppo di cicche di sigarette e studenti annoiati. Come adolescenti siamo tenuti, da catene invisibili, a rispettare la quotidianità in piccole cose come ad esempio: il nostro posto nel giardino. Il mio è sotto una tettoia, comodo e semplice.  Mi siedo su un banco mezzo rotto lasciato lì da qualche bidello mentre aspetto che Alice e Federica arrivano. Ginevra inizia a parlare di quanto la sua vita con il suo nuovo fidanzato sia fantastica ed io non posso fare altro che assecondarla mentre guardo passare l’unico ragazzo che vorrei avere come fidanzato. “ Se vuoi fidanzarti con lui perché non rischi mai? Perché devi sempre pensare negativamente? Veronica può anche essere un caso fuori dal comune! Fa qualcosa o non lamentarti!” il mio cervello trova sempre ottime repliche alle mie scuse. Grazie mille se non voglio ammettere che ho paura. Capito? P.A.U.R.A.
Finalmente le due ragazze, più grandi di noi di un anno, si fanno vive con un sorriso  enorme e con in mano il loro trionfante ‘Mars’
-Stavo per morirci davanti alla macchinetta, porca troia- e questa signori e signori è Alice: capelli rossi ramati ed occhi verdi, fisico perfetto e bellissima. Ha già provato tutto della vita, ha viaggiato sin dalla tenera età di sette mesi! Il suo primo passo è stato fatto in Svizzera, mentre la sua prima parola in Egitto, il suo primo dente che cade in Germania e la sua prima volta in Giappone con il figlio dei migliori amici dei suoi genitori. Lei si che sa parlare d’amore! Quei due ragazzi sono cresciuti insieme, hanno sperimentato tutto e si amano, solo che hanno paura. Come me, che ho paura di rimanerci scottata! Accanto a lei ancora sghignazzante c’è Federica, la ragazza più intelligente che io conosca e bellissima nella sua semplicità. Noi quattro formiamo una piccola compagnia divertente e solare, comune alle altre sulla carta ma speciale dal vivo.
-Me ne dai un pezzettino?- le chiedo con gli occhi dolci.
-Il mio tesoro, è solo di Alice- inizia teatrale per dirmi con le buone che nessuno avrà mai il suo Mars. Ginevra continua a parlare del suo fidanzato allargando il pubblico. Alice la interrompe sempre chiedendole dei fatti piccanti e questo la fa innervosire creandole una smorfia in faccia che mi fa ridere. Anche se distratta dalla storia non riesco a non placare la fame da Mars che la rossa mi ha creato. Scendo dalla superfice con un salto
-Vado alla ricerca del Mars- annuncio creando una risata generale.
Salgo le scale, giro a destra e faccio la fila. Sono passati già due minuti ma ancora  l’omaccione non si decide se prendere una ‘pepsi’ o una ‘cola’ e quindi rimango bloccata. La campana suona e tutti gli altri pretendenti vanno via, merda. Devo tornare in classe anche io, però ho fame quindi aspetto. La fidanzata gli consiglia di prendere una ‘fanta’ e senza altri indugi la prende dicendo poi ‘sai che volevo questa ma aspettavo che me la consigliavi tu così avrei saputo se eri quella giusta?’ mi prende in giro? Meglio non aprire discorso perché mi uscirebbero solo tanti insulti. Finalmente sono pronta a comprare la merendina, estraggo dalla tasca la monetina e la inserisco dentro il cassettino, mi manca solo cliccare il numerino ed aspettare, vengo spintonata dopo poco senza riuscir a prendere niente.
-Ehi- ribatto oltraggiata senza sapere chi ho davanti, maleducato al punto di darmi le spalle. Picchietto alla sua schiena dicendogli che è il mio turno. Dopo aver fatto acquisti con i miei soldi si gira e se ne va senza darmi neanche il tempo di dire una parola, non riesco neanche a riconoscerlo bene, riesco a definire la sua statura alta, il berretto e gli occhiali da sole. Delusa e con gli occhi quasi luccicanti mi accascio accanto alla macchinetta con la testa bassa, non è il mio stile! Di solito riesco a farmi valere.
