Film > The Phantom of the Opera
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Autore: Alkimia    26/05/2008    8 recensioni
Una mia personalissima idea di come potrebbe continuare la storia del Fantasma dell'Opera, la fanfic comincia dove il film si interrompe, la sera del Don Juan. Erik è in fuga dopo l'addio di Christine ma alcuni incontri imprevisti gli mostreranno la prospettiva di una nuova esistenza, perchè anche il Figlio del Diavolo ha diritto a una vita normale...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OVERTURE

Ho ancora la forza che serve a camminare...
Aveva ancora la forza, a dispetto del mondo, quel mondo ai cui occhi la sua deformità rendeva il bisogno d'amore una colpa quasi più grave degli assassini che aveva compiuto.

Le schegge di vetro gli avevano graffiato le mani e i polsi, ma Erik continuava a scagliare con forza il candeliere contro la sua immagine riflessa nello specchio, come se volesse distruggere sé stesso più che la superficie di vetro.
Il lungo corridoio oltre la cornice era buio, l'oscurità gli sembrò quasi l'abbraccio consolatorio di una madre dopo che tutto il pubblico dell'Opera Populaire aveva posato lo sguardo su quel viso deforme che l'uomo aveva celato per una vita intera. Dopo che anche LEI aveva posato gli occhi sul suo volto di mostro.

Lei... lei che non lo amava, lei che aveva scelto un altro, lei l'angelo per cui Erik si era dannato l'anima. Lei che era andata via, ma che prima di sparire si era voltata verso di lui.

Se in quel buio ci fosse stata una creatura della notte, un vampiro, in agguato per bere il suo sangue, lo avrebbe trovato amaro come bile. Quell'amarezza Erik la sentiva in bocca, nel cuore, nel respiro, in quelle maledette lacrime che gli rigavano le guance e sembrava quasi che gli tagliassero la pelle.

Ma ho ancora la forza...

Il respiro diventava via via sempre più irregolare mentre l'uomo correva lungo il corridoio. Quel cunicolo di pietra portava alle stalle del teatro, lì avrebbe preso un cavallo e sarebbe fuggito via, in un posto dove nemmeno i rimorsi e il rancore avrebbero più potuto raggiungerlo, dove la storia del Fantasma dell'Opera sarebbe diventata una leggenda anche per lui.
Era stanco e annientato da un male che che aderiva al suo corpo come la stoffa dei pantaloni ancora bagnati.
Ma aveva ancora la forza...

Dov'è che un uomo prende la forza in momenti in cui tutto sembra perduto?
Il voler mettersi in salvo era forse la cosa più folle in tutta quella pazzia, morire sarebbe stato più facile... più sensato. Ma ciò che era accaduto dimostrava che da quando l'amore era entrato nel suo cuore, la sensatezza aveva abbandonato la sua mente.

Il corridoio si allargava appena e terminava con un muro sul quale c'era un pannello di legno che non era visibile dall'esterno. Tastando nella penombra i contorni della superficie della porta segreta Erik trovò la molla che ne consentiva l'apertura e la fece scattare.
La stalla era vuota: erano tutti alla prese con l'incendio divampato nel teatro, e quelli che non  stavano spegnendo il fuoco erano nei sotterranei in cerca di lui.
Nel silenzio poteva sentire lo scoppiettio del fuoco... il fuoco, quale giocattolo migliore per il Figlio del Diavolo?

L'uomo staccò una lampada ad olio dal muro e prese a sellare un cavallo con gesti rapidi, si interruppe quando sentì dei suoni flebili provenire da un angolo in ombra.
Prestò attenzione a quei suoni solo quando riconobbe in essi delle parole precise
“Mamma... mamma... dove sei?”,
Erik puntò istintivamente la lampada verso il cono d'ombra dal quale sentiva provenire la voce, preso dai suoi pensieri e dal suo dolore riuscì comunque a stupirsi quando si rese conto che c'era una bambina rannicchiata contro la parete, seduta sul pavimento con la testa tra le ginocchia. I capelli castani lunghi e ondulati le coprivano il viso delicato illuminato da grandi occhi scuri dai quali scendevano grossi lacrimoni, doveva avere circa sei anni.

