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Autore: Do_Not_Touch_My_Patria    05/01/2014    10 recensioni
Sono passate due settimane dalle vicende di "Trovami Almeno un Motivo per cui Dovrei Amare l'Italia".
Gli Amis de l'ABC sono tornati a casa, a Parigi, e la vita di tutti i giorni a ripreso a scorrere tranquillamente per tutti.
Beh, quasi tutti.
Infatti, se Combeferre e Eponine portano avanti una relazione ampiamente meritata, se Marius e Cosette si stanno preparando per il loro matrimonio, se Courfeyrac e Jehan possono godersi finalmente un po' di pace e se Bossuet e Joly sono finalmente diventati una coppia a tutti gli effetti, insomma, se tutti ora sono felici, lo stesso non si può dire di Enjolras e Grantaire.
Qual è il problema?
Semplicemente, il nostro caro Apollo ha finalmente realizzato di essersi impegnato con l'ultima persona che avrebbe mai immaginato, e adesso il suo cuore deve fare i conti con la sua mente.
Come far combaciare un'anima desiderosa di amare, di ridere e di vivere, con un cervello rigido e intransigente come quello del giovane Leader?
Grantaire non è molto preoccupato: sa che ci vorrà tempo, ma lui non ha alcuna fretta, basterà fare tutto un passo alla volta...
[Sequel di TAUM, ma tranquillamente comprensibile senza averla letta.]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Enjolras, Grantaire
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~Step by Step












