A thousand
miles seems pretty far
But they've got planes and trains and cars
I'd walk to you if I had no other way
(Hey there Delilah – Plain White
T’s)
8 - Morte
“Da oggi ci trasferiremo in un luogo segreto appena fuori dal
villaggio, così
saremo tutti al sicuro.” disse Minato cercando di sorridere. Naruto
annuì con
la testa, tentando di non far trasparire le proprie emozioni o di
guardare
Hinata negli occhi. In quel modo sarebbe stato ancora più difficile
vederla,
perché lei era sempre impegnata con i suoi doveri da capoclan. Però
allontanarsi dal villaggio era l'unico modo per garantire l'incolumità
di tutti
i suoi abitanti.
“Potrò... Potrò almeno salutare per l'ultima volta Sasuke?” chiese a
suo padre,
e la sua voce, che non sentiva da moltissimo tempo, fuoriuscì dalle sue
labbra
come una straziante richiesta di aiuto anche se non lo avrebbe voluto.
“Potrò
vedere te e Hinata?”
La kunoichi, seduta accanto a lui, non riuscì a trattenere le lacrime,
che
presero a scenderle in silenzio sulle guance. Interpretandolo come un
segnale
negativo, Naruto abbassò la testa, prendendole la mano sotto il tavolo
per far
sì che quel gesto restasse intimo, loro.
“Non fa niente, non...” cercò di dire, ma le parole gli morirono in
gola.
Voleva piangere a sua volta.
“Io e Hinata-san saremo sempre con te, saremo la tua scorta.” disse
Minato con
un sorriso dolcissimo, consolatore, e Naruto si riscoprì a ridere senza
averlo
voluto. Si portò le mani al volto e si rese conto che stava anche
piangendo.
Senza smettere di ridere, li abbracciò uno alla volta, cercando di
stringerli a
sé il più possibile e di consolare Hinata che stava ancora piangendo
come lui:
sapere di poter trascorrere gli ultimi giorni in compagnia delle
persone che
amava di più gli aveva ridato un briciolo della felicità che aveva
perso ormai
da molto tempo.
A
quella reazione, la kunoichi non
riuscì a non sorridere di cuore. Avrebbe trascorso con lui ogni secondo
di vita
che avrebbe dovuto restargli, o che gli restava. Ormai stava
cominciando a
perdere la speranza di salvarlo.
Ogni volta che calava la notte, Naruto se ne riscopriva sempre più
impaurito,
come un bambino. Aveva il terrore di distendersi sul futon e di
addormentarsi e
non svegliarsi mai più. Era scesa la notte già quattro volte da quando
aveva
lasciato la sua casa, ma era stato
sempre fortunato, era sempre riuscito a rivedere la luce del sole, il
viso dei
suoi cari, e con i suoi occhi. Quella sera, però, non riusciva a non
sentirsi
inquieto, aveva come un brutto presentimento. Strisciando i piedi, aprì
la
porta della stanza e chiese all'uomo che vi era di guardia di chiamare
Hinata,
poi si ritirò. Dalla finestra coperta per metà da una fitta tenda il
chakra
della barriera creata da suo padre, dall'Hokage e dai capoclan
splendeva del
riflesso della luce lunare. Doveva essere certamente invisibile
all'esterno,
per non provocare sospetti o disordini, ma lui riusciva a vederla
perfettamente
e si sentiva soffocare. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe finita
in quel
modo.
“Naruto-kun?”
La voce di Hinata lo frustò all'altezza del petto, facendolo
sobbalzare, ma poi
Naruto si rese conto che era stata la sua stessa mano a battere sulla
cassa
toracica e a fare rumore. La guardò, ancora interdetto, e tentò di
spiegare: “Non
riesco a dormire. É una serata così bella... Vorrei tanto uscire a fare
un
giro!”
La kunoichi abbozzò un sorriso poco convincente.
“Magari domani.”
