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Autore: Allyii    04/01/2014    4 recensioni
La guerra non è un gioco.
Lascia dietro di se morte e distruzione.
La guerra comporta orribili conseguenze per i sopravvissuti.
Ottavo anno ad Hogwarts, Harry, Draco e gli altri tornano a frequentare.
Timothy Houston, nuovo acquisto Serpeverde, darà lo sprint e le due Case rivali inizieranno a fraternizzare
A causa di una pozione Draco torna bambino e verrà affidato a Harry, che siaffezionerà a lui.
Quando Draco tornerà grande, però, i problemi si moltiplicheranno, perché la guerra lo ha marchiato per sempre: Harry dovrà aiutare Draco ad uscire dall’Anoressia Nervosa che lo sta logorando sempre di più.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Neville Paciock, Nuovo personaggio, Theodore Nott | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Premesse: Ragazzi, ciao. Eccomi qui, per l’ultima volta, per l’ultimo capitolo. Lo so, anche questa volta ci ho messo un’eternità ad aggiornare, mi dispiace… il fatto è che, purtroppo, questa storia non la sentivo più mia.
È passato davvero tanto tempo dalla pubblicazione del primo capitolo di questa storia, era il lontano 2011, io ero una quindicenne spensierata alle prese con la sua prima Drarry, la sua prima Slash.
Quando ho iniziato a scrivere avevo in mente gradi cose con questa Fanfiction, non avevo nulla di scritto, nessuna bozzetta, nulla di nulla.
Avevo solo la mia voglia di scrivere e immaginavo di scrivere qualcosa come 30-40-50 capitoli, avevo grandi progetti, e poi… e poi nulla, sono stata assorbita dalla real life, ho iniziato il triennio allo Scientifico e l’ho lasciata li.
Poi mi si è fuso il pc, ho perso il mio lavoro… e sono andata avanti, sono cambiata, ho visitato altri fandom, sono cresciuta.
Ora ho 18 anni e sono all’ultimo anno di Liceo, e ancora pensavo a voi e a questa storia.

Ed è per questo che oggi posto l’ultimo capitolo, dopo 3 anni di tira e molla. Mi rifiutavo di cancellare questa storia o di lasciarla incompiuta, così mi sono tanto impegnata e questa è la fine.

Grazie a tutti voi per aver letto e seguito, siete in 198 tra i seguiti, i preferiti e le ricordate, e voglio ringraziare ognuno di voi. Questo capitolo è per voi, ve lo dedico con tutto il cuore.

 

Buona Lettura

 

 

 

 

 

“Draco, sveglia!” gridò Harry, felice, uscendo dal letto del suddetto e aprendo le tende.

“Sta zitto Harry!” soffiò in risposta Draco, girandosi dall’altra parte e mettendo la testa sotto alle coperte. “Siamo in vacanza, perché dobbiamo alzarci presto anche oggi?”

“Draco, sarà quasi mezzogiorno ormai. E io ho fame.” Replicò Harry, stiracchiandosi.

“Tu non conti. Tu hai sempre fame.”

“Vero. È solo che poi voglio uscire, Ron ieri ha proposto di fare una battaglia di neve. Dai, dobbiamo smaltire il cenone di Capodanno!”

“Sia ben chiaro, Potter, io non esco con questo freddo.” Sbottò Draco, con la voce ovattata dalle coperte. “Tu fai pure quello che vuoi, io non sono così stupido.”

“Oh, andiamo, Draco.” Lo supplicò Harry, dispiaciuto. Odiava quando Draco lo chiamava per cognome, anche se sapeva che lo faceva apposta per ottenere quello che voleva. “Prometto che questa volta non ti infilerò la neve dei vestiti!”

“Troppo tardi, Potter.” Disse Draco “Ora hai il mio odio. Il mio odio più completo e totale. Se ci penso ho ancora freddo.”

“Però non ti è dispiaciuto come poi ti ho riscaldato…” sussurrò Harry, malizioso, e si guardò intorno per vedere se ci fosse qualcuno in ascolto, ma il dormitorio Serpeverde era deserto.

“Vero, ma una volta sola non basta.” Rispose Draco, mettendo finalmente la testa fuori dalle coperte e guardandolo con occhi assonnati.

“Mica è successo una volta sola, Draco.” Gli ricordò Harry, sedendosi a bordo letto “Devo forse offendermi? La prossima volta ti farò gridare talmente forte che non te lo dimenticherai tanto facilmente. Ora sono bravo con gli incantesimi Silenzianti.”

