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Autore: Gozaru    04/01/2014    2 recensioni
[Lysandre] [Nathaniel] [Castiel]
.
Ho sempre pensato fosse una persona strana. Qualcosa in lui mi aveva sempre attirato ma, al contempo, respinto in maniera viscerale. Era tutto ciò che io non ero e non sarei mai diventato. Il solo pensiero mi irritava più di quanto avessi mai potuto immaginare.
Ed è per questo che mi avvicinai a lui...

STORIA SOSPESA
Mi scuso con chiunque la segua. Farò di tutto per darle una conclusione. Prima o poi.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Lysandro, Nathaniel
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap 3 Dolce Flirt ~




Shadows








Scusate se il capitolo si legge piccolo ma credo che mi sia partito NVU.
Vi chiedo di avere un po' di pazienza con me e il mio vecchio pc e, per questa volta,
di accontentarvi dell'opzione d'ingrandimento messa a disposizione da EFP.
Grazie a tutte coloro che, nonostante questo disguido, leggeranno la storia.



Capitolo Tre.
Changes.



Uscii dal bagno, sperando di essermi tolto quell'imbarazzante faccia da schiaffi che pensavo di avere. Mi sentivo tremendamente a disagio in quel posto così poco consono alla mia persona, eppure l'idea di averci messo piede non mi dispiaceva affatto. Non avevo mai provato certe emozioni né pensieri poco adeguati erano affiorati in modo così insistente nella mia mente. Avevo deciso di rinfrescarmi il viso e, nel lussuoso bagno dello strip club sembravo essermi calmato. Addirittura, il comodo divanetto che per uno strano motivo era stato posto all'interno dei servizi, si era rivelato il punto chiave per la mia calma. Eppure, una volta appoggiato il palmo sudacchiato contro alla porta di legno massiccio che sembrava proprio essere mogano, l'ansia e l'inadeguatezza mi tornarono addosso come mosche sul miele -per non dire altro. Il primo istinto fu di rigirare i tacchi ancora una volta e rifugiarmi nel bagno così puro e accogliente, ma una cameriera mi assalì in modo inaspettato. Le sue unghie smaltate si chiusero attorno al polsino della mia camicia bianca, facendone risaltare i colori più disparati. La prima cosa che focalizzai di lei fu il pollice rosso al contrario delle altre dita, colorate di un giallo acceso che sembrava un pugno in un occhio, che mi ricordarono molto la nuova tinta, miele principesco, di mia sorella. Poi passai al rossetto, di un rosso profondamente marcio e quasi scrostato dalle labbra screpolate che si aprivano e chiudevano ritmicamente mostrando al mondo il suo ruminare di cicca. Trattenni una smorfia schifata solo grazie ad una punta di autocontrollo che, grazie al cielo, sopravviveva in me.
Perché tra tutte, proprio lei?
Mi sorrideva in modo complice, continuando maleducatamente a masticare la cicca, come se si aspettasse qualcosa da me. Lanciando una rapida occhiata in giro, non riuscii a trovare il mio accompagnatore e mi sentii perso, ma potei comunque notare le belle ragazze che affollavano il locale, libere o intente a soddisfare un cliente. Seppur non mi soffermai a guardarle tutte una ad una avrei potuto giurare che fossero molto più attraenti di quella che, trentina d'anni passati, mi stava bloccando all'uscita della toilettes. Il solo fatto che si fosse imposta me la fece detestare; senza contare il seno visibilmente raccimolato in un push-up poco efficace, le evidenti rughe sul collo e ai lati della bocca, e per non parlare anche di quello strano modo in cui usava la lingua attorno a quell'informità rosa acceso. E il vestito che indossava? Doveva sembrare sexy, ma anche sforzandomi non pensavo che ad una delle amiche di mia sorella invecchiata; fine che, probabilmente, avrebbe potuto fare, continuando su certe strade.
Socchiusi appena le labbra. Per sbaglio inspirai una zaffata di quello che sembrava profumo scadente, riuscendo a sentire le particelle decisamente tossiche sopra alla lingua e contro il palato, quando una ragazza molto più giovane venne in mio soccorso, chiamandomi.
«Signor Nathaniel!» trillò con una vocina che mi sembrò così soave da rappresentare la salvezza; come una sirena che salva il povero marinaio da una perfida arpia -ovviamente non nella versione pensata da Omero. Si avvicinò leggermente imbarazzata a me e alla cameriera, titubante sui tacchi alti che slanciavano la sua figura decisamente più bella da vedere rispetto a quella che i miei occhi avevano sopportato -per pochi secondi- fino a quel momento. Si chinò leggermente in avanti, lasciando che la sua lunga chioma castano scuro le ricadesse oltre le spalle nude, facendomi desiderare di essere anche un semplice e fine capello. Chiuse gli occhi, lasciandomi vedere solo un paio di lunghissime ciglia che risaltavano sulla guancia arrossata e, sempre in quella posizione, cominciò a chiedere scusa alla sua collega anziana: il cliente con cui ero venuto -probabilmente parlavano di Castiel- aveva chiesto di me e mi aveva fatto cercare. Smisi di ascoltare le sue parole, beandomi solo del loro suono armonioso e concentrandomi sulla profonda scollatura a cuore risaltata anche dalle braccia di lei che, strette in avanti, comprimevano i già abbondanti seni non lasciando altro punto focale sul suo corpo. Notai, infatti, le sue gambe solo al suo arrivo e il suo eccitante sedere sculettante solo dopo che l'arpia decidette, a malincuore, di mollare la presa su di me. Quasi non notai l'espressione scocciata di quest'ultima nell'allontanarsi lasciando un appetibile cliente in mano ad una sbarbatella appena arrivata, né pensai più a quella una volta che la giovane mi disse di seguirla.