“Magari quando sarò stecchito.” sbottò lo shinobi senza riuscire ad
arrabbiarsi
sul serio. Sapeva di avere soltanto pochi giorni di vita, si sentiva
debole
perché non aveva quasi più chakra e non aveva voglia di litigare
proprio con
lei. Vide che Hinata sembrava mortificata e le fece segno di
avvicinarsi a lui.
Le sfiorò lentamente i capelli.
“Vuoi dormire con me?” le chiese cercando di assumere un tono di voce
più umile
e pentito possibile. “Mi dispiace, non volevo.”
Hinata arricciò piano le labbra, come se dovesse scoppiare a piangere
da un
momento all'altro, ma non lo fece, e lo abbracciò con foga cadendogli
addosso,
lasciandolo sconvolto.
Mancavano soltanto tre giorni alla morte di Naruto ed era stufa di
prenderlo in
giro, di continuare a ripetergli che doveva stare tranquillo, che non
sarebbe
accaduto nulla, perché non era vero: con lui sarebbero morti entrambi.
“Alzati!” ordinò una voce che non conosceva. “Non sarai davvero così
debole!”
Hinata strinse le palpebre senza aprire gli occhi, cercando di pensare.
Non si
sentiva affatto stanca. Cosa voleva, allora, quella voce?
“Alzati!” ordinò ancora. La kunoichi obbedì: aprì gli occhi e fu
accecata da
una luce cupa e rossastra, si alzò a fatica in piedi, sentendosi meno
in forze
di quanto pensava. Si guardò intorno, rendendosi conto che il luogo in
cui si
trovava le dava una strana sensazione. Un déjà vu. Fece un passò; un
paio di
occhi gialli e maldisposti la fissò, infuriato. La volpe a nove code.
Hinata spalancò la bocca: era dentro Naruto. Si voltò, frenetica, per
cercarlo
con lo sguardo, ma la volpe occupava tutto il suo campo visivo. Ebbe
bisogno di
alcuni minuti per rendersi conto che il cercoterio la stava fissando
attraverso
una grata con un sigillo che si era quasi del tutto staccato.
Allarmata, Hinata
corse verso di lei.
“Tu chi sei?” tuonò la volpe schiacciando di più la testa contro le
sbarre. “Cosa
ci fai qui?”
Sembrava nervosa. Hinata abbassò lo sguardo sulla base della grata e ne
comprese
il motivo: Naruto, quasi completamente privo di vita, era inginocchiato
malamente davanti a lei, il capo contro le sbarre e il braccio disteso
nell'ultimo tentativo di sistemare il sigillo. Gli corse incontro,
afferrandolo
per evitargli di cadere e aiutandolo a distendersi. Respirava a fatica.
“Hinata, cosa-?” mormorò lui con voce strozzata. La kunoichi gli
carezzò una
guancia cercando di non cedere alla disperazione e alle lacrime,
rassicurandolo, facendolo tacere per risparmiare ossigeno.
“Sono venuta a salvarti.”
Lo sguardo sconvolto di Naruto le diede la forza di guardare di nuovo
davanti a
sé, alla volpe, e di fare quello che aveva pianificato per settimane.
Era la
sua occasione, finalmente poteva dare la vita per colui che l'aveva
salvata tantissime
volte.
“Sono Hinata Hyuga, capo del clan Hyuga, e sono qui grazie
all'intervento del
quarto Hokage, Minato Namikaze-sama, che ha modificato il sigillo di
Naruto-kun
inserendo anche il mio chakra.” disse più tranquilla di quanto aveva
immaginato
di essere, senza smettere di accarezzare il viso di Naruto.
“Allora quel chakra che ho percepito era il tuo.” commentò Kurama con
un
sorrisetto sprezzante. “Hai un chakra davvero particolare, e devi
averne anche
un ottimo controllo per essere sopravvissuta dopo la modifica del
sigillo.
Perché sei qui? Cosa vuoi? Mi hai interrotto nel momento cruciale!”
Emise un verso furibondo che fece tremolare l'aria. Naruto tossì
violentemente:
restava poco tempo.
“Sono venuta ad offrirmi al posto di Naruto-kun. Lascia vivere lui,
prendi il
mio chakra. Fa’ quello che desideri con me, però lascia libero
Naruto-kun.”