“Certo che mi ricordo, idiota.” Disse Draco, puntellandosi su un gomito per baciare Harry sulla labbra. “Ti stavo solo stuzzicando. È solo che non ho proprio voglia di uscire. Fa freddo.”

“Oh, andiamo Draco!” si lagnò Harry “Ti presto la mia sciarpa. E il mio cappello.”

“No grazie! Non voglio nulla di Grifondoro!” disse subito Draco, quasi oltraggiato.

“A parte me.” Sussurrò Harry maliziosamente, piegandosi per baciare a sua volta Draco.

“Tu non conti.” Disse Draco, per la seconda volta. Harry cominciava a sentirsi un po’ offeso. “Tu non sei un Grifondoro. Sei un Serpeverde mancato, me lo hai detto tu.”

“Si, è vero, ma continuo a indossare biancheria color Rosso-Oro, se non l’avessi notato.”

“Oh, grazie Harry, davvero. E io, povero illuso, che cercavo di non pensarci. E tu, povero scemo, che vuoi farti odiare a tutti i costi.”

Harry gli tirò il cuscino.

“Pelandrone, alzati, forza. Non ho voglia di starti a sentire, anche perché non ci riesco; il rumore del mio stomaco copre tutto il resto. E sento brontolare anche il tuo da qui.” Aggiunse, posando l’orecchio sullo stomaco di Draco.

Adorava farlo, la considerava una cosa molto intima.

Lui e Draco stavano insieme da ormai due mesi e Harry lo ricopriva di costanti attenzioni.

A un osservatore esterno poteva sembrare che Harry lo facesse solo per le condizioni di anoressia di Draco, ma non era così.

Un osservatore esterno più attendo, tipo Hermione, poteva distintamente vedere il luccichio degli occhi innamorati coi quali Harry guardava Draco. A come la sua bocca si socchiudesse ogni volta che lo fissava, come se provasse un’emozione così forte da dargli il fiatone, come se il cuore pompasse tutto il sangue troppo in fretta e al cervello di Harry servisse più aria, solo per poter continuare a osservare quella meraviglia.

Nessuno, però, avrebbe mai potuto immaginare ciò che Harry davvero provava.

Ora era completo.

Prima non aveva genitori, non aveva amici, non aveva identità.

Poi aveva trovato gli amici e la sua identità di mago, ma ancora niente genitori, niente amore. Quelle che aveva provato con Ginny e Cho non erano altro che mere utopie, imitazioni di quell’amore che Harry tanto bramava da quando aveva memoria.

Draco, per lui, non era solo amore, era famiglia.

Era come il fratello che non aveva mai avuto. Certo, quel ruolo l’aveva già ricoperto Ron, ma Harry cercava qualcosa di diverso… tipo il rapporto che c’era tra Fred e George… qualcosa di assoluto e totale. Ovviamente, a i gemelli mancava il fattore amore che legava Harry e Draco, ma il loro rapporto era così.

Ora Harry era completo, ed era finalmente felice.

Draco aveva ripreso, lentamente, a mangiare. Dopo la quella volta nella Stanza Delle Necessità, non aveva più mostrato segni di debolezza, ma una determinazione fiera e battagliera si era animata sul suo volto e si era sforzato di mangiare poco e spesso, almeno le prime volte.

Perché lui, Draco, voleva stare bene. Con se stesso, con gli altri. Voleva essere felice e ormai aveva capito che la sua felicità era concatenata con quella di Harry.

Le prime volte era stato male; il suo stomaco non era più abituato a riceve cibo in continuazione, anche se poco, ma, una volta che si fu abituato, fu abbastanza semplice.

Quella di Draco, difatti, non era la paura di ingrassare a spingerlo a non magiare. Lui non aveva mai avuto di quei problemi, aveva sempre vantato un fisico asciutto.

Era stato semplicemente lo stress. Sai quando sei preoccupato e hai un nodo alla gola e lo stomaco chiuso e ti senti come se dovessi vomitare appena apri la bocca? Ecco, Draco era vissuto per due anni con quella sensazione, e il suo corpo si era semplicemente adattato.

Finita la guerra non era riuscito a riprendere a mangiare. Non era facile. A parte il fisico debilitato, anche se era svanita la preoccupazione, c’era il costante rimorso a serrargli la bocca dello stomaco.

Alla fine non ci aveva nemmeno provato, non gli importava più nulla.

