LXV
TRISTEZZE
DELLA
LUNA
LUNA/SEVERUS
Nei
suoi sogni la luna è più
pigra, stasera:
come
una bella donna su guanciali
profondi,
che
carezzi con mano disattenta e
leggera
prima
d’addormentarsi tra i suoi
seni rotondi,
lei
su un serico dorso di molli
aeree nevi
moribonda
s’estenua in perduti
languori,
con
gli occhi seguitando le
apparizioni lievi
che
sbocciano nel cielo come
candidi fiori.
Quando
a volte dai torpidi suoi
ozi una segreta
Lacrima
sfugge e cade sulla
terra, un poeta
Nottambulo
raccatta con mistico
fervore
Nel
cavo della mano quella
gocciola frale,
pallida
e iridescente come
scheggia d’opale,
e,
per sottrarla al sole, se la
nasconde in cuore.
La
prima volta che è entrato nel
Maniero l’ha vista. La seconda volta l’ha
interrogata. La terza volta l’ha
guardata. La quarta ha iniziato a provare compassione per lei. La
quinta, ha
provato compassione per se stesso.
Severus
non riesce a non vedere Luna
Lovegood come un essere sovrannaturale, e, per quanto ci provi, non
riesce ad
odiarla abbastanza da riuscire ad essere sgradevole con lei come lo
è con
tutti. Forse è il fatto che lei non lo guarda con odio,
forse il fatto che
sembri non rendersi conto affatto di quel che gli capiti intorno,
sebbene –
Severus lo sa – se ne renda conto eccome. Forse è
il suo guardare con interesse
le pareti, quasi queste nascondessero un segreto talmente incredibile
da dover
essere scoperto per forza. Forse è la dolcezza con il quale
si rivolge al suo
compagno di cella, Olivander, e il fatto che forse quella dolcezza,
nel
profondo del suo cuore, Severus l’ha sempre desiderata.
Luna
gli sorride sempre, e Severus
del suo sguardo ha paura, perché a volte gli ricorda quello
di Silente, così
penetrante e scanzonato. Luna non guarda mai quello che vede, i suo
occhi
sembrano vagare sul nulla perché viaggiano in una
realtà che solo degli esseri
speciali possono vedere, che è quella della natura delle
cose.
Eppure
è costretto ad interrogarla,
a metterla in difficoltà, a cercare di strapparle
informazioni che lei non
vuole affatto dare. Una cosa lo consola: persino Lucius, che certo non
è
conosciuto per il suo tenero cuore, non sembra capace di infliggerle
dolore.
Così cercano di arrivare a lei attraverso Olivander, e lei,
ovviamente, ne
soffre.
A
volte le sfugge una lacrima. Oggi
che è solo, Severus si permette di raccoglierla su un dito.
Il suo dito le
sfiora il volto e si ferma un istante sulla sua gota bollente. In quel
momento
i loro sguardi si incrociano e gli occhi azzurri, spalancati e acquosi
di Luna
incatenano quelli neri, profondi e tormentati di Severus.
Nessuno
dei due ha voglia di
spiegarsi quel che accade. Ma in quel momento Luna capisce tutto di
Severus, e
lui capisce di non poter più vivere senza la certezza che
quello sguardo sia
vivo.
------Note
[1]
Tristezze
della luna, LXV,
Spleen e Ideale, I Fiori del Male, C. Baudelaire, Trad: Bufalino.
E’
una coppia molto insolita, lo
ammetto. Però quando ho letto la poesia l’ho
associata immediatamente a Luna,
per la sua dolcezza malinconica. I due versi “con gli occhi
seguitando le
apparizioni lievi / che sbocciano nel cielo come candidi
fiori”, mi hanno
ricordato Luna e i Gerbilli. Comunque, il resto è venuto
abbastanza
automaticamente, anche se all’inizio avevo pensato di fare il
pairing con
Draco, piuttosto che con Severus, anche per essere un po’
più aderente al Canon
della storia (in quel momento, in realtà, Severus
è ad Hogwarts e non so
francamente quante volte ne sia uscito), ma boh, mi attirava
più questo.
Ovviamente,
il pairing è un po’
platonico. Non succede nulla che faccia strettamente pensare
all’inizio di
qualcosa che non sia più di un grande affetto reciproco, ma
se volete potete
sbizzarrire la fantasia J
la mia è andata in tutte le
direzioni.
Alla
prossima!