Capitolo I_Primo Appuntamento







Quell’anno l’autunno aveva tardato a scendere su Parigi, cosicché a metà di Settembre gli alberi sul lungosenna erano ancora carichi di foglie verdi.
Al Musain ancora vendevano gelati all’Italiana e Enjolras era tutto preso dal manuale per l’esame di Filosofia del Diritto, il cui appello era fissato da lì a una settimana.
Combeferre aveva accolto l’idea di sprofondare nuovamente fra i libri con particolare entusiasmo, mentre Courfeyrac si lamentava degli scomodissimi orari dei corsi che gli impedivano di provare i nuovi videogiochi che aveva comprato nonappena erano tornati da Firenze.
Già, Firenze.
Erano passate poco più di due settimane da quando erano rimpatriati da quella vacanza che aveva spezzato tutti gli equilibri del gruppo creandone di nuovi: adesso i sorrisi di Eponine erano sinceri e luminosi, le poesie di Jehan traboccavano una gioia che contagiava anche i suoi amici e Marius… beh, Marius era rimasto sempre il solito romanticone con la testa fra le nuvole, ma la faccenda del matrimonio, sotto sotto, lo aveva reso un ragazzo più maturo, più consapevole: ovviamente Courfeyrac si adoperava ogni giorno per nullificare gli sforzi del povero Pontmercy…
Persino Joly, nonostante avesse incominciato a preparare la tesi, sembrava decisamente più rilassato del solito.
Insomma, tutti avevano trovato la loro pace.
Tutti tranne Enjolras.
Il giovane Leader, infatti, non aveva ancora avuto il coraggio di invitare Grantaire per un appuntamento come si deve.
Certo, i due si vedevano praticamente tutti i giorni al Musain e spesso uno accompagnava l’altro lungo la strada di casa, ma mai che si fossero dati un vero appuntamento, che si fossero ritagliati un po’ di tempo per loro soltanto.
La verità era che per Enjolras la novità della sua relazione con Grantaire aveva messo in luce le catastrofiche voragini che costituivano la sua scarsa se non nulla vita sociale.
Come ci si comporta ad un appuntamento? Dove si va? Cosa si fa?
Questi quesiti lo avevano attanagliato fin dalla sera del ritorno.
Avrebbe potuto domandare a Courfeyrac, a Bahorel, a Eponine o addirittura a Cosette, ma il suo orgoglio gli impediva di chiedere consiglio anche ai suoi più fidati amici.
Era così che si era ritrovato battuto sul tempo da quello che, lentamente e con molta fatica, stava iniziando ad abituarsi a chiamare “il suo ragazzo”.
- Sabato pomeriggio tieniti libero. E anche Sabato sera. – aveva ordinato a bruciapelo Grantaire, un grigio pomeriggio di volantinaggio.
Enjolras aveva strabuzzato gli occhi mentre consegnava un volantino a un passante.
- Perché? Cosa succede Sabato? Non dirmi che Courf ha di nuovo organizzato una maratona di film Disney, mi rifiuto di partecipare… - era stata la sua risposta seccata.
L’artista aveva ridacchiato fra sé e sé al ricordo dell’ultima volta che si erano visti da Courfeyrac per un evento simile.
- No, niente Bella e la Bestia, stavolta… Pensavo a qualcosa di meno… come dire… affollato? – e un altro ghigno gli aveva tirato le labbra all’espressione confusa del biondo.
- Non credo di seguirti… -
- Si chiama “appuntamento”, Apollo. Succede quando due persone che provano interesse reciproco decidono di passare un po’ di tempo in intimità. – quella frase tanto semplice quanto diretta aveva avuto il potere di far avvampare Enjolras in maniera vergognosa, lasciando che facesse cadere a terra il plico di volantini colorati che stava reggendo.
Mentre i fogli sbatacchiavano sul pavé al leggero venticello settembrino, il suo cervello macinava a velocità improponibili.
Un appuntamento.
Grantaire lo aveva appena invitato ad un appuntamento.
Sabato.
Pomeriggio e Sera.
Appuntamento.
- E do… dove dovremmo andare? – aveva balbettato dopo qualche secondo, rosso in viso e con gli occhi ancora sgranati dalla sorpresa.
Il ghigno sulle labbra dello scettico si era teso ancora di più, e Enjolras era così terrorizzato da non ribattere nemmeno quando quello aveva posato le labbra sulle sue in un rapido bacetto.
- E’ una sorpresa… - aveva sussurato.
Per quel giorno il volantinaggio poteva anche dichiararsi concluso.
Sabato arrivò ad una velocità impressionante.
Grantaire non aveva più fatto parola dell’appuntamento, e quasi Enjolras temeva se ne fosse dimenticato, o addirittura che fosse stato tutto uno scherzo.
Fu un sms Sabato mattina a fargli andare di traverso la colazione.
“Buongiorno Apollo! Alle tre di fronte all’Opéra!”
Allora era vero. Allora non se l’era sognato.
Di fronte all’Opéra? Dove diamine aveva intenzione di portarlo?
Era rimasto cinque minuti buoni a guardare il caffelatte con espressione ebete, prima di rispondere con uno scarno “Ok, vedi di non fare tardi.”
Sarebbe anche stato un saggio consiglio, se solo a manca venti alle tre non si fosse presentato Bahorel suonando insistentemente al suo campanello.