Harry però… aveva fatto breccia in lui. Harry, sempre dolce ma impacciato, inesperto nelle relazioni umane ma costantemente preoccupato. Harry gli aveva fatto capire che non era colpa di Draco.

Molti avevano definito Draco come il ragazzo che aveva fatto tutte le scelte sbagliate.

Harry, però, no. Harry aveva notato già al sesto anno quanto Malfoy fosse deperito, Harry aveva visto la paura cieca e sporca che lo aveva attanagliato quella notte sulla torre di Astronomia. Aveva visto come aveva finto di non riconoscerli davanti a Bellatrix, bloccato nella sua paura.

E alla fine lo aveva capito. E glielo aveva detto.

Draco era solo il ragazzo che non aveva avuto scelta.

Harry lo sapeva, Harry lo capiva, e a questo Draco bastava, perché amava Harry e lui voleva solo essere il meglio per chi amava.

Fu quello più di tutto a far venire a Draco lo stimolo della fame, quello vero, quello che ti prende proprio il centro dello stomaco e che ti fa salivare come una lumaca. Quello che ormai non provava da più di due anni.

E Draco aveva mangiato. Certo, poi era stato di nuovo male, ma il giorno dopo aveva mangiato ancora, ed era andato avanti così per quei due mesi, fino alla sera prima, dove si era fatto una bella abbuffata col cotechino, assieme a tutti i suoi compagni.

E ora aveva di nuovo fame e Harry, posato sull’addome di Draco, sentiva il gorgoglio imperioso del suo stomaco.

“Va bene, andiamo a fare colazione.” Concesse Draco, con fintissima riluttanza. “Ma ad una condizione: ora tu scenderai nelle cucine e prenderai per me quel dolce verde italiano… la crema di Pistaccio.”

“Pistacchio.” Lo corresse Harry, dando un bacio sull’ombelico di Draco e sollevandosi. “Va bene, ora vado. Tu fatti trovare nella Sala Grande, però!”

“Agli ordini!” esclamò Draco, sull’attenti.

Harry sorrise.

**

“E la palla lanciata da Houston fa una notevole piroetta a mezz’aria, sembra si stia per spiaccicare sulla faccia di Potter ma… colpo di scena! La suddetta decide di fermarsi a metà strada e ora sta inseguendo Goyle per tutto il parco! Potter e Granger confabulano con aria maligna, oh poveri noi, chi sarà la loro vittima? Intanto Zabini e Paciock stanno… oh ragazzi, basta sbaciucchiarvi! Qualcuno dovrebbe… oh! Bravissima Pansy! Regaliamo alla signorina Parkinson un Encomio speciale per aver lanciato ai due colombini quella palla di neve, l’avrei fatto io stesso molto presto e mi sarebbe toccato interrompere la cronaca, il che sarebbe stato un vero peccato… un momento… non vedo Weasley, che se la sia data a gambe? Beh, non mi sorprenderebbe affatto, dopo quel tranello della Granger, e Malfoy? Dov’è finito quello stupido minorato?”

“Proprio qui!” esclamò Draco, dietro di lui, prima di buttarsi sulle spalle di Theodore, mandandolo a tappeto.

“La finisci con i tuoi commenti stupidi? Sei peggio di quel Jordan…”

“Andiamo Malfoy, non soffocare il mio talento da tenore, un giorno potrei davvero-”

“Io soffoco te, se non ti stai zitto!” rise Malfoy, prima di prendere una mangiata di neve e di spalmarla allegramente sulla bocca del compagno, che tossì e sputacchiò.

“Malf- Draco! Sei forse impazzito?! Lasciami!” gridò Theo, ma Draco se la stava ridendo troppo per potersi fare da parte. Erano anni che non rideva così.

“Hai perso lo spazzolino, Theo?” gli chiese, ironico, mentre cercava di impastare altra neve.

“Ehi!” una palla di neve colpì Malfoy in pieno volto. “Draco! Lascia stare il mio ragazzo!”

“Oh, grazie al cielo, Tim!” disse Theodore, raggiante. “Aiutami. Affogalo nella neve. Bagnagli i capelli, mettigli del ghiaccio nelle mutande. Vendicami!”

“Con piacere!” sogghignò Timothy, avvicinandosi con aria minacciosa.

“Bene, io credo che me ne andrò, proprio ora.” Disse Draco, cercando di filarsela, ma Theodore lo tenne stretto per le caviglie, con sguardo sadico.

