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Autore: xRijeka    05/01/2014    4 recensioni
Giovanni, capo del team rocket, lentamente inizia a ricordarsi di Mewtwo. Un'occasione da non perdere gli si presenta davanti, una madre disperata di nome Sakura Yoko, che ha appena perso la figlia vuole cercare di clonarla (proprio come il dottor Fuji!). Giovanni finanzia il suo progetto, ma ad una sola condizione: se vuole sua figlia, lei deve prima dargli un pokèmon che sia di potenza ed aspetto simile al vecchio Mewtwo. L'ordine viene eseguito e la pokèmon viene creata. Ecco quindi, la protagonista, Mewthree. Ma la Yoko poco prima di poter clonare la figlia muore per causa di una grave malattia al cuore. Giovanni trova inutile clonare anche la bambina, e così rimane solo Mewthree. Ma ciò che lui non sa è che anche Mewthree, tenera, dolce ed ingenua, può rivelarsi in relatà una pokèmon che ha la forza di ribellarsi.
Una fanfiction basata su un mondo di fantasia, ma che parla anche di temi attuali oggigiorno molto comuni: questo è Ice Eyes!
Genere: Drammatico, Fantasy, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Mewtwo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Anime
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Occhi freddi come il ghiaccio le abbeliscono il viso come due gemme di cristallo. Occhi freddi come il ghiaccio, ma ardenti come il fuoco. Occhi freddi come il ghiaccio ti rapiscono e ti portano in un altro mondo. Occhi freddi come il ghiaccio,un colore unico che solo lei può avere.
Ero solo una bambina. Una bambina speciale. Una bambina nata dal miscuglio di geni umani e quelli di una Mew.
Ho sei anni.
C'è anche una mia sorella accanto a me, molto più forte. Nera e rossa, coda a punta, come quella di un brontosauro, ma molto corta. Se la alza le arriva sotto le spalle, al contrario della mia, color magenda-rosso leggermente scuro, che mi arriva al collo.
Stiamo galleggiando in un liquido trasfarente color ambra, dalle fattezze simile al liquido amniotico, in una grande capsula di vetro.
Ecco, l'ho sentita dinuovo.
Lei sta cantando per me. Non la sento bene, questo liquido impaccia la sua voce, ma sento quel poco solo perchè ho un udito finissimo.
Ha una voce meravigliosa, cristallina. Un giorno anche io la voglio come la sua, farò di tutto affinchè ce l'abbia come lei. Intanto faccio pratica con la mia vera voce dentro la mia testa. Non è un metodo che potrebbe funzionare, ma intando cerco di provarci.
Ha smesso ora, peccato.
Cosa ci posso fare?Tanto, canterà per me domani, nessun problema.
La chiamo mamma.
E intanto che mamma canta, con gli anni cresco.
Ho quindici anni ora. Sono una ragazza. Al contrario della me bambina ho i fianchi, ma il mio petto ha fatto fin poca strada.
Mia sorella è morta l'anno scorso. Ha avuto un calo molto pericoloso e seppure con tutto quello che hanno fatto i medici e gli scienziati lei non ce l'ha fatta. L'anno messa in una ripostiglio, in una capsula rotta con ancora poco liquido all'interno.
Quella sera mia madre cantò come al solito, e appena finì, mi rintanai nei miei pensieri, aspettanto che lei canti ancora per me.

Questa sera non ha cantato.

Non ha cantato dinuovo neanche oggi.

Nemmeno oggi. Non ha nemmeno parlato.