- Bahorel? Che diamine ci fai qui?! – sbraitò quando riconobbe la sua voce attraverso il citofono.
- Cioè, volevo dire… non ti aspettavo… - si corresse subito, rendendosi conto di aver usato un tono non proprio amichevole.
- Capo, fammi entrare e basta, ok? –
Cinque piani di scale dopo, il giovane Leader si ritrovò di fronte a qualcosa che assomigliava più a un grumo di sangue che al suo amico.
- Bahorel, che cosa hai combinato? – esclamò, facendolo entrare e mettendolo a sedere sul divano.
Il ragazzo sorrise e si passò una mano fra i capelli.
- Rissa! Credo di essermi rotto il naso! – spiegò con un’alzata di spalle.
Enjolras sentì le forze abbandonarlo. Avrebbe dovuto prendere la metro da lì a cinque minuti, e un Bahorel massacrato dalla testa ai piedi passeggiava invece tranquillamente per il suo salotto, toccando tutto quello che trovava.
- Figo! Cos’è questo? – domandò infatti il ragazzo, che era subito balzato in piedi, maneggiando un oggetto tubolare apparentemente di ottone che fino ad allora era rimasto placido sul suo supporto accanto alla libreria.
- Quello è un cannocchiale del tardo Settecento, mettilo a posto, per piacere… - fece il padrone di casa con una nota di apprensione nella voce.
Bahorel fece come ordinato e tirò su col naso, dimentico di averlo appena compromesso in una delle sue amate risse.
La bestemmia che ne seguì fece sospirare Enjolras.
- Bahorel, lavati la faccia e stai un attimo fermo. – fece prendendolo per un braccio e trascinandolo verso il bagno.
Una volta che ebbe messo la faccia sotto il getto del lavandino, i suoi lineamenti tornarono riconoscibili, nonostante il naso leggermente deviato dal suo asse.
- Si può sapere almeno con chi ti sei pestato questa volta? –
Bahorel roteò gli occhi e si piazzò di fronte al grande specchio che sovrastava il lavandino, esaminandosi il naso.
- Sbirri, sempre fra le palle nei momenti peggiori. – e con un gesto secco e un sonoro crick si rimise in sesto.
Indeciso se trasalire per quel suono decisamente raccapricciante o se gridargli di tutto per aver fatto a botte con la Polizia, Enjolras rimase a bocca spalancata ed emise una sorta di gemito acuto.
- Tutto bene, Capo? Sei bianco come un morto… - scherzò Bahorel battendogli una pacca sulla spalla e tornando in cucina.
- TU HAI FATTO A BOTTE CON LA POLIZIA?! – sbottò, quando finalmente riuscì a connettere come si deve.
- Ma sei pazzo? Ma sai che casino abbiamo fatto l’altra volta per mettere insieme i soldi della cauzione? Dimmi che almeno non… - ma l’espressione vagamente colpevole dell’amico gli gelò il sangue nelle vene.
- Ehm, sì… stavo facendo un po’ di propaganda al gruppo e mi sono preso con uno sbirro. –
- E poi? – incalzò il biondo, terrorizzato dal fatto che l’amico fosse riuscito a raggiungere casa sua senza particolari problemi.
- E poi niente, in realtà il casino l’ha scatenato un tizio che non c’entrava niente. Io e il poliziotto ci stavamo solo insultando un po’… Non so nemmeno da chi sia arrivata la botta… -  sorrise indicandosi il naso.
- Però non mi hanno seguito, quindi direi che per stavolta possiamo stare tranquilli! – terminò scoprendo i denti e facendo l’occhiolino nel tentativo di rilassare Enjolras, mentre questo gli passava una confezione di ghiaccio istantaneo.
Il biondo si lasciò sprofondare sulla sedia e lo sguardo gli cadde casualmente sulla camicia.
Una scia di sangue partiva dalla spalla sinistra e scendeva lungo tutta la manica, esattamente dove Bahorel gli aveva dato quella pacca amichevole poco prima.
- Ooops… - fu il commento del ragazzo.
Enjolras, quasi con le lacrime agli occhi, scosse la testa.
- Tranquillo, la metto in lavatrice. Vado un attimo a cambiarmi… - e così dicendo sparì in camera sua.
Nel frattempo erano le tre meno cinque.
Era in ritardo. Era in uno stramaledettissimo ritardo. Nemmeno volando sarebbe arrivato in tempo all’appuntamento!
- Ah, scusa! Ti faccio fare tardi per Grantaire! – la voce di Bahorel giunse dal corridoio allegra e squillante.
Un po’ meno squillante, e decisamente non allegra, replicò quella di Enjolras.
- Come sai di Grantaire? –
Forse il suo intento era quello di far finta di  niente, ma produsse l’effetto opposto: la testa di Bahorel fece capolino dalla porta mentre  Enjolras indossava una camicia pulita.
- Me l’hanno detto Bossuet e Joly. A loro l’ha detto Marius, che a sua volta l’ha saputo da Jehan, a cui credo l’abbia detto Ponine, che lo è venuta a sapere da Ferre a cui l’ha detto Courfeyrac. – sciorinò innocentemente.
Il viso di Enjolras si deformò in una smorfia che significava una cosa sola: desiderio di uccidere.
- E Courfeyrac….? – domandò cercando di trattenere le ire funeste.
Bahorel alzò una mano come a voler calmare l’amico.
- Ah, a lui l’ha detto Gavroche! Pensavamo tutti che se lo fosse inventato, ma… Hey, quindi hai davvero un appuntamento con R! Ah, era l’ora! – ma tacque nonappena incontrò lo sguardo glaciale del Leader.