Naruto la fissò, sconvolto, sollevando di scatto la testa e scuotendola
con
forza.
“Hinata, no! Cosa diavolo-”
La volpe sovrastò la sua voce ruggendo con tutta la forza che
possedeva.
“Devi essere impazzita se pensi che io possa ubbidirti, Hinata Hyuga!
Il chakra
di Naruto-”
“So che il mio chakra non é potente come quello di Naruto-kun, ma io ne
ho un
ottimo controllo! Se io fossi il tuo contenitore potresti possedermi a
tuo
piacimento! Sono una Hyuga, ho un ottimo controllo del chakra, l'hai
detto tu
stessa!”
“HINATA!”
Gli occhi della volpe lampeggiarono per un attimo, minacciosi, poi il
cercoterio scoppiò in una risata che quasi li assordò.
“Sei furba, Hinata Hyuga... Ma sei altrettanto sincera?”
La kunoichi annuì con la testa, cercando di non abbassare lo sguardo
verso
Naruto, che continuava ad urlare il suo nome quasi senza più fiato in
gola.
“Come puoi dimostrarlo?”
“Prendi metà del mio chakra! Anzi, lasciami soltanto quello che servirà
per
rifare il sigillo! Convincerò il quarto Hokage ad eseguirlo su di me
non appena
il mio chakra dentro quello di Naruto-kun si estinguerà. Però liberalo…
Quante
code ha, in questo momento?”
“Otto.” replicò la volpe senza smettere di sorridere. Hinata fu scossa
da un
tremito e cadde in ginocchio, sentendo che le lacrime le stavano
bagnando il
viso.
“Naruto-kun non é così, lui é buono, non farebbe del male a nessuno...
Ti supplicò,
accetta la mia proposta!”
L'ultimo urlo di Naruto rimbombò nell'aria per qualche secondo,
acutizzato dal
silenzio della volpe, poi tutto tacque. Lo shinobi chiuse gli occhi.
“Va bene. Lascerò libero Naruto, e Minato dovrà sigillarmi dentro di
te. Se non
lo farà, o se lo farà ma tu morirai, Naruto morirà comunque ed io sarò
libera!”
Il cercoterio sorrise in modo spaventoso, mostrando i lunghi denti.
“Vieni qui.
Dammi il tuo chakra. Te ne lascerò un quarto di quello che possiedi in
questo
momento. Spero che ti basti.”
Hinata carezzò per l'ultima volta la guancia di Naruto, sentendola più
fredda
di quando l'aveva sfiorata in precedenza, e si sentì per la prima volta
disperata, senza via d'uscita. La salvezza di Naruto dipendeva tutta
dalla sua
vita.
“Non morirò.” promise a se stessa, allungando una mano verso la volpe e
toccandola, sentendosi bruciare. Sentì il suo chakra essere risucchiato
dal
cercoterio in un decimo di secondo, svuotandola, poi si accasciò per
terra
senza neppure riuscire ad afferrare la mano di Naruto.
Our
friends would all make fun of us
And we'll just laugh along because we know
That none of them have felt this way
(Hey there Delilah -
Plain White T’s)
9
- Vita
“Le
code stanno diminuendo da
sole!”
Conosceva quella voce: era il capitano Yamato.
“Bene! Allentiamo leggermente la barriera!”
Il quarto Hokage, Minato Namikaze. Hinata aprì leggermente gli occhi,
aspettandosi di essere inondata dalla luce, ma tenebre battenti le
impedirono
di comprendere immediatamente cosa stesse succedendo.
“Ti sei ripresa! Come ti senti?” esclamò Ino Yamanaka accanto al suo
orecchio,
afferrandole un braccio. Hinata non ricordava neppure per quale motivo
la
kunoichi bionda fosse lì. Ah, sì, aveva preso anch'ella il posto di suo
padre
come capoclan, ed era stata messa a scorta di Naruto.
“Cos'è successo?” le chiese portandosi una mano alla testa, che aveva
preso a
pulsarle all'altezza della tempia. La portò all’altezza degli occhi:
era piena
di sangue.
