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Autore: 924_GilmanStreet    08/01/2014    2 recensioni
Monami non è più capace di amare. O almeno lo crede. Un ragazzo, Alan, le sta stravolgendo la vita. Nemmeno lei sa se si tratti di un bene o di un male. La stessa cosa vale per Alan. Da quando ha conosciuto Monami la sua vita e il suo modo di pensare sta cambiando totalmente. Un bene o un male?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“She sits up high
Surrounded by the sun…”
 
 
Un altro giorno, solita routine. È uno stupido lunedi di un qualche mese ancora più stupido di un anno senza senso. Benvenuti nella mia vita. Alzarsi, suonare, sopravvivere, suonare di nuovo e infine dormire, per poi ripetere tutto da capo ogni signola mattin. Giorno dopo giorno. Odio la mia vita. È vuota, senza senso, senza obbiettivi, senza aspirazioni, senza vita. Si, una vita senza vita. Mi faccio quasi schifo a guardarmi allo specchio. Fanculo, oggi non ho voglia di andare a fare le prove. “Spezziamo”, se così si può dire, la routine. Chiamo Austin e gli dico che non mi va. Oggi voglio solo annoiarmi e ammazzare il tempo in giro. In fondo è una così bella giornata… C’è un così bel sole fuori.
Dove ho messo il cellulare? Ah, eccolo. Al solito posto, guarda un po’ te che novità. Va beh, facciamo questa chiamata e leviamoci il pensiero.
-Bella amico, oggi non ho voglia di fare le prove. Non me la sento
-Vai tranquillo, per oggi salta.
-Grazie, sei proprio il migliore. Ciao Aus.
-Ciao Alan, vedi di ripigliarti.
Beh, ora che non ho più nulla da fare, da cosa inizio? Cristo, sono proprio schiavo della routine.
Comunque sia, routine o non routine questo appartamento è un disastro. Sembra che ci sia passato un uragano. Magari inizio a sistemare qualcosa, come quella catasta di panni da lavare. Due settimane che dico che devo portali in lavanderia, e invece? Invece sono lì, in un angolo della camera da letto accatastati uno sopra l’altro. In cima alla montagna di panni c’è la maglia che ho usato all’ultima serata della band al Music Play Club. Tre giorni fa. Devo ammetterlo, non è andata affatto male, anzi, è stato un vero successo. Nonostante la band che abbiamo messo su io e il mio amico Austin non sia (ancora) molto conosciuta, la serata è stata spettacolare. Comunque, tornando al mio appartamento… Il frigorifero è vuoto. Non posso vivere solo di birra e sigarette. Porterò la catasta di vestiti e poi andrò a fare spesa, non mi piace farla, ma devo. Certo che se però sto tutto il giorno in pigiama e con questi capelli me lo posso anche sognare di uscire, quindi è il caso che muova il culo da questo divano. Prendo i vestiti sporchi e li metto in un sacco, così mi porto avanti. Magari se trovassi una salvietta potrei farmi anche una doccia. È casa mia e non so nemmeno dove si trovino le cose che mi occorronno, fantastico. Toh, ne ho trovata una nel cassetto delle lenzuola. Eh si, sono proprio un ragazzo molto ordinato. Non serve a nulla stare ad ammirare la mia grandissima capacità di sistemare le cose nel posto meno adatte a loro. Mi faccio questa doccia e basta, tanto ora la salvietta ce l’ho. Apro l’acqua e mi faccio scivolare via i pantaloncini e poi i boxer. Pure questi finiranno nel sacco della roba da portare in lavanderia. Entro e sistemo la temperatura dell’acqua, ho sempre il vizio di aprirla regolandola ad una temperatura esageratamente alta. Appoggio la testa ad una parete della doccia e mi lascio cadere l’acqua addosso. Goccia dopo goccia. Mi sento vuoto. Ma non quel vuoto che senti quando devi mangiare, sento un vuoto nel cuore. Non so cosa sia. È semplicemente vuoto, vuoto da fare schifo. E fa schifo come me. Inutile piangersi addosso. Mi lavo i capelli, erano come una specie di cespuglio da quando mi ero svegliato, se voglio uscire devo lavarmeli per forza. Non dico per sembrare normale, ma almeno da non  fare paura ai bambini che incontro per strada. Ho finito, meglio uscire di qui, la doccia mi porta sempre a fare riflessioni troppo pesanti. Oltre tutto è prima mattina e se inizio a fare pensieri depressi per tutta la giornata sarò depresso, e oggi voglio essere tutto tranne che quello. Oggi è il mio “giorno libero” quindi niente rotture fra i piedi. Mi lego la ormai famosa salvietta di prima in vita e mi guardo allo specchio. Devo fare un nuovo tatuaggio. Dovete sapere che ho un po’ di tatuaggi, un po’ sulle braccia e un po’ sulle mani ma ultimamente mi sta passando per la testa di farmi un nuovo tatuaggio sul petto. Non so perché, mi ispira e basta. Oh, che cosa fantastica, sono già le dieci e mezza e io sono ancora nel bagno a rimirare i miei capelli che grondano acqua come se fossi ancora sotto la doccia. Per fortuna li asciugo alla svelta…
… Ecco, appunto, ho finito. Ci avrò messo si e no cinque minuti.
