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Autore: Elisewin Ci    07/01/2014    8 recensioni
Elena scrive sul suo diario.
Parla a Damon.
Pensieri random di lontananza.
Damon è lontano.
E le parla, tra le rose del mare, per dirle finalmente la verità.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Io non ti merito Elena, e per questo non dovrei pensarti, né parlarti, né scriverti né suonarti nelle melodie eterne di un pianoforte.

Sono su una spiaggia deserta, ed è buio, e per assurdo sento l'odore dei fiori. E sto per uccidere la ragazza dai capelli rossi che mi gira intorno continuando a lusingarmi con complimenti senza senso, ma questo non so se dovrei dirtelo, potresti esserne gelosa.

Odio i convenevoli. Dovresti ricordarlo, ma tu mi sei necessaria come il migliore di questi.

Tu... tu mi sei. Mi sei addosso.
E anche se fuggo lontano penso a quali parole forti usare per riuscire a calmarti.

Non piangere Elena. Non disperarti.
Ma esagera, esagera tanto, che quando esageri sei l'essenza stessa dell'amore.

E lo sai Elena come sono belle le rose? Lo sai che quando pungono e il sangue scende, quell'unica goccia rossa ti sembra il paradiso?

Quella goccia è come te Elena: unica, forte, compassionevole.

Quella goccia, quando la succhio, ha compassione di me, un cane bastardo che vive di dolori e incomprensioni.

Non te l'ho mai detto, Elena, non avrei potuto. Ma tutto questo male, per noi masochisti, è meglio del paradiso.

Quando la testa scoppia, e gli istinti esplodono prepotenti, quando ferisci qualcuno per il gusto sadico di vederlo morire a causa tua, quella è l'ebbrezza del predatore.

Io non posso farne a meno, ma tu si.

Per questo amo guardare in faccia il mare e confrontarmi con le onde, per questo me ne vado e mi perdo nell'oblio: quello è un dolore che conosco, senza dubbio meno doloroso della tua disapprovazione.

Io non ti racconterò mai di com'è bello il mondo, io non ti dirò mai di quante possibilità ci sono per noi immortali. Io non sono Klaus e non ho mai amato le sognatrici come Caroline.

Io disprezzo tutto questo.

Posso dirti com'è bella e profonda l'ubriacatura del sangue quando ti porta nell'abisso, quando ti lascia il corpo ballare in balia degli errori e della nausea, della potenza febbrile del potere.

Non potevo raccontartelo Elena, perché tu mi avresti chiesto di più, per finire ad essere la donna carnale e sanguigna che porti dentro e che ancora non lasci sbocciare.

Siamo uguali, Elena, lo sento ogni volta che scivolo nel tuo corpo e tu  graffi le mie spalle per marchiare sulla mia pelle il piacere che ti regalo. Quel sangue sovrano che porti via con la tua lingua perché l'orgasmo non ti basta.

Sei insaziabile come me Elena.

Per questo me ne sono andato.
Per questo ti ho abbandonato.
Per non farti sentire quanto sconvolgente è l'abisso dello sconforto verso se stessi.

E non voglio che tu sia davvero come me. Non voglio diventare la tua Katherine, non voglio che tu mi aspetti e mi cerchi come io l'ho bramata per centocinquant'anni.

Per te, con me, sarebbe tempo sprecato.

Ma so che lo farai, so che ti abbandonerai alla lussuria, al godimento del sangue per raggiungermi nel profondo.

E io, schiavo, sarò lì per te, a bere dalle tue vene mentre spoglio il tuo corpo per perdermi tra le tue gambe.

È un massacro, un'agrodolce vittoria, la forza degli scossoni del mondo.

Perché noi siamo questi, strisciando a terra, per volare più alti degli altri.



 
  
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