Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Osage_No_Onna    08/01/2014    1 recensioni
[NON TRATTO DAL TESTO]
“Svegliatevi, ragazze.
Il mondo non è ciò che vedete e i vostri occhi non vi dicono la verità, nessuno lo farà mai perché a loro conviene.
Conviene farvi credere che preferendo un prodotto firmato ad uno che non lo è si sta meglio, che alla fine l’ impegno e gli sforzi verranno sicuramente ripagati.
Siamo circondati da bugiardi, ed è proprio con l’ ennesimo bugiardo che abbiamo combinato il guaio più grosso. Anche per Kyubey era comodo nascondere la verità, ma ora la conosciamo e siamo sopravvissute.
Se siamo mostri senz’ anima non crollerà certo il mondo, anche perché si ha sempre la possibilità di ritornare indietro o ripudiare qualcosa. Certo, di solito questo fa storcere il naso, ma nel nostro caso è per un ottimo motivo.
Noi dobbiamo rinnegare il sistema e forse anche la natura stessa di noi Puellae Magi.
E questo sarà il giuramento delle Cassiopeae Tenebrarum.”
Ennesima fiction cross-over improbabile nata per festeggiare il mio primo anno su EFP e probabile pre-prologo di un improbabile crossover.
AVVERTENZE: Può indurre attacchi di vomito in lettori esigenti e emicranie in quelli disinformati.
Parzialmente basata sul manga " Puella Magi Kazumi Magica- The Innocent Malice" di Tensugi Takahashi.
Genere: Generale, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Subete wo miseru hoshi no michibiki ni somuite(1).


“Oddio. Oddio. AHIAAAAAAAA!”
«E insomma, Aoki-san, smettila di lamentarti. Questo è il prezzo da pagare per essere andate “contro le regole”. E un po’ di dolore mi pare del tutto normale, no? Piantala e sta’ ferma, altrimenti come vuoi che ti bendi il braccio correttamente?”

All’ interno di una lussuosa villa monopiano, intorno alle due del pomeriggio, erano poche le voci che si facevano sentire. Il primo pomeriggio non è esattamente l’ ora preferita dai ragazzi per divertirsi, molto meglio stare vicino al PC a perdere un po’ di tempo prima di fare i compiti, leggere qualcosa sdraiati su un’ amaca o sonnecchiare con la testa penzoloni.
Ma per Yumiko Kajiura, Yumiko Santoro, Crystal Petranova, Makiko Aoki e Hoshiko Kazama ogni orario era buono per andare a caccia di streghe. Perché loro non erano ragazze normali, ma Puellae Magi (o maghe, come di tanto in tanto si denominavano dati i frequenti lapsus linguae), ossia ragazze che andavano a caccia di streghe. Le Streghe, che avevano da poco scoperto essere Puellae Magi come loro, ma cadute in disperazione e la cui Soul Gem (la fonte dei loro poteri, null' altro che la loro anima cristallizzata) si erano rotte, erano la fonte di ogni male della loro società. Con la loro innata potenza erano in grado di provocare suicidi, di massa o singoli, gravi incidenti stradali, cataciclismi dalla potenza inaudita e chi più ne ha più ne metta.
E, da quando si era aggiunto anche un piccolo oggetto sferico, l' Evil Nut (2), che influenzava negativamente l' animo delle persone, ogni individuo poteva essere un potenziale nemico.
Loro avevano appunto il compito di combatterle: erano un gruppo di cinque, saldo e compatto come pochi.
Le prime due ragazze, denominate semplicemente “Kajiura-san”  l’ una e “Santoro-chan” l’ altra, erano così simili che non c’ era proprio da meravigliarsi se la maggior parte delle persone le reputava gemelle: entrambe intorno ai 154 centimetri d’ altezza, magre ed agili, avevano persino la stessa taglia di vestiti, stesso colore e lunghezza di capelli e bene o male lo stesso carattere nelle difficoltà.
 Solo in pochi riuscivano a distinguerle correttamente: la prima aveva glaciali occhi azzurro-grigi, la pelle pallida, i capelli sciolti castano-ramati che spesso ondeggiavano nel vento e i vestiti spesso fru-fru, oltre al carattere chiuso e scontroso e lo sconfinato amore per la natura e tutti i suoi abitanti.
Yumiko Santoro, invece, aveva pressappoco la stessa pelle dorata tipica delle popolazioni himalayane e meravigliosi occhi allungati e marroni, con alcune sfumature azzurrine poco visibili disposte a raggiera intorno alla pupilla. Il suo stile era più sbarazzino, quasi da maschiaccio, dato il suo profondo amore per pantaloni e le felpe extralarge e i capelli possibilmente tirati indietro, molto spesso rinchiusi in una treccia. Aveva un carattere dolce ed affabile, ma se qualcuno osava mettersi tra lei e i suoi obiettivi ecco che si trasformava in una vera e propria macchina da morte.
“Noi non combatteremo come le altre Puellae. Di maghe regolari ce ne sono troppe, ce n’è una quasi ad ogni fermata dell’ autobus … E queste sono delle povere sfacciate che conoscono troppo tardi la verità e finiscono puntualmente per trasformarsi in streghe. Dannazione, mi chiedo come si faccia ad essere così ingenui.”
“Noi non abbiamo certo fatto di meglio accettando il contratto, Petranova-san.”

