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Autore: Fuuma    26/05/2008    5 recensioni
E' facile ottenere qualcosa quando la si desidera con tutto sè stesso, fino a cedere alla propria morbosa follia.
Basta fare un Patto.
Vender l'Anima.
Ed ogni cosa diventa possibile.
Lui voleva diventare Il Poeta di tutti i tempi. Il Migliore.
Divenendolo, firmò anche la sua Condanna.
Tutto pur di superare gli Hikari...
Genere: Romantico, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daisuke Niwa, Dark Mousy, Krad, Risa Harada, Satoshi Hiwatari
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Autore: Toy & Jemei
Titolo: La Muse du Demon
Capitolo: -7 di 9-
Rating: Nc-14
Pairing: Principalmente SatoshixDaisuke, in minor parte KradxSatoshi e DaisukexRisa
Disclaimers: I personaggi di D.N.Angel sono © Yuriko Sugisaki. Il personaggio di Eve è © Jemey & Toy.


§°°Capitolo 7°°§

"Niwa!!!"
Da giorni tra le labbra di Satoshi Hiwatari non v'era altro nome.
Probabilmente era perchè il rossino ancora una volta si trovava in pericolo e, nel suo sguardo zaffirino, l'immagine di Lucifero era ancora marchiata a fuoco.
Quando riaprì gli occhi, però, il Re degli Inferi non c'era più e loro erano tornati all'epoca che gli apparteneva.
Ma quegli occhi erano rimasti.
Indosso a lei.
Indosso alla Musa del Diavolo che come un burattino muoveva a suo piacimento il corpo di Risa Harada.
Lei, in piedi alle spalle di Daisuke, lo abbracciava posando il mento alla sua spalla.

Sorridendo con infantile tenerezza.

"Che cosa gli stai facendo?!" domandò Satoshi, scattando in piedi.

Lui si era risvegliato da quel mondo passato in cui erano stati imprigionati senza motivo.
Aveva riaperto gli occhi al cielo del presente.
Perchè invece Niwa...
...sembrava ancora perso in un limbo di ricordi e avvenimenti che non gli appartenevano...?
"Lascialo stare." sibilò freddamente.
Iracondo.
Geloso.
Era come se, tutto a un tratto, nelle sue vene scorresse il sangue di Krad e non il proprio.
Persino il suo sguardo zaffirino riluccicò ferino avvolto dall'abbraccio dell'oro degli occhi di un angelo corrotto.
Ma il corpo era il suo.
La coscienza.
La voce.
L'aspetto.
La volontà.
Era Lui. Satoshi Hiwatari. Nessun altro.

Che sentiva il potere di Krad invadere il corpo, scottando nelle vene, lacerandolo.
Di Krad, ora, vi era solo il potere, e quegli occhi del colore dell’oro incandescente.
L’angelo dormiva.
O forse, si poteva dire che avesse permesso al suo Satoshi-sama di usare il proprio potere.
Per quanto sarebbe durato?
“Perché dovrei lasciarlo stare? Lui mi ha rifiutata…” mormorò Risa, o meglio, Eve, sfiorando il mento di Daisuke con le labbra di seta.
La Musa del Diavolo.
La passione, i desideri degli uomini, il sogno di menti deboli ed inutili.