“Non toccare!” la ammonì Ino. “Eri nel letto con Naruto prima che
incominciasse
a trasformarsi e sei stata colpita da lui e sbalzata via... Ma sei
pazza?
Correre un rischio del genere!”
Hinata si morse un labbro per non risponderle, sull'orlo delle lacrime.
Avrebbe
avuto così tante cose da dirle, ma era certa che lei non avrebbe
capito.
Nessuno aveva mai compreso i suoi sentimenti per Naruto.
“Lui... Lui non é quello che pensate voi.” riuscì soltanto a dire,
perché poi
la luce al centro della stanza che l'aveva leggermente rischiarata fino
a quel
momento divenne luminosissima di scatto e si spense. Il capitano Yamato
sospirò,
sollevato, ed esclamò: “É finita.”
Quella luce era stata emessa durante la trasformazione da Naruto, che
ormai
giaceva al centro della stanza. Senza riuscire più a controllare i
propri
movimenti, Hinata si alzò in piedi di scatto e corse verso di lui,
chinandosi
sopra al suo corpo. Respirava ancora, il suo cuore batteva. La volpe
era stata
di parola. Sollevata, senza considerare il fatto che tutti i capi degli
altri
clan la stessero guardando, si avvicinò ai due Hokage, ancora ansanti
per la
fatica, e sussurrò: “Ho parlato con la volpe. Ha promesso di salvare
Naruto-kun
se lei, Minato-sama, la sigillerà dentro di me.”
I due Hokage la fissarono, attoniti.
“Questo cosa significa?” tuonò l'Hokage, infuriato per non essere stato
avvertito di quel piano, ma Minato non vi prestò attenzione.
“Per eseguire un sigillo del genere c'è bisogno di moltissima
preparazione.
Bisogna prima liberare la volpe, poi risigillarla in un'altra persona.
Nessuno
sa cosa potrebbe accadere nel contempo. Inoltre, per eseguire il
sigillo bisogna
sacrificare più di una vita.”
Hinata spalancò la bocca, accorgendosi di stare respirando appena.
“Io... Io volevo essere la sola a rischiare la vita.” mormorò con voce
strozzata. Minato le sorrise amaramente.
“Anche chi effettua il Sigillo del Diavolo deve dare la vita.”
Era finito, era tutto finito. Nulla sarebbe più stato possibile per
salvare
Naruto. Lo aveva ucciso, aveva ucciso se stessa, aveva ucciso il
villaggio
donando altro chakra alla volpe. Si coprì il volto con le mani per
poter
piangere fingendo di avere intimità. Avrebbe voluto stringere Naruto a
sé
finché la morte non l'avesse portata via. Ormai tutte le voci intorno a
lei
erano soltanto un sottofondo inudibile, ma comunque fastidioso.
“Sigillo del Diavolo!” disse Minato in un sibilo, rompendo quel muro, e
la
stanza tremò all'improvviso, avvolta ancor più dall'oscurità.
“Cosa vuole fare?” gli chiese l'altro Hokage con cautela.
“Quello che avrei dovuto fare dall'inizio.” replicò lui con voce
attenta.
Hinata si scoprì il volto: l'uomo stava eseguendo dei sigilli che non
conosceva
in rapida successione. “Io sono un morto, e i morti non possono vivere.
Inoltre
Naruto é il mio unico figlio, ed é dovere di un padre proteggere il
proprio
figlio.”
Lanciò uno sguardo fugace a Hinata, sorridendole per tranquillizzarla,
ed annuì
con la testa. “Io sono pronto, avvicinate Naruto a me perché possa
immobilizzare la volpe!”
Il capitano Yamato guardò l'Hokage in cerca di una conferma, e l'Hokage
annuì,
ma Hinata aveva già afferrato Naruto per le spalle e aveva preso a
trascinarlo con
difficoltà verso il quarto Hokage prima che l’ordine fosse confermato.