Però sono ancora nudo. Cioè non proprio nudo, ho la salvietta. Meglio che mi trovi dei vestiti per uscire di casa però. Per fortuna so dove trovare i vsestiti. Almeno quelli li tengo vagamente in ordine nell’armadio. Lacio cadere la salvietta sul letto ancora disfatto e mi rivesto. Non mi importa molto di come mi vesto normalmente, figuriamoci se oggi che devo uscire per fare solo delle commissioni ci devo stare a pensare su anche più del solito. Prendo direttamente le prime cose che trovo, che stiano bene abbinate o meno.
Beh, direi che sono apposto. Posso uscire. Prendo il sacco dei panni sporchi e mi dirigo verso la porta. Bene, sono fuori. Come ho detto prima c’è uno splendido sole. Ma io sento ancora quel vuoto. Gli uccellini che cantano mi stanno per dare il voltastomaco. Coppiette felici, madri e figli, anziani che chiacchierano, tutti così schifosamente felici. Tutto ciò mi da la nausea. Va beh, io devo portare questo maledetto sacco in quella maledetta lavenderia e devo andare a prendere del maledetto cibo. La lavanderia è dalla parte opposta del quartiere. Non voglio camminare ma devo. Che odio. Oh, si prego, sorridete tutti, siate felici e non curanti, prego, continuate pure, state tranquilli. Idioti. Comunque sia, lamentela dopo lamentela, e dopo svariati sguardi di fuoco alle persone che provavano a sorridermi,  sono arrivato alla stramaleddeta lavanderia. Butto tutto in una lavatrice ed esco da quel posto osceno. E ora? Sinceramente, non è che abbia poi una grande vita sociale e non ho la più pallida idea di cosa ci possa essere nelle vicinanze. Ci sono una serie di cartelli con varie indicazioni e pubblicità prorpio di fronte a me. Vediamo se c’è qualcosa di interessante.
…Questo no… questo nemmeno…. Ehi, questo non sembra male. “The Hell’s Store. Negozio di musica e strumenti musicali. Gira l’angolo alla tua sinistra e sei arrivato.” Beh, è qui vicino. E c’è della musica. Vado a farci un giro.
In effetti il cartello non mente, appena girato l’angolo a sinistra della lavanderia si vede già l’insegna al neon del negozio. Vediamo un po’ come è.
Quella Gibson. Les Paul Jr. autografata da Billie Joe. Gialla. È stupenda, però la cifra ai suoi piedi è un po’ meno stupenda. 2.500 sterline. Non me la posso permettere. Si, con la band racimolo abbastanza da potermi permettere un appartamento e il cibo ma non ho soldi da spendere in chitarre ora come ora.
Inutile passare ore a rimirare la chitarra dei miei sogni entro.
Questo posto è a dir poco meraviglioso. Ringrazio qualsiasi entità superiore esista per avermi condotto qui oggi.
-Ehi ciao!
E questo chi cazzo è? Aspetta, ha una maglia del negozio… sarà il proprietario, sembra un ragazzo in gamba.
-Ehi
-Sei nuovo? Non ti ho mai visto nella mia modesta magione- ridacchia per la sua stessa frase
Dai, è simpatico. Non lo avrei mai detto.
-Ho visto la pubblicità fuori dalla lavanderia dietro l’angolo…Ho visto che avete delle bellissime chitarre…
-Esattamente! Piano superiore! Chitarre e Vinili! Se ci vuoi andare quella è la scala
-Ci vado immediatamente
Giro i tacchi e me ne vado dalle mie adorate chitarre. Ne sono circondato, che visione celestiale. La luce che entra dalle finestre si riflette sui vinili. Ah, quanto amo pure i vinili. Ho un giradischi nel mio appartamento. Non mi importa se è vecchio. Lo adoro.
Ci sono due stanze di fianco ai vinili. Che cosa interessante, una è una piccola sala prove e quella di fianco è munita di un piccolo mixer. Ehi, ma c’è qualcuno dentro che suona… beh, mi avvicino per guardare qualche vinile, così vedo anche chi sta provando.
