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Autore: Sandara_    06/01/2014    1 recensioni
Joon,Seungho,G.O,Cheondoong e Mir sono cinque investigatori privati che lavorano insieme nel loro studio personale: un edificio a più piani dotato di qualsiasi accessorio elettronico necessario al loro lavoro, un lavoro che spesso causerà loro dei problemi.
La ragazza di uno dei cinque è stata infatti rapita per vendetta e per salvarla saranno costretti a rischiare anche la propria vita.
Mir,follemente innamorato di Joon, sarà costantemente impegnato a reprimere i propri sentimenti. Ma quanto potrà questo andare avanti?
G.O, dal cuore di ghiaccio e molto professionale, quando si tratta di risolvere un caso sospetta di qualsiasi persona, talvolta anche dei suoi quattro compagni, pur di arrivare a prendere il colpevole.
Seungho è invece un ragazzo premuroso, mentre Joon il classico emotivo.
Cheondoong ha un carattere particolare: è sempre allegro,almeno apparentemente e talvolta premuroso nei confronti dei compagni.
Insieme sono i detective più forti ed intelligenti di Seoul.
Detectives fighting!
Sandara.
Genere: Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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G.O stava osservando il cursore che appariva e scompariva ad ogni ticchettìo dell’orologio che segnava i secondi.

Quel ticchettìo sembrava assordare i quattro detective, in quanto il silenzio era insostenibile.

Seungho si avvicinò a G.O e con il tono di voce più dolce che aveva disse

“yah..non puoi andare avanti così, vai a riposare, ci pensiamo noi”

“No” rispose fermamente

“Wae?”
“Non se ne parla” concluse tornando al suo cursore, fissandolo come se da li potesse ricavarne una risposta.

Seungho si diresse allora alla macchinetta del caffè e mentre lo sorseggiava, appoggiato alla parete,osservava gli altri tre.

Mir stava scrivendo sulla tastiera senza nemmeno guardarla,con gli occhi fissi allo schermo, nel tentativo di riparare il sistema di sicurezza.

G.O sbatteva nervosamente la matita sul tavolo con una mano, mentre con l’altra si reggeva la testa.

Cheondoong,invece, con aria più tranquilla, guardava lo schermo e ogni tanto volgeva lo sguardo al display del cellulare per rispondere ad alcuni messaggi.

Mir non sopportava di vederlo così sereno mentre lo studio era a pezzi e il suo Joonie se ne stava in ospedale.

Seungho chiuse un attimo gli occhi, assaporando l’aroma del caffè, poi gettò via il bicchiere in plastica e tornò alla sua scrivania.

Alle otto di sera, il primo ad andarsene fu Mir, su invito di Seungho, che lo seguì.

Cheondoong rimase fino alle otto e trenta, poi decise di lasciare G.O da solo.

“Sicuro che non ti serve niente?” aveva domandato prima di varcare la soglia della porta

“Sicuro, puoi andare.. sul serio.” rispose G.O senza nemmeno alzare gli occhi.

Una volta solo, si accese una sigaretta e staccando gli occhi dallo schermo, si accorse che il computer di Mir era ancora acceso e dopo un accurato controllo, capì che il ragazzo aveva lavorato tutto il giorno per aggiustare il sistema di sicurezza, riuscendoci.

Vedendo quanto si era impegnato, riuscì a sorridere per pochi secondi, poi tornò al suo monitor, alla sua matita, alla sua montagna di fogli.

Non notò che il computer di Mir stava facendo delle cose “da solo”.

Il ragazzo aveva infatti installato un programma sia sul computer in studio sia sul suo personale che gli permetteva di controllare quello dedicato al lavoro anche da casa, in modo da poter lavorare da solo, senza gli altri intorno.

Il biondo se ne stava infatti sul divano a “sgranocchiare” patatine con il portatile sulle ginocchia e un silenzio “assordante”, mentre con una telecamera nascosta monitorava lo studio.

“E’ ancora lì” pensò vedendo G.O seduto alla sua scrivania.

***

00.32 era ciò che stava scritto sull’orologio digitale al muro.

G.O alzò lo sguardo e, leggendo l’ora, sbuffò e si accese un’altra sigaretta.

Ad un tratto un rumore di chiavi quasi lo spaventò.

Sentì qualcuno che stava cercando di aprire la porta.

Si voltò di scatto e da lontano riconobbe una figura familiare, sebbene fuori fosse buio.

Corse all’interruttore e accese tutte le luci dell’edificio, preso, per un attimo, dal panico, dalla paura che quello non fosse chi lui pensava, dalla paura che potesse essere lo stesso che aveva sparato a Joon. La mancanza di sonno fa brutti scherzi.

Una volta illuminato dalle accecanti luci bianche, Mir chiuse gli occhi e disse

“Hyung! Spegni, sono io! “

“Mir..? Che diavolo ci fai qui a quest’ora?”

“Hyung!” esclamò correndo lungo il corridoio per arrivare alle scrivanie “Hyung! Devo parlarti, si tratta del caso”

“Ti ascolto” disse aspirando dalla sigaretta

“è tra noi, colui che stiamo cercando è tra di noi”

“Yah! Mir! Che stai dicendo?”

“Sto parlando seriamente, colui che ha sparato a Joon è lo stesso che ha rubato gli hard disk, è lo stesso che ci sta facendo penare! Ed è uno di noi!” disse quasi urlando

“Mir ascoltami bene. Ho sempre sospettato di tutti quando ce n’era bisogno. Ma perchè mai questa volta dovrei sospettare di uno di noi?”

“Hyung devi credermi!”

G.O aspirò ancora una volta

“è assurdo”

“non lo è!”

“Senti, io mi sto facendo in quattro per questo caso, non dormo, non mangio, quasi non bevo! Tu e Seungho siete sempre qui con me e Joon..Joon è in ospedale!”

“E Cheondoong?! Che mi dici di lui? Cosa fa sempre con il cellulare, perchè è sempre così tranquillo?! Perchè non si preoccupa mai di niente? Hai controllato il suo lavoro di oggi? No! No perchè non ha fatto assolutamente niente! Sembra sempre così senza pensieri, mentre Joon, il mio Joon! Lui, lui si trova in ospedale!”

“Queste sono accuse pesanti”

“Posso dimostrare tutto hyung, ho le pro-”

“Prove?Quali? Il nostro sistema di sicur-”

“Ci sono telecamere nascoste ovunque qui, sono in ogni angolo, le ho installate io.. hyung, devi credimi”

aggiunse calmandosi un po’e gettando le registrazioni sul tavolo

G.O era sconvolto.

“D-da dove le controlli?”

“Il mio laptop”

“Fammi dare un’occhiata” disse sospirando “Ah, Mir.. sei davvero intelligente, io..io  non penso che ci avrei mai pensato”

“Non è quello, è che.. sei solo troppo sconvolto. Tutto qui”

  
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