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Autore: Vals Fanwriter    09/01/2014    4 recensioni
Future!fic con i piccoli Smythe-Harwood | Thadastian | OS | Commedia, Fluff, Slice of life
Dal testo: "‹‹Si chiamano compiti, Dem, non pagine›› lo corregge, tornando a leggere del suo viaggiatore del tempo e prendendosi un labbro tra i denti, nel cercare maggior concentrazione.
Demian fa un altro passo verso di lui. ‹‹La mia maestra dice pagine›› insiste con convinzione, sollevando lo sguardo su Seth. ‹‹Lei è grande, lo sa come si dice.››
‹‹Le tue si chiamano pagine, perché sei piccolo. I compiti sono quelli dei grandi›› gli spiega Seth con pazienza, lasciando perdere per un momento la sua lettura per guardarlo e fargli capire che non sta affatto dicendo una bugia."
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Al mio micetto perché-
Tu sai. ♥
 
 
 



La televisione in salotto risuona delle voci stridule e delle risate dei cartoni animati che il piccolo Demian sta guardando con estrema attenzione, seduto sulla “poltrona di papà”, ma Seth è abbastanza concentrato sui compiti che la maestra gli ha assegnato a scuola per esserne infastidito. Si è ritagliato un angolino del tavolo per posarvi sopra l’astuccio, un paio di quaderni e un libro e ha fatto in modo di lasciare per ultimo il compito che più gli piaceva e che non vedeva l’ora di iniziare: la maestra ha chiesto ai bambini di leggere una breve storia di fantasia e, ora che Seth è riuscito a finire tutti i compiti di matematica – che a lui non piace poi così tanto –, è pronto per iniziare ad immergersi nella sua avventura.

A Seth piace un sacco vedere i film più disparati, scelti personalmente da suo padre – ogni venerdì gliene noleggia uno diverso, di ritorno dal lavoro, e lo guardano insieme, avvolti in una pesante coperta quando fa troppo freddo – perciò di immaginazione ne ha a bizzeffe. Ne sa tanto lui di varchi temporali e draghi e castelli incantati, e freme così tanto per leggere una nuova storia, che sia all’altezza di quelle che conosce, che non aspetta oltre. Inizia a scorrere una riga lentamente, poi due e tre, senza accorgersi della televisione che continua a fare baccano e senza accorgersi neanche di suo fratello che, il suo Gormita preferito sotto un braccio, lo ha raggiunto con passo felpato e ora lo guarda, in piedi, cercando di capire cosa stia facendo.

‹‹Stai facendo le pagine?›› Chiede Demian, con la fronte aggrottata e una smorfia concentrata in volto, alzandosi sulle punte per sbirciare il libro di Seth.

La sua voce è l’unico rumore che Seth riesce a sentire, concentrato com’è, perché suo padre gli ha chiesto di tenerlo d’occhio, mentre finiva di mettere via le stoviglie, e lui ormai ha questa sorta di abitudine, come un campanello che lo avvisa quando suo fratello sta per sfuggire ai suoi controlli.

Tuttavia, gli getta soltanto uno sguardo veloce, per accertarsi che non stia per combinarne una delle sue. Demian è piccolo, ma è un vero rompiscatole quando ci si mette. ‹‹Si chiamano compiti, Dem, non pagine›› lo corregge, tornando a leggere del suo viaggiatore del tempo e prendendosi un labbro tra i denti, nel cercare maggior concentrazione.

Demian fa un altro passo verso di lui. ‹‹La mia maestra dice pagine›› insiste con convinzione, sollevando lo sguardo su Seth. ‹‹Lei è grande, lo sa come si dice.››

‹‹Le tue si chiamano pagine, perché sei piccolo. I compiti sono quelli dei grandi›› gli spiega Seth con pazienza, lasciando perdere per un momento la sua lettura per guardarlo e fargli capire che non sta affatto dicendo una bugia.

Le labbra di Demian si schiudono e la sua espressione si illumina di consapevolezza e di novità. Si avvicina un po’ di più al tavolo e posa le mani sul bordo per accertarsi ancora una volta di quello che Seth ha appena detto. ‹‹E anche io quando divento grande faccio i compiti?›› Chiede, tornando a guardarlo con maggior curiosità.

‹‹Sì, ma non sei ancora grande.›› Seth sorride orgoglioso per quella piccola caratteristica che, al momento, è concessa soltanto a lui e si volta per rimettersi a leggere, quasi a voler mostrare al fratello quanto sia bravo.

