Una mattina di maggio,
forse di passaggio,
il sole m’illuminò con un suo raggio.
“Cara stella lucente
non sei un po' troppo riflettente?
Dissi in tono un po' insolente.”
“Ma caro il mio ragazzo
sono il sole, mica ammazzo!”
“Lo capisco Sua Lucenza
solo, forse, abbassi la splendenza.”
“Oibò, questa poi,
ma tu sei vivo e in mezzo a noi?
Se i miei raggi tu non vuoi,
oh bella, alzo i tacchi e ciao a Voi!”
Offeso e innervosito
se ne andò lasciandomi basito.
Il buio era calato
ed io ero solo, isolato.
Ed ora cosa fare?
Come alla gente, l’accaduto, spiegare?
E così, con timore,
alla Luna parlai con rossore:
“Cara Palla Grigio Nera
adesso sarà sempre sera?”
“Mio giovane imbranato,
il Sole non se n’è andato!
Quando la rabbia svanirà,
vedrai che tornerà!”
“Cara stellina io lo spero
altrimenti gl’ umani mi faran nero!”
“Se scusa gentilmente chiederai,
indietro tornerà, vedrai!”
“Caro Luna ti voglio ascoltare
e al Sole con affetto andrò a parlare.
Sole Giallo, Sole mio
ti chiedo scusa dal cuor mio!
Non sono un ingrato,
solo, non t’ho ben considerato!
Ammetto che t’adoro,
soprattutto la mattina, c’ha in bocca l’oro!
E perché poi il calore?
Uuh che bello quel tepore!
Ed invece l’allegria?
Quanta ne porti a casa mia!
Io rinnovo il sentimento
e per Te, mi pento.”
Il Sole, si ritenne soddisfatto
e tornò al Suo posto, Intatto.
Il ragazzo nuovamente ne giovava
e il Sole lo riscaldava.
Bello tondo e tutto fiero
il ragazzo lo salutò con sentimento vero.