Non
aveva idea di cosa lui volesse fare, ma la sua disperazione la rendeva
certa
che lui sarebbe stato in grado di salvare Naruto. Il capitano Yamato
corse
immediatamente in suo soccorso e la kunoichi poté così stringere la
mano del
ragazzo.
“Hinata-san, non giudicarmi male. É qualcosa di troppo difficile da
spiegare,
non credo che tu possa capirlo. Essere genitori è difficile. Ma ti
ringrazio
comunque per non esserti opposta alla mia decisione.” le disse Minato
con un
sorriso. “Prenditi cura di Naruto. Sono certo che soffrirà molto per
questo...
Credo di essere un pessimo padre, abbandonare mio figlio due volte...”
Il corpo svenuto di Naruto fu scosso da un tremito violento ed un
potentissimo
chakra arancione prese a fuoriuscirvi sotto forma di una palla
infuocata.
“Questo non é soltanto il chakra della volpe, é troppo per me...
Hinata-san,
per favore, avvicina la mano, non aver paura. C'è del chakra identico
al tuo
mischiato a quello di Kurama, adesso te lo restituisco...”
La kunoichi avvicinò alla palla infuocata la mano temendo di vederla
bruciare,
ma ciò non avvenne. Sentì come una scarica elettrica percorrerla
interamente
dai capelli ai piedi quando il suo chakra mancante ricominciò a fluirle
nel
corpo. Era come se la sua forza fosse ritornata improvvisamente,
sorprendendola. Annuì per rassicurare l'uomo e strinse più forte la
mano di Naruto,
cercando di infondergli calore.
“Grazie mille per aver deciso di farlo vivere.” sussurrò a voce
bassissima per
non farsi sentire da nessun'altro se non dal quarto Hokage. “É un onore
per me
far parte della sua famiglia.”
“L'onore è mio, Hinata-san. Non so bene cosa avessi intenzione di fare,
ma
toccava a me sin dall’inizio. Prenditi cura di Naruto.” ripeté Minato,
poi si
posò le mani sul ventre. Urlò; un sigillo uguale a quello di Naruto
scintillò
per un secondo nell'aria, poi scomparve, e l'uomo cadde con lui sul
pavimento,
senza vita.
Delilah I can promise you
That by the time we get through
The world will never ever be the same
(Hey there Delilah – Plain White
T’s)
Note dopo la lettura:
È stato
un sollievo per me poter rendere
Minato di nuovo “umano”, arrivata a questo punto della storia. Il suo
contributo è stato fondamentale per la trama, ma la sua figura era
cresciuta a
dismisura, la sua funzione doveva per forza esaurirsi, il cerchio
doveva
chiudersi. Ho pensato a lungo a come far terminare la vicenda, e alla
fine ho
convenuto che nessuno poteva tirare le somme meglio di lui.
Mi è dispiaciuto molto dover far fare ad Ino la parte dell’ “insensibile”, ma, a mio parere, era l’unico personaggio che potesse essere messo in gioco per questa causa per via della sua personalità aperta e diretta.
Epilogo
Naruto aveva odiato suo padre per molto tempo per averlo abbandonato
per la
seconda volta, si era convinto che non avrebbe mai capito perché
l'aveva fatto.
Si era rifiutato di guardarlo negli occhi non appena era rinvenuto, non
aveva
partecipato al suo funerale, era diventato moltissime volte di cattivo
umore se
gli avevano parlato di lui. Non era andato a trovarlo per mesi, quasi
per un
anno. Poi era accaduto qualcosa che gli aveva cambiato la vita ed era
riuscito
ad immaginare ogni singolo pensiero che avesse attraversato la mente di
suo
padre quando aveva deciso di sacrificarsi ancora per lui.
Era bastato guardare lui negli
occhi
e tutto il mondo aveva preso a ruotare nella direzione opposta, o lui
aveva
preso a guardarlo da un'altra prospettiva. Hinata gli aveva detto che
per lei
era accaduto lo stesso, ma lo shinobi era certo che lei fosse già in
grado di
comprendere suo padre da molto tempo prima di lui. Arrivò alla fine del
corridoio riscuotendosi dai quei pensieri che lo prendevano, puntuali,
ogni
anno in quel giorno particolare, e bussò all'ultima porta sulla destra.