‹‹Ma non è giusto, voglio fare anche io i compiti.››

‹‹Non puoi, Demian. Sei piccolo.››

‹‹Ma io voglio farli, dai.››

Se Seth non conoscesse abbastanza suo fratello, non immaginerebbe neanche il broncio capriccioso che gli è comparso sulle labbra, ma fortunatamente sa com’è fatto, così come sa che, di questo passo, quella storia coinvolgente non potrà mai leggerla. Così sbuffa leggermente e, prima che Demian possa iniziare a lamentarsi e attirare l’attenzione di suo padre,  gli rivolge una smorfia simile a un sorriso e posa il libro sul tavolo.

‹‹Allora facciamo così, adesso ti insegno a scrivere il tuo nome, così fai anche tu i compiti.››

L’enorme sorriso in cui si piegano le labbra di Demian sono un chiaro segno della felicità che prova – e della vittoria che ha conquistato. ‹‹Va bene. Ma scrivo io però›› contratta, sfilandosi il giocattolo da sotto il braccio e posandolo sul tavolo; dopodiché sposta un po’ a fatica la sedia e vi si arrampica sopra, come una scimmietta, per potervisi sedere. ‹‹Dai, fammi scrivere.››

Prima che possa allungarsi a prendere l’astuccio e rovesciarne tutto il contenuto, Seth lo ferma. ‹‹Aspetta›› dice. ‹‹Devo farti prima vedere come si scrive, se no non lo sai fare.››

Demian gonfia un po’ le guance, ma non protesta, convenendo probabilmente che suo fratello abbia ragione. Così Seth apre il quaderno alla sua metà e strappa via un foglio con tutta la precisione che riesce ad adoperare. Prende una penna – una sola, perché altrimenti Demian chissà dove le andrebbe a perdere – e si fa un po’ più vicino a lui.

‹‹Ora ascoltami bene›› annuncia, distendendo il foglio sul tavolo. ‹‹“Demian” sono sei lettere.››

‹‹Così?›› Domanda Demian, contando le sue dita, ad una ad una, e poi mostrandogliene esattamente sei.

‹‹Sì, bravo. Così›› risponde Seth, annuendo, e poi posa la penna sul foglio. ‹‹Guarda, si scrive prima la “D”.›› E la disegna bella grande, sotto lo sguardo concentrato di Demian. ‹‹Poi la “E”. La “M”. La “I”. Poi la “A” e poi l’ultima è la “N”. Hai capito?››

Si volta a guardarlo e attende una sua reazione. Demian studia quei simboli per un lungo momento, poi arriccia il naso e posa una mano su quella del fratello per farsi dare la penna. ‹‹Provo io›› annuncia e Seth lo accontenta, schiudendo le dita per lasciare la penna in mano sua.

Il bambino si sporge così tanto sul foglio da impedire all’altro di vedere quello che si è messo a scrivere ma, dai movimenti lenti della sua mano, sembra che si stia impegnando davvero tanto a copiare il suo nome, così Seth si appoggia con la schiena alla sedia e aspetta che finisca. Quando Demian si tira su per osservare la sua opera d’arte, ha una smorfia critica in volto che costringe Seth a prendersi il labbro tra i denti per non mettersi a ridere.

‹‹Dai, fammi vedere che hai scritto›› dice, col tono di voce che tradisce un po’ la sua finta serietà, e si sporge in avanti per osservare anche lui. Lascia scorrere lo sguardo sulle lettere un po’ tremolanti che ha scarabocchiato Demian, mentre quest’ultimo lo guarda con occhi sospettosi e indagatori, probabilmente cercando di capire se il fratello abbia intenzione di prendersi gioco di lui. Seth fa una piccola smorfia alla vista della scritta e ‹‹La “D” è tutta storta›› dice con fare sapiente.

‹‹Non è vero, non è storta›› obbietta Demian, con un’espressione corrucciata e testarda.

‹‹Un po’ lo è›› insiste Seth, senza sbilanciarsi troppo. ‹‹E hai scritto “Deman”, ti sei dimenticato la “I”.››

Demian schiude le labbra, con un pizzico di delusione in volto, ma non si lascia scoraggiare. Si volta a guardare nuovamente il foglio e controlla le lettere che ha scritto ad una ad una.

‹‹Quale è la “I”?››

‹‹Questa qui›› gli spiega Seth, indicando il foglio con l’indice. ‹‹Questa linea è la “I”, Dem. Ce la devi mettere, se no poi le persone ti chiamano “Deman”.››

La bocca di Demian si incurva in un piccolo ghigno divertito e, in men che non si dica, Seth lo sente ridere, più o meno come poco prima, mentre l’aveva lasciato davanti alla televisione a vedere “Phineas and Ferb”, e sorride anche lui di rimando.