Mi portò ad un divanetto posto in un angolo tranquillo e riservato del locale dove ritrovai il rosso beato e felice nel suo harem di donne disposte a servirlo. Una, in intimo, gli lasciò un bicchiere ghiacciato con qualche gocciolina che scendeva sulla superficie di vetro oltre la quale intravedevo un liquido che non avrei saputo riconoscere, andandosene dopo avergli lanciato un bacio con la mano, come facevano le bambine ai loro fidanzatini, ma in modo molto più complice. Lui era comodamente stravaccato sulla superficie di velluto rosso e leggermente consumato come se quel posto fosse sempre stato suo. Le braccia aperte e distese lungo lo schienale che lasciavano libero accesso a due donne avvinghiate al suo corpo. Quella alla sua destra, dai lunghi capelli biondi, lo fissava insistentemente, come una ragazza sovrappeso, messa a dieta, guarda un piatto di cioccolatini, accarezzandogli il torace e aspettando un suo cenno per potersi fiondare di più sul corpo del ragazzo. Il vestito bordeaux si fermava a metà coscia, per niente coperta da uno spacco che faceva vedere un piccolo filo di stoffa rossa. Sotto di esso, solo autoreggenti a metà coscia che avvolgevano perfettamente le gambe. L'ombelico era seducentemente messo in mostra da un ben pensato pezzo di stoffa mancante.
L'altra donna era invece molto più composta. Le gambe accavallate mostravano delle calze a rete che lasciavano intendere ben poco sulla sua professione, come del resto i pantaloncini di jeans molto molto corti e una maglietta stracciata che passava benissimo come top o anche come straccio per la polvere che di poco copriva un terzo del provocante reggiseno leopardato che indossava. I capelli corti erano raccolti in una piccola coda di cavallo alta, eccezion fatta per un paio di ciuffi ai lati del viso che le facevano risaltare i grandi occhi azzurri. Sembrava a proprio agio di fianco a Castiel e, al contrario della sua collega, non sembrava avere alcun interesse per lui, limitandosi a compiere il suo lavoro con la sua sola presenza. Ogni tanto sistemava le gambe accavallate o controllava che le unghie fossero perfettamente smaltate.
«Dove ti eri cacciato?» chiese il rosso non appena arrivai. Dal suo tono capii che la domanda era retorica: non gli fregava proprio niente di me ma il suo sguardo sembrava comunque aspettar qualcosa. In un territorio non mio, con il mio peggior nemico a fingersi un compagno non potevo che cercar di mimetizzarmi in quel luogo. Ma non ebbi, di nuovo, il tempo di dire qualcosa che venni anticipato. «Te la sei fatta sotto?» ghignò Castiel, piazzandosi il suo solito ghigno sul muso. Scostò la bionda per allungare il braccio davanti a sé a prendere il drink portatogli poco prima. La ragazza sembrò quasi risentirsi per quel gesto, dal momento che stava facendo di tutto per attirare la sua attenzione senza evidente successo, mentre la sua rivale rimaneva la preferita pur senza batter ciglio. Sorseggiò il liquido dal colore indefinito mentre il mio viso assumeva una smorfia offesa, subito calmata dal trillio della ragazza in tubino rosso che mi aveva condotto lì. «Allora io vado. Prego» mi sorrise e con un inchino, che fece immancabilmente cadere il mio sguardo sul suo seno, si allontanò. Rimasi a guardarla mentre si allontanava nella direzione da cui eravamo venuti quando una risatina sommessa del mio compagno attirò la mia attenzione. «Lei è una di quelle che non si possono avere» disse, senza troppe spiegazioni, per poi far tintinnare il bicchiere sulla superficie di vetro liscio del tavolino davanti a lui. Fece poi un cenno alla bionda con la testa e questa si illuminò per un secondo. «Portagli Candy» le ordinò, spegnendole lo sguardo. Ma prima ch'ella potesse alzarsi, il rosso aveva infilato la sua mano nella tasca dei pantaloni di pelle e ne aveva estratto il rotolino di banconote. Lo allungò alla bionda sussurrando qualcosa che non riuscii a capire, afferrando solo parole come Lui e un Mi raccomando piuttosto sentito.