Qualcuno mi bisbiglia qualcosa, lo sento a malapena.
Spero che sia uno scherzo, non può essere! Com'è che mamma è morta!? Come, COME!? Voglio sentire ancora la sua voce, io non lo accetto è solo un'orribile scherzo.
Okay, sto sognando, è un incubo,domani canterà ancora per me, si sarà presa una pausa.
Non ha cantato.
Non canta da un mese.
Due.
Tre.
So che è un incubo, lo sò. E' solo la mia stupida mente che m'inganna, lei non è morta.
Sento le voci degli scenziati che si preoccupano delle mie statistiche. Il mio normale peso dovrebbe essere sui 75-80 chilogrammi alla mia età. Il peso ideale per me per non essere nè sottopeso nè sovrappeso. Perchè,io non peso così?
Ne peso 62.
13 chili sotto la media minima, 17 sotto la massima.
Dicono che tre mesi fà ne pesavo 77, come io ricordo.
Con la morte di mamma sono andata sottopeso.
Recupererò, è solo una fase, dicono.
E intando, con il passare dei mesi, è il mio sedicesimo compleanno.
Proprio il 3 dicembre... e nasco io.
Mi ritrovo con la capsula rotta per la tensione delle mie onde celebrali. Il vetro è sparpargliato a terra. La base della capsula sprofonda nel terreno, lasciandomi seduta sulla base sottile che ormai fà parte del pavimento. Appena vedo gli umani in preda alla vergogna incrocio le zampe e porto le ginocchia al petto, spingendomi con i piedi verso il muro distante pochi centimetri da me, accovacciandomi per farmi sempre più piccola e ansimando per la paura.
Loro si stupiscono per il mio comportamento e documentarono il tutto.
Mi avvolgono con una coperta beige subito dopo essere asciugata per non farmi sentire freddo e appena tutto il mio corpo è avvolto mi sento un po' più sicura, staccando le braccia e rilassandomi.
Mi portano in una stanzina e mi fanno qualche esame.
Mi fanno mettere una tuta nera con una R stampata nel petto. Una nuova tecnologia, che tramite un sottilissimo dispositivo collocato al centro della R fà espandere la gomma nera e fà comparire il simbolo. Mi copre quasi tutto il corpo, lasciandomi solo testa, mani e coda fuori. Questa è la versione invernale. Quella estiva mi lascia scoperte gambe e una piccola parte dei finachi, le spalle e il collo,la testa e infine mezzo braccio comprese le mani. Le maniche arrivavano poco più su del gomito.
Mi pesano. Ho recuperato qualche chilo, e per loro sollievo peso 69,379 chili, togliendo il peso della tutina nera.
La mia altezza è 1.62, con le orecchie sono 1.69.
Mi fanno sedere su una sedia, difronte ad un uomo e due donne ai suoi lati che mi guardano.

L'uomo si presenta. "Io sono Frost, addetto alle funzioni motorie. Questa a destra è Ezel addetta alle funzioni linguistiche e mentali. Lei invece, alla mia sinistra è Brynen, che appunerà il tutto" dice il più amichevolmente possibile.

Annuisco debolmente e deglutisco.

"Qual è il tuo nome, cara?" mi chiede Ezel.

Giro la testa verso di lei, con un'espressione timida e preoccupata. Le mie corde vocali fanno fatica solo a sussurrarlo. Dal suo tono sembra piùttosto dolce e amichevole.

"Mewthree" cerco di pronunciare.

La donna annuisce "Brava" si complimenta con me. Brynen appunta il tutto.

Le domande scorrono. Quanti anni ho, se sò contare fino a dieci, se so pronunciare uno scioglilingua. Poi mi chiede di dire qualcosa in inglese,francese, spagnolo e tedesco. Vado benissimo solo nelle prime due, nelle altre devo migliorare qualcosa. Poi mi porge una pila di fogli e una penna di colore e d'inchiostro nero. Poi mi dà un foglio dove c'è scritto un piccolo testo.

"Leggilo, perfavore" mi chiede ancora Ezel.

Ciononostante la timidezza inizio a leggere e cerco di alzare la voce e di non impappinarmi. Finisco e lei si complimenta facendo un sorriso.

"Scrivi una breve presentazione di te stessa".

Okay, avrò passato tutto fino ad ora, ma come faccio? Le parole non bastano a far capire chi sono?