“Oh, non credo proprio, signorino.” Disse, con inquietante voce suadente, mentre Timothy si avvicinava. “Ora stai qui e subisci.”

“Harry!” strillò Malfoy. “Harry, aiutami! Harr-”

Timothy aveva appena preso a fare il solletico a Draco sul collo, facendolo contorcere dalle risa nella neve, quando una palla lo colpì sul coppino.

“Ehi!” disse Harry, con voce cantilenante, come se stesse facendo il verso a qualcuno. “Lascia stare il mio ragazzo!”

“Vuoi combattere, Harry?” chiede Timothy, con un vivace luccichio negli occhi. “Avanti, fatti sotto.”

“Ed ecco che Potter e Houston si accerchiano come due cani affamati su una bistecca…” riprese Theodore, con la bacchetta messa a mo’ di microfono. “Houston ha più mole fisica rispetto al nostro Potter, ma ricordiamo che il ragazzo qui presente ha fatto il culo al Signore Oscuro! Oh, che scontro, che tensione nell’aria! Forza amore, fallo fuori!”

“Ehi, Nott.” Disse Draco, che non si era preso la briga di alzarsi da terra e affondava sempre di più nella neve “Da quando sei così espansivo? Hai parlato di più oggi pomeriggio che in sei anni.”

“Eh, l’amore.” Sospirò Theo, con gli occhi sfavillanti rivolti al cielo. “È colpa delle farfalle, capisci? Loro stanno lì, nel mio stomaco, e svolazzano qua e di la, mi provocano il solletico, vogliono uscire, mi fanno vibrare le pareti dello stomaco dandomi una piacevole sensazione di benessere, come un massaggio. E voglio parlare, voglio gridare al mondo la mia felicità. Decisamente, è colpa delle farfalle.”

“Le farfalle, si.” Ripeté Draco, lentamente, come se parlasse con un mentecatto. “Sei sicuro che qualche bruco non ti sia salito per l’esofago e non abbia fatto il bozzolo nel tuo cervello? Mi sembra una cosa più che plausibile, stando ai tuoi vaneggiamenti.”

Theodore si buttò a terra, accanto a Draco, e si distese anche lui. Intanto, davanti a loro, Harry e Timothy si rotolavano nella neve come se fossero delle showgirl nel fango.

“Beh, meglio i miei vaneggiamenti dei cuoricini volanti che mandano Neville e Blaise per tutta la scuola. Mi hanno fatto venire il diabete. Non potrò mangiare mai più dolci in vita mia, per colpa loro.”

“Ah, è per questo allora che l’altro giorno hai sabotato il mio vasetto personale di Crema di Pistacchio che mi aveva portato Harry? Ne mancava più di mezzo vasetto! Neanche io riesco a mangiarne così tanta in una volta sola.”

“E chi ti ha detto che io l’abbia mangiata?” domandò Theodore, con un sorriso furbetto. Draco, all’inizio, non capì.

“Ehm… e allora cosa ci hai fatto? Ti ci sei lavato i capelli?” ironizzò, Draco.

Theodore ghignò e la sua essenza Serpeverde gli uscì da tutti i pori.

“Certo che no, idiota. Quella era crema, era fluida, era vischiosa. Oddio sì, l’ho mangiata, ma prima ci ho fatto altro…” disse, con voce sfuggente.

“Theo, giraci poco intorno, mi stai stufando.” Gli intimò Draco, sempre più curioso.

“Va bene. Diciamo che è stato il condimento notturno mio e di Timothy durante quella notte, settimana scorsa, quando Pix aveva spento tutti i fuochi. Faceva talmente freddo che io e Timothy abbiamo dormito insieme e abbiamo trovato il nostro modo di scaldarci…”

“Oddio, che schifo.” Piagnucolò Draco, con fare melodrammatico. “Ma non potevate usare qualcosa d’altro come lubrificante? Ecco, grazie, ora non potrò più mangiarla senza che mi venga in mente l’immagine di voi due che-”

“Pistaaa!” li interruppe una voce, e Draco e Theodore si alzarono.

Weasley rotolava verso di loro. O meglio, la testa di Weasley rotolava verso di loro, siccome non aveva più il corpo, bensì un rivestimento di neve spesso parecchi centimetri che si ingrossava ogni metro di più. A quanto pare, l’idiota era salito sulla collinetta lì vicino per tirare a tutti loro qualche brutto scherzo ed era inciampato, rotolando per la vallata.

“Andate via, non riesco a fermarmiiiii” gridò, ma era troppo veloce.

