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Autore: Fear    06/01/2014    4 recensioni
[Introspettivo, malinconico, slice of life ― Ai!centric]
Cit/: La giovane ragazza mosse con incredibile eleganza e raffinatezza i capelli neri come il carbone, come quella notte che non sembrava mai arrivare in quel posto, e si portò una ciocca dietro l'orecchio. Poi abbassò lo sguardo, toccando un Lycoris, il suo fiore preferito, e scrollando con un colpo di dita la rugiada dalla sua corolla, ne osservò la bellezza: era di un color corallo, decisamente delicato e grazioso; nessuno avrebbe mai pensato al suo significato, nessuno avrebbe mai pensato che fosse addirittura velenoso. [...]
• {scritta alla mia amata Ai, perché l'antisiero scade ed agisce il veleno; 611 parole}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Enma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Immersa nella fredda luce solare ~
{ alla mia amata Ai }





Solamente una volta Ai Enma si fermò ad osservare quel perenne tramonto che padroneggiava le porte dell'inferno, casa sua.
Avvolta da un dolore di cui non conosceva il nome, andò alla ricerca di qualcosa che la facesse stare bene. Si avvicinò al laghetto del cortile e vi mise dentro un piccolo piede del colore del latte - l'acqua era calda. Allora si sedette sul bordo, immergendo anche l'altra gamba e con un movimento circolare iniziò a creare piccole increspature sulla superficie dell'acqua tiepida come il sangue. Osservava con uno sguardo apparentemente vuoto i cerchi del liquido trasparente farsi sempre più lontani. Lei, dopotutto, era proprio così: sempre lì, sempre dappertutto a guardare con i suoi occhi rosso scarlatto i movimenti della gente. Eppure si sentiva così lontana...
Tra i rami di un albero ignoto, un rifolo di vento sembrava facesse muovere una luce color vinaccia. Il sole stava tramontando lentamente - o forse, era semplicemente fermo lì da mesi, anni ormai - infiammando il cielo in ardenti tocchi rosso e arancio. Il profumo lontano di gelsomini si fece strada tra i capelli di Ai, anch'essi del profumo della primavera, e le invase le narici provocando un quasi impercettibile tremolio nei suoi occhi. La giovane ragazza mosse con incredibile eleganza e raffinatezza i capelli neri come il carbone, come quella notte che non sembrava mai arrivare in quel posto, e si portò una ciocca dietro l'orecchio. Poi abbassò lo sguardo, toccando un Lycoris, il suo fiore preferito, e scrollando con un colpo di dita la rugiada dalla sua corolla, ne osservò la bellezza: era di un color corallo, decisamente delicato e grazioso; nessuno avrebbe mai pensato al suo significato, nessuno avrebbe mai pensato che fosse addirittura velenoso.
Morte.
Una semplice parola che per Ai significava molte cose – belle, per la maggior parte. Esattamente come quel tramonto. Poteva sentire le gocce sul praticello sospirare, e in quel momento alzò nuovamente il viso da bambola al cielo e vide un raggio distorto all'orizzonte. I raggi solari ardenti si erano scomposti come in un prisma nelle varie componenti colorate, e fra queste Ai poté notarne uno, estremamente minuscolo, ma non invisibile, di un colore quasi estraneo in quel posto. Esso infatti era del colore dell'acqua e del muschio, quello che c'era solamente alle basi della grande quercia del giardino. Strano, vero, ma che fece sussurrare ad Ai una parola mai detta prima: «Bellissimo», e la stessa Ai si stupì di sé stessa non appena pronunciò quell'aggettivo, ma non ne capì il motivo.
Le sue giornate erano ornate dall'oscurità, dalla morte, dalla sofferenza delle persone e dalle punizioni che doveva dispensare alla gente di cui non conosceva neppure la storia. Non lo aveva mai detto a nessuno, neppure alla sua dolce nonna, ma anche lei si sentiva sola, anche lei quando visitava il mondo degli umani avrebbe tanto voluto usare la sua uniforme scolastica, avrebbe voluto divertirsi, avrebbe semplicemente desiderato un gelato con le sue amiche del cuore. Questo pensiero durò meno di un minuto, non poteva perdersi in un sogno irrealizzabile, aveva un compito da svolgere e non aveva scelta. Solo quel tramonto le dava pace, per questo, dopotutto, non avrebbe mai voluto che il sole si arrendesse alla notte, perché in tal caso il silenzio sarebbe avanzato, invadendo ogni cosa.
Quel giorno fu interrotto da l'ennesimo messaggio e dal richiamo della nonna che – come sempre – le aveva preparato il suo nagajuban. Non fu poi così diversa la missione di quel giorno, ma dentro Ai sentì un calore che si poteva scrutare nel suo cuore come un sublime candore. Per questo, quando Ai andò a riposarsi, quel giorno, rimase abbagliata dal luccichio delle stelle che aveva negli occhi.

 

 

 



Note dell'autrice; non so assolutamente il perché, ma sentivo che dovevo farlo. È senza dubbio una rarità, intendo il fatto di scrivere una storia su un anime/manga ancor prima di finirlo, ma come ho detto, il mio cuore mi ha detto di farlo. L'ho fatto per me, perché avevo voglia di scrivere, perché Hell Girl aka Jigoku Shoujo è un anime che merita davvero tanto, che mi ha colpito sin dal primo episodio e credo fermamente di avere avuto un certo feeling con Ai. Non so spiegarvi il motivo, ma credo che ho scritto questa storia soprattutto per dire che Ai nonostante tutto è umana. Secondo me anche lei prova gli stessi sentimenti di una ragazzina della sua età e dovrebbe essere capita. Il suo compito è difficile e anche se è apparentemente senza emozioni, scommetto che sotto quei bellissimi occhi scarlatti e quei capelli nero pece, si nasconde la fragilità di una ragazza cresciuta troppo in fretta; diventata adulta senza aver passato l'infanzia da lei tanto desiderata. Spero di ricevere alcune recensioni perché questo racconto l'ho scritto con il cuore (come faccio sempre). Quella frase sotto il nome della shot, "Alla mia amata Ai", potrebbe sembrare alquanto fuoriluogo dato che la one-shot non è né in prima persona né sottoforma di lettera, ma l'ho scritta perché in questo modo il lettore (almeno a me ha fatto questo effetto) stringe un rapporto intimo con la protagonista, sentendola vicina, quasi fino ad abbracciare il corpo fragile di quella bambolina di nome Ai Enma. Miku.
   
 
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