“Hinata, io sono tornato, siete pronti?”
“Quasi! Vieni pure!”
Naruto abbassò la maniglia ed entrò. Hinata se ne stava in ginocchio
accanto al
futon arrotolato, già pronta. Gli sorrise. Accanto a lei, Hiro, il loro
bambino, disegnava disteso sul pavimento a pancia in giù.
“Cosa stai disegnando di bello, Hiro?” gli chiese lo shinobi
sedendoglisi
accanto. Il bambino non alzò neppure la testa dal foglio, troppo
intento a
colorare.
“É un disegno per il nonno. Devo sbrigarmi!”
“Non preoccuparti, puoi darglielo quando vuoi!”
Hiro era amato da tutto il clan Hyuga, e Hiashi lo adorava, anche se
cercava di
non darlo a vedere per mantenere la sua immagine da uomo duro ed
inflessibile.
Tuttavia era cambiato moltissimo da quando aveva conosciuto il bambino:
era
diventato più permissivo, più affettuoso, e Hinata era contentissima di
quella
trasformazione che nessuno avrebbe mai osato neppure immaginare. Hiro
aveva
cambiato davvero le loro vite.
“Finito!” esclamò il bambino, entusiasta. Si mise seduto e consegnò
a Naruto il foglio su cui
aveva disegnato con un sorriso. “É
per il nonno! Ti piace, papà?”
Naruto osservò il disegno certo di scorgervi occhi bianchi e capelli
scuri, ma dal
foglio gli sorrise un uomo biondo con due macchie color cielo come
occhi. Era
suo padre Minato. Di certo era stata Hinata a parlare a Hiro di lui. Le
passò
una mano attorno al collo e sorrise, quasi con le lacrime agli occhi.
“Non credo che tu possa darglielo di persona, va bene lo stesso?” gli
chiese.
Hiro annuì.
“Ma perché?”
Naruto si grattò il mento, dubbioso su come affrontare quell'argomento.
“Beh, credo che la mamma ti abbia detto che il nonno non é qui con noi…
Lui é
in un posto da cui non può più tornare. Sono successe delle cose, ma
ormai é tutto
passato e possiamo soltanto andarlo a trovare al monumento degli
eroi...”
“Mi dispiace per il nonno.” mormorò Hiro, improvvisamente triste.
“Anche a me.” Naruto lo guardò, la testa bassa e le labbra strette, e
sentì di
nuovo la voglia di proteggerlo ad ogni costo riaffiorare in lui,
proprio come
era accaduto quando aveva incontrato per la prima volta i suoi occhi.
“Ma ormai
é passato. É morto per salvarci ben due volte, come
un eroe. Sai che ti dico? Cambiamo i programmi!” propose
facendogli l'occhiolino “Niente più monumento degli eroi. Ti porto a
conoscere
la faccia di pietra del nonno al monte degli Hokage!”
“Davvero?” esclamò Hiro con un saltello. “Andiamoci subito!”
Hinata prese il bambino per mano.
“Mi raccomando, passa a salutare il nonno e poi andiamo!”
“Ok!”
Non appena Hiro fu scomparso nei corridoi della tenuta degli Hyuga,
Naruto fece
un lungo sospiro.
Hinata gli sorrise, colpevole.
“Mi dispiace avergli parlato di Minato-sama al posto tuo, ma Hiro non
faceva
che chiedermi di lui...”
Lo shinobi scosse la testa malinconico, perso di nuovo nei pensieri.
“Io avevo paura di parlargliene, di ricordare, ma non é stato brutto
come
pensavo. Sarà perché io...”
Contro ogni previsione, Hinata gli prese la mano e gli si avvicinò così
tanto
che i loro respiri si fusero. Tempo prima sarebbero entrambi arrossiti,
ma
ormai quel tempo era passato, erano andati avanti e si sentivano più
che mai felici
di quell'intimità.
