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Autore: Backsofangels    09/01/2014    0 recensioni
[Cyberpunk 2020.]
Allora, chiariamoci una volta per tutte, rifiuto. Se ti ho detto che si seguono le mie regole, si seguono le mie regole, chiaro? Quindi, se io ho detto che in casa mia quella merda non ce la voglio, significa che tu quella merda te la vai a sparare fuori da questa porta, chiaro?
Spaccato di vita nel 2074, tra corruzione, criminalità e umani che hanno tutto al di fuori di pezzi di carne come arti.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTA DELL'AUTORE:
Sì, lo so. Il racconto non ha tutto questo senso logico, era semplicemente una scena che non riuscivo a togliermi dalla testa, nella quale viene descritto il Netrunner che mi sono immaginato leggendo il manuale del GDR Cyberpunk 2020. Ciò si nota anche nel fatto che mi riferisco a Frank come Solitario, altra classe del GDR, che altro non è il combattente di questo futuro distopico. Ora un attimo di glossario per chi è nuovo dei termini di questo gioco.

Netrunner: hacker dell'universo di Cyberpunk 2020, si guadagna da vivere facendo incursioni in sistemi di sicurezza, ricettando informazioni preziose e cose del genere.

Chomba/chombatta: amico. Come per dire "Ehi, come va, amico?"

Digitalizzarsi: connettersi alla Rete.


Eurodollari: valuta usata in Cyberpunk 2020.

Synthcoke: cocaina sintetica.

Cyberpsicotico: chi, essendosi impiantato troppe parti meccaniche, è diventato pari ad un Terminator ed ha come unico scopo uccidere tutto e tutti.

Bisturi: medici privi di qualsiasi licenza che effettuano impianti cibernetici nella completa illegalità.


Cyberdeck: dispositivo usato dai netrunner per proiettarsi nella rete. Una sorta di modem, ma molto più figo.

Ultima cosa, poi potrete procedere con la lettura. Ascoltate questa mentre lo fate, credo renda molto di più. http://www.youtube.com/watch?v=bWSxELGNShk


 

Katy dette uno sguardo al numero dell'appartamento, confrontandolo con gli appunti mentali che aveva preso basandosi sulle informazioni ricevute da Jackal.

«511/B, è questo» disse, facendo un cenno al Solitario che si trovava poco distante da lei, indicandogli di raggiungerla. Bussò tre volte come da indicazioni, ma non ricevette nessuna risposta. Ritentò, bussando questa volta con più decisione. Di nuovo niente.

“Merda”, pensò, “si sarà digitalizzato, riproveremo doman-”

I suoi pensieri vennero interrotti da un brusco bofonchiare al di là della porta, seguiti dal suono di lucchetti e serrature che venivano sbloccati. Il Netrunner aprì la porta e le si parò dinanzi.

«Chi vi manda», sbottò.

Katy lo squadrò rapidamente, non era per niente come se l'era immaginato. Avrebbe scommesso tutti gli eurodollari che aveva sul fatto che il suo contatto l'avrebbe mandata da un grassone con i capelli unti, barba mal cresciuta e macchie di cibo scadente sulla maglietta. Invece no, il Netrunner che aveva davanti era esattamente l'opposto. Un bel tipo, alto e slanciato, con capelli corti e ben ordinati, nonostante lo stile ribelle. Aveva un viso ovale con lineamenti fini, un naso sottile ed un filo di barba delle cinque, il tutto condito con dei profondi occhi verdi. Un fisico guizzante e nerboruto si intravedeva al di sotto della t-shirt nera, che contribuiva a farlo apparire ancora più longilineo di quanto non fosse. Dei plug per la digitalizzazione spiccavano sugli avambracci, che terminavano con dei mezzi guanti in pelle, lasciando scoperto solo il dorso delle mani, sulle quali si intravedevano dei fori lunghi circa tre centimetri e larghi mezzo. Il tutto proseguiva con un pantalone a mezza gamba, anch'esso nero come la notte, terminando in un paio di muscolosi polpacci ed un paio di Adidas verde smeraldo, una roba davvero molto ventesimo secolo.

Sì, se ve lo state chiedendo, Katy se lo sarebbe ripassato un paio di volte quel Netrunner, ma quello non era il momento di pensare a certe frivolezze, ora si doveva pensare al lavoro.

«Mi manda Jackal, ho un lavoro per te», disse Katy.

Il Netrunner squadrò la coppia, gettò una rapida occhiata ai lati della balconata dietro di loro e gli fece cenno di entrare. Una volta che i due furono nell'appartamento, il Netrunner chiuse la porta alle sue spalle e gli fece strada. Sempre che servisse fare strada, in quella che lui si azzardava a chiamare casa. Era un appartamento minuscolo, composto solo di una stanza multifunzione ed un bagno. Su una parete vi era appoggiato il letto, su un'altra un piccolo mobile con su un forno a microonde mentre sulla terza vi era appoggiata una scrivania, sulla quale troneggiava un computer che sicuramente costava qualche migliaio di eurodollari, affiancato dalla bellezza di sei schermi. L'ultima parete aveva infine una finestra, che dava sulla strada antistante il condominio dove egli viveva, regalando lo spettacolo decadente di luci di una città ormai in frantumi. Il Netrunner destò Katy dalla contemplazione degli schermi.

«Io sono Razor. Uhm, come si diceva in questi casi? Ah, ecco. Piacere di conoscervi. Voi due siete...?»