"Come faccio, scusi?"chiesi timidamente.

"Allora tesoro, impugna la penna e falla scorrere sul foglio. Dovresti saper scrivere, credo" mi suggerì Ezel.

Certo che ci riesco, non mi ricordavo gli strumenti che servivano. Scrissi una breve didascalia e gliela porsi. Lei la lesse soddisfatta.

"Ora scrivi i numeri da uno a dieci, sia romano che arabo".

Feci anche questo bene.

"Disegna qualcosa" ordinò ancora Ezel.

M'impegnai al massimo a disegnare mamma come la immaginavo io e la mia donatrice di geni, Mew.
Ma ottenni solo qualcosa di stilizzato. Il disegno non era il mio forte, ma almeno riuscivo a far capire che quello era un'umano e l'altro un pokèmon.

"Fa' un po' pena, vero?".

"No cara,sembra essere decente... e lei è Sakura, quella che cantava sempre davanti alla tua capsula! Ringrazia lei se sei qui oggi..." Ezel sospirò.

Sento il cuore sobbalzarmi. Ha riconosciuto mamma. Vuol dire che l'ho disegnata bene, che i miei sogni non mi tradivano. I capelli castano scurissimo splendente, lunghi fin sotto le scapole, con uno strano ciuffo che le foderava la parte superiore della scatola cranica... e i suoi occhi blu, lucenti come uno zaffiro, profondi come l'oceano. Il camice bianco che al minimo movimento ondeggiava debolmente, la maglia rossa non scollata che si intravedeva e i pantaloni o la gonna lunga fino alle ginocchia nera, con scarpe di quest'ultimo colore. Mamma era bellissima, mi stupisco che nessun uomo le sia caduto ai piedi incrociando il suo sguardo profondo.
"Passiamo ad altro... mh" contemplò un attimo e tirò un sospiro di sollievo "finalmente è l'ultima domanda... cantami qualcosa, dolcezza".

Cantarle qualcosa? Beh, dentro la mia testa ero brava, ma fuori? E poi cantare mi ricorda troppo mia madre. Ormai sto cercando di pensare poco a lei, per non rimanere perennemente triste. Cerco di non pensare a quando da piccola mi cantava la canzone dell'oceano. Era perlopiù una ninnananna direi. Potrei cantargli quella, ma solo perchè fà parte del test.

"La infondo all'abisso blu,
posato negli anemoni ci sei tu,
sei nato nell'acqua, tesoro,
sei prezioso come l'oro.

Nelle mie braccia ti cullerò
e tanto affetto ti darò
Ecco, proprio nel mare,
qui io ti voglio amare".

Finì la canzone e tutti e tre rimasero esterrefatti dalla mia voce. Ezel non potte fare a meno di applaudirmi, seguita da Brynen e Frost.
Arrossì e feci un piccolo sorriso. In realtà la canzone mi aveva distrutto, visto che era la preferita di mamma. E mamma ora sarebbe stata fiera di me.
Finalmente arriva il turno di Frost. Da seduto sembrava nella norma ma appena si alzò dalla sedia arrivava a occhio e croce al metro e novanta, quasi due metri. Gli arrivavo al petto,in parole povere. I capelli turchese chiarissimo, molto vicino al bianco, con le basette di neve e un vestito elegante candido, con una spilla con una R rossa ci circa 3 o 4 centimetri. Il viso rasato e gli occhi di ghiaccio. Sembrava essere l'inverno in persona.
Tastò i miei muscoli, dicendo di comprimere il bicipide per poi lasciarlo andare. Un rilevatore che mi attraversava il braccio avrebbe elaborato le statistiche. Fece così anche con la gamba, la coda e il busto. Poi iniziò a farmi tirare su dei manichini dalle fatezze umane alcuni oggetti affilati e a tirare con l'arco, per poi fare dei pesi per vedere il mio limite e la mia precisione. Vide i miei attacchi psichici e non, poi testò il mio corpo a corpo, che consisteva nell'affrontare un robot un po' più alto di me. Infine mi fece provare qualche sport. L'unico che mi piacque molto fù il nuoto, mi sentivo così rilassata dentro l'acqua, che mi ricordava il liquido ambrato nel cui sono rimasta avvolta per sedici anni. Avrei preferito che quei minuti sarebbero diventati ore. Ma tutto ha una fine, così come scade il tempo della vita, scadè anche il tempo di restare dentro la mia amata acqua.
Brynen,con sua grande soddisfazione, esaminò tutta quella decina di fogli, nell'accertarsi che non ci siano errori grammaticali e qualche dato mancato. Tutto apposto, per fortuna.
Diedi la mano ad Ezel, Frost e Brynen (che aveva parlato raramente,solo per dire "hai saltato questo" oppure per comunicare le mie statistiche ai miei tutori). Lei aveva capelli arancioni raccolti in una crocchia. Maglia e gonna nero scuro, con una R rossa in ognuno dei due capi. Portava anche un paio di occhiali quadriformi. Sembrava ed era una segretaria qualunque.

