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Autore: nitidi sogni    09/01/2014    1 recensioni
"La vita è morta asfissiata in quella valigia, insieme ai sogni di una vita. Insieme ai viaggi di una mente sconfinata di una ragazzina, che con i sogni sembrava esserci legata con un patto di sangue.
La mia vita inizia e muore con lui. Federico."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli anni che ho perso con te, i sorrisi che ho perso, le lacrime che ho fatto mie, fino a non sentirmele più scivolare lenti e sadiche sul mio viso stanco e afflitto dalla vita che lo logora in ogni singola parte.
“Stai attenta” mi dicevano, quando ero piccolina. Quando correvo verso l’aria che ti butta l’ossigeno dentro, e non ti dona altro che vita. E poi? Poi nessuno più fa avvertimenti. Poi nessuno più ti dice che con amori come questi ti spaccherai solo l’anima, che con amori come questi, finirai per perdere l’unico amore che poteva essere eterno: quello per la vita, e quello per te stessa.
Guardo mio marito leggere il giornale, è attento, molto di più di quando guarda me.
Lo chiamo a bassa voce dicendogli con tutta la pazienza e l’amore che mi muoiono dentro, che a tavola è pronto, se vuole venire a mangiare. La voce. Mi si è abbassata sempre di più in questi tre anni di matrimonio. Prima avevo una voce che era capace di svegliare anche Margaret, la mia sorellina, che ha il sonno così pesante, che neanche il terremoto la riuscì a svegliare quando avevamo solo tre anni, e il palazzo iniziò a tremarci sotto i piedi. Avevo la voce di chi scopre la vita ogni giorno, di chi la guarda, di chi se la prende e se la chiude nella valigia. Di chi alla vita vera non ci vuole proprio rinunciare.
La vita è morta asfissiata in quella valigia, insieme ai sogni di una vita. Insieme ai viaggi di una mente sconfinata di una ragazzina, che con i sogni sembrava esserci legata con un patto di sangue.
La mia vita inizia e muore con lui. Federico.
Avevo dato una speranza a quell’amore che ci aveva distrutti fin dall’inizio. Che aveva iniziato a farmi amare di meno me stessa, che aveva cominciato a ucciderci entrambi, che aveva cercato di metterci uno contro l’altra, in un gioco in cui si affibbiano colpe, che mai nessuno ha avuto realmente.
Ci siamo sposati, solo per lei, Marika. Il nostro dolce angolo di cielo. Il filo sottile che ci tiene uniti durante una tempesta che ancora deve arrivare al culmine della sua potenza.
Io e Federico ci siamo amati, e ci amiamo ancora in un modo che però non è mai stato costruttivo. In un modo in cui si innalzano case destinate ad essere portate via da uragano. E noi siamo stati lì, sulle poltrone, ad aspettarlo, il nostro uragano. Ma Marika ci ha uniti. Marika ci ha fatti ricordare delle mani unite, degli occhi capaci di parlare, ci ha fatto ricordare delle parole sussurrate e sentite col cuore.
Marika era il frutto di un amore disastrato, un amore che però, mi aveva cambiato la vita.
E oggi mi rendo conto che non ci siamo mai persi. Che Federico è lì a leggere il diario che avevo da ragazzina, quello in cui parlavo di lui. Delle nostre litigate, dei nostri baci dolci e arrabbiati allo stesso tempo, del nostro amore destinato a finire, ma per cui ero determinata a compiere il miracolo. Mi guarda in un attimo che non ricordo neanche esserci stato: “Marika è stata il nostro miracolo. E ci ha tenuti uniti fino ad adesso. Fino ai limiti della vita. Io ti amo ancora in quel modo.” Con la voce spezzata dai ricordi intangibili gli rispondo che ci tengo anche io. Non aggiungo ti amo, non aggiungo “in quel modo” e so che questo segna la definitiva rottura.
La mia vita inizia, continua e finisce con Federico.



Il nostro amore si spezza per le parole che ancora oggi, mentre sto per morire nel mio letto d’ospedale, all’età di 98 anni, mi rimangono incastrate tra fiato e cuore.
  
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