Ecco cos’era Lei.
“Vai, Daisuke… uccidilo… per me…” sussurrò, ancora.
Satoshi la guardò stupito.
Niwa? Uccidere?
Impossibile.
Eppure il ragazzino si avvicinò, con lo sguardo perso nel vuoto e le movenze di un burattino.
Una bambola nelle mani di Eve.
Si gettò contro di lui. E Satoshi poté sentire il potere che irradiava.
Lo stesso potere di Dark e Krad.
Eve rise. Una risata dolce e melodiosa.
Di certo, non avrebbe liberato Daisuke dal suo influsso.
Quello cercò di colpirlo, con un coltello che la stessa Risa/Eve gli aveva donato.
Un pugnale destinato a ricoprirsi del suo sangue.
E sangue cremisi sgorgò da una ferita, sul braccio di Satoshi.
Ma Daisuke non diede segno di sorpresa, o altro.
Rimase fermo, esattamente come un bambolotto.
E fu lì, che la furia di Krad si scatenò.
Verso colui che aveva osato ferire il SUO Satoshi-sama.
Verso colui che voleva rubare il cuore del suo everything.
Verso colui che aveva allontanato il suo Satoshi-sama da lui.
Verso colei che ora lo stava manovrando, cercando di uccidere ciò che era di SUA proprietà.
Mai provocare un Angelo.
Soprattutto se questi porta il nome di Krad.
Ci fu una luce. Bianca. Accecante.
Tanto che Daisuke fu costretto a ripararsi gli occhi.
E quando tutto ciò finì, al posto di Satoshi vi era un corpo slanciato dalle lunghe gambe e dalle efebiche forme di un angelo.
I capelli ricadevano lisci e sottili, legati in una coda, lunghi fin quasi alla vita, talmente biondi che pareva che il sole li avessi baciati. Occhi dal taglio ferino, fatti d’oro puro, ora pregni di furia e rabbia. Pelle candida.
E due grandi, immense ali bianche sulla schiena.
Krad.
L’Angelo.
L’alter ego di Satoshi Hikari Hiwatari.
Non c’era alcun sorriso su quel volto, talmente bello da apparire irreale.
Vi era solo l’ira, rivolta a chi aveva compiuto l’atto blasfemo di ferire il suo Satoshi.
“Direi che è ora di smetterla, con questi giochetti… non credi?” sussurrò, schiudendo appena quelle labbra di rosa, rivolto ad Eve.
Era l'avvento dell'Apoclisse?
L'Angelo contro il demonio, o meglio, la sua Musa.
Dotati entrambi di una bellezza al di fuori della mera comprensione umana.
Risplendenti di una luce ancor più vivida e accecante di quella del sole.
Ed entrambi capaci di uccidere con un solo bacio.
Fu la prima volta che Satoshi non fece nulla per impedire a Krad di prendere il suo posto.
Fu la prima volta che i pensieri dei due si trovarono a concidere perfettamente.
Pensieri di morte.
Rivolti alla Musa del Diavolo.
Lei aveva ripreso il suo posto alle spalle di Daisuke e con sapienza ne muoveva i fili.
Burattinaio suadente.
E, nella mente di Krad, le parole di Satoshi continuarono a pronunciare una cosa soltanto.
Non sapeva sarebbe mai stato in grado di dire una cosa del genere.
"Uccidila."
Non sapeva sarebbe mai stato in grado di volere la morte di qualcuno soltanto per vendetta.
Alla fine suo padre aveva ragione.
Lui e Krad erano la stessa persona.
Alla fine l'animo oscuro di Krad aveva marcito anche il suo...
"Uccidila."
E Krad non disse nulla, non protestò, né fece altro.
Rimase fermo per un attimo.
Prima di gettarsi contro Eve.
In un lampo di luce dorata e di piume bianche.
L’avrebbe uccisa.
L’avrebbe uccisa perché Satoshi lo voleva.
La ragazza sembrò sorridere e ripararsi con Daisuke.

Povera illusa..
Krad non se ne curò neppure. Che morisse anche quel moccioso!
La aggirò semplicemente, comparendo alle sue spalle.
Lei sembrò stupita, mentre si voltava a guardarlo con i grandi occhi azzurri.
“Non crederai di potermi uccidere, vero?” domandò Krad, con un sorriso dolce e falso sulle labbra.
Una sfera d’energia si palesò nella sua mano. Subito prima che lui la lanciasse contro Risa Harada.
“Uccidila.”
La mente riempita da quell’ordine.
Eve urlò appena, ma riuscì a scansarsi. Peccato non fosse così facile sfuggire a Krad.
L’Angelo non le lasciò neppure il tempo di respirare.
Volando –letteralmente- verso di lei, le strappò dalle mani Daisuke, gettandolo lontano, senza alcuna grazia.
A lui non importava di Daisuke.
Lui doveva solo ucciderla.
Per Satoshi-sama.
Solo per lui.
Eve sembrò stupita.
E Krad approfittò di quel momento.
Si gettò contro di lei, scagliandole addosso uno dei suoi fasci di luce.
La ragazza sorrise.
Pensava forse che il suo Signore l’avesse lasciata priva di difese?
Una sfera d’energia nera si materializzò in entrambre le mani. Le lanciò contro l’angelo.
L’oscurità si specchiò negli occhi dorati di Krad che ebbe appena il tempo di scansarsi prima di venire investito da un’ondata di quelle sfere.