"Va bene dolcezza, tra un mese faremo un'altro incontro per correggere le cose che non andavano, ok? Poi proseguirà tutto regolarmente una volta ogni due settimane, per accertarci che le tue qualità migliorino... mi stai simpatica, Mewthree" disse Ezel dandomi un'abbraccio a dir poco sincero.

Ezel mi sta troppo simpatica. La capigliatura rosea, gonfia, che le arriva fino alle spalle, eyeliner dorato nelle palpebre che rivestiva i suoi occhi magenda-rossastri e il vestito rosa con della pelliccia bianca come la panna, foderata di minuscole perline arcobaleno, e un nastro in testa e il fiocco in vita color oro la facevano sembrare ad uno squisito lecca lecca o a una gigantesca caramella rosa, anche lei con una R rossa sotto forma di spilla appuntata là,nel petto. Mi viene l'acquolina in bocca solamente a guardarla.
La R rossa. Io, Ezel, Frost e Brynen la portiamo, anche quelli che ho incrociato nel venire in questa stanza la portavano. Non c'era nessuno che non c'è l'aveva da qualche parte nei loro vestiti. Forse siamo in una compagnia che ci ha presi come lavoratori. Ma perchè dovrei aver avuto tutte queste cure se dopo portei finire nel lavorare nel fango e nella polvere? Oppure è una compagnia di lusso che ha bisogno del mio aiuto? Ho notato anche che al contario di loro ho poteri e sono molto forte, sono anche trattata come un diamante. Avranno bisogno del mio aiuto, forse.
Il tempo che ho passato con loro è finito, ora mi devono portare in un altra stanza.
Lì conosco il signor Giovanni, parliamo e familiarizziamo un po' e il giorno dopo mi fà mettere un'armatura di metallo resistente, ma leggerissima e flessibile, termoregolabile.
Mi fà fare delle missioni nelle settimane a venire. Da facili diventano sempre più difficili, di anno in anno. Quando non le faccio, invece riposo oppure chiacchiero con qualcuno. Nei primi tempi, invece, me ne stavo immobile su una piattaforma, il nutrimento mi arrivava tramite cavi e non utilizzavo la mia mantibola.Per sei o sette mesi non conoscevo il sapore del cibo. Alla fine ero stufa della mia monotona vita e mi ribellai urlando e scagliando oggetti a vuoto. Mi sedarono e mi fecero calmare, facendomi rimanere cosciente, ma sdraiata col respiro basso al suolo. Giovanni non era molto felice del mio comportamento e mi rimproverò poche ore dopo, quando mi ero ripresa. Ma notò che ero più felice quando si rese conto che la vita leggermente più umana che conducevo mi rilassava e mi faceva svolgere meglio le missioni.
Passa il tempo e io ora ho ventun'anni.
La mia schiena ha qualche cicatrice, per via delle frustate quando fallivo nelle mie missioni. Ho paura di quella frusta, piango sempre come una bambina ogni volta che qualcuno la nomina o la prende per darmi la lezione. Non è colpa mia se negli ultimi tempi non rieco a portarne a termine un decimo, solo che alcune sono del tutto esagerate e impossibili. Quante ne presi facendo morire tre centinaia di uomini e donne sommersi dai macigni, perchè sollevare tutte quelle tonnellate mica era facile. Anche per chi aveva dei poteri psichici potenti come i miei.
Oggi ho fallito un'altra missione. Sono una stanzina, da sola, poichè questo spettacolo farebbe raccapricciare anche le reclute, visto che lui ci và pesantissimo con frustate e, raramente,pugni e schiaffi. Eravamo in un'attacco tra team e io non sono riuscita a farmare proiettili, bombe umane e pokèmon. Mi tolgo l'armatura che fà parte del busto, delle gambe e della coda e il casco. Distattivo anche la tuta nera. Un metro e novantacinque di pokèmon che si fà sottomettere da un'umano così. Se solo ci penso mi sale la rabbia. Potrei scappare per evitare tutte queste cose disumane