Li travolte tutti e quattro. Theodore, Timothy, Harry e Draco, finché non si impantanarono tutti contro l’albero più vicino. Fortunatamente, non era il Platano Picchiatore.

“Ron, razza di babbeo!” rise Hermione, alle loro spalle, mentre i cinque amici cercavano di districarsi.

Eh sì, erano tutti felici, in quel momento.

Harry con Draco, Ron con Hermione, Theodore con Timothy, Blaise con Neville, Seamus con Pansy. Finalmente, a diciotto anni suonati, tutti quei ragazzi potevano finalmente essere felici e spensierati, pensare solo alla scuola e all’amore.

Basta Signori Oscuri, basta Mangiamorte. Finalmente, erano solo loro.

**

La Sala Comune di Grifondoro era piuttosto mista, quella sera. D’altronde, era l’ultima sera che potevano passare in privato, prima che il resto della scuola tornasse a casa dalle vacanze di Natale.

Erano tutti a coppie, e tutti erano impegnati con i rispettivi partner.

Harry e Draco erano seduti sul tappeto, proprio davanti al fuoco. O meglio, Harry era seduto, con le gambe incrociate, mentre Draco era bello sdraiato sul tappeto, con la testa in grembo ad Harry. Stava leggendo un libro.

Harry, invece, era impegnato a fissare il fuoco, mentre con una mano accarezzata delicatamente i capelli i Draco. Dopo un po’ di quel quadretto, Draco alzò gli occhi dal libro e si mise a fissare Harry.

Da quella angolazione poteva distintamente vedere, a parte l’interno del naso, il lembo di collo scoperto di Harry, con su un accenno di barba, e le ciglia folte e scure, corrucciate nell’intensa attività del fissaggio del fuoco.

Draco stava bene, ora. Sentiva il suo corpo come liquido sul quel tappeto, la testa rilassata sulle gambe di Harry e protetta dalle le sue mani, cullata da quelle dolci e soffici carezze. Avevano giocato fino a tardi, poi erano andati a farsi una doccia bollente. Insieme, ovviamente, e si erano fatti le coccole nell’acqua, divertendosi con la schiuma saponosa e dandosi baci schiumosi e puliti.

Draco aveva avuto Harry, in quella doccia, ed era stata una cosa delicata e passionale. Poi si erano lavati a vicenda e ora erano belli spalmati davanti al camino, al caldo, con lo stomaco pieno e le menti fresche e pulite.

“Harry?!” Lo chiamò, dopo un po’ che lo fissava. Harry abbassò lo sguardo e Draco annegò in quel mare verde.

“Dimmi.” Disse, sorridendogli.

Dio, se era bello quel sorriso. Ed era solo per lui, solo per Draco.

Anche Draco sorrise.

“Ti amo.” Disse, senza vergogna. Era la prima volta che glielo diceva, escludendo quella sera di oltre due mesi prima, quando gli aveva confessato i suoi sentimenti in quella maniera confusionale.

Gli occhi di Harry, a sorpresa, si inumidirono. Draco si fece prendere dal panico.

“Harry, per l’amor del cielo, non osare metterti a piangere.” Lo avvertì, con la voce acuta per l’agitazione. Aveva sperato in tutte le reazioni, tranne che in quella.

Oh, Draco” sospirò Harry, con voce rotta, come una ragazzetta di quattordici anni alle prese con la sua prima cotta. “Draco io… io…” balbettò.

“Stai zitto, Harry, non vorrai mica rovinare questo momento con i tuoi insulsi vaneggiamenti?” lo sgridò Draco, anche se in realtà era un po’ imbarazzato. Si puntellò sui gomiti e baciò Harry.

Il bacio fu profondo, e durò a lungo. Le loro mani si muovevano ovunque pur di toccarsi, ed erano perfettamente incuranti di essere in un luogo pubblico, pullulante di persone. Fortunatamente, queste persone erano tutte coppiette e nessuno badava a loro.

Terminato il bacio, i due non persero il contatto visivo. Gli occhi di Harry erano ancora umidi.

Lo erano anche quelli di Draco.

“Ti amo anch’io.” Sussurrò Harry, prima di baciare di nuovo Draco.

Voldemort era morto, erano tornati a scuola e frequentavano l’ultimo anno. Serpeverde e Grifondoro non erano più rivali come prima. Harry amava Draco e Draco amava Harry.

Andava tutto bene.

 

 

FINE

   
 
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