«Io sono Katy e lui è Frank» disse la ragazza, indicando il Solitario alle sue spalle. Riprese poi a parlare «Non ci darà alcun fastidio, non è molto sveglio il ragazzo, ma di questi periodi serve una protezione nel caso in cui la situazione si scaldi. Come se non bastasse è sempre strafatto, quindi uscito da qua non ricorderà niente della nostra conversazione, nel caso in cui lo prendessero per cercare di cavargli qualcosa da bocca».

Razor la interruppe. «Non voglio sapere le storie delle vostre vite. Ditemi solo cosa devo fare».

Katy riprese a parlare: «Non ci serve niente di particolare, devi solo accedere alla stazione di Polizia di Kingston Hill e far risultare un nostro amico come detenuto.. per errore. Ma da quanto so la stazione è molto protetta nella rete, quindi non è un lavoretto semplice.»

«Uhm, Kingston Hill. Conosco di fama, vedrò di riuscirci. La paga è quella standard per le operazioni di alta fascia, ovvero cinquemila eurodollari. Ovviamente si paga in anticipo e dimenticatevi l'esistenza di formule come il “soddisfatti o rimborsati”. Nel fare queste cose rischio di rimetterci la vita, ma il mio lavoro lo eseguo sempre al meglio. Ed ora sgancia la grana.»

Katy prese dalla tasca dei pantaloni un gruzzoletto e lo contò rapidamente.

«Ecco» disse porgendo i soldi a Razor, «cinquemila eurodollari in contanti».

«Perfetto. Il bello di questo lavoro è che posso associare i soldi che guadagno al brivido della rete, non capisco come facciate voi a fare tutte quelle cose con le armi..”

Frank intervenne, cominciando a scartocciare una dose di synthcoke «Piuttosto non capisco come facciate voi a fare tutte quelle cose in rete. Per me è molto più divertente far fuori qualcuno con le-”

Razor lo interruppe «Ehi, chombatta, via quella merda da casa mia. Fuori di qui puoi strafarti quanto vuoi, ma qui rispetti le mie regole, chiaro?»

Il Solitario continuò imperterrito a scartocciare la sua droga, incurante delle parole di Razor. Fu un guizzo rapido di una macchia nera e verde a far sgranare gli occhi a Katy, che pochi istanti dopo trovò Razor con una mano al collo del Solitario, cercando di soffocarlo. Frank non rispondeva minimamente alla reazione, forse impaurito per la forza che quella mano totalmente umana riusciva ad imprimere alla sua gola, o forse per il semplice fatto di non riuscire a respirare. Razor si avvicinò al suo volto, ruggendo: «Allora, chiariamoci una volta per tutte, rifiuto. Se ti ho detto che si seguono le mie regole, si seguono le mie regole, chiaro? Quindi, se io ho detto che in casa mia quella merda non ce la voglio, significa che tu quella merda te la vai a sparare fuori da questa porta, chiaro? Ripeto, chiaro il concetto, sacco di sperma rancido? E non provare a reagire altrimenti ti faccio scoprire perché mi chiamano Razor». Il Netrunner rivolse rapidamente lo sguardo a Katy, per farle capire che il messaggio valeva anche per lei. Tornò quindi con lo sguardo al solitario, avvicinò la mano destra al suo volto e la chiuse con forza a formare un pugno. Tre lame scattarono dal dorso della mano, lunghe circa trentacinque centimetri ed affilate come rasoi, quindi riprese.

«Uscirai fuori di qui a spararti questa dose? Basta solo un si o un no, e non tremare come una foglia, chomba.»

Il Solitario rispose con uno strozzato sì, Razor lasciò la presa e Frank si rialzò, andando diritto verso la porta, bofonchiando parole come “pazzo”, “cyberpsicotico” e cose del genere.

Razor si sedette sul letto, ed estrasse un pacchetto di sigarette dalla tasca del pantalone. Ne tirò fuori una e l'accese, inspirando una lunga boccata. Cacciò fuori il fumo e guardò Katy, che era rimasta impressionata dalla scena.

«No, non sono un cyberpsicotico, tranquilla. Ho meno impianti di quanto tu possa credere. E no, non vorrei nemmeno minacciare le persone, ma mi ritrovo costretto a farlo. La vita è difficile per noi netrunner, Katy. Posso chiamarti per nome, vero? Dicevo.. Non sai quanta gente ti infinocchia dopo aver compiuto il lavoro, ti vedono gracile, o grasso e senza un minimo di esperienza di vita e pensano “Ok, ora questo me lo inculo!”. Quindi, si diventa duri per forza, con qualche aiutino dei bisturi.»

Fece scattare di nuovo le lame, per poi ritrarle.

«Altrimenti, Katy, ti ritrovi flatlineato ancor prima che tu possa rendertene conto.»

Razor spense la sigaretta in un posacenere stracolmo, e riprese a parlare.

«Bene, ora comincia la danza.»

Accese uno stereo vecchissimo, di quelli ancora con i compact disc. Da quanto tempo Katy non ne vedeva uno? No, forse non l'aveva mai visto. Erano solo ricordi di qualche vecchio pazzo rimasto affezionato ai ricordi di un'epoca mai vissuta. Andiamo, chi ormai nel 2074 ascoltava più quella roba?

Razor prese un disco dalla sua collezione e lo scrutò con attenzione.

«Bene, Toxicity. Ora possiamo andare a divertirci un po' nella rete.»

Mise il disco nello stereo e si sedette dinanzi al computer. Caricò un paio di programmi nel cyberdeck, molto probabilmente un modello autocostruito, in quanto recava quella che forse era la sua icona, una coppia di artigli incrociati. Prese i cavi di collegamento e li avvicinò ai plug che aveva sull'avambraccio. Si voltò un attimo verso Katy, le fece l'occhiolino, infilò i cavi nei plug e chiuse gli occhi.

  
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