che mi fanno, ma se mi ritrovano e mi catturano alla fine riceverei ancora frustate e, forse, mutilazioni. Giovanni me l'aveva detto che se fallivo iniziava a mutilarmi le braccia o le gambe. M'ha minacciato anche di togliermi gli organi riproduttivi. Beh,per l'ultimo rido, eviterei solo di avere figli e malattie di quel campo. E poi, con chi dovrei avere figli? Quattro anni fà ho imparato a non fidarmi mai di un maschio, prima li odiavo del tutto, ma ora odio solo che mi diano degli ordini. M'hanno insegnato tutto sulla riproduzione, un gruppo uovo con un gruppo uovo uguale o simile potrebbero avere figli. Il mio è campo-umanoide, ma non interessa a nessuno, tantomeno a Giovanni. Per un'errore di clonazione non depongo uova, ma dò alla luce figli già vivi (poichè da delle analisi si è scoperto che ho degli organi riproduttivi qusi del tutto umani e un corpo da mammifero al cento per cento) e dubito che me ne debba stare un tot. di mesi senza far nulla per sopportare la fatica, solo per avere dei cuccioli che potrebbero anche morire nel giro di poche ore dalla nascita se non nel momento stesso. Potrei anche morire io, c'è una possibilità che accada. E Giovanni non accetterebbe la mia morte più quella del cucciolo immaginario il cui ha fatto diminuire la potenza dei Rocket. E di mio ho già detto che non vorrei MAI avere figli. Se Nel caso ne debba avere uno e Giovanni lo frustasse, come ha fatto con me? Se me lo porterebbero via e non avrei il piacere di tenerlo fra le mie braccia? Inutile farlo soffrire, se n'è sta lì buono dov'è, in qualunque posto sia.
Andando indietro di quattro anni, quando ne avevo sedici, ma ero molto vicina ai diciassette e mi ispezionarono il corpo, scoprirono questo mio essere mammifero. Era una cosa unica, dato che quasi tutti i pokèmon depongono uova, tranne gli asessuati e molti leggendari. Giovanni era estasiato, un organo del mio corpo aveva caratteristiche umane. Imposero di farmi altri test e scoprirono che potevo nutrire dei cuccioli dal mio petto, alias 'lastra di marmo' ai tempi. Avendo appena diciassette anni, essere nel mondo da solo uno e nessuno che ti aveva spiegato come si facesse un figlio (hanno preferito spiegarmelo a diciotto anni, ma sapevo benissimo cos'era una gravidanza. Da come s'iniziava e come si concludeva. Ma ahimè, mi spiegarono solo quella umana) credevo che era una cosa normalissima. Si, normalissima per gli umani. La cosa mi fù spiegata, ero unica a quel punto. Beh, se ci penso proporsero a Giovanni di farmi avere un figlio con un maschio nella mia stessa situazione (pokèmon, non umano, sarebbe stato troppo facile. Avevano anche paura che per vari sbalzi di energia o altro potevo ucciderlo) e se non sarebbero riuscito a trovarlo da un pokèmon molto forte e sufficientemente sano, entro i prossimi due o tre anni. Non prima perchè, stranamente e data la mia veneranda età, non avevo ancora le mestruazioni e quindi non ero ancora fertile. Ovviamente, volevano il mio consenso e quello di Giovanni. Lui dopo averci pensato, di sacrificare la sua unica, piccola e sola innocente bambina ad un uomo, alla fine, dopo dieci miseri minuti accettò, poi rimase solo da decidere la mia risposta. Risposi che ci dovevo pensare, perchè non sapevo in cosa consiesteva ciò. Mi dissero solo che io e quel pokèmon saremo rimasti tranquilli e sereni per il tempo necessario, per poi accoppiarci in santa pace. Inorriddì schifata e arricciai il naso, era come essere usata da un maschio. Il medico che mi esaminò mi tranquillizzò dicendomi che poco dopo avrei avuto un figlio e l'avrei potuto tenere. Beh, intuii che erano balle e chiesi a che scopo era questa cosa così elaborata e meschina.