Penso che potrei  urlare. Ho trovato il vinile di Appetite for Destruction dei Guns ‘n’ Roses, ma ovviamente costa una cifra esorbitante: 80 sterline. Alzo lo sguardo sconsolato, e mi cade l’occhio sulla sala prove.
È fantastica. Non ho altro da aggiungere.
Chi? La ragazza.
C’è una ragfazza a dir poco stupenda che sta suonando una chitarra acustica e sta cantando. Vedo la malinconia nei suoi occhi. La stessa malinconia che c’è nei miei. È seduta su uno sgabello altissimo. La luce che filtra dalla finestra le illumina il volto e il busto. È perfetta. Ed è una Ginger. Ah, amo i ginger, sono così particolare. Piccolo particolare: anche io sono un ginger, ecco perche tante attenzioni verso i miei capelli prima di uscire; ci tengo troppo ai miei capelli. Si, è una cosa molto egocentrica ma concedetemela.
Una cosa che ho notato solo ora però mi fa rattristare. Tagli. Vedo dei segni di vecchi tagli sulle braccia della ragazza. So che tagli sono. Ne avevo anche io. Io per fortuna ho smesso qualche anno fa ma a quanto pare lei è ricascata nei suoi sbagli non più di un paio di settimane fa. Non importa. Per me rimane perfetta.
Sta per alzare lo sguardo di me. Cosa faccio? Ok, prima di tutto niente panico.
Le sorrido. Ricambia il sorriso.
Ragazza, sei riusciuta a strapparmi il primo soriso di giornata. Puoi andarne fiera.
La scena si ripete un p’ di volte. Lei alza lo sguardo dalla chitarra e ci sorridiamo. Basta, ho deciso. Adesso vado ad ascoltarla dalla stanza del mixer.
Apro la porta, mi pare di vederla un po’ tesa, ma continua imperterrita. Infilo le cuffie.
“…Give me therapy. I’m a walking travesty but i’m smiling at everythign…”
Che voce stupenda. Stupenda quanto lei. Ha finito il brano. Ok, ora mi prende seriamente il panico, sta per uscire. La saluto? Non la saluto? Oh cristo eccola.
-Ehi
Beh, almeno ho rotto il ghiaccio…
-Ehi
E ora che cazzo le dico? Ha delle bellissime labbra.
-Mi piace come canti, hai una voce stupenda
Oh, bravo Alan. Fai il leccaculo, così penserà che te la vuoi portare a letto e basta.
-Ti ringrazio, molto gentile
-Anche io suono la chitarra sai?
Si certo facciamo pure i vanitosi ora…
-Che bellissima cosa
Ha apprezzato, meno male non ha frainteso nulla…Grazie. Porca troia. Non le ho manco detto come mi chiamo
-Certo che sono proprio scemo, non mi sono ancora presentato. Io sono Alan.
-Beh, se è per questo non mi sono presentata nemmeno io, comunque piacere Monami.
Monami. Quel nome. Mi ha riempito il vuoto. Avete presente il vuoto nel cuore di prima? Ecco, appena ha pronunciato il suo nome è svanito. Ora mi sento pieno. Ma che sto facendo? Il bacio a mano? Alan, sei serio? Lo facevano tipo novant’anni fa.
-Che eleganza, Alan
Ha sorriso. Ora so già che farò una cazzata ma lo faccio
-Sai, Monami, pensavo che potremmo provare a fare un duetto, con te che canti e io che suono, o magari sentirci anche solo per prendere un caffè… Se magari mi lasciassi il tuo numero…
-0256286439
Non ci credo. Mi ha dato il suo numero. E IO NON L’HO SEGNATO.
-No, ehi calma, me lo devo segnare da qualche parte almeno
Ridiamo insieme. È così bella quando sorride.
-Allora, eccomi, dicevi, 02…?
- 02…56…28…64…39
-Ed ecco Monami in rubrica. Hai un bellissimo nome sai? È molto particolare, mi piace
Operazione “leccaculo fallito” ripartita. Sono patetico.
-Anche il tuo mi piace molto, particolare tanto quanto il mio.
No. Non mi paragonare a te. Sei così perfetta, non me lo merito.
E ora che succede? Le vibra il cellualre. Oh qualcuno la chiama. Se non ho letto male dallo schermo, una certa Valery le ha scritto.
Deve andare. Mi ha chiesto di chiamarla. Monami, stai tranquilla che lo farò. Di sicuro non mi scapperai.
È andata e io ho un sorriso a 32 denti. Mi ha reso felice.
Devo uscire a prendere aria. Ora è tutto così diverso. Le coppiette, i bambini, gli uccellini che cantano. È tutto così fottutamente felice. Ho il cuore pieno, ed è una sensazione fantastica.
Me ne ritorno in lavanderia, sorridente però questa volta.
Sono felice.
   
 
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