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Autore: Soqquadro04    06/01/2014    2 recensioni
[Implied!Triste!Delena | ElenaCentred | Spoiler!5x10 | Post 5x10]
Ipotetici momenti dopo la fine della 5x10 - dal punto di vista di Elena, lasciata in mezzo alle sue convinzioni distrutte.
Le fiamme del camino sul viso sono fredde quando dovrebbero bruciare – fredde come le sue mani strette fra loro (vorrebbe altre dita intrecciate alle sue, e quelle sarebbero bollenti) e fredde come il dolore che le serpeggia addosso e le trapassa lo stomaco e il ventre, infila spilli umidi fra le sue coste e stringe il suo cuore in una morsa gelata. [...]
Quasi lo vede, a vagare nella notte – magari con le labbra sporche di liquore e sangue (ed Elena ora potrebbe lavarlo,
lavarli via entrambi a forza di baci, se solo lui fosse qui – se solo lui fosse qui e se solo lui non l'avesse lasciata sola ad affrontare certezze crollate e mondi distrutti)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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N/A - Note dell'Autrice - Premessa

Non lo so come mi è venuto di scriverla - avevo bisogno di buttare giù qualcosa, qualsiasi cosa, ed è uscito tutto ciò.
Bah. Oltretutto credo che Elena sia precchio OOC, ma fa nulla.
Sperando che non sia così orrenda,
la vostra Soqquadro

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L'amore è anche imparare a rinunciare all'altro, a saper dire addio senza lasciare che i tuoi sentimenti ostacolino ciò che probabilmente sarà la cosa migliore per coloro che amiamo.
Sergio Bambarén

 



Il mondo è immobile – immobile in un ultimo istante, ed è immobile anche lei, lo sguardo perso e le membra intorpidite.

Sono sbagliato, Elena.

Le fiamme del camino sul viso sono fredde quando dovrebbero bruciare – fredde come le sue mani strette fra loro (vorrebbe altre dita intrecciate alle sue, e quelle sarebbero bollenti) e fredde come il dolore che le serpeggia addosso e le trapassa lo stomaco e il ventre, infila spilli umidi fra le sue coste e stringe il suo cuore in una morsa gelata.

Vuole strapparglielo dal petto, ghiacciarne l'interno e brinare i muscoli – e poi farlo cadere a terra sotto i suoi occhi, osservarlo distruggersi contro il pavimento e lasciarla sola a raccogliere i pezzi, ferendosi i palmi con schegge di vetro gelato.

Non ha la forza di fare nient'altro che restare così, cercando nel fuoco un calore che non può darle – che niente può darle e che nessuno può darle.
Nessuno che sia qui.

E aspetta.

Aspetta perché ha sentito sbattere la porta d'ingresso – non sa nemmeno se tornerà, questa notte.
Probabilmente non lo farà – sicuramente non lo farà.

Ma Elena aspetta – quando tornerà (se tornerà), gli parlerà.

Quasi lo vede, a vagare nella notte – magari con le labbra sporche di liquore e sangue (ed Elena ora potrebbe lavarlo, lavarli via entrambi a forza di baci, se solo lui fosse qui – se solo lui fosse qui e se solo lui non l'avesse lasciata sola ad affrontare certezze crollate e mondi distrutti), magari con gli occhi spenti di un antico predatore e la mente addormentata per non sentire.

Solo per una notte – solo per il tempo di un'illusione. O forse, forse stavolta davvero è per sempre.

Forse ha trovato il modo di dormire per il resto di quell'eternità.

Il primo singhiozzo è quasi silenzioso, quasi le scuote soltanto le spalle – può quasi essere celato dal rumore del legno che diventa cenere.

Quasi.

 

Ha passato il resto della notte in camera loro – si è trascinata a malapena per le scale, lasciandosi scivolare fra le dita lacrime e determinazione infranta. Ha rischiato di rompersi e rimanere lì, sui gradini, raggomitolata su se stessa fino a non sentire più – e invece si è sollevata ed è andata avanti, e si è arresa soltanto quando ha sentito il suo odore aleggiare in ogni angolo della stanza e annidarsi nei tessuti, e penetrarle nelle narici con un modo atroce di dirle ti ho amata.

Ti amo e non posso farti affrontare questo.

Fra le lenzuola annodate, c'era una sua camicia – una di quelle ormai inutlizzabili, con tutti i bottoni saltati (ed Elena aveva sentito altro pianto inondarle la gola quando si era resa conto che doveva essere rimasta lì dall'ultima sera in cui hanno fatto l'amore, ma aveva ricacciato indietro il groppo e si era premuta le mani sulle palpebre, la stoffa sul viso).

Ha dormito – non sa come ha fatto ad addormentarsi, serrando la seta nei pugni e stringendola al seno per illudersi di avere le sue mani a sfiorarle la pelle, ma deve essere stato così.

Il mattino dopo, il profumo di Damon impregna il cuscino di fianco al suo e parte della sua federa – ed è troppo intenso, troppo recente per essere di quasi tre notti prima (si stupisce che sia così tanto che non dorme a casa, si chiede come farà a tornare al college e continuare a seguire le lezioni come una studentessa qualsiasi sapendo cosa organizzavano – cosa organizzano – in quel luogo. Ma non può rimanere in quella casa)..

È stato lì, forse da quando il sonno le ha chiuso le palpebre – e non sa più dov'è ora, dove ha nascosto la sua sofferenza da occhi indiscreti.
Si volta verso la finestra e, per un attimo – un attimo –, crede di vedere un corvo sostare su un ramo.

Quando si volta verso la sua direzione, di scatto, è già sparito.

E Damon si è lasciato dietro solo l'odore di pioggia imminente, e un gracchiare mesto e doloroso che forse non è nulla più di un addio.

   
 
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