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Autore: Fuschissimo    04/01/2014    0 recensioni
Una nuova vita, un nuovo sole illumina il mondo. La storia di un ragazzo e il mare, la storia di ventiquattro isole e i suoi abitanti. Una storia di sacrifici, amore e avventura; una storia che si scontra e si intreccia con le forti emozioni che raramente proviamo nella nostra vita. Un'amicizia che ruota attorno all'avventura e alla lotta, insieme, per rimanere aggrappati ai propri sogni. E come le correnti, il protagonista percorrerà la propria strada senza quelle precauzioni che creano noia e monotonia, senza compromessi e calcoli, arrivando alla propria maturità con le proprie vittorie e sconfitte.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - parte 2


Proseguirono per un chilometro, fino a ritrovarsi di fronte un bivio. Scelsero di andare a sinistra, e dopo un paio d’ore si fermarono.
Rose aveva raggiunto il limite. Matì sapeva che non trovando un uscita, in poche ore sarebbe morta. La testa, annebbiata, non portava che dolore, aggravando la situazione. Il corpo iniziava a non rispondere più alla mente, la mente non riusciva più a concentrarsi. Prese con sé la bambina, leggera, col braccio sano, la tirò su sulla spalla. Camminò ancora, e ancora, il tutto sembrava non avere fine.

- Non è mai tornato.. Ora io, amo te. –
- E lui? Diventerà.. nostro? –
- No.. lui.. deve partire.. –
Un vaso, rotto. Era ciò che rimaneva di una conversazione andata per le lunghe, con urla e grida di rabbia, dolore. In mano, una piccola barchetta in legno, e di fianco a Matì, un secchio.
- Bello essere giovani, basta poco.. per viaggiare. –
Un uomo alto, strambo, dagli occhi svegli e neri come la pece guardava Matì, porgendogli la mano.
- Vieni, ho un regalo per te. –
- Un.. altro? –