Crystal, la terza delle maghe, era il vero e proprio “braccio” del gruppo, oltre ad essere colei che aveva scoperto la vera natura delle maghe ed aveva cominciato a ripudiarla.
I lunghi capelli castano scuro dalle tante méches blu scendevano sulla sua schiena spioventi come una cascata, legati una grossa coda di cavallo. Gli occhi blu, taglienti come una katana, sembravano passare al vaglio ogni singolo oggetto e le gambe robuste avevano macinato chilometri su chilometri a forza di combattere. Nelle sue vene correva denso sangue britannico, così come la sua voce non mancava di far riecheggiare sotto la volta della villa parole inglesi.
La “senpai” Kazama era, appunto, la più grande del gruppo e la più responsabile, per non dire la più pedante. Era alta quanto basta per risultare una gigante agli occhi delle altre quattro ed aveva degli occhi verdi spenti e severi al contempo; la sua pelle liscia era di un colorito quasi cadaverico e i lunghi capelli dritti come spaghetti avevano il colore del legno d’ ebano . Aveva gambe insolitamente lunghe per la sua età che la facevano assomigliare buffamente ad un fenicottero e la sua calma proverbiale, spesso surreale, la rendeva quasi un’ aliena.
“Sì, lo sappiamo, Hoshiko-chan.” Ribattè Makiko, la ragazza con il braccio insanguinato, rialzando la testa dal cuscino sul quale prima era poggiata e facendo ondeggiare i vaporosi capelli lunghi. «Risparmiaci anche la tua solita affermazione: “Il nostro problema è che ci fermiamo alle apparenze e valutiamo la situazione nella sua interezza solo quando è troppo tardi.”»
Hoshiko socchiuse gli occhi verdi facendoli diventare una lama affilata e guardò l’ idol quattordicenne quasi con astio.
“Ti prego, non guardarmi in quel modo, non voglio mica mangiarti.”riprese Aoki. “Del resto hai ragione, come al solito. Il problema è: quale malsana idea spinge gli esseri umani a combattere per difendere i propri simili anche se non ne ha la minima intenzione?”
“Non è tanto anormale quest’ istinto, Aoki-san: comportamenti simili si riscontrano in vari animali, quali i lupi o i delfini, che proteggono un loro compagno in pericolo oppure ferito.”
Sentenziò Hoshiko scuotendo la testa.
Makiko mugolò sommessamente socchiudendo i suoi grandi occhi marroni e una goccia di sangue scese lungo il suo braccio, fino a cadere sul pavimento immacolato.
“Aaaaaah! Chissà chi me l’ ha fatto fare di stipulare quel dannato contratto, sono esausta.” Esclamò poi mettendo il broncio. “Certe volte mi piacerebbe proprio essere un robot!”
Yumiko Santoro, seduta comodamente su una sedia di plastica blu, cominciò a ridere: era praticamente impossibile non notare il movimento ondulatorio della sua treccia, i piccoli sussulti del corpo snello, gli occhi solitamente tenuti bassi rivolti in alto e il suono gradevole della sua voce.
“Embè, cosa c’è da ridere, Santoro-chan?” chiese la Kajiura stupita rivolgendo gli occhi azzurri alla compagna ridente.
“Beh, non pensiate che Dendoh se la cavi così bene solo perché è un automa. Pur essendo una macchina, è controllato da due ragazzini, non lo sapevate?”
“Poveracci.”
commentò Crystal a cavalcioni della spalliera d’ottone del letto. “Non li invidio per niente, pilotare un robot non dev’ essere affatto una passeggiata.”