L'uomo restò alcuni minuti con il braccio sollevato a reggere la lampada, incerto sul da farsi, quella bambina avrebbe potuto urlare e farlo scoprire, ma nel frattempo lei, confortata dalla luce e dal fatto che non fosse più sola, aveva smesso di piangere. Si sollevò facendo frusciare la veste di raso e merletti ricca ed elegante quanto quella di una gran dama dell'alta società parigina. Venne verso di lui con passi aggraziati, Erik si stupì del fatto che il suo viso non la spaventasse... ma del resto era una bambina e forse credeva che la deformità dei suoi lineamenti fosse solo un trucco da teatrante.
“Signore, puoi aiutarmi a trovare la mia mamma?” disse la piccola con vece cristallina,
Erik ebbe un sussulto, la bimba si fermò davanti a lui e gli puntò in viso i suoi occhi nerissimi e vivaci.
Non poteva farle del male, gli occhi imploranti della piccola sembrava gli succhiassero via le poche energie che il dolore non aveva ancora consumato.
Tutta Parigi era sulle sue tracce e quell'esserino gli stava chiedendo di aiutarla...
“Non posso aiutarti, vai via” rispose l'uomo con un tono più gentile di quanto avrebbe voluto. La piccola arricciò le labbra in un'espressione triste e dal tremolio dei suoi occhi Erik capì che stava per mettersi a piangere di nuovo, infatti pochi secondi dopo emise un singhiozzo sordo,
“Eravamo nel teatro quando è scoppiato l'incendio- disse la piccola con voce tremula- la gente è iniziata a scappare da tutte le parti e io ho perso la mia mamma... ti prego aiutami”
l'uomo non si chiese cosa ci facesse una bambina così piccola a teatro, davanti alla morsa che gli stringeva il cuore ogni cosa perdeva di importanza, tuttavia sospirò,
“Mostro fino in fondo” si disse con una smorfia di disgusto per sé stesso, si chinò e prese la bambina tra le braccia. Non sapeva che fare, ma se la madre di quella bambina l'aveva persa mentre era in teatro di sicuro era ancora lì dentro, nessuna madre sarebbe andata via senza sua figlia, nessun genitore avrebbe abbandonato la sua bambina... come sua madre aveva fatto con lui.
“Se tua madre era nel teatro quando l'hai persa allora è ancora lì” sussurrò osservando l'espressione della bambina che sembrava perfettamente tranquilla mentre gli posava le braccia intorno al collo.

Sfruttando un altro dei passaggi segreti che conosceva Erik raggiunse il salone di ingresso dell'Opera, che come previsto era vuoto, sgattaiolò con attenzione nel corridoio che conduceva agli alloggi delle ragazze che venivano a studiare danza nel collegio dell'Opera, entrò furtivamente nella stanza di madame Giry, accese la luce e mise a sedere la bambina su una sedia,
“Resta qui e non muoverti, arriverà qualcuno” concluse. Non poteva fare di più per lei, ora doveva pensare davvero a mettersi in salvo.  
Erik fece per andare via dirigendosi velocemente verso l'uscita,
“Grazie, signore...” disse la bambina con vece dolce
lui le lanciò uno sguardo indecifrabile prima di uscire,

Ho ancora la forza...” si disse, poi si lasciò inghiottire di nuovo dal buio.
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Note:
la frase "ho ancora la forza che serve a camminare" è presa dal testo della canzone "ho ancora la forza" di Francesco Guccini
Ringrazio la mia betareader Ilaria che mi ha gentilmente sOpportato e sUpportato
   
 
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