- Ok, la pianto. –
Enjolras scosse il capo divertito. L’assenza di Bahorel si era davvero sentita a Firenze…
- Ora, se non ti dispiace, dovrei uscire… -
Cinque minuti e qualche imprecazione dopo, Enjolras si era finalmente liberato di Bahorel ed era riuscito a prendere la metropolitana.
Minuti di ritardo all’appuntamento… almeno dieci.
Fantastico, in ritardo al suo primo appuntamento! Poteva anche sotterrarsi, a questo punto.
L’espressione “primo appuntamento”, poi, lo fece arrossire come una ragazzina.
Dannazione, non poteva andare avanti così!
Fra un imprevisto e l’altro, arrivò di fronte all’Opéra che ormai erano le tre e un quarto: Grantaire era già lì.
- Per fortuna sono arrivato in anticipo! – scherzò quello camminando piano in sua direzione.
Enjolras avrebbe voluto sprofondare.
- Ho avuto dei contrattempi. – si limitò a spiegare, ficcando le mani nelle tasche della giacca.
Grantaire sorrise.
- Credo che Bahorel volesse semplicemente ficcanasare un po’. Non ci credeva al fatto che oggi saremmo usciti insieme… -
A quella replica il biondo sgranò gli occhi, ma non rispose.
Non era davvero sicuro di voler sapere come facesse Grantaire a sapere che si era visto con Bahorel.
- Dove andiamo? – chiese invece.
Grantaire gli fece cenno di seguirlo e Enjolras, troppo curioso, non replicò e obbedì.
Presero nuovamente la metro per un paio di fermate, poi camminarono in un dedalo di viuzze in salita prima che l’artista si fermasse di botto in mezzo alla strada.
Erano a Montmarte, a pochi minuti dal Moulin de la Galette, ma Enjolras non avrebbe saputo aggiungere altro su quel luogo.
- Siamo quasi arrivati, aspetta ancora un attimo… - sussurrò Grantaire prendendolo per mano.
Il Leader sentì il cuore accelerare vergognosamente a quel tocco inaspettato e si limitò ad annuire seguendo il ragazzo in un vicolo laterale.
Una piccola insegna al neon citava “Cinéma Lepic”. Quindi lo aveva portato al cinema?
Grantaire lo condusse silenzosamente oltre le vecchie porte del locale, introducendolo in quello che sembrava più che altro un vecchio teatro. Tutto lì dentro era in legno: i pavimenti, il soffitto, le colonne e il bancone. Sopra alla cassa svettava una locandina in bianco e nero che Enjolras riconobbe immediatamente.
- Ciao R! Due biglietti? – la voce roca e allegra di un uomo grassoccio sulla sessantina fece voltare l’artista.
- Ciao Legauffre! Aggiungi anche una birretta al conto! –
Quello che doveva essere il gestore del piccolo cinema si accucciò dietro il bancone e ne riemerse poco dopo con una bottiglia di birra fredda di frigo.
- E tu devi essere Apollo, giusto? – domandò poi rivolto ad Enjolras.
Questo annuì e strinse la mano che l’uomo gli tendeva.
- Ehm, sì… Alexandre Enjolras, piacere… -
- Martin Legauffre, benvenuto in famiglia! – esclamò l’altro con un’amichevole pacca sulla spalla e un sorrisone.
- Vuoi qualcosa da bere o da mangiare? – continuò.
- No, grazie… Sono a posto così… - replicò mettendo le mani in tasca, un poco imbarazzato dall’occhiolino che il signore aveva rivolto a Grantaire prima che si accingesse a pagare.
Quando entrarono in sala un gruppetto di persone li raggiunse.
Beh, in realtà vennero incontro a Grantaire, lo abbracciarono e si misero a chiacchierare.
Era gente di tutti i tipi, c’erano dei vecchietti sulla settantina, due ragazze molto giovani, probabilmente due universitarie, e un gruppetto sparuto di donne fra i quaranta e i cinquant’anni.
- Ciao, R! E’ un po’ che non ci si vede! – esclamò una di loro.
- Ti sei perso “La Corazzata Potëmkin, come hai potuto! – scherzò una delle due ragazze, mentre l’altra le dava una gomitata e con un cenno della testa le indicava Enjolras.
- Oh, Apollo, sei tu? – domandò uno dei vecchietti andandogli incontro e stringendogli la mano calorosamente.
- Sei devvero bello! Sembri proprio un angelo! – commentò un’anziana signora che era rimasta seduta tutto il tempo.
- Ehm, sì, ragazzi… Lasciatelo respirare! – ridacchiò Grantaire andando in suo soccorso e conducendolo verso due sedili lontani dal gruppone.
Le luci si spensero di colpo e Enjolras udì un bisbigliare sommesso dietro di loro, segno che gli altri stavano cercando di prendere posto al buio.
- Scusali, sono un po’ invadenti, ma ci tenevano davvero tanto a conoscerti… - spiegò Grantaire in un sussurro dopo qualche secondo.
- Nessun problema, mi sembrano simpatici… - si premurò di tranquillizzarlo, nonostante i momenti precedenti fossero stati un pochino imbarazzanti.
- Vengo qui tutte le settimane da un paio d’anni, ormai… Sono come una famiglia, per me… - sorrise l’artista alla tenue luce delle uscite di emergenza.
Ma il film incominciò e i discorsi vennero lasciati a dopo.