“Non é colpa tua.” mormorò la kunoichi guardandolo negli occhi.
“Minato-sama me
l'aveva detto, essere genitori-”
Naruto si chinò su di lei e la baciò stringendola a sé, impedendole di
parlare.
Hinata gli aveva ripetuto quella frase mille volte, e non aveva più
voglia di
sentirla, voleva soltanto annegare quel ricordo in lei. Specialmente in
quel
giorno, in cui, un anno prima, non era nemmeno riuscito a dire addio a
suo
padre.
“Mamma, papà, cosa state facendo?”
La vocetta di Hiro li fece sobbalzare, e Naruto e Hinata si voltarono,
scoprendo che a guardarli, oltre a loro figlio, c’era Hiashi.
"Dove state andando?" chiese l'uomo con il tono imperioso che
mostrava il suo disappunto per qualcosa, in quel caso perché Naruto
stava
amoreggiando con sua figlia nel bel mezzo di casa sua.
Hinata impallidì e prese a mormorare: “Ecco, padre, noi...”
“Stiamo portando Hiro alla montagna degli Hokage a conoscere mio
padre!”
intervenne Naruto nervosamente. Hiashi restò per un po’ in silenzio,
poi annuì
con un’espressione meno severa del solito.
Era passato parecchio tempo da quando si erano sposati; alcuni ricordi
erano
svaniti, molte situazioni erano mutate, ma alcune cose, constatò
Naruto, non
cambiano mai: non sarebbe mai riuscito neppure a stringere la mano di
Hinata e a
non morire di paura davanti a suo suocero.
Two more years and you'll be done with
school
And I'll be making history like I do
You'll know it's all because of you
We can do whatever we want to
Hey there Delilah here's to you
This one's for you
(Hey there Delilah – Plain White
T’s)
Fine
Note dopo la
lettura:
Per questo ultimo capitolo, ho voluto alleggerire un po’ il
tono (sperando
di esserci riuscita) e ho cercato di dare un taglio veloce e
“cinematografico”
alla scena con il bambino.
La fine. Non mi sembra vero essere riuscita a scrivere una long di
dieci
capitoli. Grazie, mille grazie a Yume, Moko e Vale, le mie giudicie del cuore,
per avermene dato la possibilità. Grazie di cuore a chi ha letto, a chi
ha atteso con impazienza questo epilogo, a chi è comunque rimasto,
nonostante tutto. Pianificavo di finire di postare questa fic lo scorso
anno, ma alcuni problemi personali me l'hanno impedito, perciò, per
farmi perdonare, posto tutti i capitoli mancanti insieme. ^^
Avrei voluto inserire altri personaggi, scrivere di altri avvenimenti,
ma ormai
quel che è fatto è fatto. Si è trattato del mio primo progetto "long"
serio su questa serie, e per un po' credo anche l'ultimo XD Spero di
essere riuscita a creare qualcosa che valga la pena leggere e ricordare
un pochino. ^^
Vi lascio con qualche trivia altamente inutile, ma che completa l'universo alternativo che ho creato (se dovesse interessare a qualcuno! XD)
Adesso mi prenderò una bella pausa, magari mi dedicherò ad altri fandom, ma qualche altra NaruHina arriverà, perché ho alcuni contest da portare a termine... ;)Alla prossima e ancora grazie,
Ayumi
Trivia
Dopo la guerra:
- Sasuke è stato imprigionato per tutti i crimini commessi, così Karin.
- Suigetsu è riuscito a scappare, come Madara, Jugo è morto per salvare Sasuke da un attacco.
- Obito è stato sconfitto ed ucciso.
- L’Hokage non è nominato mai nella fic perché non sono riuscita a decidere a chi far ricoprire la carica (ma forse è ancora Tsunade XD)
- Shikamaru e Ino sono diventati capi dei rispettivi clan.
- Tutti gli altri Hokage sono stati risigillati, tranne Minato.
- Per il resto, sono tutti felici e contenti. XD
Questa splendida cascata di banner è stata fatta da Moko, che non ringrazierò mai abbastanza! Non sono bellissimi? *____*