Aprendo gli occhi, Matì vide una ragazza, vestita di bianco, dai finissimi capelli dorati, fissarlo incredula. Riprendendosi, appoggiando la mano sugli occhi di Matì, disse:
- Sei morto. I morti non aprono gli occhi. –
- Ro..Rose? –
Tentò di alzarsi di scatto, ma la schiena gli doleva a tal punto da strozzargli l’urlo in gola. Non si sentiva né braccia né gambe, era totalmente immobilizzato.
- Chi è Rose? La tua fidanzata? –
- Non sono morto.. sento l’odore del mio zaino, in mezzo a questa puzza di profumi, stupida ragaz-
La ragazza gli strinse il braccio.
- Zitto, ci sono le guardie. –
La luce divampò in quella che sembrava una stanza, una piccola stanza in movimento. Si accorse, nel dolore, di essere in quello che sembrava un carro. Tende rosse lo circondavano, e cuscini di ogni colore erano sparsi ovunque, sotto e di fianco a lui.
- Che.. Ah! Mi scusi.. Fatela passare! –
- Grazie, buonuomo.. –
Matì, voltando la testa, vide una ragazza splendida, con una carnagione chiarissima, quasi lucente, vestita completamente di bianco, coperta da una vestaglia lunga che arrivava fino ai piedi, scalzi. Portava una tiara dorata che si insinuava attorno al capo, sormontato da capelli dorati molto lunghi. Il viso era avvolto dalla luce esterna, non riusciva a definirlo ancora con chiarezza, ma era sicuramente splendido.
La medicazione al braccio era stata cambiata, in qualcosa di più elaborato e pulito.  Era stato lavato e cambiato, aveva molte medicazioni e una benda attorno alla testa, che gli copriva anche parte dell’occhio sinistro. Dietro la schiena sentiva qualcosa di fresco, intenso. Non si mosse per toccarlo, ma chiese alla giovane ragazza che cosa fosse.
- Nulla, non capiresti. –
- Ma.. è fresco, come ghiaccio, ma non è possibile.. –
- Non capiresti. Ora dormi, tra poco saremo arrivati. –
Dopo una decina di minuti, il carro si fermò.
- Bentornata! Sua Maestà vi aspetta.. –
- Sì, ma prima dovrei prepararmi, no? Digli che può aspettare ancora! –
- Sì.. Subito! –
Il carro riprese ad avanzare, questa volta in salita, curvando parecchio.
- Non mi piacciono i carri.. non mi fido.. –
- Shhh! Dannazione vuoi stare zitto? Se ci scoprono è una tragedia! –
Fermatosi ancora il carro, la ragazza aiutò Matì a tirarsi su. La schiena stranamente faceva molto meno male, e girandosi finalmente vide l’oggetto che tanto lo incuriosiva.
- Che cos’è? –
- Ancora?! Non capiresti, ora alzati, abbiamo poco tempo.. –
L’oggetto misterioso era sferico, con incise delle rune incomprensibili. Emanava una luce tra il bianco e l’azzurro e le rune emettevano uno strano bagliore, il quale sembrava circondare la sfera senza propagarsi come è solita fare la luce normale. Appena la ragazza toccò la sfera, questa smise di brillare. Ora era più vestita, indossava un’altra veste e un soprabito pesante, delle scarpe ricamate e portava sulla spalla una grande borsa bianca, con inciso un altro simbolo a Matì sconosciuto. Lì la ragazza ripose la sfera, per poi incrociare lo sguardo curioso di Matì.
Gli occhi di lei erano azzurri, chiarissimi e intensi. Pensò di vedere il mare, dentro quegli occhi. Li vide agitarsi e muoversi, contorcersi e rilassarsi, ondeggiare e placarsi. Il suo naso a punta era abbastanza lungo, la bocca rossa e carnosa, al contrario della carnagione bianchissima. I capelli andavano a coprire orecchie e sopracciglia, molto alte.
- Vieni dal nord, giusto? Hai la pelle troppo chiara per esser di qui, o mi sbaglio? –
- Sbagli. E hai ragione. Il mio nome deve restarti sconosciuto, visto che tra poco te ne andrai. –
- Come?! – all’improvviso gli era tornata in mente Rose – Con me non c’era forse una bambina? Che fine ha fatto? Dimmelo, dimmelo! –
Si trovava a pochi centimetri da lei, e le stava stringendo il braccio, trattenendola. Un riflesso incondizionato, non era da lui. Nei suoi occhi vide rabbia, poi freddezza.
- Lasciami. Ho trovato solo te e ti ho curato, ora seguimi, ti mostrerò la via per uscire dalla città.. –
- Io non voglio uscire! Voglio trovare Rose! Le.. ho.. fatto una promessa. –
La ragazza, che si stava allontanando, si fermò di colpo.
- Una promessa? –
- Sì, è importante. L’avrei portata fuori di lì, così da cercare suo padre.. –
- Saresti in grado di farmene una anche a me? –
- Ora che mi hai curato, anche se non so come.. sono in debito. Dimmi.. –
Lei sorrise. Non fece in tempo ad aprir bocca che si sentì bussare al portone della sala dove era entrata la carrozza. Un grande fienile, con cavalli e carrozze ovunque. Sembrava tutto imbrattato, sporco, infangato. Nulla faceva pensare ad una dimora reale, se non per gli araldi appesi ed i bassorilievi alle pareti, molto curati.
- Arrivo! Presto, vai, segui questo cunicolo.. –
Premendo su un mattone sporgente, si aprì una porticina vicino ad un grande camino. Dal cunicolo uscì molta acqua, tanto da riempire metà stanza. Matì osservava con aria preoccupata.
- Mi hai raccolto in un cunicolo, e ora mi ci rimandi? –
- Muoviti, ci metterai poco. Lo usavo quando ero più piccola, per uscire in piazza. –
Matì entrò nel cunicolo. Aveva la pelle d’oca, gli tremavano gli occhi. Una volta entrato dentro, si girò per ringraziare, ma trovò solo il suo zaino e una lettera poggiata sopra, insieme ad un sacco mezzo pieno di provviste.
- Grazie. –
Sentì delle voci provenire da dietro di lui, poi nulla più. Il tunnel proseguiva dritto, non sapeva dire in che direzione, ma ad un certo punto iniziò a sentir delle voci. Sembrava quel caos che si crea al mercato, una marea di voci. Poi sbattè il naso contro una porta, e tutto si zittì.
  
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