Due ore più tardi, quando le luci si riaccesero in sala, gli spettatori si ritrovarono di fronte ad uno spettacolo più unico che raro: Enjolras se ne stava in piedi, la mano sul cuore e le guance rigate di lacrime, mentre Grantaire lo guardava a metà fra lo sconvolto e il divertito.
- Apollo, tutto bene? – domandò soffocando una risata.
Il ragazzo tirò su col naso e si asciugò il viso.
- Questo è il più bel discorso che io abbia mai sentito… - mugolò mentre lo schermo pian piano si oscurava.
- E’ la potenza della semplicità, è la Libertà pura e disinteressata… Oh, Grantaire, ti rendi conto di cosa significhino queste parole? Ti rendi conto che questo film è stato realizzato in pieno conflitto mondiale? –
E ancora, quando ebbero salutato tutti e se ne furono andati, Enjolras non aveva smesso un attimo di commentare il film.
- Che potenza, che meraviglia! Come sapevi che “Il Grande Dittatore” è uno dei miei film preferiti? –
Grantaire rise, mentre prendevano posto a un tavolino riservato al Moulin de la Galette.
- Mah, chissà… L’avrò intuito… -
Enjolras abbassò lo sguardo e il tono di voce, mentre le mani sfogliavano distrattamente il menu.
- Grazie, è stato un bellissimo pomeriggio… - sussurrò.
L’artista non replicò, si limitò a predergli una mano e guardarlo negli occhi; fu sufficiente.
Trascorsero tutta la serata a chiacchierare, a scambiarsi opinioni sul film, a ridere, a volte ad arrossire in silenzio.
Grantaire raccontò al suo Apollo di come il Moulin de la Galette fosse un tempo frequentato da quelli che ora erano annoverati fra i migliori artisti di tutti i tempi, rievocò aneddoti su Van Gogh, che per un po’ aveva alloggiato a pochi passi da lì e su Renoir, che in quelle viuzze strette e ripide aveva lavorato per anni, e più raccontava, più Enjolras capiva che sarebbe stato ad ascoltarlo per ore, perché nulla era più meraviglioso della luce nei suoi occhi quando parlava d’Arte.
Quando si alzarono da tavola era ormai buio e le stelle brillavano silenziose sopra di loro.
Passeggiarono in silenzio fino alla metropolitana, dove rallentarono fino a fermarsi l’uno di fronte all’altro.
- Allora? Che ne dici del nostro primo appuntamento? – domandò Grantaire, ben consapevole di aver fatto avvampare il compagno.
Il biondo ficcò le mani nelle tasche della giacca e lasciò che quella domanda gli impregnasse il cuore.
- E’ stato… Strano. –
Lo scettico inclinò la testa di lato, incuriosito da quella definizione.
- Strano? –
- Diverso da come me l’ero immaginato. – si prese una piccola pausa, poi continuò.
- Migliore… - e sorrise imbarazzato, perché quelle erano cose che mai avrebbe creduto di poter dire a qualcuno, men che meno a Grantaire.
- Sono felice che ti sia piaciuto… - fece quello controllando l’ora sul cellulare.
Quando rialzò lo sguardo, quasi si spaventò nel trovarsi gli occhi azzurri del Leader a pochi centimentri dai suoi.
- Pensi che si potrebbe rifare? – domandò Enjolras.
Ma non gli diede il tempo di rispondere, impegnandolo in un bacio un po’ incerto, ma denso e carico di sentimento.
Sentì le le labbra di Grantaire tendersi contro le sue in un sorrisetto compiaciuto prima che gli portasse le mani fra i capelli, approfondendo il bacio.
- Quando vuoi, Apollo… - gli sussurrò nell’orecchio con voce bassa e leggermente roca, facendogli correre un bivido su per la schiena.
Si baciarono ancora, dolcemente, in silenzio, al riparo nel buio della notte, poi fu il momento di separarsi.
- Non è il caso che mi accompagni, davvero… - balbettò Enjolras.
Grantaire fece spallucce mentre la metropolitana frenava di fronte a lui, semideserta a causa dell’orario.
- Allora ci vediamo domani? – lo salutò camminando all’indietro verso l’uscita.
Il biondo annuì.
- A domani! – e sparì oltre le porte del vagone, sedendosi nel primo sedile vuoto.
Impresa a dir poco semplice, dal momento in cui gli unici viaggiatori oltre a lui si rivelarono essere un barbone addormentato a una decina di sedili di distanza e un ragazzino con un paio di gigantesche cuffie colorate.
Ispirato da quella visione, estrasse l’iPod dalla tasca della giacca e prese a districare le cuffiette tutte attorcigliate, ma un rumore al suo fianco lo distrasse.
Alzò lo sguardo svogliatamente, salvo incontrare una massa scompigliata di riccioli neri e due occhi azzurri dall’aria birichina.
- E’ libero? –
Enjolras scosse la testa divertito e rivolse a Grantaire il più luminoso dei suoi sorrisi.
- Sei testardo come un mulo. – commentò.
L’artista parve considerare quella frase per qualche secondo, prima di replicare.
- La mia dote migliore! -
Il giovane Leader degli Amis de l’ABC sospirò, pensando a come quella frase, applicata alla loro relazione, risultasse dannatamente vera.
Avrebbe voluto ribattere qualcosa, ma alla luce di quel pensiero non trovò nulla di adeguato da dire e si limitò a sorridergli.
Dopotutto, erano testardi entrambi…