‹‹Meglio di no, ora ce la metto.›› Riappoggia la penna sul foglio, con la manina che trema un po’ per le risate che ancora lo stanno scuotendo, e disegna l’agognato bastoncino storpio che dovrebbe fare da “I”. Al posto sbagliato, purtroppo. ‹‹Ecco qua. Ora come mi chiamo?››

Continua a ridere e Seth capisce che lo sta facendo apposta a sbagliare la disposizione delle lettere e solo per sentirlo leggere la parola che ne viene fuori; così lo accontenta, perché tutto sommato si sta divertendo anche lui.

‹‹Ora ti chiami “Dieman”.›› Ride con lui e Demian ripete quella parola, tenendosi la pancia con una mano per le troppe risate e aggiungendo altre “I”, un po’ qua e un po’ là. ‹‹E ora “Dieimiani”. Sembra uno scioglilingua.››

‹‹E che- Che cos’è uno- uno scioglilingua?›› Chiede Demian, con la voce ridotta ad un miagolio, nel parlare e ridere insieme.

Ma prima che Seth possa spiegarglielo, suo padre fa capolino dalla cucina, con una smorfia in volto, probabilmente chiedendosi a cosa siano dovute tutte quelle risate. Si avvicina al tavolo con l’abbozzo di un sorriso sulle labbra e posa una mano tra i capelli di Demian con dolcezza.

‹‹Ma che succede qui?››

Le risate di Demian diminuiscono appena un po’, mentre solleva il viso e poggia la nuca allo schienale della sedia, per riuscire a guardare Thad e a rivolgergli un sorriso enorme ed entusiasta.

‹‹Papi, papi, guarda, ho scritto il mio nome. Me l’ha insegnato Seth›› dice, agitandosi un po’ sulla sedia ed indicando il foglio.

‹‹Ma che bravo.››

‹‹Ma ha sbagliato a-›› fa per dire Seth, ma suo padre lo ferma, gettandogli uno sguardo complice e facendogli un occhiolino, per poi abbassarsi a baciare i capelli del suo secondogenito.

‹‹È stato bravo›› ripete Thad, inducendo Seth a piegare le labbra in una smorfia un po’ scettica, che però scompare subito dal suo volto, quando suo padre gli avvolge le spalle con un braccio e gli bacia delicatamente la tempia. ‹‹E anche tu lo sei stato, campione.››

Adesso anche Seth sorride, mentre Demian si volta leggermente per allungarsi ad abbracciare Thad come meglio riesce – forse per attirare la sua attenzione. ‹‹Dopo mi insegni a scrivere anche il tuo?›› Prega suo fratello con occhi dolci e fintamente docili.

‹‹Prima faccio i miei compiti però, va bene?››

Seth implora suo padre con lo sguardo, affinché vada in suo aiuto, e Thad, come previsto, lo capisce all’istante. Fa passare un braccio attorno alla vita di Demian e lo solleva, sistemandoselo contro il petto con cura. Demian non protesta, si accuccia alla sua spalla, circondandogli il collo con entrambe le braccia e continuando a sorridere speranzoso al fratello.

‹‹Lasciamo che Seth finisca di fare i compiti›› dice Thad, con calma e ragionevolezza, ‹‹e quando ha fatto, torniamo e ti insegna tutto quello che vuoi.››

Demian gonfia le guance e pondera per un attimo quell’opzione. ‹‹Uhmmm, e va bene, ma prendi il mio Gormita›› contratta, allungando una mano in direzione del giocattolo, rimasto a giacere sul tavolo, e in men che non si dica, ottiene quello che vuole.

Thad recupera il mostriciattolo che suo figlio sta reclamando, dopodiché posa una mano tra i ricci del suo primogenito e lo osserva con orgoglio, per la serietà che legge sul suo volto. ‹‹Se hai bisogno di una mano-›› fa per dire, ma Seth lo interrompe.

‹‹Devo solo leggere questo, papi. Non ti preoccupare, è facile.››

E si risistema meglio sulla sedia, immergendosi nuovamente tra le parole del suo libro di antologia. Non si accorge neanche del padre che si allontana, mentre Demian chiacchiera senza sosta, di questo e di quell’altro. Ormai è già lontano con la fantasia.
 
 






 
 
Non sono sicura di essere riuscita a rendere i bimbi della mia metà come dovrebbero essere, ma ci ho provato, perché mi sono inavvertitamente promptata da sola, mentre messaggiavo con lei e così…

Spero che vi abbia fatto sorridere almeno un po’. Grazie a tutti quelli che leggeranno questa stupidata. **
 

Vals

 
   
 
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