Castiel non degnò più di uno sguardo la ragazza che, risentita per il suo ingrato compito, avrebbe preferito starsene tra le braccia del ragazzo. Ella se ne andò ticchettando con gli alti tacchi il pavimento, evidentemente offesa. Aveva nascosto abilmente quella che sembrava proprio essere una mazzetta tra i due seni, approfittando della loro abbondanza, dirigendosi verso una parte del locale a cui praticamente nessuno sembrava poter accedere. Ripensando a ciò che era successo nel cortile del liceo, cominciai a pensare che quei soldi potessero davvero appartenere a quell'uomo, e che quindi Castiel mi aveva mentito. Pensai anche ad un qualche pizzo o un saldo di qualche conto strano. Mi piaceva riflettere sulle situazioni per arrivare poi ad una conclusione, come un abile detective, ma per sapere la verità dovevo anche avere la conferma dall'indiziato circa le mie congetture. Mi voltai quindi verso il mio compagno ma non potei chiedergli niente. La mia gola, ormai inutilizzata, stava cominciando a scocciarsi di quel continuo richiamo all'azione senza che però andasse a parare da qualche parte. Castiel, invece, stava facendo lavorare la sua lingua nella gola della ragazza che sembrava un pochino più sciolta di prima. Le gambe sempre accavallate con fare quasi regale, erano l'unico dettagli immutato della sua figura. Del viso coperto dai capelli di lui si riusciva a vedere solo qualche brandello di pelle e, ogni tanto, lingua. Le sue piccole mani si stringevano al colletto della giacca di pelle di lui mentre quella di Castiel accarezzava ogni centimetro non coperto dai vestiti. La vidi che ormai aveva superato la coscia e, passando per il ventre con gli addominali contratti per la posa leggermente inclinata all'indietro, finì sul modesto seno ben reso provocante dagli abiti indossati. Dapprima si limitò a toccarglielo da sopra il tessuto ma, incurante delle altre persone, decise di darci dentro, bypassando la stoffa e spostandole la coppa preformata dalla fantasia leopardata. Intravidi un capezzolo turgido della ragazza e improvvisamente il mio disagio tornò a bussare alla porta della mia mente. Deglutii un groppo d'imbarazzo e, ancora in piedi davanti a loro, mi sentii totalmente fuori luogo. Non avevo mai visto il seno nudo di una ragazza, eccezion fatta per mia sorella fino ai dieci anni, quando ancora mi permetteva di entrare in camera sua o facevamo il bagno insieme, anche se non sono sicuro che valga come esperienza. Ma perché mi ero messo a pensare a queste cose infantili mentre due persone, davanti a me, stavano per copulare? Mi sembrava di trovarmi davanti ad un film porno senza schermo, dove io potevo solo essere la comparsa -non che avessi visto un porno, eh. La cosa, stranamente, cominciò a non dispiacermi del tutto. Ero imbarazzato, sì, ma una parte di me non voleva andarsene, rimanendo per vedere il finale.
Cominciai a sentire un rigonfiamento nei miei pantaloni. Era normale provare una simile reazione nei confronti di quella scena? Da che ero entrato, il mio amico si era fatto sentire più volte, soprattutto all'arrivo di quella leggiadra ragazza che mi aveva salvato, ma perché ora sembrava premere più di prima? L'imbarazzo crebbe a dismisura e decisi che dovevo finirla lì, subito. Mi girai, convinto a non voltarmi indietro fino a che non fossi uscito da quel posto peccaminoso, ma una figura seducente mi si parò davanti. Una donna dai lunghi e mossi capelli neri che si morsicava provocante il labbro inferiore. Le mani appoggiate sui fianchi proporzionati al vitino stretto e al seno prosperoso. Sul reggiseno rosso di pizzo vi era una molletta o spilletta a forma di caramella e solo allora pensai a ciò che aveva detto Castiel: lei doveva essere Candy. Non feci in tempo a squadrare tutto il suo provocante outfit che una sua mano andò a poggiarsi sopra la mia erezione contenuta e, con sguardo malizioso, mi abbassò la zip. La vidi avvicinarsi e per qualche istante inspirai un dolce profumo alla fragola. Chiusi gli occhi e la sua presenza scomparve davanti a me. Sentii solo la cintura slacciarsi e la sua voce, più armoniosa di quanto mi aspettassi, cantilenare
«Vedo che si può cominciare».




Da quanto tempo non aggiornavo?
Chiedo scusa a tutte coloro che hanno dovuto radersi la barba cresciuta per l'imperdonabile ritardo.
Ma questo nuovo capitolo arrostisce e accende un po' le cose. Spero possa piacervi.
Prendetelo anche come un augurio per queste feste che stanno passando velocemente.


Poi avrei cose da specificare.
Per prima cosa, l' "idea" mia: Candy è un tributo alla spogliarellista di American Pie 6 - Beta House.
Nathasha, la bionda che sparisce con la mazzetta è stata disegnata da ParadiChloroBenzene_ alias Ayu,
e l'outfit per l'altra donna senza nome è stato comunque ispirato ai suoi disegni.
Inoltre, un particolare ringraziamento a lei per avermi corretto il labbro nero e altre schifezze in questa storia.
Un buon slinguazzamento con Castiel a chi apprezza, altrimenti, chi preferisce Nathaniel... Aspetti il prossimo capitolo!
Scusa, Jessie... Ricordati che la storia ti piace!

  
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