 
Note:

Buongiorno a tutti, Signore e Signori!
Ebbene, siamo le due persone più vergognose sulla faccia della terra.
No, bugia. Solo io sono vergognosa, Ame poveretta non c’entra niente.
Avevamo promesso che Stp by Step sarebbe uscita due settimane dopo la conclusione di TAUM e invece vi abbiamo fatto aspettare l’anno nuovo. La colpa? Quell’orrible condizione umana detta “blocco dello scrittore”.
Per fortuna il 2014 ha portato consiglio e sono riuscita a schiodarmi da quella maledetta pagina tre che mi fissava strafottente da Novembre… xD
Ma passiamo a parlare della nostra fanfiction, che è più importante delle centinaia di scuse che accampo tutte le volte che ritardo! V.V

“Sorrise e si infilò nel portone, chiudendosi alle spalle una Parigi che l’avrebbe visto nuovo, rinato, libero, una Parigi che avrebbe saputo accogliere quel nuovo Enjolras che stava finalmente imparando ad amare.
Il tutto senza fretta, dolcemente.
Un passo alla volta.”

Ecco, è così che finisce TAUM. In Step by Step vedremo come questa relazione fra Enjolras e Grantaire si evolverà pian piano attraverso le loro “prime volte”.
Qui, ad esempio, abbiamo visto il loro primo appuntamento, di quelli classici “cinema+cenetta” e beh… l’amore che non sono questi due…
Devo dire che in questo capitolo ho amato anche la ficcanasata di Bahorel a dieci minuti dall’appuntamento… quel ragazzo è un genio! XD
 
Ma adesso passiamo alle adorate INFORMAZIONI DI SERVIZIO
1) Lo sappiamo che il Lucca Comics&Games è stato tipo sei mesi fa, ma visto che abbiamo beccato un mucchio di gente che ci ha fatto foto e noi, da brave furbe, non ce ne siamo fatta manco mezza, non è che qualcuno che ci ha fotografate potrebbe mandarci le sue foto con noi? :3
In tal caso saremmo felicissime di sentirci via messaggio privato! :D
2) Se tutto va bene, questa fanfiction dovrebbe essere composta da quattro capitoli, che DOVREBBERO essere pubblicati una volta alla settimana.
Tuttavia, e lo sottolineo, purtroppo siamo sotto esami, e quindi il tempo a disposizione è davvero poco. Il che significa che anziché un capitolo alla settimana potremmo pubblicarne uno ogni due. Noi intanto facciamo del nostro meglio…
 
Ok, per questo capitolo dovremmo avere finito… xD
Come al solito grazie mille a chi legge, segue, preferisce e recensisce, un benvenuto gigante a chi è nuovo, e un grazie a chi ci segue ancora da TAUM, vi amiamo tutti quanti!
 
Ps: abbiamo iniziato una serie di cui “Trovami Almeno un Motivo per cui Dovrei Amare l’Italia” e “Step by Step ” sono le prime due fanfiction.
In cantiere ne abbiamo un sacco di altre, incentrate un po’ su tutti i personaggi, anche sui cari Feuilly e Bahorel che finora, per esigenze di copione, abbiamo bellamente ignorato… xD
Siamo elettrizzate e vi vogliamo bene. <3
 
Au revoir et Vive la France!
Ame&Koori
  
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