Uno squarciò lacerò la spalla, vomitando sangue sul terreno dalla ferita profonda.
E poi, sentì la voce di Eve nella sua mente.
Dolce, capace di catturare chiunque.
Ma non lui.
“Perché lo difendi? Perché combatti per lui? “
“Perché lui è mio”
“Ma non ti ama. “
“E’ ciò che crede.”
“Lui non ti vuole. “
“Mai!”
“Perché lo fai?”
Un attimo di attesa.
Silenzio.
E poi, una risposta.
”… perché lui è il mio tutto.”
Un sussurro, e Krad le lanciò contro un raggio dorato, al massimo della sua potenza.
Perché mai avrebbe permesso a qualcuno di uccidere Satoshi.
Mai.
Povera stolta, Eve, che pensava di essere amata dal suo Signore…
… che pensava di essere salvata da Lui…
…Povera Musa…
…Abbandonata dal tuo Lucifero…
Finì tutto avvolto da una luce dorata, come lo sguardo ferino di Krad posato nel punto in cui Eve scomparve. Per sempre.
Aveva vinto, ma non vi era mai stato alcun dubbio e Satoshi si rilassò nella mente dell'Angelo.
Il cuore tornato a battere col giusto ritmo.
La calma nuovamente ritrovata.
"Krad..."
Si era avvicinato al biondino, soltanto nella sua immaginazione certo, ma lo aveva fatto.
E la sua mano posò alla spalla di lui, bagnandosi del sangue che colava dalla ferita.
Si chinò sulla sua spalla. Sfiorandola con un bacio.
Sangue tra le labbra.
"Arigato."
Ed un sorriso ad incurvarle.
Il primo rivolto al suo alter-ego...
Forse l’unico che avrebbe mai concesso.
Con quel sorriso Satoshi tornò padrone del proprio corpo, riprendendolo a Krad e accasciandosi affaticato mentre si premeva la spalla dolorante.
Liquido purpureo scivolava lungo le dita affusolate contrastando con la pelle diafana.
Respirò a pieni polmoni più volte riuscendo a rialzarsi per raggiungere il corpo di Daisuke ancora in terra.
Era svenuto ma non sembrava risentire più dell'influenza di Eve.
Era morta.
Non avevano più nulla di cui preoccuparsi.
Satoshi osservò a lungo il viso assopito di Daisuke.
Così tranquillo che gli dispiacue doverlo svegliare.
Attese prima di farlo, preferiva seguitare ad ammirare quel viso dai tratti ancora infantili: le labbra morbide appena socchiuse, la pelle rosea liscia e vellutata, gli occhi nascosti dalle palpebre.
Con due dita ne carezzò la bocca, scivolando su quella pelle invitante.
"Daisuke..." lo chiamò. Per nome. Il suono simile ad un sospiro.
Ed infine si chinò ad incontrare le labbra del rossino con le proprie, assaggiandone il sapore di ciliegia e leccandole curioso.
Daisuke socchiuse appena le labbra, in un gesto del tutto istintivo, come un bambino che succhia il latte dal seno della madre.
Un lieve mormorio, come soddisfatto, quando Satoshi gli accarezzò le labbra.
“Mmmh…”
Solo quello.
E poi, socchiuse appena gli occhi, la vista ancora offuscata.
Troppo addormentato, ancora, per accorgersi di quello che il compagno stava facendo.
Sentiva solo un piacevole calore sulle labbra.
Satoshi non si staccò dal rossino nemmeno quando questi riaprì gli occhi.
Anzi.
Continuò a baciarlo approfittando del fatto che aveva schiuso maggiormente le labbra per insinuare la lingua nel sua antro, mischiando la saliva con quella di lui. Mescolando il sapore della propria bocca con quello dolce di Daisuke.