"Vogliamo veder partorire una pokèmon e documentare che effetti avrebbe su di essa" mi rispose.

Andai in collera e risposi urlando un sonoro e secco NO. Vedere un cucciolo uscire dal mio corpo? Insomma, qualunque cosa venga fuori è pur sempre un essere vivente e ha tutti i diritti di essere considerato tale. In più sarebbe mio figlio, sangue del mio sangue. Loro la stanno prendendo come un'esperimento! Stanno valutando un mio possibile figlio di essere un'esperimento! Dare alla luce una cratura per farla soffrire e farmi soffrire non mi va affatto. Sono ancora giovane, infertile, inesperta. Incompatibile per diventare... madre. Giovanni tentò di convicenrmi di propormi per l'esperimento, ma la mia risposta era sempre no. Giovanni perse le speranze dopo una settimana d'insistenza e mi lascio in pace. Ricordo perfettamente le sue parole quando si arrese.

"Va bene, era la tua unica possibilità di avere un figlio. Ti negherò di averne se ne vorrai in futuro e se per caso uscisse che tu sia incinta tutto ciò che è dentro quel ventre ed è vivo verrà eliminato" mi disse.

Sbuffai, come se per nascosto incontrassi un maschio e mi mettessi a figliare con lui. Avevo incominciato ad odiare i maschi una settimana fà, sia perchè volevano usarmi come cavia, sia perchè uno di loro mi doveva ingravidare senza il mio reale interesse, come dovevo rimanere incinta? Mi sorprendo che non me ne sia scappata via in quel momento.
Scappare via. Giovanni arriverà con la sua frusta tra poco, io potrei benissimo azzerare il mio contatto psichico, far esplodere questa parte d'edificio, volare fuori e scappare. Bene. E' ciò che faccio, azzero il mio contatto psichico e mi carico di energia. Ma prima faccio materializzare dalla mia stanza un ciondolo e me lo metto al collo. Sento Giovanni e il suo persian avvicinarsi. Lascio un'onda di distruzione, facendo esplodere la stanza. Non so se ho ucciso qualcuno, volevo fare meno danni possibile. Pochi secondi dopo ci sono solo io che volo nel cielo con le ultime energie che me la svigno, Giovanni che impreca contro di me e delle reclute preoccupatissime.
Dopo un'ora di volo, mi sento affaticare e mi poggio a terra,esausta. Mi butto a terra stanchissima, cadendo in avanti, l'ultima cosa prima di addormentarmi che sento è l'erba fresca sotto di me, che ondeggia lievemente al vento.

  
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