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Autore: lupacchiotta blu    04/01/2014    0 recensioni
“Che la mamma sia già tornata?” pensò. Guardò fuori dalla finestra ma non vide nessuno.
La paura prese posto dentro di lei: in quei giorni c’erano stati tre furti da quelle parti, e tutti verso quell’ora. Un’ora strana, è vero, ma è proprio quando non te lo aspetti che i poco di buono escono fuori. E non hanno di certo la cortesia di suonare il campanello, preferiscono aprirsi la porta da soli.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando quella sera tornò a casa, Caterina era davvero esausta.
Aveva girato per le vie commerciali della città tutto il pomeriggio, e quello che voleva più di ogni altra cosa in quel momento era una doccia bollente.
Passando per la cucina salutò la madre, Patrizia, che stava preparando la cena per tutta la famiglia. Anche se erano solo in tre, i Rossi potevano svuotare le riserve di frigo, dispensa e congelatore in due soli giorni, tanto grande era il loro appetito.
Caterina andò in bagno e si spogliò. Si guardò allo specchio e il pensiero spontaneo di essere bella si fece spazio nella sua mente all’istante. Si potrebbe pensare che sia una ragazza vanitosa, ma un tale pensiero è lecito se si è belli davvero. E lei lo era: viso ovale, labbra piccole ma rosse; occhi marroni, grandi ed espressivi e una chioma scura come l’ebano che le arrivava a metà della schiena. E come se non bastasse, era alta e magra, proprio come suo padre Angelo. In poche parole, era uno schianto di ragazza.
Aprì il getto d’acqua della doccia e quando fu calda, entrò nel box. Si lavò i capelli con lo shampoo alle mandorle che le piaceva tanto, e mentre si puliva il resto del corpo con il bagnoschiuma alla lavanda, sua madre bussò alla porta del bagno:
“Caterina” disse con agitazione “ha chiamato la nonna, e dice che le condizioni del nonno all’ospedale stanno peggiorando; devo andare subito, e non so se tornerò per l’ora di cena. Devi solo scaldare quello che ho già preparato quando arriva il papà”.
“Ok mamma, spero che il nonno se la cavi anche stavolta”.
“Io vado, non aprire a nessuno, sai che in questi giorni ci sono stati dei furti”.
“Va bene mamma, ciao”
“Ciao”.
E così uscì, lasciando la figlia diciassettenne da sola in casa.
Caterina era un po’ preoccupata: non vedeva spesso il nonno, perché da ormai sette anni era ricoverato all’ospedale per un male incurabile, e nelle ultime settimane peggiorava rapidamente. Non poteva dire di volergli un bene dell’anima, ma le sarebbe dispiaciuto se fosse morto.
Uscì dalla doccia, avvolse attorno al corpo un asciugamano blu e si diresse in camera sua per vestirsi.
Visto che era ottobre, e che la sera faceva freddo, optò per una maglia bianca a maniche lunghe e per un paio di pantaloni neri comodi.
Erano le 19:30 e il padre non sarebbe rincasato dal lavoro prima delle 20:30, quindi si mise comoda e cominciò a guardare la televisione.
Neanche un quarto d’ora più tardi sentì dei rumori provenire dal giardino.
“Che la mamma sia già tornata?” pensò. Guardò fuori dalla finestra ma non vide nessuno.
La paura prese posto dentro di lei: in quei giorni c’erano stati tre furti da quelle parti, e tutti verso quell’ora. Un’ora strana, è vero, ma è proprio quando non te lo aspetti che i poco di buono escono fuori. E non hanno di certo la cortesia di suonare il campanello, preferiscono aprirsi la porta da soli.
“Sarà stata la mia immaginazione, con tutte le case che ci sono, perché proprio la mia dovrebbe essere il prossimo bersaglio?”. Così spense il televisore e cominciò a leggere una rivista.
Poi sentì aprirsi la porta della cucina che dava sul retro. E questa volta non era la sua immaginazione.

  
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