Era la prima volta che baciava qualcuno ma, doveva ammetterlo, non era nulla di spiacevole. Tutt'altro!
Le mani poggiate sulla pavimentazione del tetto.
Gli occhi socchiusi.
Il respiro trattenuto.
E poi quel dolce sapore di ciliegia...
Daisuke sbattè di nuovo le palpebre, divenendo, man mano, sempre più cosciente di quanto stava accandendo.
Spalancò gli occhi.
Hiwatari…
Satoshi Hiwatari… lo stava baciando.
E con la lingua, per di più!
Si sentì avvampare, il volto rosso come i capelli.
Si scostò appena, quasi di scatto, le labbra ancor più rosse per i baci dell’altro.
“Hi… Hiwatari…” sussurrò, timido, guardandolo con il volto cremisi.
Era disgustato?
No.
Era arrabbiato?
No.
Gli era piaciuto?
Forse.
Era imbarazzato?
Molto.
"Sì?" domandò il compagno.
Semplicemente.
Prima lo baciava e poi non diceva altro?! Soltanto un "Sì" come se si aspettasse chissà quale frase dal rossino?
Poveri noi...
“Ehm…”
Daisuke si mise a sedere, umettandosi le labbra con la lingua.
Gesto sbagliato, perché risultò insieme sensuale ed innocente. Irresistibile.
“Che… che stavi facendo?” domandò, osando alzare lo sguardo di rubino su di lui, timidamente.
"Nulla." affermò Satoshi con voce leggermente arrochita.
Vicino.
Troppo vicino.
"A parte..." ogni distanza venne nuovamente cancellata quando il ragazzo rubò con un altro bacio l'espressione adorabilmente timida -e dannatamente sensuale!- del rossino "..questo."
La voce, bassa, soffiata direttamente sulle labbra di Daisuke.
E se lui lo avesse rifiutato?
Nemmeno per un attimo gli passò per la mente che sarebbe potutto accadere.
Nemmeno per un istante.
E il ragazzino spalancò per la seconda volta gli occhi.
Oh cazzo.
Oh cazzo.
Oh cazzo, cazzo, cazzo.
Era la prima volta che Daisuke Niwa lo ripeteva tante volte nella sua mente di bambino.

Ma i fatti non cambiavano.
Lo stava baciando.
Di nuovo.
E lo aveva fatto con.. con un’assurda semplicità! Così, come se lo avessero sempre fatto!
O forse era perché gli stava piacendo, che era così… sconvolto?
Quasi senza accorgersene, socchiuse timidamente le labbra, senza ritrarsi, spingendosi appena di più contro Satoshi.
"Daisuke..."
Ancora il suo nome tra le labbra.
Aveva un bel suono. Gli piaceva. Forse avrebbe continuato a chiamarlo a quel modo, usando il nome proprio al posto del cognome, non sarebbe stata una cattiva idea.
Le mani viaggiarono alla vita del rossino, stringendogli i fianchi e affondando le dita nella stoffa della sua maglia per tirarlo magiormente a sè.
Il buon profumo della pelle di Daisuke lo stordì, assuefacendolo, fino a non poter desiderare altro.
Fino a non desiderare altro che stare in quella posizione per tutta la vita.
Con Daisuke Niwa per tutta la vita.
Ossessione.
Gelosia.
Desiderio.
Soltanto ora capiva un pò quello che -pensava- erano stati i sentimenti di Krad.
Ora che non erano più soltanto di Krad.
Chiuse gli occhi lasciandosi avvolgere dalle nuove sensazioni che gli scorrevano intorno.
E Krad, per una volta, non intervenì. Non disse niente.
Forse stanco per il combattimento, forse perché davvero amava Satoshi.
O forse, perché sapeva che in fondo Satoshi sarebbe stato sempre, in un certo senso, suo.
Sorrise appena tra sé, un sorriso enigmatico che significava troppe cose per poterle descrivere, prima di addormentarsi. Rimanendo, per un po’, sopito nella mente di Satoshi.
Daisuke socchiuse appena gli occhi, appoggiando le mani sulle spalle del ragazzo quando questi lo trasse a sé.
Possessivamente.
Gelosamente.
Lo avrebbe tenuto stretto a sé fino all’eternità.