-Ehi- una mano calda si appoggia alla mia spalla, alzo la testa ritrovandomi Alberto Fraschini ad un palmo dalla mia bocca con un espressione dispiaciuta dipinta in volto, per un attimo sono convinta che sia preoccupato per me poi ripensandoci  mi scosto scusandomi per aver intralciato il posto. Mi sorride e compra ciò che ha bisogno. “cos’è che era? Preoccupato per te? Ahaha” mi rinfaccia il mio stesso pensiero, quanto posso essere stupida. Comprendo che la giornata non è nata favorevole ai miei occhi così decido di passeggiare per i corridoi, salterò educazione fisica, cosa m’importa! Ancora attaccata alle macchinette scrivo di corsa un messaggio. “sono in infermeria, puoi dirlo alla prof?” cerco nella rubrica la lettera G ed invio. Non è da me mentire e saltare la lezione soprattutto per un motivo così futile ma è come se quando quel ragazzo si è portato via i miei cinquanta centesimi abbia portato via  metà me. Mi allontano senza neanche salutare il ragazzo di cui sono persa ma al quale non riesco a trovare certezze che spingano a buttarmi tra le sue braccia. Con le mani nelle tasche vado verso i giardinetti. Sento nel silenzio dei corridoi qualcuno urlare ‘ aspetta’ ma mi ripeto che non sarà mai per me che sia anche inutile girarsi. Mi siedo sotto la tettoia con le gambe accartocciare tra il banco e il mio corpo così da creare un ‘poggia braccia’.  Sento qualcuno correre le scale velocemente come se avesse fretta di vivere, noto incuriosita che il ragazzo dal rumore nelle scale e lo stesso delle urla e della macchinetta, si sta avvicinando a me o è solo un miraggio? Ha in mano un pacchetto di M&M’s e si siede porgendomi il pacchetto. Lo guardo incuriosita
-Ho visto la scena, non potevo andar da quel ragazzo e farti ridare i soldi ma potevo offrirti di dividere con me la merenda- accompagna con questa richiesta il pacchetto giallo e un sorriso luminoso. Che devo fare? Se accetto non sembro una scroccona? Ma ho fame! Gli sorrido e prendo un cioccolatino grata del suo buon gesto. Mangiamo tutto il pacchetto, guardandoci negli occhi e sorridendo nel completo silenzio, sembra proprio una scena inquietante di una brutta copia di un film visto su canale 5.
-Ho la lingua colorata?- dice lui dopo aver finito di mangiare. Inizio a ridere inaspettata di una domanda del genere, non si lascia pesare ed esce comunque la sua lingua sottile e lunga  e colorata, poco ma colorata.
- È verde- sbotto ridendo con voce da bambina –La mia?- tiro fuori la mia lingua
-La tua è blu- inizia a gioire anche lui –Hai una bocca bellissima- dice dopo, serio
-Anche tu- e non mento, la sua è veramente perfetta. I denti sono ben curati e bianchissimi
-Come può la bocca di Alberto Fraschini non essere perfetta?- inizia a fare la buffa imitazione di uno che si pavoneggia
-Sei tu Alberto Fraschini? Il famoso Alberto Fraschini?- continuo fingendomi una sua grande fan –Mi devi fare un autografo sennò non ci crederò mai- esulto con l’ultimo respiro prima di perdermi in una grande risata.
-Vuoi autografate le tette o l’iphone?- mi guarda con fare malizioso
-O solo un comune Samsung galaxy S3-  faccio finta di essere triste
-Va bene lo stesso, anche se le tette posso autografarle quando vuoi- dice prendendomi il telefono. Sbircio e noto che sta scrivendo il suo numero e si sta chiamando –Fatto- ribatte dopo qualche secondo ridandomi il telefono.
Cosa sto facendo? Sto civettando con un ragazzo appena conosciuto! Con il ragazzo che pensavi di essere cotta? Eppure sembrava tutto così facile, non lo è mai!
Forse quel ragazzo quando ha portato via i miei soldi e quella parte di me si è portato via anche le mie insicurezze? Ho forse la fame mi è andata al cervello.
  
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