«Non è comunque un compito diverso da quello delle Puellae Magi: se ci pensate bene, sia Dendoh che noi maghe combattiamo “per la salvezza dell’ umanità”, le differenza sono nei nemici da affrontare.”
“A proposito, come si chiamavano i suoi piloti?”
chiese Makiko, che era una ragazza impicciona come poche.
“Hanno dei nomi particolari … se non erro, Hokuto Kusanagi e Ginga Izumo…
« “Ginga” vuol dire “galassia” in giapponese, giusto?»
Rimuginò Crystal niente affatto tranquilla. «E “Hokuto Kusanagi” ha a che fare con l’ Orsa Maggiore. Tutti nomi di stelle o che hanno a che fare con l’ Universo …»
«Petranova-san, la tua faccia “da presagi inquietanti” non promette nulla di buono.»
Osservò la Santoro, oscurandosi in viso come precedentemente aveva fatto l’ inglese.
“ È che pensavo ad una scenetta … Stamattina, mentre andavo a scuola, mi era caduta la borsa ed un ragazzo me l’ ha ripresa. Era molto carino e gentile, dal fisico minuto ed aggraziato e i capelli arricciolati rosa e marroni, ma i suoi occhi verde smeraldo erano vuoti e scrutava il nulla davanti a sé. Sembrava quasi telecomandato.”
“E che cosa vuoi che sia? Un’ altra persona influenzata dalle streghe.”
sorrise beffardamente Makiko; quasi non riusciva a credere che Crystal non avesse potuto pensare ad una cosa così ovvia.
“No, Makiko-chan, non è così: il ragazzo non aveva il Bacio della Strega sul collo, semmai una sorta di cerchietto giallo in testa. Non era assolutamente mia intenzione farlo, ma l’ ho seguito e… si è diretto in una sorta di quartier generale. Lì lo aspettavano quattro o cinque coetanei, tutti con la stessa fascia gialla e lo sguardo imbambolato. Dicevano di dover trovare i ragazzi con le stelle nel nome e tra loro … vi era anche la nostra bestiolina bianca dalle orecchie penzolanti.”
Crystal Petranova continuò il suo racconto e, mano a mano che andava avanti, le sue parole parevano prendere consistenza, e da leggere ed effimere diventavano pesanti, opprimenti: mozzavano il fiato, facevano serrare le labbra, aggrottare la fronte, abbassare gli occhi e crucciare l’ animo.
“Il fatto che ci sia lui in giro non promette davvero nulla di buono. Ad ogni modo il caro Kyuubey avrà poco da stare allegro, se ci saremo noi Cassiopeae Tenebrarum ad ostacolare i suoi piani.”
Fu, come sempre, la fredda e decisa Kazama Hoshiko a troncare la discussione e ad acquietare gli animi, chinandosi nuovamente a bendare il braccio di Aoki fin ad allora rimasto trascurato.
Se qualcuno avesse potuto vederla, avrebbe potuto certamente notare che il ghigno sardonico comparso improvvisamente sul suo volto e opportunamente celato alle compagne era tutto un programma: il caro famiglio dalle escrescenze inanellate e gli occhi innaturalmente incastrati nella testa candida aveva le ore contate.
E Aoki Makiko, la ragazzina altra un metro e cinquantasei centimetri dai lunghi capelli neri dritti come spaghetti, gli occhi castani che scintillavano espressivi, il fisico minuto e la voce da idol, stava pensando esattamente la stessa cosa.
    


(1) Riferimento alla canzone "Nowhere" dell' anime Madlax: il titolo, infatti, è uno dei versi del ritornello e sta a significare: "Disobbedisci alla guida delle stelle tutte visibili".
(2) L' Evil Nut è presente nel manga "Puella Magi Kazumi Magica- The Innocent Malice".
 
   
 
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