“Satoshi…” sussurrò, chiamandolo anche lui per nome.
Satoshi. Aveva un bel suono. Lo aveva sempre pensato.
E, lentamente, anche lui ricambiò quel bacio, dapprima innocente, un’illusione,quasi per prova, e poi sempre più reale.
“Satoshi…”
Ancora quel nome.
Ancora quel sussurro.
Mormorato in modo dolce ed innocente, portatore di promesse e fiducia.
Terminare quel bacio fu come essere strappati alla vita e gettati nell'Averno.
Il respiro affannato, la fronte poggiata su quella del rossino e gli occhi immersi nei suoi due rubini.
"Stai bene vero?" domandò infine Satoshi staccandosi completamente. Controllando che l'altro non avesse riportato ferite.
Il rosso sbattè le palpebre.
Eh?
Era.. era già finito?
E lui gli chiedeva se stava bene?! Dopo averlo baciato?! Ma era scemo!
“S-sì… sto bene… cos’è..successo?” domandò, scostandosi anch’egli da Satoshi.
Daisuke non aveva ferite, a parte un piccolo graffio sulla guancia sinistra, lievemente rosso.
Ma niente di grave, per fortuna.
Il compagno scrollò le spalle con un’espressione che Daisuke nono riuscì a decifrare. Più o meno la solita maschera sciolta sul volto.
"Sei stato preso di mira dalla Musa del Diavolo, la ragazza che hai visto nel quadro insieme ad Harada durante la mostra al musero Yurin." spiegò pacatamente storcendo il naso quando si ritrovò a pronunciare il nome della ragazza di cui l'altro era innamorato da sempre.
Da sempre...
Chissà se ancora adesso lo era...
Scosse la testa, in un movimento impercettibile tornando a parlare con voce incolore.
Non aveva avuto nemmeno bisogno di rileggere i proprio appunti per elencare gli ultimi fatti, infondo era successo nemmeno qualche secondo prima e, comunque, lui aveva sempre avuto un'ottima memoria.
"Ora lei è morta, è probabile che non ti dia più alcun fastidio." detto questo si alzò dandosi una pacca ai pantaloni per togliersi la polvere di dosso.
Era finito, giusto? Per cui inutile rimanere lì a perder tempo...
Che sciocco.
Stupido Satoshi. Nonostante tutto pur sempre un ragazzino. Poco più di un bambino.
Così inesperto.
"Niwa..." era tornato a chiamarlo per cognome. Mantenendo le distanze.
"Tu sei..."
Ed ora? Che dire?
I denti perlati morsero nervosamente il labbro.
Non poteva certo chiedergli se fosse ancora stato innamorato di Harada. Non erano fatti suoi e poi, se così fosse stato… avrebbe preferito non saperlo.
Eppure in quel bacio lo aveva ricambiato.
Povero Satoshi, ancora così infantile nonostante tutto...

Anche Daisuke si alzò, spolverandosi la maglietta.
Perché adesso si era allontanato così?
Eppure… eppure lo aveva baciato! Perché lo aveva fatto?
E soprattutto, perché lui non si era tirato indietro?
A lui piaceva Risa, no?
Era convinto.
Certo che gli piaceva Risa!
E allora perché…
“Mh? Dimmi, Hiwatari…”
Sorrise, Daisuke. Sorrise come se non fosse successo niente.
Forse, se fossero stati appena un po’ più grandi non si sarebbero comportati così.
Forse, se solo…
…Se solo…
Peccato.
A quanto pare anche lui aveva smesso di chiamarlo per nome.
Tempo passò prima che riuscisse a proferire una qualsiasi frase.
Ne aveva così tante nella testa che frullavano indisponenti le loro ali, rumorose e fastidiose, impazienti di divenir suono.
Invece...
"No. Nulla."
Invece non disse nulla.
Gli diede le spalle incamminandosi verso la porta che conduceva alle scale.
Paura?

Serrò i denti stringendo i pugni fino ad autodolersi.
Era davvero così difficile scoprire di...
…di...
Oh, all'inferno!
Con la medesima espressione con cui si era allontanato si voltò nuovamente verso Daisuke.
Serio.
Lo era sempre stato, no?
Un ragazzino dannatamente serio. Alcuni sostenevano che facesse persino paura.
"Posso chiamarti Daisuke?" gli domandò a bruciapelo, senza più pensarci troppo o avrebbe rischiato nuovamente di tirarsi indietro.
Daisuke rimase quasi sorpreso.
Si aspettava un’altra domanda, qualcosa forse di più… imbarazzante, o serio, o.. o… o qualsiasi altra cosa!
Ci rimase quasi male.
Anzi.
Ci rimase male.
Per un attimo, abbassò lo sguardo, sul volto un’espressione delusa.
Ma chissà poi cosa si aspettava.
Alla fine, sorrise, dopo un attimo.
“Certo, Hiwatari! E.. io posso chiamarti Satoshi?”
Rieccolo, Daisuke Niwa.
Sorridente e allegro.
Ed al contempo deluso e amareggiato dentro.
Satoshi tornò sui suoi passi.
Veloce.
Correndo?
Sì. Corse persino.
Poce falcate in realtà, ma bastarono per tornare vicino a Niwa.
No.
Vicino a Daisuke.
Daisuke. Daisuke. Daisuke!
Senza pensarci due volte strinse il polso del rossino tirandolo leggermente verso di sè.
Pensare troppo non serviva a nulla. Specialmente in una situazione come quella!
"E posso anche..." Si sporse verso l'altro, avvicinando il viso fino a confondere il respiro con quello di Daisuke. "...baciarti?"
Il rossino trattenne il fiato quando Satoshi gli si avvicinò.
Così tanto che il loro respiro si unì.
Posso baciarti?
Alzò gli occhi color sangue verso quelli di mare dell’altro, intrecciandoli in un insieme di rubino e zaffiro.
Si era già accorto di quanto fossero belli gli occhi di Satoshi. Erano bellissimi.
E chi era, lui, per dire di no ad un ragazzo simile?
Senza dire una parola, annuì.
Semplicemente.
Ma a lui piaceva Risa Harada.
…Vero?
Al suo annuire Satoshi si avvicinò ancora.
Pochissima la distanza tra i due.
Quasi nulla.
Le labbra del ragazzo si schiusero ancora, ma non lo baciarono, invece ne approfittarono per parlare ancora, prima che il profumo della pelle di Daisuke gli offuscasse completamente la mente. Facendolo impazzire.
Perchè è questo che gli stava accadendo.
Fare richieste del genere ad un suo compagno, per di più un maschio.
Baciarlo e chiedergli il permesso addirittura di rifarlo.
E mai che si fosse scusato con lui nemmeno una volta!
Non c'erano dubbi: Satoshi Hiwatari era impazzito.
E poi a Daisuke piaceva la più giovane tra le gemelle Harada. Lo sapeva, lo sapeva anche lui!
Per la miseria Satoshi tu non sei masochista, e allora perchè?!?
Follia. Irragionevole, crudele follia.
Non c'era altra risposta.
E per follia il ragazzo dai capelli del color della placida corrente marina, smise di porsi futili domande su se stesso, su quello che provava per Daisuke e su quello che lo stesso Daisuke provava.
"Sei sicuro?" domandò invece, concedendogli un ultima occasione per tirarsi indietro.
E, se sicuro non lo fosse stato, Satoshi pregò –implorò!- che lo fermasse all'istante…


7° CAPITOLO FINE

   
 
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